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 ● Introduzione Origine e sviluppi L'evoluzione del Bagatto Le innovazioni MarsigliesiIl mazzo Pierpont-Morgan Visconti

 


 

Introduzione

Lo stile che prese il nome dalla città di Marsiglia (nel sud della Francia) è il più conosciuto al mondo, al punto di essere spesso considerato "la madre di tutti i tarocchi", la versione classica di questo tipo di mazzi.
Di certo non fu il più antico ad essere creato, e sarebbe più corretto presentarlo come lo stile più popolare e longevo fra le molte varietà che fiorirono dalla seconda metà del XV secolo ad oggi, alcune delle quali non durarono a lungo, oppure vennero confinate in ambiti geografici più ristretti.
Lo stesso nome "tarocco di Marsiglia" venne adottato solo attorno al 1930, quando il produttore francese Grimaud usò tale definizione di ispirazione storica per l'edizione del tarocco stampata dalla sua stessa ditta; infatti, questo veniva in origine chiamato "tarocco italiano", anche per distinguerlo dalla versione a semi francesi usata per il gioco nazionale del Tarot.

Essendo rimasto pressoché invariato per circa 500 anni, il tarocco di Marsiglia è un chiaro esempio di come gli stili delle carte da gioco spesso siano ancorati alla tradizione e mantengano le loro illustrazioni originali molto a lungo.
La prova di quanto lo stile sia ben affermato è il costante riscontro in tutti e 22 i trionfi di certi particolari. Ma anche le 56 carte dei semi seguono uno schema preciso, conservando dettagli bizzarri, come il bastone recato dal personaggio nel cavallo di Denari (nonostante il proprio seme), o il nome del fante di Denari che è scritto verticalmente, laddove in ogni altra carta del mazzo la dicitura è orizzontale.
Tali particolari si trovano in qualsiasi edizione antica fedele a questo stile, indipendentemente dalla sua provenienza: ad esempio, quelle mostrate a sinistra sono carte stampate a Friburgo (Germania), a circa 600 km da Marsiglia.

Ciononostante, in alcune zone fra cui il nord della Francia, il Belgio, la Svizzera e l'Italia, la varietà classica subì in effetti alcuni lievi cambiamenti, dando vita ad un certo numero di varianti, tutte appartenenti alla famiglia di stili di tarocco più numerosa: il gruppo C secondo la classificazione di Dummett, o gruppo occidentale.
Oggigiorno, a parte le riedizioni dei mazzi esistenti ora conservati in musei e biblioteche, il tarocco di Marsiglia sopravvive in edizioni moderne basate su illustrazioni del XVIII secolo; ma i loro dettagli così netti e i colori brillanti, dovuti alle moderne tecniche di stampa, in quanto a fascino perdono il confronto con le antiche litografie dai colori a mascherina pieni di sbavature.

 

Il riferimento alla città francese è un po' fuorviante; infatti questo stile ebbe probabilmente origine verso il XVI secolo in Lombardia, quale risultato dell'interpretazione personale delle carte da parte di un ignoto artista.

Durante il Rinascimento, il tarocco si era già diffuso nell'Italia settentrionale, ma le sue illustrazioni erano ancora suscettibili di variazioni sul piano grafico. La creatività e il retaggio artistico di ciascun autore senza dubbio influenzavano il modo in cui i soggetti venivano dipinti o incisi, ma anche la posizione geografica della sede di produzione del mazzo era importante: soprattutto per le edizioni non di lusso, le illustrazioni spesso venivano copiate o traevano ispirazione da tarocchi già esistenti. Quindi una volta manifestatasi una certa tendenza (ad esempio, un dato particolare, un dato ordinamento dei valori, ecc.), veniva spesso mantenuto nelle edizioni successive prodotte nella stessa zona.

