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LA FORZA DELLA TRADIZIONE

 

É noto il tentativo di regolamentazione, di tutte le religioni universali, delle abitudini sessuali dei propri adepti, possiamo aggiungere... con alterne fortune, perché le risposte sono state le più disparate ; dalla generale sottomissione alla aperta ribellione. Tutto considerato ho l’impressione che i grandi movimenti religiosi abbiano fallito, poiché per la maggior parte degli individui, l’esperienza sessuale è molto più forte di quella religiosa.

Quale impulso biologico, l’istinto sessuale impronta di sé le nostre azioni e i nostri desideri al punto che solo con grande difficoltà esso può essere dominato da postulati o assiomi fideisti, per seri e dogmatici che siano. Lo prova l’esempio della prostituzione, la professione proverbialmente più antica del mondo.

L’errore di fondo, può forse essere riscontrato nel fatto che tutte hanno, volontariamente o meno, trascurato di sottolineare che nei loro rituali la sessualità, l’erotismo, e l’atto sessuale stesso, erano strettamente collegati con la spiritualità, con il divino ; errore che i saggi del Talmud, della Mischnah e dell’Haggadah, e quindi i Cabalisti, hanno accuratamente evitato accentrando nell’atto coitale matrimoniale tutte le figurazioni precedentemente esaminate, nel senso che l’unione non fu soltanto istituzionalizzata come atto carnale tendente alla riproduzione, ma sacralizzata come incontro mistico-cosmico fra Yesod e la Shekhinah, incontro che si consuma nell’organo genitale maschile circonciso, nel momento in cui esso agisce nella riproduzione della specie.

Già abbiamo sottolineato come l’atto sessuale, il Crescete e moltiplicatevi, fosse considerato la Legge delle Leggi, la Madre di tutte le prescrizioni, quindi tale atto non poteva restare circoscritto soltanto a livello di gamos cosmico o storico, e fu, quindi, trasferito anche nel vincolo del matrimonio, la cui funzione fu considerata sacralizzante dal momento in cui esso diveniva un rito ripetitivo della Ziwwuga Qadishà, cioè dell’unione sacra che si consumava a livello cosmico tra Thiphereth e Malcouth, grazie a Yesod, e storico, tra la Comunità d’Israele e Dio. La conseguente e logica teoria delle corrispondenze fra i due mondi, il superiore e l’inferiore, esaminate nella prima parte di questa istruzione, attribuisce un particolare carattere a questa funzione ripetitiva, in quanto essa sviluppa una azione solidale e parallela nei due mondi, in altre parole trasformando lo Yesod divino, sul piano umano, in un organo genitale maschile, e la Shekhinah in un organo genitale femminile, mentre sul piano divino provoca l’unione del Re e della Matrona e dal seno di questa ierogamia il conseguente flusso delle anime nel mondo. Questo passaggio è veramente importante, perché tutta la dottrina è strettamente connessa a quella dell’origine delle anime, che sono dapprima nel seno di Dio e che da Lui escono scendendo nella carne umana, ogni volta che, nel matrimonio, con l’azione della Ziwwuga Qadishà si determina l’unione fra il Re e la Matrona.

Ecco il limite distintivo, il nodo gordiano della questione, ecco dove emerge la differenziazione sostanziale, tra la mistica ebraica e quella greco gnostica.

La mistica non ebraica, nella quale l’ascesi sessuale era esaltata e proposta come una specie di valore, finiva con il trasferire l’erotismo nella relazione di amore verso Dio, quando l’ebraica, che non apprezzava l’ascesi sessuale e non scorgeva nel matrimonio alcuna concessione all’imperfezione della carne, finiva con lo scoprire il mistero del sesso in Dio stesso.

Da dire che nella Qabalah il matrimonio non serviva unicamente come stimolo rituale della ierogamia divina, ma sottintendeva, soprattutto, la rivelazione di uno dei più profondi misteri, quello della restaurazione della condizione di bisessualità, che come abbiamo precedente esposto, è, per l’insegnamento Tradizionale, presente nella stessa divinità. E giacché la condizione adamitica era quella dell’androginia Maschio e femmina li creò, l’atto sessuale consumato nel matrimonio divenne, anche, un rito atto ed idoneo a riconquistare quella condizione perduta con la caduta. La pienezza della sua potenza sacramentale, sollevò anche altre considerazioni, prima fra tutte quella sui rischi e sulle possibilità legate ad un uso non corretto dell’enorme energia che si sprigiona durante il coito, e subito si provvide a stabilire modalità, condizioni, occasioni temporali e personali, affinché lo scopo sacrale e funzionale del coito fosse ricondotto nei canoni della Tradizione Ebraica ortodossa.

Durante i sei giorni della settimana, si legge nello Zohar, l’uomo deve lavorare e perciò coloro i quali sono assorbiti nello studio della Torah praticheranno la loro unione coniugale nel giorno in cui non lavoreranno: quello è il giorno in cui opera il Santo. Come opera il Santo, baruk ha-shem ? Egli sarà in stretta comunione con la Shekhinah per inviare anime sante nel mondo. I mistici santificano allora se stessi proprio durante questa notte, sia mediante la concentrazione sia con la contemplazione, e mettono al mondo figli buoni e santi, figli che non si voltano né a destra né a sinistra, figli del Re e della Regina.

