Parte prima: definizioni, modi, strumenti ed obbiettivi

 

La questione della Tradizione

 

All’interno della visione esoterica è molto importante la questione della Tradizione (con la T maiuscola) intesa come fonte di quella che è la meta unica dell’esoterismo (ovvero la Verità o Assoluto o illuminazione o trascendenza) perseguita dalla grandissima varietà delle strade praticabili per raggiungerla, le quali costituiscono ciò che è l’esoterismo come pratica.

Se la visione scientifica crede in una conoscenza che aumenta col tempo verso il futuro ed in ogni epoca garantisce una maggiore vicinanza al quella condizione di felicità assoluta definita “regno dei cieli”, quella esoterica, completamente opposta, pone l’eden in un passato remoto e lì anche la massima conoscenza possibile per l’uomo, conoscenza che con il passare del tempo viene sempre più dispersa e dimenticata.

Questa concezione si basa sulla verifica empirica che un messaggio, passando di bocca in bocca, ovvero dovendo essere trasmesso attraverso lo spazio ed il tempo tende sempre più ad andare disperso fino a diventare incomprensibile e disperdersi del tutto.

Di conseguenza di epoca in epoca si va sempre più verso la decadenza e la perdita della conoscenza.

Questa visione del mondo la si ritrova chiaramente nel mito delle quattro età presente sia in Esiodo che nella Bibbia ed è la visione de mondo che tutti condividevano fino all’avvento della scolarizzazione di massa (gli inizi del novecento in Italia).

Da allora questa visione del mondo intuitiva ed inscritta nella cultura mediterranea lasciò il posto per la visione del progresso con cui vennero indottrinate le nuove generazioni.

Un indottrinamento tanto forte che all’uomo comune sembra molto bizzarra la visione della Tradizione mentre quella del progresso gli sembra naturale, dal momento che tutti la ribadiscono continuamente e nel suo cervello sono ormai impresse immagini di film, documentari, figure dei libri di scuola e di enciclopedie che gli vengono in mente a provare che le cose stanno proprio così.

Bisogna capire che fino a questo momento i fatti più antichi erano considerati più significativi, carichi di dignità e valore, quindi per ogni azione che doveva essere intrapresa ci si richiamava agli antecedenti del passato ed era del tutto normale cercare la conferma delle proprie azioni e teorie nei pensatori del tempo che fu, il più antichi possibile.

Per tutto il medioevo, il rinascimento e anche in epoca moderna in tutto l’occidente circolavano una quantità impressionante di pensatori che si facevano passare per Platone o Aristotele o Averroè, oppure proclamavano di aver decifrato la lingua sapienzale degli antichi egizi, con la quale, naturalmente, comunicavano i loro pensieri e le loro teorie.

Ma questo, ovviamente, vale per tutti i pensatori del tempo e non solo per esoteristi ed occultisti.

Per fare un piccolo esempio ancora alla fine dell’ottocento Nietzsche e Shopenauer cercavano la legittimazione del loro pensiero nel pensiero degli antichi, il primo dalla Grecia classica nella Nascita della tragedia al medio oriente riinventato nel Così parlò Zaratustra il secondo dalla tradizione magica rinascimentale nel suo Magnetismo animale e magia.

Ma non si pensi che la tradizione scientifica fino al primo dopoguerra faccia eccezione.

Qui le auctoritates erano “l’immortale Lavoisier”, “il grande Newton”, “Galilei divin uomo” e così via ad elencare una serie di studiosi le cui teorie non potevano essere contraddette ma solo sviluppate e la cui citazione bastava per dare autorità ad una ricerca.  

Dunque non ci si deve stupire se in pieno ottocento degli occultisti alquanto fantasiosi come PapusFabre d’Olivet, cavalcando la moda dell’Egitto appena riesumato dalle truppe napoleoniche, cercheranno proprio tra le piramidi la conferma e la legittimazione delle loro teorie.

La visione esoterica della storia ha lasciato solchi profondissimi nell’immaginario collettivo, su cui a stento si sovrappone quella scientifica, basti pensare a quella nostalgia del passato che nasce proprio in epoca moderna; l’archeologia e l’interesse per il passato sono dottrine che si sono sviluppate in epoca moderna e si sono affermate solo in tempi recenti.

E mi sembra che in esse si trovi una spinta inconscia a ritrovare un non so cosa che è stato perso e si può ritrovare solo “tornando” al passato.