Anche il numero di carte di cui era costituito il mazzo era soggetto a cambiamenti.
Il più antico esemplare conosciuto il cui stile è compatibile col tarocco marsigliese è il foglio Cary, una stampa litografica non tagliata, opera di un artista sconosciuto dei primi del '500, probabilmente da Milano. Raffigura un certo numero di soggetti, sei dei quali interi (la Papessa, l'Imperatore, l'Imperatrice, la Luna, la Stella e il Bagatto), mentre degli altri restano frammenti, ma sono ugualmente riconoscibili da ciò che ne rimane (la Ruota della Fortuna, il Carro, gli Amanti, la Forza, il Papa, il Sole, il Matto, la Torre, il Diavolo, la Temperanza, il 7 e l'8 di Bastoni).
Il foglio fu stampato all'epoca della conquista francese della Lombardia; è probabile che questo stile abbia agito da prototipo la cui popolarità, una volta riportato in Francia, crebbe sempre più, mentre in Lombardia un po' alla volta si spense.

Botteghe di cartai presero a comparire nel sud della Francia, cominciando da Lione, per poi diffondersi ad altre città, quali Avignone e Marsiglia, ma anche al nord, fino a Parigi e Rouen.

In questo periodo, fra i produttori figuravano Camoin, Conver, Grimaud, Dodal, Noblet, Payen, Tourcaty ed altri. Marsiglia è la città dove quest'arte si sviluppò forse più che altrove, particolarmente durante il XVIII secolo. Alcune delle botteghe del luogo ebbero tanto successo che nel corso dei secoli XIX e XX si trasformarono in ditte commerciali, ancora famose ai giorni nostri.
Questa tradizione spiega perché fu scelto il nome Tarot de Marseille quando attorno al 1930 l'antico stile venne ripreso, sebbene fu Lione che agì da cerniera, raccordando le evoluzioni che il tarocco ebbe a sud e a nord

Infatti lo stile marsigliese raggiunse anche la parte settentrionale del paese, sebbene qui altre influenze apportarono ai tarocchi locali un certo numero di differenze, come ad esempio nel cosiddetto Tarot de Paris.

Tra la fine del XVIII secolo e gli inizi del XIX la produzione dei tarocchi fiorì anche a Besançon, città prossima al confine svizzero. Qui lo stile locale subì il rimpiazzo dei due soggetti di ispirazione religiosa, come nel frattempo era già avvenuto in Belgio, ma le illustrazioni dei rimanenti 20 trionfi, così come pure il loro ordinamento, rimasero quelli classici della Francia meridionale.

Finalmente, all'inizio dello stesso XIX  secolo, il "tarocco italiano" ritornò in Italia, questa volta seguendo le correnti culturali e commerciali che univano i due paesi. Giunse in Piemonte, e ancora in Lombardia, dando vita a due stili regionali. Mentre quello lombardo sopravvisse per circa un secolo prima di estinguersi nuovamente, la versione piemontese, un po' più naif, è ancora in produzione e viene usata per giocare.

I complessi itinerari geografici degli stili appartenenti al gruppo C sono sintetizzati nella piccola mappa sopra.

 

Evoluzione grafica del Bagatto, negli stili del gruppo c

 

 


 

Fino al tardo XIX secolo non era infrequente che i maggiori fabbricanti di carte da gioco producessero tarocchi nello stile di Marsiglia, in aggiunta alle varietà tradizionalmente usate dai giocatori locali.

Queste carte, però, avrebbero forse fatto fortuna solo nelle loro rispettive aree geografiche se il tarocco di Marsiglia non fosse mai stato usato per la cartomanzia.
Trascurando gli sporadici tentativi di lettura delle carte fatti in epoche antecedenti ad opera di singoli, che non erano mai riusciti a catturare l'interesse del pubblico (anche per le restrizioni di natura religiosa), questa pratica ebbe origine quando un commerciante di vini parigino di nome Aliette pubblicò il volume Etteila ou manière de se recreér avec un jeu de cartes ("Etteila o il modo di divertirsi con un mazzo di carte"); lo pseudonimo Etteila celava in effetti il nome di Aliette, e le carte da egli usate erano con ogni probabilità un tarocco di tipo parigino.

L'opera ebbe un discreto successo, e presto stimolò l'interesse del filosofo Court de Gébelin. Come studioso di pratiche esoteriche, egli aveva notato lo stile di carte un po' differente che si usava in Svizzera (a quei tempi, ancora il tipo marsigliese classico). Sviluppò una teoria secondo la quale le 78 carte erano di origine egiziana, nate come pagine di un libro in tempi antichissimi, in un'età aurea che egli chiamò "il mondo primitivo"; questo era anche il titolo della sua opera in otto volumi, la cui ultima parte era dedicata al tarocco.

