Nel 1640, un gentiluomo di Chartres, Esprit de Gobineau de Montluisant, fece stampare lo scritto che di seguito viene presentato. In questo testo egli interpreta, in chiave alchemica, alcune delle figure presenti sulla facciata della cattedrale di Notre-Dame di Parigi.

Oggi, purtroppo, l’iconografia visibile a quell’epoca è in parte scomparsa a causa dei diversi ritocchi avvenuti nel corso dei secoli e per i terribili sfaceli della Rivoluzione Francese.
Quest’opera è senza dubbio un’opera singolare, le cui molteplici analogie lasciano supporre che, come ci conferma lo stesso Canseliet [1], sia stata precorritrice, con ben tre secoli di distanza, del «Mistero delle Cattedrali», che Fulcanelli ci ha lasciato insieme ai due volumi delle «Dimore Filosofali».
Questo sottile alchimista ha il merito di sollevare il velo che copre l’entrata agli antichi misteri, sbrogliando l’intricata matassa delle allegorie, dei geroglifici e degli enigmi, che ornano, numerosi, i portali della chiesa. Al visitatore curioso si spalancano, allora, alcune delle più belle pagine di quel libro muto, perché di pietra, le cui pagine scolpite s’innalzano sul sagrato di Notre-Dame, rivelandone il messaggio sacro che attraversa i secoli.
L’autore comincia la sua esposizione iniziando dal triplice portale della cattedrale. Esso delinea le tre entrate alle magnifiche navate, annunciatrici della Trinità divina e simbolo dei tre principi celesti, ossia il Mercurio, lo Zolfo ed il Sale. Partendo dalla sommità Gobineau passa in rassegna tutte le figure principali interpretandone il simbolo e chiarendone il significato ermetico.
Tra i molti temi trattati dal Gobineau ci sembra di una considerevole importanza quello relativo ai principi che derivano dalla differenziazione della Materia Prima ed in particolare il principio Sale. Il Gobineau è infatti uno dei rari alchimisti a considerarlo un principio autonomo al pari degli altri due, lo Zolfo ed il Mercurio. É solo con Basilio Valentino e Paracelso che esso entra come terzo attore nell’Opera con pieno diritto, mentre la stragrande maggioranza degli autori non lo cita neppure. Nel seguente passo Gobineau si dilunga su questo elemento, spingendosi più in là e rivelando molto di più di quello che sembra ad una lettura superficiale:
 

Questo Sale è quello della sapienza, cioè l’accoppiamento e il legame tra fuoco e acqua, caldo e umido in perfetta Omogeneità ed è il terzo principio; non si rende per nulla visibile né tangibile nell’aria che respiriamo nella quale è sottile e fluido e manifesta il suo corpo visibile per mezzo del soggiorno e del deposito come residuo nei misti, cioè composti di elementi che esso fissa e racchiude mescolandosi intimamente allo Zolfo, Mercurio e Sale che sono dei principi naturali a lui assai analoghi e che costituiscono le Creature Sublunari”.


Ecco che l’Anima, che vivifica con la sua luce il mondo elementare, è chiamata Zolfo, mentre lo Spirito del Mondo, umore radicale di ogni cosa, è il Mercurio. Questi due principi spirituali sono indivisibili l’uno dall’altro ed il legame che li tiene uniti e ce li rende manifesti è proprio il Sale. Continua a rimanere il dubbio, però, che esso non sia un principio completamente autonomo, bensì una sorta di semplice mediatore tra gli altri due.

Gobineau scioglie questi dubbi, sottolineando ancora una volta il mistero che si cela
dietro ad esso:

 

"Questo legame, chiamato sale, è effetto della loro unione e reciproco amore ed è un corpo spirituale che ce li nasconde avvolgendoli nel suo seno come se di tre non facessero che una sola e stessa cosa; il che la gente nutrita di pregiudizi non capirà né comprenderà affatto”.
 

Desideriamo, a questo punto, mettere il lettore in guardia dal rischio di considerare i termini fin qui utilizzati per il loro mero significato letterale. Essi difatti non indicano materie specificate, ma dei principi presenti in tutte le cose e che possono essere estratti e manipolati per tramite dell’Arte Alchemica. Ad esempio, per Albert Poisson questi principi “non designano in alcun modo dei corpi volgari. Essi rappresentano: alcune qualità della materia, così come lo zolfo in un metallo, raffigura la combustione, la proprietà di attaccare gli altri metalli, la durezza, al contrario il mercurio rappresenta la lucentezza, la volatilità, la fusibilità, la malleabilità[2].

Il Sale è allora “semplicemente un mezzo di unione tra lo zolfo ed il mercurio, come lo spirito vitale lo è tra il corpo e l’anima[3].