Se la Tradizione è un concetto atavico e pagano, che si rifà ad una cosmologia basata su un tempo ciclico che sempre si ripete, il progresso è l’affermarsi definitivo della visione cristiana in cui il tempo è lineare e l’uomo è e deve essere tutto rivolto verso il futuro perché è lì che lo aspetta la Salvezza.

Anche Claude Levi Strauss nel suo Tristi tropici  (pagg. 447-448) segue una riflessione molto simile: “Gli uomini hanno fatto tre grandi tentativi religiosi per liberarsi dalla persecuzione dei morti, del maleficio dell’al di là e alle angosce della magia.

A distanza approssimativamente di mezzo millennio, essi hanno concepito successivamente il buddismo, il cristianesimo e l’islam; ed è sorprendente che ogni tappa, lungi dal segnare un progresso sulla precedente testimoni piuttosto un regresso…

… La grandezza propria degli inizi è così certa che anche gli errori, a condizione di essere nuovi, ci abbagliano ancora con la loro bellezza”.

Ora, è legittimo chiedersi con più precisione che contenuti dovrebbe ospitare questa Tradizione e quale sia la sua natura.

In primo luogo possiamo dire che esistono due scuole di pensiero riguardo a questo, una “forte” e l’altra “debole”.

Quella “forte” è la più antica e ritiene che la Tradizione sia costituita da un vero e proprio insieme di dottrine che è stato tramandato di bocca in bocca dalla sua manifestazione (che ovviamente viene ammantata da un alone di misticità e solitamente trasposta all’alba dei tempi), attraverso una catena mai interrotta di iniziati fino ad oggi anche se, ovviamente tale messaggio diventava sempre più corrotto per gli errori inevitabili che implica la comunicazione.

La scuola “debole” invece afferma che la Tradizione non è un vero e proprio corpus di conoscenze, ma un insieme di archetipi (in senso junghiano) che ruotano attorno alla meta della realizzazione esoterica, vero punto fermo e stella polare dell’esoterista.

Quindi la Tradizione sarebbe niente più che un insieme di coordinate spirituali impresse indelebilmente nel nostro inconscio collettivo.

Per questo in ogni cultura le spinte verso l’esoterismo e l’occultismo assumono forme molto diverse rimanendo però sempre all’interno di certe coordinate o linee guida universali, non perché ci sia stata una comunicazione fisica di conoscenze e dottrine, ma proprio grazie all’esistenza di queste coordinate spirituali all’interno di ogni rappresentante della razza umana.

D’altra parte ogni esoterista od occultista può orientarsi in primo luogo tenendo sempre presente il suo obbiettivo (che si tratti della trascendenza o del dominio); in secondo luogo ha a disposizione una serie di simboli pronti a risvegliargli delle intuizioni personali, ma precise ed oggettive (questo dipende anche dal grado di immaginazione e di libertà dalle passioni soggettive raggiunto) ed a guidarlo attraverso precisi stati di coscienza sulla strada che lo porterà alla sua meta.

Questa seconda scuola è molto più gettonata della prima perché spiega in modo sensato come si possano coniugare la diversità delle vie con l’universalità delle tappe e della meta ed anche come possano convivere la continua innovazione delle teorie con la stabilità immutabile della dottrina.

Da notare che, essendo di matrice junghiana questa teoria attira anche i favori di tutta una frangia della psicoanalisi.

A tale proposito vale la pena di citare estesamente l’articolo di Pierre Riffard L’esoterismo come invenzione:

… Con il termine tradizione si possono intendere cose assolutamente diverse. È una rivelazione, più o meno divina, bene o male datata, che è stata trasmessa dai profeti, dai patriarchi, dagli iniziati? È una conoscenza connaturata all’uomo, e dunque atemporale, accessibile a tutti gli uomini di buona volontà? È un’ispirazione accessibile in ogni circostanza? Altra questione: tale Tradizione consiste in dogmi e riti, precisi, codificati, o semplicemente in orientamenti, in simboli, più che altro indicativi? Per la maggior parte del tempo, gli autori passano da un’idea all’altra…