Nel secolo successivo, il movimento del Romanticismo agì da ideale mezzo perché la cartomanzia e altre pratiche consimili si propagassero - e con esse lo stesso tarocco - verso altri paesi dove questo tipo di carte non era mai stato usato prima. Non deve quindi sorprendere se in molte parti del mondo lo stile marsigliese è ancora oggi considerato "IL tarocco".

Al volgere del XX secolo, continuavano a susseguirsi teorie ed interpretazioni bislacche, al punto che vennero disegnati nuovi stili di tarocco; molti si estinsero quasi subito, ma altri divennero alquanto famosi, come quello di Ryder-Waite (a sinistra). Sebbene le loro illustrazioni fossero state modificate in modo da combinarsi con i nuovi significati ed interpretazioni che gli si attribuivano, i 78 soggetti e l'ordinamento dei trionfi (quest'ultimi ribattezzati "arcani maggiori") rimasero fedeli al tarocco di Marsiglia originale.

 

Al tempo in cui fu stampato il foglio Cary, gli stili del tarocco non erano stati ancora ben standardizzati.
Prima di giudicare se un nuovo particolare vada considerato un'innovazione stabile, o solo il risultato occasionale della stravagante interpretazione data da un artista, si dovrebbero confrontare tutte le principali varietà di tarocco che si conoscono, cioè quelle realizzate in tempi antecedenti così come pure quelle successive, in modo da seguire quanto più è possibile l'evoluzione storica e geografica di quel particolare. Una prima considerazione è che nel tarocco di Marsiglia i nomi dei soggetti sono scritti per esteso, eliminando qualsiasi dubbio riguardo a ciò che ognuna delle carte illustrate, incluse le figure, vuole rappresentare. Se tale caratteristica fosse comparsa in tempi precedenti, trasformazioni come quella de il Vecchio divenuto l'Eremita, oppure del la Saetta divenuta la Torre (vedi oltre), con ogni probabilità non avrebbero avuto luogo.
Comunque, le carte del foglio Cary non hanno ancora i nomi, ed è così anche in altri tarocchi antichi coevi al primo (1500 circa); poiché i nomi più antichi sono costantemente in francese, è legittimo ritenere che le 22 definizioni furono aggiunte dopo che le carte avevano raggiunto la Francia, dove i giocatori non ancora familiari alle molte allegorie del nuovo mazzo avevano bisogno di un titolo di suggerimento per comprendere i soggetti. Questo scopo esplicativo spiegherebbe anche alcune differenze fra le edizioni antiche a noi note, messe in evidenza dalla tabella seguente. I nomi originali italiani, tradotti in francese, vennero probabilmente mantenuti tali e quali purché avessero un senso per i giocatori del luogo.

Illustrazioni e ordinamento, invece, sono rimasti piuttosto stabili. Qualsiasi loro cambiamento avrebbe potuto avere diverse implicazioni, a seconda della carta interessata. Infatti per le 56 carte dei semi un aspetto rinnovato non avrebbe avuto conseguenze particolari, poiché il numero dei segni o i personaggi delle figure, cioè il valore di ciascuna carta, sarebbero rimasti immutati.

Ma per qualsiasi dei 22 trionfi un cambiamento grafico o un diverso ordinamento avrebbero rischiato di influenzare il significato morale che la carta avrebbe dovuto originariamente recare.
Non dobbiamo dimenticare che i trionfi furono creati molto probabilmente come allegorie, i cui particolari "parlavano" ai giocatori per mezzo dei simboli che raffiguravano, metafore grafiche comprensibili solo a chi possedeva un certo livello di conoscenza, e per mezzo del loro ordinamento, che definiva la scala dei valori morali che rappresentavano. Quindi qualsiasi modifica allo schema originale, per quanto all'apparenza insignificante, avrebbe potuto ripercuotersi sul significato nascosto.

