La Formula Morte e Resurrezione

                   ▪ Tra il vecchio e nuovo Eone

                   ▪ Il mito del Dio Morente

                   ▪ Paura e castigo

                   ▪ La morte uccisa dalla vita

                   ▪ Gioia ed estasi

                   ▪ Morte: antitesi al Vero e Perfetto

 
 

Gioia ed Estasi: l'essenza della Libertà nel Nuovo Eone

Una volta considerati gli aspetti salienti del passaggio dal vecchio al nuovo eone, non ci resta che vagliare la natura dell’attuale modo di rapportarsi all'esistenza, come cioè concretamente venga interpretata e vissuta questa nuova concezione e quali effetti scaturiscano dallo stile di vita prospettato dall’avvento dell’Eone di Horus. Quella thelemica è sostanzialmente un’etica della LIBERTA’, impostata e fondata su un tipo di libertà che già, in essenza, ci appartiene (dato che la Legge di Libertà è per TUTTI) e di cui DOBBIAMO (non a caso la Legge è espressa con un imperativo: FA’ ciò che vuoi) riappropriarci scavando tra i detriti e le macerie della personalità, del carattere, delle inclinazioni, accumulati in anni di esperienze, ereditati con usi e costumi tradizionali, inculcati con l’educazione ecc… Thelema cancella l’idea del Peccato (Originale), riducendone il concetto a tutto ciò che ostacola la Libertà, cioè assimilandolo alla semplice Restrizione: Peccato è semplicemente tutto ciò che impedisce la libertà. Con ciò viene automaticamente messo fuori gioco il senso di Colpa, che a sua volta rimuove il concetto di Grazia, che detronizza a sua volta quello di Speranza e con esso decade anche quello di Salvezza. Le colonne portanti del vecchio Tempio del Dogma, che imprigionava e inibiva l’anelito di libertà del già sofferente spirito dell’uomo, crollano una ad una, corrose dall’inesorabile incedere del progresso. Un effetto a catena che disintegra in serie i concetti cardine del vecchio eone e fa piazza pulita di qualunque vincolo… NON CI RESTA CHE LA LIBERTA’! Troppo ampie sarebbero le considerazioni etiche sui rapporti tra Volontà e Libertà in Thelema ai fini del nostro discorso, pertanto concentreremo l’attenzione sul significato più immediato e facilmente comprensibile della Libertà, quello di INDIPENDENZA, che implica l’abbattimento di muri ed ostacoli, la sfrenata azione che trova solo in se stessa i propri confini e detta solo a se stessa le proprie condizioni e limitazioni.

Nel Liber AL vel Legis troviamo molteplici esortazioni al godimento, all’esercizio della libertà, alla conquista dell’indipendenza ecc. Il massimo grado di libertà concepibile viene espressa, nel nostro linguaggio, con il nome di NUIT, che è Infinito Spazio e Infinite Stelle (I.S.I.S.), un sinonimo dell’Assoluto Incondizionato. Ora, per un thelemita, la morte è detta anche "bacio di Nuit" o "abbraccio di Nuit", e nel Libro della Legge si consiglia di festeggiarla quanto e ancor più della vita (AL, II, 41).