…Pertanto l’idea di una tradizione pura, di una trasmissione fedele sembra ingenua, soprattutto nel campo dell’esoterismo. Come un ricordo non è una fotografia, perché è vivente, si trasforma, così la tradizione non è pietrificata, ma muta costantemente. Vediamo la testimonianza a tale proposito di un etnologo".
"Gli etnologi, che descrivono le tradizioni di una società in un preciso momento storico, pensavano che esse non si erano evolute. Ora che il magnetofono permette di registrare le recite delle civiltà orali per un lungo periodo, ci si accorge che tale ipotesi è destituita di fondamento. Io stesso ho registrato in Ghana per trent’anni il mito di Bagré, che narra la creazione del mondo (è un mito molto lungo; ci sono volute sei ore per registrarlo e tre anni per trascriverlo). Questo mito illustra come gli spiriti del bosco hanno incontrato l’uomo, come l’hanno istruito e come gli abbiano insegnato a coltivare la terra... Ciò che sorprende nelle registrazioni che ho realizzato in differenti periodi sono i cambiamenti che compaiono di volta in volta. Si tratta non soltanto di variazioni su temi esistenti, ma dell’introduzione di nuovi temi filosofici o tecnici (come il mio magnetofono, divenuto anch’esso un elemento del mito!), e talvolta dell’abbandono di certi elementi. Tutti questi cambiamenti sono opera d’intellettuali che elaborano oralmente la loro tradizione (Jack Goody, La Science sauvage, Paris, Seuil, 1993, pp. 165-166).
Si obietterà che la tradizione scritta, essa sola, resiste al cambiamento. Una simile posizione appare molto ingenua. Gli esoteristi interpretano i testi, spostano l’interesse, ne cambiano la paternità, aggiungono scritti apocrifi, traducono, rimaneggiano, sempre esotericamente: basti pensare al Corpus Hermeticum. Nel corso dei secoli il suo senso si è evoluto, non lo si è attribuito agli stessi autori, gli alchimisti lo hanno utilizzato in un modo molto diverso da quello dei filosofi. E che dire del Pentateuco del Veda! La tradizione non è un blocco di marmo scolpito una volta per tutte da Dio, dalla natura o dall’uomo, ma una massa di argilla in cui si scoprono diverse forme, secondo determinate conoscenze ed esperienze, e in cui si trovano abbozzi fatti da altri uomini. La tradizione ha valore nella misura in cui essa viene rivitalizzata; altrimenti essa si trasforma in superstizione. Il Buddismo - così sospetta Guénon - poneva così il valore dell’esperienza mistica al di sopra del valore della tradizione esoterica. Il criterio passa dall’ortodossia alla realizzazione.
"Il giovane brahmano Kapathika pone la seguente questione a Buddha: -Venerabile Gotama, ci sono gli antichi testi sacri dei brahamani trasmessi di generazione in generazione attraverso una tradizione orale ininterrotta. Per ciò che li riguarda, i brahmani sono giunti a una conclusione assoluta: Soltanto questa è la Verità e tutte le altre cose sono false. Ora, cosa dice il Venerabile Gotama? Il Buddha domanda: -Tra i Brahamani esiste uno solo di essi che pretende che, personalmente, egli sappia e veda che questa soltanto è la Verità e tutto quanto il resto?”Il giovane uomo rispose francamente: No. C’è un solo istruttore o un solo istruttore di istruttori di brahamani, risalendo sino alla settima generazione, o almeno uno solo di questi autori originali di tali testi che pretende di sapere e di vedere: “Questa soltanto è la verità e tutto il resto è falso? Il brahmano: No. Il Buddha: Allora è come una fila di uomini accecati, ciascuno dei quali si attacca al precedente; il primo non vede, quello di mezzo non vede e l’ultimo non vede. Così sembra che lo stato del brahmano sia come quello di questi uomini accecati» (Tripitaka, B: Sûtra-pitaka, III: Majjhima-nikâya, n. 95: Canki, in W. Râhula, L’enseignement du Bouddha, Paris, Seuil, 1978, pp. 28-29).