É per questo che i saggi, conoscendo il fatto relato, limitano le loro relazioni coniugali al giorno dello Sabbath, con l’intenzione di mostrare agli spiriti del lato negativo, quanto siano superiori quelli del lato santo, i quali, dotati, come sono, di corpo, possono compiere il dovere della procreazione. Gli spiriti ribelli, allora, escono a stuolo facendo il giro del mondo, nella speranza di sorprendere qualcuno nudo, intrattenere relazioni coniugali alla luce di una lampada; poiché i bambini concepiti in siffatte relazioni saranno epilettici, e loro preda fin dal concepimento.

 

Non si pensi, tuttavia, che tutto l’oro della Tradizione Ebraica si conservò tale, noi sappiamo bene, perché lo ricorda un adagio popolare, che in ogni famiglia esiste la classica pecora nera. Proprio durante il Medio Evo, l’ebraismo partorì pecore nere, e che pecore!

Vale la pena accennarne brevemente, anche perché a pieno diritto s’innestano nel soggetto di questa sera.

É storia.... quella, che ci racconta che durante il Medio Evo grandi periodi di ascetismo fossero seguiti da fasi in cui si contravveniva brutalmente a tutte le regole morali ed etiche. Una sorta di protesta degli istinti ritrovati che si alzavano contro la superstizione. Va da se che gli ebrei non costituirono un’eccezione in questo stato di fatti. Tuttavia i periodi di rivolta erano presso di loro molto più rari e, pertanto, più complessi e tanto profondi da scuotere le basi stesse del Giudaismo.

Anche la tradizione cristiana registra rivolte di tal genere... Catari... Albigesi... Calvinisti... e non ultimi i Protestanti. Ma tutti sorsero in contrasto ora dell’autorità del Papa, ora di qualche dogma, ora di qualche concilio, in ogni caso, sempre arginati. Quelli ebraici, al contrario, colpirono al cuore la stessa Tradizione, perché s’impadronirono del cuore della Tradizione, quel crescete e moltiplicatevi che, come abbiamo detto, costituiva la Legge delle leggi, la madre di tutte le prescrizioni.

Intendo riferirmi al movimento Shabathteo pseudo messianico.

Il fondatore è un personaggio abbastanza noto che certamente avrete sentito, Sabbatai Zewi, il quale però, cosa strana, a tutto pensava fuorché di fondare lo Schabbateismo, l’unica sua colpa, se mai di colpa si può parlare, fu quella di auto proclamarsi il Messia.

Il movimento emerge come conseguenza di alcune sue decisioni e per opera dei suoi partigiani: l’apostasia della fede ebraica in favore dell’islamismo. Sebbene la maggior parte del popolo ebraico fosse indignata, i suoi sostenitori più fedeli non fecero defezione e dichiararono che prima della redenzione finale il Messia, alias Sabbatai Zewi, doveva commettere, anche, il padre dei peccati, appunto l’apostasia.

Scoprirono nel Talmud (Nazir 23a) il passo seguente: Vale meglio commettere un peccato per ciò che rappresenta, che fraintendere un precetto, e diedero una particolare interpretazione al passo del Levitico XVI,16: Così egli farà l’espiazione sul santuario per l’impurità degli Israeliti. Lo stesso farà per la tenda del loro convegno che si trova fra di loro, in mezzo alle loro impurità. In altre parole conclusero che nonostante la loro impurità, la divinità riposava comunque su di essi. Considerato che tutti gli uomini dovevano la loro nascita ad una vergogna (Caino, da dove discendevano tutti gli uomini, aveva preso per sposa la propria sorella) e assunto a dogma il passo del Talmud Sanedrin 58b Il mondo è edificato sull’amore, si dedicarono a rispettare il comandamento principe Crescete e moltiplicatevi, che anche per loro rappresentò la Legge della Legge, la madre di tutti i precetti, per quanto conservassero della Scrittura soltanto il Cantico dei Cantici. In alcune grotte, in prossimità di Salonicco dove la setta ebbe origine, organizzarono delle orge in promiscuità a fini religiosi.

L’errore fondamentale del Sabbateismo fu quello di credere che il puro atto sessuale dell’uomo e della donna, al di fuori del matrimonio e depauperato di quella sacralità, di quella funzione del Ziwwuga Quadisha, che configurava il nucleo dell’ortodossia della Tradizione, costituisse alla lettera l’essenza unica della Torah.

Essi omisero di considerare le parole di Rabbi Israel di Rizsin (fondatore dei tasaddiqim di Saragoza) "Le unioni sessuali illecite possono essere anche gradite a Dio nei mondi superiori della purezza. É così che la Sephirâ (sorella) si unisce alla Sephirâ (fratello), e che la Sephirâ (padre) si unisce alla Sephirâ (figlia). Ma il nostro miserabile mondo materiale non può accettare tali unioni".

 

 


 

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