Vediamo quali motivi indurrebbero il thelemita a questo comportamento, alla luce del suddetto rovesciamento del punto di vista sulla questione. Nuit è la pura POSSIBILITA’, il fluire inesorabile dell’esistenza privo di determinazioni vincolanti, è libertà ASSOLUTA (lett. "sciolta" da ogni relazione), totalmente incondizionata. Nel nuovo eone la morte viene fatta coincidere con il raggiungimento di questa condizione aperta, fluida, senza interruzioni. É il riassorbimento nell’intera gamma dei possibili prima ancora che si realizzino, cioè in assenza di qualunque determinazione; Nu è il culmine di un movimento che trasporta la vita attraverso varie forme e piani d’esistenza, l’eterna direzione dell’andar di Hadit. Se Nuit è il Fine (o LA Fine), Hadit è il Mezzo. I possibili tendono sempre a vincolarsi per realizzarsi, gli enti realizzati tendono pur sempre a trapassare o trascendere nella possibilità, che è libertà intesa come indipendenza dalle condizioni materiali, empiriche, sensibili. L’evento morte, rivisitato e ristrutturato nei suoi pilastri, può finalmente IDENTIFICARSI con la Resurrezione. Il termine di ciò che vive QUI e ORA coincide con l’inizio di ciò che vive OVUNQUE e SEMPRE, coito perenne di Nostra Signora dello Spazio Infinito con l’esistenza stessa dei possibili che man mano realizza. La comprensione della simultaneità e continuità del processo ("la coscienza della continuità dell’esistenza") cancella d’incanto ogni radicale opposizione dualistica tra vita e morte e destituisce il precedente valore interpretativo del Mito del Dio Ucciso. Non più morte e, QUINDI, resurrezione, ma morte É resurrezione; cioè non vi è morte che non sia già una resurrezione, poiché la vita trasmette se stessa attraverso se stessa, e ogni "morte" non è che la molla o il movente di ogni nuovo scatto di questo mirabile Gioco.

Ecco svelato finalmente il vero nucleo del cambiamento tra vecchio e nuovo eone: ciò che prima ci si offriva alla vista in una relazione consequenziale, o di CAUSALITA’, ora si impone alla coscienza come IDENTITA’. Prima l’accento era posto sulla morte come condizione necessaria per una successiva resurrezione, perché "causalità" implica rapporto tra eventi diversi, ancora un dualismo quindi, una distinzione logica o cronologica che differenzia due momenti, una dipendenza di uno dall’altro, cioè una limitazione alla Libertà. Ora invece l’identità sopprime la scissione tra i due momenti, cosicché non vi è distanza, differenza o separazione alcuna, ogni complessità è ridotta alla semplicità cioè unità, che è Perfezione o Libertà.

L’Uomo fonda la propria Legge sulla Libertà, nel nuovo eone, che è colonna portante della nostra esistenza. L’Uomo è un mezzo che ha il proprio fine in se stesso, poiché la Libertà a cui aspira è in realtà l’origine (Nuit), la radice prima da cui proviene la sua esistenza, ed è anche il mezzo per raggiungerla. Quali effetti produce questa consapevolezza della presenza della Libertà come possibilità intrinseca al nostro vivere? Di una Libertà che è origine, mezzo e fine? Gli effetti principali derivanti da tale considerazione sono GIOIA ed ESTASI, a più riprese evocati nel Libro della Legge. Entrambi questi termini esprimono altrettante Formule. "Estasi" è etimologicamente correlata ad "esistenza", in entrambi i casi sta a significare "stare fuori" o "porre fuori", il senso pertanto è che l’estasi sia l’essenza o l’effetto primario dell’esistenza, come se il fatto di esistere implicasse come suo attributo essenziale l’estasi. L’Esistenza è manifestazione esterna di un principio interno, questo movimento produce Estasi, che in essenza è l’EFFETTO dell’esistenza. La Gioia è invece il sentimento che sorge dalla considerazione di un bene posseduto, o di una situazione positiva che ci coinvolge. Riguarda più le condizioni soggettive che non la forma astratta, concerne cioè la coscienza dell’esistenza determinata del singolo più che l’esistenza in sé, cioè il fatto di sapere di esistere più che il concetto di "esistenza". La coscienza di Libertà tipica dei figli di questo eone produce gioia ed estasi per la consapevolezza dello stesso fatto di vivere. Gioia come effetto della consapevolezza della libertà di cui siamo dotati e come espressione dell’amore che ci muove. Il termine inglese per Gioia (JOY), secondo Crowley, può esser letto graficamente come 101, simbolo dell’iniziato (0) sospeso tra le colonne del Tempio (1 e 1), che abbraccia idealmente i due estremi opposti congiungendoli in un’identità. Vi è gioia ovunque vi sia un movimento che unisce due contrari, cioè ovunque vi sia Amore, che è la Legge dell’Universo. La regola che determina il funzionamento del processo vitale è AMORE, cioè continuo annichilimento di opposti che generano nel morire e muoiono nel generare. Il contenuto di vitalità liberato con gioia nell’atto della "morte / unione" dei contrari trabocca dal cuore pulsante dell’universo travolgendo ogni paura, soffocando ogni dolore, e convertendoli in estasi. Morte come estasi dello spirito liberato in un orizzonte luminoso, sgombro di nubi e privo di legami contingenti, morte come possibilità più pura e autentica, apertura ed estensione dello spirito nell’Essere. Questo è il gioco di Nuit, che intesse il suo ordito mediante continue divisioni e riunificazioni, allontanamenti e ricongiungimenti, il cui alternarsi è AMORE, il linguaggio della Vita; il cui protrarsi è ESTASI, la forma di quel linguaggio, e il cui effetto primario è GIOIA, il tono espressivo di quel linguaggio. L’esistenza, flusso continuo di vita, è LIBERTA’, la cui essenza manifesta si traduce in Estasi e Gioia; all’interno di questo eterno atto d’amore si rincorrono unioni e separazioni di opposti che morendo nell’orgasmo liberano il loro carico vitale. Andata e Ritorno, Accelerazione e Interruzione, Vita e Morte, Dolore e Gioia… tutto è un unico movimento, sintesi di contrari identici in essenza, il Ritmo del Respiro Universale che annuncia, ad ogni contrazione ed espansione, la costante presenza di una Vita che perpetra se stessa uccidendo se stessa.