Non tutti gli esoteristi sono tradizionalisti. Molti di loro si dichiarano contrari alla tradizione, all’idea di una verità perfetta, offerta una volta per tutte da vecchi saggi infallibili. Il Bhagavad-Gitâ, IV, 16, recita così: "Cos’è l’agire? Cos’è il non agire? I saggi ispirati si sono smarriti su questo punto". Chuang Tseu, nel linguaggio taoista, sostiene la stessa cosa: "Le parole di peso contengono sette decimi di verità perché sono state pronunciate dagli antichi che sono i nostri avi. Ma il fatto che sono considerati nostri antenati non consente loro di dire cose prive di ordine e di autorità. Se dunque non sono veritieri, i nostri antenati non apportano nulla al Tao degli uomini; non sono altro che personaggi privi di importanza" (Chuang Tseu, XXVII).
Altri esoteristi si spingono oltre, affermando che è necessario cambiare. Il Cristianesimo si definisce in virtù della rottura con il Giudaismo. Il Tantrismo vuole abolire le caste. Gli esempi non mancano. Non si può definire l’esoterismo partendo dalla tradizione, come non si può definire la religione muovendo dalla fede o la filosofia dalla razionalità o la scienza dall’obiettività o l’arte dalla bellezza. Ciò è assolutamente riduttivo.
L’idea di tradizione riguarda piuttosto la religione. Si legge nel Corano (XLVI, 9): "Dice: Io non sono un innovatore come i profeti". Confucio, dal suo canto, afferma: "Io trasmetto, non invento nulla" (Conversazioni, VII, 1). Nel Giudaismo, chi è più tradizionale? La scuola dei Farisei, esoterica, e non la scuola degli Esseni, esoterica anch’essa, che cambia, in seno agli Ebrei, per mezzo delle sue dottrine e delle sue pratiche, come ad esempio l’uso degli oroscopi e la credenza in due spiriti antagonisti…
…È stato assolutamente trascurato il ruolo importante ed originale dell’esoterismo nella storia delle invenzioni e delle scoperte. Contrariamente a quanto si crede, gli esoteristi non si sono opposti al «progresso». Al contrario! In Cina le invenzioni rimandano a grandi nomi dell’esoterismo. Fu Hi inventa insieme l’addomesticamento degli animali (civilizzazione) e i trigrammi dell’Yi king (esoterismo). In Tibet i primi re sono presentati come sciamani, intermediari tra il cielo e la terra, ma anche come gli inventori della scrittura. Sì, si dirà, ma non sono che dei miti. Certamente. Passiamo ai fatti.
I razionalisti si compiacciono di presentare l’esoterismo come una forza oscurantista; ora i fatti danno loro torto. L’esoterismo è capace di scoperte non soltanto nel mondo esoterico; ed è anche capace di invenzioni nel suo proprio mondo …
… L’esoterismo non è estraneo alle scoperte più tecniche. Il pitagorico Archita di Taranto costruì il primo automa, un uccello di legno con un’ala funzionante per mezzo d’un getto di vapore (Aulo Gellio, Notti attiche, X, 12). "Kukai, creatore del buddismo esoterico in Giappone [nell’806], costruì uno sbarramento su una volta sottomarina, probabilmente il più antico del mondo" (Yasuo Yuasa, Dictionnaire des philosophes, II, Paris, PUF, p. 1459). Ci sono gli alchimisti che hanno scoperto l’acqua reale, l’orpimento, il borace, gli alcali volatili, il bismuto, l’antimonio metallico, il risigallo, il sublimato corrosivo, la coppellazione dell’argento e dell’oro (cioè la loro purificazione mediante il piombo), il fosforo. Paracelso ha creato intorno al 1512 la medicina del lavoro classificando la silicosi e la tubercolosi come malattie professionali dei minatori. Egli ha inventato la farmacia chimica, ha scoperto l’origine del gozzo, ha isolato per primo la sifilide, eccetera. Gerolamo Cardano ha inventato il... cardano, precorso la statistica, ha iniziato a formulare l’equazione delle equazioni algebriche, eccetera. J. B. van Helmont, seguace di Paracelso, è il padre della fisiologia vegetale nel 1609. Swedenborg (1688-1772) è celebre sia come scienziato sia come esoterista. Wronski ha inventato una macchina per fare calcoli (Istruzioni per l’anello aritmetico, 1833), un carro semovente (1839), una ruota pneumatica. Avvicinandoci ai nostri giorni, segnaliamo "che in occasione dei classici Concorsi Lépine, il dr. Encausse [Papus] ottenne numerose ricompense per le sue piccole invenzioni pratiche: il rimedio contro i topi d’albergo, l’allarme, le lampadine per taxi, il guardia-casa, apparecchio fissatore per i soldatini di piombo, un mobile per liquori, borse mediche per la diagnostica e gli interventi d’urgenza" (Ph. Encausse, Papus, Paris, Belfond, 1979, p. 155) …