Nel parlare dei principi e della pratica dell’Alchimia, non possiamo trascurare l’importanza delle condizioni esteriori dell’Opera, ovvero dell’efficace concorso di alcune influenze sul processo di elaborazione della Pietra Filosofale. Fulcanelli scriveva che “senza la concordanza assoluta degli elementi superiori con gli inferiori, la nostra materia, sprovvista delle virtù astrali, non può essere di nessuna utilità […] La conoscenza del momento propizio, dei tempi, dei luoghi, della stagione, ecc., ci è indispensabile per assicurare il successo di questa produzione segreta[4].

 

É in quest’ottica che vanno interpretate le indicazioni di Gobineau sui segni dello zodiaco, in particolare quelli dell’Ariete, del Toro, dei Gemelli, e dei mesi sotto la loro influenza, Marzo, Aprile e Maggio, quando il sole attraversa queste costellazioni. É il ritorno della Primavera periodo del rinnovo eterno in cui questi segni “insegnano che è in quel tempo che il Saggio Alchimista deve andare incontro alla materia e prenderla nell’istante in cui scende dal Cielo e dal fluido aereo dove essa non fa che baciare le labbra dei misti e passare sul ventre delle gemme e delle e delle foglie Vegetali che le sono soggette, per entrare trionfante sotto i suoi tre principi universali nei corpi attraverso le loro porte dorate, divenendovi il seme della rosa celeste; il che va inteso simbolicamente [5]”.
 

Per tutti gli altri segni, che sottendono altrettanti periodi dell’anno solare, si hanno suggerimenti utili alla pratica al forno. Impariamo, ad esempio, che sotto il segno dell’Acquario e dei Pesci, che governano i mesi di gennaio e febbraio, “non si può avere né raccogliere la materia universale”.
É chiaro ci troviamo di fronte ad indicazioni operative ben precise come raramente si trovano tra gli autori più conosciuti. In effetti, questo è un argomento tra i più impenetrabili, tanto che anche lo stesso Canseliet ebbe a scrivere:
 

Se vi è un punto dell’Opera che resta indubbiamente il più nascosto da parte degli autori, è proprio quello delle condizioni che devono essere osservate per la sua realizzazione positiva, e di cui non sarebbe esatto dichiarare che le siano estranee[6].
 

Gobineau va così ad aggiungersi alla lista di quegli alchimisti che furono più generosi e caritatevoli nel descrivere le condizioni esteriori del Magistero Alchemico, tra i quali ricordiamo maggiormente Grosparmy, Cyliani, Cipriano Piccolpassi e lo stesso Fulcanelli.

In conclusione di queste brevi note, vorremmo attirare l’attenzione del lettore sul glifo posto quasi al termine del trattato. In esso è rappresentata una croce che porta una goccia sul braccio di sinistra, mentre c’è quello che sembra un calice o un vaso sul braccio destro.
Qual è la chiave d’interpretazione? Non tutti sanno, forse, che la croce è in alchimia il simbolo del crogiuolo, strumento fondamentale ai lavori della cosiddetta Via Secca, oltre a rappresentare i quattro elementi. La goccia poi rappresenta lo Spirito del Mondo proveniente dal Cielo, che il paziente alchimista condensa e raccoglie nel suo vaso per poter dare inizio ai lavori.

Questi simboli ci riportano immediatamente ad alcune immagini de ilMutus Liber, in particolare la 4, la 9 e la 12, dove vediamo l’alchimista e sua moglie intenti a raccogliere le influenze spirituali o la rugiada celeste che, come scrive Gobineau: “sgorga dapprima per influsso sopraceleste, si mescola poi con la proprietà degli astri e da quelle mescolate insieme si forma come un terzo tra terrestre e celeste: ecco come si forma il seme e il principio di tutte le cose”.
Il nostro autore manifesta, quindi, una conoscenza tale della Scienza d’Ermete, che non abbiamo dubbi sul suo reale raggiungimento di un livello di conoscenza superiore nella pratica alchemica, così come lui stesso afferma al termine del suo lavoro:


Ora, come è piaciuto alla divina Provvidenza farmi la grazia di darmi qualche lume e conoscenza di Filosofia, Fisica ed Ermetica, vi ho tanto lavorato che dopo lungo tempo, molta applicazione e lettura di buoni libri ed aver fatto una quantità di belle e buone operazioni, ho infine trovato la triplice chiave per mezzo della sua essenza, per aprire il santuario dei Saggi o piuttosto della saggia Natura […]”.


La sua testimonianza valga come esortazione per tutti coloro che vogliono intraprendere quest’ardua strada.

 

 

 

1. E. Canseliet, Trois anciens traités d’alchimie, Jean-Jacques Pauvert, 1975.

2. Albert Poisson, Théories et symboles des alchimistes, Chacornac, 1891.

3. Albert Poisson, Op.cit.

4. Fulcanelli, Le Dimore Filosofali, vol. I, Edizioni Mediterranee, pag. 160

5. Gobineau, Spiegazione…, capo 10°

6. E. Canseliet, L’Alchimia spiegata sui suoi testi classici, pag. 75, vol. 2, Ediz. Mediterranee, Roma

 

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