Trasformazione, Trasmutazione, Transustanziazione, tutto ciò che diviene è Trascendenza, Estasi dell’Esistenza. L’alternanza è condizione della sua continuità, garanzia della sua stabilità, espressione della sua libertà e manifestazione della sua contemporaneità. Dolori, ombre, paure e sofferenze, inondati e travolti dall’esuberanza della Vita, non possono riemergere dal flusso impetuoso della Gioia per cercar di prevalere, e il loro raro riaffiorare, di tanto in tanto, serve solo a rafforzare il valore della vita come godimento, piacere e delizia.

L’Appeso dei Tarocchi, effigie della formula del Dio Ucciso, emblema dell’iniziato al vecchio eone che subiva il vivere anziché cavalcarlo, è ora capovolto, per divenire il Matto danzante, ebbro di vita, il Puer che corre senza sosta e senza meta, simbolo di Libertà, vagabondo dell’eternità, immagine perfetta del Supremo Conseguimento per l’iniziato al nuovo eone.

Penetrato lo spirito che anima questa formula di morte e resurrezione, abbiamo finalmente condotto al traguardo questa serie di riflessioni. Siamo giunti a comprendere sufficientemente le differenze che sussistono all’interno (cioè nel nucleo) e all’esterno (nei riguardi quindi della forma e dell’approccio) di questo rapporto, e quali siano le motivazioni che hanno indotto il prevalere di un’interpretazione piuttosto che dell’altra. Ci siamo limitati ad un’analisi superficiale condotta solo intellettualmente, entro i confini della ragione, consci della difficoltà che comporta ogni tentativo di tradurre o descrivere in parole, o di inquadrare concettualmente,argomenti di tale portata. Se avete però la pazienza di seguire attentamente lo svolgimento della riflessione, nonostante le inevitabili involuzioni linguistiche, farete luce, anche solo in minima parte, sull’itinerario che ci ha condotto dal Dolore della Restrizione toccato in sorte ai nostri avi, alla Gioia della Libertà che investe noi e i nostri figli, e dunque l’obiettivo prefissato sarà stato per me raggiunto.

 

 
 

Indice Aleister Crowley



Musica: "Mui gran poder" Cantigas de Santa Maria Secolo XIII