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SHIOUR Ha-QOMAH  

(Dimensione del Corpo)

 

La dottrina antropomorfica delle dimensioni del corpo divino.

Lo Shiour Qomah è uno degli scritti anonimi più importanti della mistica ebraica pre-cabalistica. Non si conosce di questo testo, che dei frammenti disseminati in numerosi scritti. L'insieme di questi libri è stato redatto tra il primo ed il decimo secolo, ma la loro datazione non sempre è possibile con una approssimativa certezza.

La principale difficoltà di studio per questi scritti risiede nel fatto che esistono diverse versioni per ogni testo. Gli studiosi, generalmente le distinguono in versioni lunghe e versioni brevi.

L'altro problema emerge delle concordanze, sempre assai incerte. Sembra che le copie dei manoscritti, successivi all'originale, abbiano lasciato passare numerosi errori. Un organo divino non ha sempre gli stessi valori e non porta conseguentemente lo stesso nome. Parecchie ragioni possono spiegare queste divergenze: che si tratti di semplici errori, oppure che siano attinenze particolari a singole scuole mistiche, o ancora (per le ragioni proprie dell'esoterismo), i nomi furono volontariamente modificati.

In verità, sembra che tutte queste tre ragioni siano valide, perché capita che si assista ad un deterioramento progressivo di una parola attraverso le sue copie. Così, una daleth (d) diventa una reish (r), e una kaph (k) una beith (b). Ma bisogna anche ammettere, osservando più attentamente i testi, che essi nascondono certi codici numerici che permettono talvolta di modificare o di rettificare un nome.

Più difficile, se non impossibile,  determinare con certezza ciò che è volontario e ciò che non lo è.

Questo testo, nel suo primo sviluppo dà una descrizione teurgico-liturgica dei differenti cieli, delle membra dell'immagine antropomorfica della divinità, nonché i loro nomi, la lunghezza e a volte la larghezza.

La lettura, o più esattamente la recita, giornaliera del testo era un tipo di meditazione mistica che, per la misteriosa e santa virtù dei suoi dettagli, permetteva al mistico di elevarsi, almeno psichicamente, attraverso i cieli e infine di contemplare la divinità che siede sul suo Trono di Gloria.

Il Shiour Qomah è una esposizione che si ritrova in parecchi libri, quindi impropriamente si parla del Libro del Corpo, perché in verità si conosce questo testo soltanto attraverso le descrizioni contenute in un insieme di libri.  

In ogni caso, lo studio del testo, necessariamente attraverso i suoi elaborati principali, è una chiave indispensabile per l'approccio della mistica ebraica pre-kabbalistica, e specialmente per lo studio dell'antico misticismo rabbinico della Merkavah.

Gorge Lahy ha di recente pubblicato un testo (1994, edizioni Lahy):

Vie mystique et Kabbale pratique

in cui ha raccolto i principali elaborati del “Shiour Qomah”. Il testo è in lingua francese.

A beneficio dei nostri ospiti che non leggono tale lingua, il Web Maestro ne ha estratto i brani di interesse che di seguito vengono presentati, esclusivamente per lo studio.

Agli ospiti che leggono il francese, suggeriamo il testo.

 


 

Shiour Qomah (hmwqh rwuyc), vuole dire semplicemente Dimensione del Corpo. Attraverso una concezione antropomorfica, molto spesso criticata, il mistico cercava di scoprire le proporzioni che strutturano l'universo, identificando ciascuno dei suoi membri e dei suoi organi con quelli della divinità, per determinare un'unione tra il Creatore e le sue creature. Nel Shiour Qomah, le membra di Dio, o piuttosto le parti del suo aspetto esterno, la sua Shekhinah sono rappresentate con delle dimensioni colossali, mediante un simbolismo del numero che non ci è completamente comprensibile. Secondo A. Jellinek, nel suo Beith ha-Midrash, le scuole del nono e decimo secolo vedevano nel Shiour Qomah un midrash mistico, costruito sul Cantico dei Cantici.

La famosa descrizione dell'amato, nel quinto capitolo del Cantico, serve di base alle immagini dello Shiour Qomah. Questo il suo testo:  

 

10 - il mio amato è bianco e rosso; si distingue tra diecimila.  

11 - la sua testa è di oro puro; i suoi ricci sono grappoli di datteri, neri come il corvo.  

