Vide un Piedestali, alquale avinato si legge un motto d’un Dracone

Già da un arboscello levato haveva un soave pomo per ristaurare i deboli membri, quando che trascorrendo con gli occhi per i verdi arboscelli che fronteggiavano sopra la ripa del delicioso lago, vidi da lungi un rubicondissimo Piedestale, il quale dimostrava qualche maravigliosa struttura; Onde vinto dalla bella vista di quella architettura, d'indi mi levai, e prendendo il calle per l’arenosa ripa, gionsi alla veduta fabricatione; Ove ritrovai il proportionato Piedestale di preciosa corniola fabricato, sopra il quale giaceva una togata figura di porfido; Questa in aspetto grave, dimostrava qualche grado di profonda dottrina. Nella faccia risguardante verso il lago erano queste parole isculte.

INSULAE MAGISTERII GEBER

DOMINUS MONTIS, RECTOR,

CUSTOS, ATQUE DEFENSOR.

Nella seconda faccia vidi queste altre.

INSULA DEMONSTRAT SUMMAE ET

NATURALIS PHILOSOPHIAE

POTENTIAM.

Nella terza parte queste altre erano isculte.

STUDE VIATOR OCCIDERE

SPECULO DRACONEM ILLIUS

INSULAE.

Et nella quarta si vedevano queste altre.

Da queste così isculte parole interpretati quattro principali cose; prima il nome della Isola nomata l'Isola del magisterio, con il nome del suo Signore, e Rettore; Secondo compresi che in quella Isola si può vedere quanta potentia sia della naturale Filosofia in tramutare i corpi imperfetti a vera Perfettione: Terzo che si poteva prendere notitia che altro ufficio, o arte, non deve haver il peregrino (desideroso di navigar oltre nella diletta Isola,) che solo studiar di occidere quello venenoso dracone, produtto dalla Filosofica Isola: Quarto si poteva giudicare a quanto bene si ritrova chiunque occidere fa quel furioso mostro. Delle quali cose benissimo compresi a quanto si estendeva il loro soggetto, salvo che comprendere non poteva, che dracone fusse quello, cioè se fusse materiale, o naturale, o figurato parlare, o altro animale simile ad un Dracone: Et dall’altra parte non comprendeva che specchio fusse quello con il quale si potesse occidere. Essendo varie le forme, e varij gli effetti de’ specchi, andava tra me considerando se esser dovesse questo specchio, quadro, triangolare, ovato, quadrangolare, tondo, piano, concavo, ottuso, colonnare concavo, colonnare ottuso, tondo interiore, o esteriore, reciproco, e piramidale quadro, o triangolare, trascorrendo poi più oltra intorno la materia d'esso specchio, entrava in un Chaos, però che non poteva sapere se volesse essere construtto di christallo usuale, o di vetro, o di ferro, o d'argento, o di compositione moderna, e stravagante. Nel che travagliandomi la mente, questa intima consideratione doppo un lungo discorso giudicai quello specchio essere figurativo, e non materiale, per le sequenti parole del prenarrato motto.

SEIPSO OCCISO.

Per ilche non procedei sopra altra resolutione d’esso specchio; però che il motto voleva significare così. Se tu operarai ch'esso Dracone per se stesso s’occide, e muoia, tu viandante, e peregrino sarai molto ricco. Già lasciato haveva queste propositioni, e cominciava con il curioso intelletto trascorrere, prima con che parte, o via pigliar potesse alcuno partito di pervenire alla desiderata Isola, quando che da una parte, l'altissima acqua minacciava morte, se per essa mi fusse dato allo incerto nuota, e dall'altra parte il disio con soleciti proponimenti mi persuadeva di ponermi in acqua, e già lasciata haveva la maravigliosa figura, e fretolosamente dava i curisi passi verso la percossa ripa dell'ondeggiante lago, per gettarmi dentro; Quando che da lungi vidi una picciola barchetta a piena vela con prospero vento, venire verso la sassosa ripa: per ilche fermatomi ad aspettare la solcante barchetta, stava io mirando hor la sassosa ripa, percossa dalle mormoranti ondicelle, e hor gli acquatici uccelli apostando gl’inaveduti pesciculi.

