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I lager, campi di concentramento e sterminio nazisti (Konzentrationslager), furono utilizzati dal regime nazista dal 1933 per confinarvi dapprima gli oppositori politici, poi anche, e soprattutto, il popolo ebraico.

Nel primo periodo (1933), con l'avvento al potere di Hitler, i lager avevano lo scopo di "rieducare" i tedeschi antinazisti: comunisti, socialdemocratici, obbiettori di coscienza. I campi di concentramento, solitamente (vedi i Glavnoye upravleniye lagerey, gulag russi aboliti dopo l'avvento di Gorbačėv) vengono costituiti per esercitare uno stretto controllo su un cospicuo numero di individui sia nazionali che stranieri.

Fu la Germania nazional-socialista, durante la seconda guerra mondiale, a dare ai campi di concentramento la sinistra fama che da allora conservano. Affidati direttamente al controllo delle SS, divennero, soprattutto negli anni della seconda guerra mondiale, sede della "soluzione finale" contro gli ebrei, oltre che di sperimentazioni pseudo-scientifiche su esseri umani.

Le SS, coerenti con il "credo hitleriano", agivano quindi con brutalità e assuefacendosi a una completa insensibilità morale e a un perfetto automatismo dell'obbedienza. I lager più famigerati furono quelli di Auschwitz, Buchenwald, Dachau, Mauthausen. In Italia funzionò il campo di concentramento di Fossoli, mentre l'unico campo di sterminio fu la Risiera di S.Sabba.

 

Un milione di persone perirono anche in campi di concentramento meno noti in Juguslavia (Gospic, Jasenovac, Sajmiste), nei Paesi Bassi (Mechelen, Herzogen-busch), in Norvegia, Romania e Grecia.

 


 

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