12 - i suoi occhi sono come le colombe presso i ruscelli, che si bagnano nel latte, riposante al   

seno dell'abbondanza.  

13 - le sue guance sono come un'aiuola di aromi, Un strato di piante odorose; le sue labbra   

sono come dei gigli, di dove stilla mirra.  

14 - le sue mani sono anelli di oro, guarniti di grisolito; il suo corpo è avorio puro, coperto di zaffiri.  

15 - le sue gambe sono come colonne di marmo bianco, fondate su basi di oro puro. Il suo aspetto è  come il Libano, scelto come i cedri.  

16 - il suo palazzo è assoluta dolcezza, e tutta la sua persona è piena di fascino. Questo è il mio amato, questo è il mio compagno o figlie di Gerusalemme!  

 

A partire dall’analogia tra l'amato ed il Creatore, il Shiour Qomah fornisce delle misure sconcertanti, concernenti la dimensione delle sue membra e dei suoi organi, e dei strani nomi, apparentemente senza alcun significato, che attribuisce a questi organi. In ogni caso, lo Shiour Qomah promette un posto nel Mondo a Venire a chi ripeterà questa Mishnah tutti i giorni.  

Una grande polemica sull’antropomorfismo del Shiour Qomah, ha diviso i mistici ebrei. Gershom Scholem, a tale proposito, ha scritto: Fin dagli inizi, l'antropomorfismo preciso e quasi provocatorio del Shiour Qomah ha provocato un contrasto molto accentuato in tutti i cerchi ebraici che si tenevano a distanza dalla mistica. Pel contro, tutti gli ultimi mistici ed i   

cabalisti considerarono il suo linguaggio, oscuro e misterioso, come il simbolo di una visione spirituale profonda e penetrante. Il dissenso fu radicale, giacché fu proprio questo diverso atteggiamento verso l'antropomorfismo, che causò la separazione tra la teologia razionale e la mistica ebraica”. (cf. Le Grandi Correnti della Mistica Ebraica).

Geirges Vajda è dello stesso parere: Il giudaismo rabbinico si è spesso inteso rimproverare dai i suoi avversari, come i Caraiti, i musulmani e Cristiani, l'antropomorfismo della sua rappresentazione di Dio; in modo particolare le descrizioni che si sviluppano nel Shiour Qomah, testo post talmudico che pretende di fornire le dimensioni, del resto incommensurabili, delle membra del corpo divino. (cf. L'amore di Dio nella Teologia Ebraica).  

Nel Séfer ha-Kouzari di Judah Hallévi, l'antropomorfismo è descritto come la relazione per   

afferrare le sensazioni dell'anima umana, che ignora se non ha supporto concreto. Per questo il Rabbino del Sépher dice: Ecco perché non bisogna rigettare i propositi concernenti i seguenti versetti: Vede una rappresentazione di Yhwh (Numeri VIII,12), essi videro il Dio d'Israele (Esodo XXIV,10), né il Maasséh Merkavah e il Shiour Qomah, perché secondo l'opinione di commentatori, la venerazione di Dio è fondata nello spirito umano, come è scritto: Che il Suo timore sia sulle vostre facce (cf. Kouzari IV,3). Ma, a questi, il re Khazar ribatte: Una volta che, nella ragione, si trovano stabilite le nozioni della sovranità, dell'unicità, dell'onnipotenza e dell'onniscienza di Dio, una volta che si sa che tutto emana di lui, che tutto ha bisogno di lui, mentre esso è indipendente da tutto, il timore e l'amore al suo riguardo non si stabiliscono immediatamente? Quale bisogno c'è, allora, di questo antropomorfismo?  Il Rabbino risponde: Questa è la dottrina dei filosofi. Sappiamo che l'anima umana è afferrata di timore quando è messa in presenza di cose spaventose che gli sono tangibili, ma non le considera quando gli sono suggerite. È attirata da una bella forma che si presenta ai suoi occhi, mentre non ha nessuno desiderio se soltanto se ne parla (cf. Kouzari IV4-5).  