 

Descrive la fabricatione della Navicella venuta da sé alla Ripa .

Perchè acerba pena è l’aspettare chi tardo viene, così acerbissima mi era mentre vedeva la desiata barchetta, hor verso me venire, hor agittata da contrarij venticelli andar ad ostro, e hor verso aquilone. Pur quando fortuna vuole dare prosperi avvenimenti, sempre per tempo (mentre che viene) è dolce e gioconda: così quantunque i venticelli a lor modo per un pezzo trasportato l'havevano, hor per Prospero, hor per contrario, fu trasportato l'ondeggiante Naviglio alla ripa, nel quale con gaudio entrato, e trascorso per esso, e non vi trovando persona alcuna, non sapeva con che sorte pervenuta fusse quivi la ricca barchetta; Giunto il ponticello a Ripa e legata la maravigliosa navicella ad un salice, e di nuovo ritornato nel navigabile legno andava trascorrendo da ogni parte; Ove ritrovandomi nella più bassa parte, vidi il fondo di lamette d'oro, e d'argento si bene situate, che pareva fogliatura mosaica, e così era il piano, o piazzetta della prora, e puppe; l'albero della vela era di odorato cipressi; i remi del soave sondalo citrino, e bianco, e fragrantezialoe; il timone di avolio; le corde di finissima seta; l'ancora di purissimo oro con la sua catenetta di argento. Queste cose restar mi facevano talmente invaghitto (oltra l'artificio) che non poteva divertir l'animo mio in altra consideratione, e massime vedendola bitumata di fuori non di commune, e usual pece, ma d'un precioso liquore composto da dotto profumiere; e di dentro poi sentivala piena di gratissimo odore; dove non vi mancava la soave sperma del grande Lethe, l’odorifero musco, la christalina e fuggitiva canfora, il grato laudano, il thimioma, e mastice, i doi stiraci, doi sandali, l'amigdalato belzoi, il ponderoso zilaloe, e gl'odorosi germini dell'Arabia. Doppo una lunga speculatione da novello nocchiero spiegai al prospero venticello la ricca vela, e in breve fui giunto alla tanto desiderata ripa: ove smontato del solenne legno, cominciai guardare la delicata pianura, situata verso ostro nella fertile isoletta. Quivi l'amenità del luogo mi astringeva trascorrere questo tanto desiderato sito, nel quale così peregrinando o trascorrendo, pervenni ad uno maraveglioso claustrale, circondato di proportionati muri fatti di finissimi, e bianchi marmi, con delineati, e belli iaspidi, considerando esteriormente questo luogo, non poteva comprendere quale fusse l’interiorità di questa fabricatura, ma gionto all'entrata, del meraviglioso claustro, mi firmai a contemplare questa porticella, la quale era di dotta fabricatione corinta. Non tanto la porta invaghir mi faceva, ma un ramo di granato albero tutto di finissimo oro dalquale pendeva un de suoi frutti, con la sua scorza di purismo argento, con una fessura nella detta scorza, per laquale si vedevano i suoi rosseggianti azimi di orientali granate entro stabilite: Questo ramo haveva le sue foglie di verde smalto guarnite, e usciva fuori d'un grande vaso di rubicondissimo corallo. Nel freggio della solenne porticella vidi queste parole isculte .

OMNES IN CONCORDIA UNA MATEHIA UNA DISPOSITIONE UNA.

 

Entrato in quel loco vide un portico con colonne de variati marmi, e certe statue.