Per questo motivo cambiamenti radicali dei soggetti tradizionali (ad esempio Giunone al posto de la Papessa nel tarocco svizzero, o Bacco al posto de il Papa in quello fiammingo, ecc.) ebbero luogo solo quando il simbolismo originale dei 22 trionfi era già stato dimenticato, oppure veniva completamente trascurato dai giocatori.

 

Il mazzo Pierpont-Morgan Visconti

Tutti i soggetti del tarocco di Marsiglia corrispondono di fatto a quelli del mazzo Pierpont-Morgan Visconti, con illustrazioni semplificate a causa dell'inevitabile cambio di tecnica, da miniature dipinte a mano a stampe xilografiche, in alcune edizioni incise in maniera un po' grossolana, e poi colorate a mascherina.
Nonostante tutto, molte delle allegorie sono assolutamente simili, e anche l'ordinamento dei 22 trionfi era molto probabilmente lo stesso dei tarocchi antichi, ma solo nello stile marsigliese la progressione è certa, grazie ai numeri romani che compaiono su ogni carta.

Però due soggetti ricevettero un'interpretazione diversa: il Vecchio (o il Tempo) divenne l'Eremita, mentre la Saetta si tramutò in la Casa di Dio (nella versione italiana è la Torre).

Il personaggio del nono trionfo è una figura maschile stante, di età matura (come suggerito dalla barba e a volte dai capelli bianchi), che indossa una palandrana.

Fu visto come un eremita, e gli venne posta in mano una lampada, che sorregge dall'alto, una corruzione grafica oppure un'evoluzione della vecchia clessidra (sorretta dal basso), simbolo del tempo. Con l'altra mano tiene un bastone, non molto dissimile da quello delle rappresentazioni più antiche.
In alcune edizioni la palandrana ha l'aspetto di un saio da monaco, molto semplice, di color marrone, con un cappuccio; tale particolare fu mantenuto dallo stile noto come tarocco di Besançon, o svizzero.

Questa interpretazione non fu esclusiva dello stile di Marsiglia: fra i non molti esempi di tarocchi ferraresi (cioè il gruppo orientale, o gruppo B di Dummett) vi è un foglio non tagliato databile attorno al 1500, con una stampa xilografica di alcuni trionfi; uno di essi è l'Eremita, che regge una lampada come nello stile francese. Ma in altri tarocchi dell'Italia nord-orientale lo stesso personaggio continuò a reggere una clessidra, una prova che la lampada fu un vero cambiamento, occorso verso il volgere del XVI secolo.
Il numero progressivo XI, che si legge sulla carta xilografata, si deve ad un diverso ordinamento dei trionfi nel tarocco di Ferrara, ma poiché il nome del personaggio non è specificato, sarebbe difficile stabilire se per gli antichi giocatori questo soggetto fosse un "eremita" o un "vecchio".

La Casa di Dio, cioè la Torre, raffigura un fulmine che si abbatte dall'angolo in alto a destra, spezzando un'alta torre e provocando la caduta a terra di due anonimi personaggi. Questa illustrazione è compatibile col frammento superstite del foglio Cary. Per spiegare questa rappresentazione, originariamente chiamata la Saetta, è stato proposto un legame con la mitica torre di Babilonia.
In ogni caso, il significato originale del soggetto rimane sostanzialmente immutato, cioè un monito o una punizione che dal cielo colpisce l'uomo per il suo orgoglio.
Si può facilmente comprendere questa transizione dal vecchio al nuovo soggetto esaminando la rispettiva illustrazione del Tarocco di Carlo VI, in cui una torre squadrata viene effettivamente colpita da una folgore.

Nel dodicesimo trionfo, l'Appeso, si vede l'evoluzione linguistica del vecchio nome di questo soggetto. Nello stile di Marsiglia il suo aspetto è simile a quello di altri tarocchi più antichi, cioè un giovane uomo legato per un piede a una struttura rettangolare, ma in passato il titolo originale del trionfo era il Traditore.

