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Per terminare, faremo nostra la conclusione dell’articolo del rav Baroukh Horowitz menzionato all’inizio della nostra inchiesta ("Introduction to Thorah patterns", in Jewish Studies Rivista, n° 33 estate 5747/1987), e sarà sulle sue parole di saggezza che chiuderemo queste note:

"Questo approccio ai testi sacri che appartiene al campo del rèmez (allusione), deve essere considerata solamente come sussidiario dello pechat (senso letterale, essoterico), ma non deve divenire, in nessun caso, il metodo principale di comprensione della Thorah. Esso tratta soltanto della forma esterna e non del contenuto. Può tuttavia avere un valore strettamente pedagogico per sviluppare l’apprezzamento dell’armonia divina inerente alla Thorah.

Ha fatto delle sue prove un mezzo potentemente efficace per la trasformazione di scettici induriti, in credenti convinti dell’origine divina della Thorah".

"È importante stabilire una distinzione tra interpretazioni numeriche che non sono altro che mezzi mnemotecnici applicati soggettivamente con lo scopo di ricordare associazioni di idee nella Thorah; e un simbolismo numerologico che risponde alle idee e ad un piano preciso, prova documentale di un’armonia divina. È questo ultimo aspetto che dovrebbe essere l’oggetto di un sviluppo sistematico nella nostra epoca, l’epoca dell’informatica".

Secondo i nostri Saggi, esistono quattro livelli di interpretazione della Thorah, conosciuti con l’acrostico formato dalle loro iniziali P R D S, Pardess, giardino fruttifero, giardino di delizie; etimologia della parola paradiso

  • Pechat, il senso letterale;

  • Rémez, le allusioni;

  • Derach, interpretazione omiletica;

  • Sod (segreto) l’esegesi mistica, esoterica e cabalistica.

 

I dilouguim apparterebbero, al tempo stesso, al Rémez e al Sod.

"Alcuni si sono posti il seguente problema: se questo metodo di ricerca riuscisse, finalmente, a produrre una prova definitiva sull’origine soprannaturale della Thorah, ciò non priverebbe l’uomo del suo libero-arbitro, e non sarebbe obbligato ad ammettere che la Thorah è la Verità assoluta?

"Non penso che ci si debba oltremodo preoccupare di questo. Infatti, anche dopo che gli israeliti ebbero udito con le proprie orecchie la Parola divina, e furono testimoni di numerosi miracoli, mantennero, ugualmente, le loro cattive inclinazioni e ciò non impedì loro di trasgredire e di ribellarsi con il Vitello di oro. Esistono altre prove convincenti e radicali dell’origine divina della Thorah, e questo non fa sparire l’inclinazione al peccato, anche in quelli che sono coscienti di questa evidenza".

"Forse, poiché siamo storicamente così lontani dell’esperienza diretta della Rivelazione e della profezia, D. ha creato un contrappeso per compensare l’indebolimento dell’impatto psicologico della Rivelazione, inviandoci delle prove di predizioni profetiche realizzate nella nostra epoca, la conferma di certi versetti con delle scoperte archeologiche, dei fatti scientifici e dei codici matematici che ci permettono di riscoprire, oggi, la verità della Thorah".

 

Una scoperta del Dr Katz, commentato dal rav Yaniv: nel Midrach è detto che, nel momento della Creazione del mondo, il suono dello chophar (il corno di montone, come quello che si suona a RochHaChana) echeggiò. È questo chophar che, in un prossimo futuro, speriamolo, annuncerà la Gueoula (il Riscatto) che è lo scopo finale della Creazione, così come si canta in Lekha Dodi, il Cantico di accoglienza dello Chabbath: Sof mahassé bema’hachava te’hila ("L’atto finale è [in gestazione] nel pensiero originario"). L’atto finale; il Riscatto che metterà fine all’esilio e che sarà annunciato dal suono dello chophar; era già iscritto nel pensiero originario", quello della Creazione: difatti, le lettere che scrivono la parola chophar si rivelano fin dal primo versetto del Beréchith, ad intervallo regolare di 25 lettere. Quindi, ogni volta alla ventiseiesima, gimatreya del Tetragramma hwhy.

 

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