 

 

La sorgente Babilonese  

Come molti altri elementi della mistica ebraica, il Shiour Qomah è originario di Babilonia. Numerosi cenacoli iniziatici occidentali cercano di porre in Egitto le origini del misticismo esoterico, come la Qabalah o la Merkavah; questo perché Mosé fu un principe egiziano. Ma lo studio del misticismo esoterico ci riporta più spesso a Babilonia  che in Egitto. Infatti, Qabalah e Talmud hanno molte radici che provengono dall'esilio babilonese, in modo particolare la loro angelologia o descrizione del ruolo degli angeli e delle altre legioni celesti, nella creazione e nella vita degli uomini. Daniele, capo dei magi di Babilonia, quanto profeta in Israele, fu il rappresentante eminente di questo incontro che fornisce la sorgente principale della Gnosi e dell'esoterismo talmudico e che, in seguito, darà origine alla Qabalah. I nomi dei mesi ebraici sono stati riportati da Babilonia, li si ritrova negli almanacchi magici e angelici babilonesi e Sumero-Accadici. È legittimo supporre, allora, che anche i codici numerici ebraici hanno, in parte, questa origine.  

Nel Shiour Qomah, il potere dei nomi, degli organi divini è collegato ai numeri, attraverso le dimensioni esposte nel testo. La dottrina dei numeri è stata in auge in tutte le antiche civiltà; ne abbiamo degli esempi certi dagli Assiri, ma il fiorire del sistema è meglio documentato, dai Greci ed i Romani, da una parte, e dalla letteratura rabbinica e dalla Qabalah, dall'altra. Le sottigliezza della numerologia hanno la loro sorgente in Mesopotamia dove, da sempre, la dea Nisaba presiedeva alla scienza dei numeri. Si può ritrovare una relazione tra il nome e le dimensioni, simili al Shiour Qomah, col Re  Sargon II dell'Assiria (VIII° secolo a C.). A proposito della descrizione della sua città e del suo palazzo di Khorsabad: Di 16283 grandi cubiti, il numero del mio nome, feci il circuito della sua muraglia”. Come presso gli ebrei, dove il nome è ineffabile, così anche presso i Babilonesi il nome di alcuni dei è occulto e segreto, allora li si designa con delle le perifrasi: “In-lil” (il signore del Lil), “In-zou” (il signore dello zou, lo scibile), “Bêl” (il padrone).  

I contenuti del Shiour Qomah continuano quelli della mistica della Merkavah, nel quale il profeta Ezechiele vede sul Trono di Gloria una figura simile a quella di un uomo” (Ezechiele I,26). Ma Gershom Scholem va a cercare ancora più lontano l'origine: Sembra impossibile che, tra i mistici che hanno scritto il Shiour Qomah, questa figura identificata con l'uomo primitivo della speculazione iraniana contemporanea, non sia entrata nel mondo della mistica ebraica; e facendo ancora un piccolo passo, non è legittimo chiedere se non sia esistito, almeno tra i mistici della Merkavah, a cui dobbiamo la conservazione dello Shiour Qomah, una supponenza  di una distinzione fondamentale tra gli aspetti di Dio Creatore, il Demiurgo, in altre parole di uno dei suoi aspetti, e la sua essenza indefinibile? Non esistono elementi per negare che è precisamente l'uomo primitivo sul trono della Merkavah, uomo che il Shiour Qomah chiama Yotser Bereshith, ossia Creatore del mondo (Le Grandi Correnti della Mistica Ebraica).  

 


 

I cinque testi che seguono contengono la memoria del testo iniziale dello Shiour Qomah; e  a parte il Sépher Raziel, sono completi, ma si tratta delle versioni brevi.

Il Sépher Raziel è un famoso libro  che non contiene soltanto le descrizioni del Shiour Qomah, ma affronta anche i temi essenziali della Qabalah pratica e sviluppa largamente l'angeologia. Questo spazio web non consente di includerne la traduzione completa, sebbene lo staff di Montesion ci stia lavorando per trovare delle soluzioni soddisfacenti.

 

I testi dello Shiour Qomah, che è bene ripeterlo rappresentano il summa di questa dottrina, e che Montesion offre in anteprima ai propri Ospiti per la lettura e lo studio sono: 

  • Il Sépher ha-Shiour  - Il Libro della Dimensione

  • Il Sépher ha-Qomah  - Il Libro del Corpo

  • Il Merkavah Rabbah  - La Grande Merkavah

  • Il Sidour Rabbah  - Il Grande Rito

  • Una sezione del Sépher Raziel (dal foglio 37a al foglio 39b)

La traduzione è opera d’ingegno del carissimo Fratello Federico Pignatelli, ogni diritto è riconosciuto. La libera circolazione in rete è subordinata alla citazione della fonte e dell’autore. 

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