In alcune zone, traditori e debitori venivano appesi per una gamba, in una posizione certamente scomoda, del tutto analogo a quanto si vede in questa carta: il giovanotto appeso al patibolo potrebbe infatti trattarsi dello stesso traditore, sebbene è probabile che i giocatori francesi l'abbiano ribattezzato l'Appeso perché questa forma di punizione era sconosciuta in Francia.
Infatti la strana posizione del personaggio fu motivo anche di qualche problema nell'orientare l'illustrazione in modo opportuno, dato che in alcune edizioni il numero XII appare invertito, cioè IIX, come se la carta dovesse essere tenuta capovolta. Ciò era frequente soprattutto nella Francia settentrionale e in Belgio. 

Il trionfo numero XV, il Diavolo, è un'altro dei soggetti mancanti nei tarocchi milanesi del XV secolo a noi noti. Tuttavia, essendo presente nei tarocchi antichi degli altri due gruppi, possiamo ragionevolmente ritenere che fosse una carta comune a tutti i tarocchi già prima che fosse creato lo stile marsigliese. Quest'ultimo ci presenta un demone alato e cornuto con mammelle femminili, e una seconda faccia sull'addome, a simbolizzare i bassi istinti, l'appetito per le cose materiali. Tale creatura è ritratta dal davanti, in piedi su una predella a cui altri due esseri cornuti più piccoli sono legati o incatenati. Questo modo di rappresentare il Diavolo è caratteristico di molte varietà appartenenti al gruppo C, ma è anche uno dei pochi dettagli non coincidenti con quelli del foglio Cary, in cui il demone è visto di lato, nell'atto di raccogliere un corpo umano con un forcone, mentre altri sono già finiti nel suo paniere.

I tre soggetti astronomici, la Stella, la Luna e il Sole, hanno tutti alcune caratteristiche distintive nella metà inferiore della carta, con un aspetto assai simile a quanto si vede nel foglio Cary. Nel primo, una donna discinta si inginocchia per versare nel fiume il contenuto di due recipienti. Il secondo ha due cani sulle rive di un lago, la cui parte centrale è occupata da un gambero o un'aragosta, mentre una luna a falce con tanto di faccia risplende dall'alto i suoi raggi a forma di goccia. Il gambero potrebbe essere la corruzione grafica di un granchio, con riferimento alla costellazione zodiacale del Cancro. Nel terzo soggetto sono raffigurati due bambini seminudi, forse gemelli o fratelli , sotto i raggi del sole che nuovamente scendono in forma di goccia.

L'ultima carta della serie, il Mondo, mutò aspetto abbastanza radicalmente. La tradizionale allegoria di questo trionfo era una città ideale, inscritta in un circolo e presidiata da personaggi divini, quali un arcangelo oppure dei cherubini; nello stile di Marsiglia ciò venne rimpiazzato da una figura femminile con in mano un corto bastone, posta al centro di una ghirlanda a forma di mandorla, mentre gli angoli vengono occupati dai simboli dei quattro evangelisti: l'angelo di Matteo, l'aquila di Giovanni, il toro di Luca e il leone di Marco, uno schema anche noto come Tetramorfo.

Qualche altro trionfo del tarocco di Marsiglia sviluppò particolari curiosi, sebbene il soggetto di tali carte in realtà non mutò.
Per esempio, ne gli Amanti (una volta denominati l'Amore) una terza persona di età più matura è a fianco della coppia, con l'apparente scopo di ufficializzare o benedire la loro unione, mentre Cupido assiste alla scena dall'alto.

Da la Ruota della Fortuna scomparve uno dei personaggi originali, cioè quello situato sotto il meccanismo, il quale a seconda delle edizioni si regge carponi (come nel tarocco Pierpont-Morgan Visconti), oppure si aggrappa alla ruota (come nel frammento del foglio Cary, o nel Tarot de Paris).

Inoltre, i personaggi superstiti sono raffigurati come animali, per sottolineare la natura imperfetta dell'uomo attraverso gli alti e bassi del proprio destino: quello che sale è un asino, quello che scende è probabilmente un cane, mentre un leone con la corona siede nella parte superiore, reggendo una spada. La figura originale di donna bendata che nell'anzidetto tarocco Visconti si trova al centro della ruota, un'allegoria della fortuna, venne abbandonata.

 



Indice

L'origine L'ordinamento dei Trionfi Il Tarocco di Marsiglia