… Tra le invenzioni che riguardano soltanto l’essoterismo e quelle che invece concernono esclusivamente l’esoterismo esiste un terreno di incontro, un luogo di intesa in cui i due tipi di spirito possono unirsi. Taluni ambiti delle matematiche, dell’astronomia, della tecnologia, della medicina appartengono ad entrambe le classi, essoteristi o esoteristi, teologi o teosofi, filosofi o iniziati. Un astrologo utilizza le effemeridi tanto quanto un astronomo. Ma egli ha più interesse a rimarcarlo. Lo spirito inventivo non conosce frontiere. Si tratta sempre di mostrarsi immaginativi, audaci, curiosi, si tratta sempre di portare alla luce legami sino ad allora nascosti. In questo campo in cui nascono le idee nuove regnano gli archetipi, comuni a tutti, i desideri, identici in ciascun uomo. Come stupirsi, allora, che le scoperte scientifiche hanno origine nelle idee esoteriche? Diamone qualche esempio.
L’ermetismo in particolare, l’esoterismo in generale difendono l’idea che l’universo possa spiegarsi con la legge delle simpatie e delle antipatie. Tale concezione è stata sviluppata da Empedocle, da qualche stoico, tra cui Posidonio, cultore di scienze divinatorie, da maghi e da alchimisti, Bolos de Mendes. Secondo questa teoria, gli esseri si trovano tra loro non in rapporti meccanici, bensì in relazioni di parentela e di affinità: c’è un’affinità tra strega e gatto nero, parentela tra luna e maternità. Ora Posidonio ha scoperto il fenomeno delle maree fondandosi sull’idea che si trattasse di fenomeni lontani in simpatia. L’acqua e la luna si attirano. Newton -come si sa- era influenzato da idee ermetiche. Egli scoprì la legge dell’attrazione universale soprattutto perché credeva nella simpatia universale. "Si stima che tra i manoscritti di Newton 1,4 milioni di parole siano dedicate alla teologia e alla cronologia, 550.000 parole all’alchimia, 150.000 parole alla Zecca, 1 milione ai problemi scientifici ed il resto, 500.000 parole, a varie materie" (L. Verlet, La Malle de Newton, Paris, Gallimard, 1993, p. 28). Secondo esempio. Esiste un rapporto tra il sistema esoterico dei 64 esagrammi dell’Yi King e le 64 combinazioni del codice genetico? Il biologo Francois Jacob, premio Nobel, è tentato di pensarlo. "Forse non è inutile rammentare la somiglianza del codice genetico con il vecchio sistema simbolico del Libro delle trasformazioni [... ]. I quattro digrammi: “vecchio Yang”, “giovane Yin”, “giovane Yang” “vecchio Yin”, si combinano per tre per formare 64 esagrammi, e ciascun esagramma rappresenta gli aspetti fondamentali della vita. [...] Leibniz fu molto sorpreso di costatare che l’ordine naturale dell’Yi King definisse un sistema di numerazione binario simile a quello che lui stesso stava inventando. Forse più sorpresi ancora furono i genetisti del XX secolo nello scoprire un particolare analogia tra l’ordine naturale dell’Yi king ed il codice genetico. Poiché se si paragona convenientemente ciascuno dei quattro digrammi cinesi ad uno dei quattro pari dei radicali chimici che compongono il DNA, ciascun esagramma equivale ad una delle triplette genetiche. La struttura dell’ordine naturale descritta nell’Yi King corrisponde punto per punto a quella del codice genetico. È forse l’Yi king che bisognerà studiare per conoscere le relazioni tra eredità e linguaggio" (F. Jacob, Le modèle linguistique en biologie, Critique, marzo 1974, pp. 204-80, p. 194)…

