Mando a V. E. la meditazione che feci a Roma sovra la produzione de' metalli naturalmente ed il modo artificiale della Pietra Filosofale; la quale vostra E. mi chiede. L'assicuro che e' molto ch'io l'abbia ancora conservata fra pochi papelli, che meco ho portato nelle mie preseenzioni.

Eccola tale quale la feci.

La Natura invia continuamente dal centro della Terra un vapore caldo, ed umido, quale e' principio d'ogni produzione vegetale, e minerale. Quando questo si giugne alle parti terrestri, ne accumula alcune che unisce e compone, cosi' li misti che non sono diversi che per la diversita' della materia, ma che sono tutti animati da un sol mercurio, di cui i metalli sono formati cosi'. Quando passa a' traverso d'una terra secca, sottile e sulfurea, vi si giugne facilmente, e ne e' attratto, perche' tutto il suo secco vuoi essere inumidito e come questo mercurio e' spinto dal calore centrale che lo inalza continuamente, passa oltre carico pero' di qualche porzioncella di terra. Finche' trova la volta delle caverne de' monti, donde cade su questa terra, gia' inumidita nel passare, donde viene di nuovo rispinto in alto dal calore piu' caricato di terra; il che lo fa ricadere piu' presto e doppo varie sublimazioni, e precipitazioni, in fine tutto questo Mercurio vien sorbito dalla siccita' della Terra, o cotto indi con essa col calore interno se ne forma il misto chiamato metallo, la cui materia come altresi' la forma sostanziale, e' la stessa in ogni metallo, che non e' differente tra se, che accidentalmente cioe' per il peso e colore.

Questo peso che e' piu' ne' perfetti proviene per la mescolanza di parti materiali, ed eterogenee, che impediscono il perfezionarsi delle omogenee. Il colore diverso proviene dalla stessa causa.

Si che se si volesse fare quanto fa' la natura circa i metalli, bisognerebbe pigliare questa terra secca sottile e sulfurea, e questo Mercurio o vapor umido, e caldo, poi chiudendoli assieme, sublimarli e circolarli, finche si fissassero in sostanza metallica, la quale si farebbe infine Oro, e tanto piu' agevolmente, quanto si potrebbe impiegare un calore maggiore del centrale. Ma il disegno del Filosofo non e', che di fare, una polve sottile, squaglievele, penetrante, fissa, e tignente, affinche' si possa squagliare al minimo calore, colla sua sottigliezza possa insinuarsi ne' pori del metallo, e colla sua penetrazione mischiarsi in tutte le parti fino al centro per unirle, scacciandone le eterogenee, che impedivano questo effetto, e colla tintura secchi l'imperfetto, e metti il perfetto. Ora non vi e' polvere piu' propria per questo elle quella che ha servito alla natura per tal effetto, perche' quando sara' perfezionato dall'arte non solamente fissera' quanto fissava prima, ma anche lo stesso vapore condensato in metallo, come -si puo' vedere nell'esempio della farina, che avendo la virtu' di fermar l'acqua, e di condensarla in pasta tenera, e molle, indurisce e secca la pasta, se vi si mette altra farina, ma se invece di farina cruda, si mettesse nella pasta del biscotto macinato, la dissecazione si farebbe piu' pronta, piu' forte e piu' eccellente.

Ora bisognerebbe cercare questa materia, ma come viene celata dalla natura, si puo' pigliare quella, che ci da' gia' cotta, e molto preparata, e senza mistione di parti eterogenee, come e' quella dell'oro, la quale e' conce il detto biscotto, elio potrebbe senz'arte diseccare le altre paste piu' che non sono, perche' si sottigliasse e che si potesse mischiare con esse. E tutta l'arte consiste in assottigliare perfettamente il sale, e cio' non si puo' fare, che coll'aprirlo, e dissoverlo, e conce non e' coagulato, che dalla unione del Mercurio a' tutte le sue parti materiali, che tiene unite colla sua qualita' vischiosa, non si ponno disunire, che col separare coll'arte quest'umore col suo simile nel quale avendo gettato l'oro lo dissolve incontinente perche' ha il mezo colla sua sottigliezza d'entrare ne' pori dell'oro, dove introdotto si giugne col sua simile, ed abbandonando le porti materiali, che unisce lo dissolve perfetto e radicalmente.

Ora tutta la difficolta' consiste ad avere di questo Mercurio che sia indeterminato, perche' quello che e' ne' metalli e' specifico. Ora questo, che e' dissolvente, si deve trarre dalla Magnesia, dove e' inviluppato dalla natura, d'onde si trae puro ed indeterminato, ed in quantita' dopo di che avendo eccitato un poco la sua virtu' dissolvente ed avendolo preparato con qualche concozione, nella quale consiste la prima operazione, ed avendolo posto in istato di dissolvente perfetto, gli si fa' divorare il corpo, cioe' vi si fa' dissolvere l'oro imitando nel rimanente la natura, come si e' detto, e come diro' a V. E. per altra mia, non avendo adesso il tempo di poter scrivere di vantaggio, sendo l'ora tarda, e la posta sul punto di partire. Mi riserbo dunque ad un'altro ordinario, e fra tanto la supplico di credere che sono con rispetto

di V. E.

Da Amstelodamo li 15 febbraio 1662

Francesco Borri

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