Entrato nel spacioso claustro, vidi un circongiacente portico con portico compartito con proportionati archi, e colonne finissimi marmi, in modo che quivi si vedeva il marmo Pario, con il quale quelli di Scio, e Creta fecero le sue statue, come anco fu di questo fatta la statua di nemesi di Atena; Questo marmo è bianchissimo, come quello con il quale fu edificato il tempio in honore della nostra beatissimo S.Maria de Loreto. Quivi in oltre vedevasi una colonna come un'avorio, chiamato da periti pietra coralitica, marmo sangarico, e Arabico, nel qual marmo su sepulto Dario Re. Si vedeva poi il marmo cenericio, il nero, del quale si cava in Hildeseimo oltra il monte di S. Mauricio. Vidi poi il tenario molto bello, e nero, simile a quello del quale è edificata in parte una capelletta in una Chiesa di S.Gio: Battista di Fioreza, o con che contemplatione mirava io una colonna di marmo luculco, ilquale era tenebroso, e atro; Delquale marmo furono construtte due colonne di lunghezza di piedi trentaotto nel arco di scauro. Il marmo lidio oscuro, mirai bellissimo, come quello con che sono isculti quelli doi grandi leoni del Campidoglio in Roma, Di basalte marmo di color ferreo eravi un altra colonna; Questo fu ritrovato dagli Egittij in Etiopia alquale il Miseno cede di colore, e di durezza, perché questo n'ha tanta, che i ferrari se ne feruono invece di incudine. Si vedeva in oltre il marmo lacedemonico, simile a quello del pulpito che è nella Chiesa di S. Gio.Battisia in Fiorenza. Tutto ammirativo restai contemplando una colonna di colore come rosso, laquale alla sembianza di certi punti bianchi giudicai fusse il porfido d'Egitto, nomato lecostito. Di porfido poi vidi un'altra colonna, e era splendidissima, e questa era simile al pulpito di S. Marco in Venezia. Il marmo salseburgese, il marmarido, il Nimidico, vedeva con bellissime macchie. Il marmo verde chiaro si vedeva molto più bello, di quello che si ritrovava ad un certo convento ch'è tra Venetia, e Murano, ilquale è rinchiuso in un muro dell’Altare maggiorie, e dentro vi si rappresenta un boschetto; Quindi si vedeva molte fantastiche forti de marmi distinte per ciascuna colonna: e non vi mancava il serpentario, il tabaico, lo hierapolitico, l’alabastrite, lo himeno, il pentelico, e l’ofite scuro, con il bianco: Et così con tutte queste sorti de marmi, e altre, che lasciai di vedere, veniva farsi questo circolare portico molto vago, e magnifico. Entrato sotto il portico, vidi che all'incontro di ciascuno arco, eran certe testudinali concavità a modo di nicchia nel circulare muro fabricate; in ciascuna nicchia era una virile figura tutta togata, al piede della quale pendeva un libro con una catenetta argentina, e con tal modo ciascun arco haveva le sue nicchie, e ogni nicchia la sua figura con il suo pendente libro, e sopra ciascuno libro era il nome dell'Autore di dentro il titulo dell'opra. Vedendo questo spettacolo di figure, e libri, pensai che questo luogo fusse il grande collegio de' filosofi, i quali sono concorsi con i suoi figurati sermoni, in una istella diffinitione, come ben disse il sodetto motto.

OMNES IN CONCORDIA UNA.

Rivolgendo i curiosi passi alla ingrediente porta, cominciai di novo vedere dette figure, con i nomi de’ libri loro, onde il nome del primo libro era così,

ALBERTUS MAG. sopra il secondo, ALPHYDIUS.

Ma perché lungo era tutto il circuito di questo claustro, e difficile mi pareva ritenermi nella memoria tanti diversi nomi, cominciai sopra una policia con un artificioso stile scrivere il nome di ciascuno. Così trascorso era il diametrale claustro, che ritrovai una portella chiusa, ne perciò mi firmai di trascorrere il principiato proponimento. Et già quasi giunto tra al mezzo del restante portico, quando vidi la chiusa portella con sonoro mormorio aprirse: Et io lasciata questa impresa m’inviai verso la desiata portella, la cui uscita verso l'altissimo monte. Quivi essendomi firmato per leggere i scritti Autori, ritrovai questi con il nome delle loro opere, e ogni cosa per commodo mio ridussi per ordine di Alfabeto.

Trasmutazione Metallica Sogni Tre

Il Terzo Sogno

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