… Per acquisire conoscenze superiori, i metodi metafisici richiedono l’intervento di operazioni mentali razionali. La teoria del macrocomso-microcosmo è uno schema euristico particolarmente efficace. In tal senso è stata utilizzata. Per esempio, la concezione platonica che compare nella Repubblica (IV, 434-441, 580) deriva da essa. Platone stabilisce un’omologia tra la tripartizione dell’anima e la tripartizione funzionale della città, dunque la costituzione della giustizia; nelle Leggi (XII, 964-965) Platone utilizza questa volta alcune corrispondenze: la città è un tronco, i guardiani i suoi occhi, i saggi la sua memoria. Altro metodo metafisico: l’uso di archetipi, di modelli epistemologici. Keplero cercava (invano) di scoprire le leggi della meccanica celeste paragonando le orbite dei cinque pianeti ai cinque poliedri regolari (Mysterium cosmographicum, 1596).
Ecco un caso che mischia uno stato metafisico ed un archetipo. Il chimico A. Kekule von Stradonitz cercava nel 1866 la struttura del benzene. Egli entrò innanzi a un fuoco, in uno stato onirico, e vide un simbolo ben conosciuto, l’ouroboros, il serpente insieme bianco e nero che morde la sua coda. Dopo Zosimo di Panopoli (300 circa), l’immagine interviene nell’alchimia per rappresentare la coincidenza dell’inizio e della fine, tanto quanto l’identità del tutto e della parte. Ora il benzene può essere rappresentato da un esagono che alterna legami semplici a legami multipli. Questa volta il modello ha portato ad una scoperta.
"Ero seduto al mio tavolo, ma il mio lavoro non progrediva per nulla. Tornai alla mia poltrona verso il fuoco, e mi addormentai. Ed ecco che gli atomi si mettono a saltellare davanti ai miei occhi. Il mio occhio mentale, reso più sensibile dalle numerose visioni di questo genere, percepiva lunghe file di atomi che girano e si attorcigliano come serpenti. E, tutto d’un tratto, uno di questi serpenti s’impossessa della propria coda. Ed ecco che la strana immagine si mette a girare a mo’ di vortice davanti a me come per schernirmi. Mi svegliai come se un fulmine fosse caduto ai miei piedi" (A. Kekule von Stradonitz, citato in A. Koestler, The Act of Creation, New York, MacMillan, 1964).
Un altro metodo d’invenzione: l’idea di tipo. Cercando l’«osso tipo», Goethe scoprì l’osso intermascellare (Dell’esistenza di un osso intermascellare, dalla mascella superiore dell’uomo a quella degli animali, 1986).
L’impiego dell’analogia inversa si è egualmente rivelata feconda. L’analogia inversa, fondamento ultimo dell’esoterismo, sostiene che due ordini contrari (come spirito e materia) si ripetono ma al contrario (per esempio, il diamante, materia pura, è luce, benché la luce sia il contrario della materia). L’uso dell’analogia inversa non ha permesso a Pitagora di scoprire che i pianeti hanno «un movimento contrario a quello delle stelle fisse, da Ovest ad Est» (Ezio, Opinioni, II, 16)?…
… L’esoterismo è euristico come la scienza, ma le differenze lo conducono nella sfera delle somiglianze. Invece di cercare determinismi psico-chimici, l’indovino cerca significati. Invece di interessarsi ai fatti naturali, l’esoterista si occupa dei fenomeni religiosi. Invece di stabilire relazioni di causa ed effetto, l’esoterista stabilisce una corrispondenza, cioè rapporti occulti di parentela o di somiglianza tra oggetti di ordini differenti (come il leone, che proviene dall’ambito zoologico, e il sole, che rientra nel campo astronomico). L’esoterismo non vede il nuovo ma l’originale. Si scopre in chimica, si riscopre in alchimia. Per esempio Fulcanelli né ripeteva, né inventava; egli riprendeva la tradizione ermetico-alchemica. Si troverà un fenomeno paragonabile all’arte o alla filosofia, in cui si può scoprire una seconda volta. Si fa ritorno all’essenziale. In tal senso l’esoterismo disprezza il progresso, perché preferisce ciò che è fondamentale. D’altra parte l’esoterismo non divulga, non espone le sue scoperte, come lo scienziato o il filosofo o il teologo. L’esoterismo nasconde le sue scoperte, le rende incomprensibili, le riserva ai suoi adepti. Perché? Affinché riscopra se stesso. È l’idea di via, d’iniziazione. Occorre farsi creatore, è necessario fare come il Creatore. Se l’esoterismo è una scoperta, l’iniziazione sarà un’avventura.
Di fronte al profeta della sciagura che dice: "Ecco per voi la notte invece della visione, per voi le tenebre invece della divinazione" (Michea, III, 6), l’esoterista è un profeta della buona sorte: egli avrà altre visioni, e ancora farà scoperte.

 

 


 

 

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PrefazioneCosa è l'EsoterismoLa Questione della Tradizione La questione della Segretezza

I Metodi dell'EsoterismoIl problema della Coscienza Le linee generali della DottrinaIl concetto di Verità

Il concetto di ParadigmaLinguaggio, Concetto e SimboloL'Immagine e il SimboloEsoterismo, Storia e Società

Bibliografia