Pirofilo

Pensieri solitari di un Viandante Giardiniere

(Tratto da “Storie di Viandanti e Giardinieri”, edizione fuori commercio 2009)

 

Sono seduto qui, all'ombra di accoglienti alberi, a riposarmi ancora per un po'. Osservo Austro, il compagno di Cammino, che si sta allontanando sulla strada che conduce diritta a nord, ha già superato il sentiero che, a sinistra, quasi invisibile, porta verso l'occidente, verso il Giardino delle Esperidi.

Ora ho modo di rimanere in solitudine a pensare alle "follie" che ho appena condiviso con un temporaneo compagno di viaggio.

 

In  genere mi succede sempre così : parlando con un interlocutore, seguo in parte un riferimento interiore che mi sembra già consolidato, ma poi, lungo il discorso, mi faccio prendere la mano da forme improvvisate, che mi sembrano promettenti. Alla fine mi viene il sospetto di proporre e vivere una convergenza  di Intenti, Azioni e Bellezza che certamente non avevo concepito in antecedenza.

Ripensandoci successivamente mi accade di meravigliarmi.

 

Prima dell'incontro con "Austro" avevo una vaga idea di affrontare il "fatto" che al giorno d'oggi non si riesca più a creare Miti che propongano, in chiave velata ma moderna, qualche nuovo spunto vitale alle necessità esistenziali, che sempre più premono sugli esseri viventi in una forma  inespressa e vaghissima, ma con grande forza  immanente.

 

L'idea iniziale era di riuscire a formulare almeno "una" proposta di Mito, tale da  costituire un punto di partenza. Adesso, invece, dopo aver parlato con un temporaneo compagno di viaggio, mi trovo a far fronte a sette, ripeto sette, possibili trame di Miti, assai diversificate fra di loro. Perciò mi meraviglio e, debbo aggiungere, neanche poco.

 

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Ora mi trovo di fronte ad un "problema" complesso :

come posso impostare un possibile nuovo Mito "operativo", in modo che esso possa dare il massimo delle percezioni ? Deve essere un racconto narrato dall'esterno come un fatto compiuto ? Oppure deve svolgersi proponendo una convergenza dall'interno ? Chi deve essere il protagonista  ? E così via. Mi sembra, perciò, di essere prigioniero di molti dubbi. Con idee molto poco chiare, sperando, forse, di riuscire a fondere insieme in un unico messaggio la convergenza  di Intenti, Azioni e Bellezza.

 

Perciò, mi è particolarmente gradita questa sosta, che mi consente di dare via libera ai miei pensieri.

 

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Cerco di rendermi conto del significato delle completezze dei Miti tradizionali, in particolare ponendo attenzione a quello che manca. Mi è venuta alla mente un'intuizione, che ora cerco di sviluppare.

 

Sei dei sette Miti implicano una "positività", cioè si propone una qualche forma evolutiva, che deve essere oggetto di "immaginazione" di Artista. Si fa eccezione con il Mito di Orfeo, che propone certamente un esito, che però è impossibile da realizzare.

 

Osservando con attenzione i sei Miti, mi accorgo che propongono finalità assai diverse : per fare un esempio, alcuni propongono Luoghi, altri propongono "Stati esistenziali" da raggiungere, altri, infine, una sostanziale Bellezza. E' proprio la Bellezza che ha provocato in me l'intuizione.

 

Mi sono detto, perché mai i nuovi Miti richiedono, rispetto alla Tradizione, profonde trasformazioni nel modo di interpretarli. I Miti moderni devono forse proporre argomenti che nell'antichità non potevano essere presi in considerazione, perché l'evoluzione dell'uomo ancora non lo consentiva ? Sicuramente Don Giovanni, nel passato, sarebbe stato incomprensibile, ed altrettanto Faust.

 

Se debbo ricercare trasformazioni nei Miti perché possano essere interpretati in chiave moderna, probabilmente debbo anche trasformare le impostazioni.

Perciò, a questo scopo, mi è venuta l'idea di raggruppare Miti citati, ed ho trovato una plausibile coerenza assegnando (debbo dire con una certa elasticità che può anche sembrare un arbitrio) i gruppi rispettivamente agli Intenti, alle Azioni ed alla Bellezza.

 

Ed ecco i risultati :

-    Un Viandante, che esercita la sua Azione di Giardinaggio, opera in prevalenza nel Giardino delle Esperidi, operando sui Semi e sulle Piante. L'undicesima fatica di Ercole trova una finalità operativa nel Giardino ed anche nei "Semi viventi" che può incontrare per strada, sia nei tradizionali Viandanti uomini, come nelle Donne, oggetto dell'attenzione di Don Giovanni, perché anch'esse sono Viandanti dell'Esistenza che si incontrano. Prometeo si dedica alla "coltivazione del  Fuoco". Perciò, mi sembra giusto assegnare prevalentemente alle Azioni questi Miti di "Giardinaggio".

-    Il penetrare liberamente nell'Ade, appreso con la dodicesima fatica, consente ad un Principio Individuale la perenne esperienza del Palazzo del Re, che offre,  con le sue simboliche stanze, la possibilità di scegliere gli Intenti in base a qualcosa che esiste già nel Palazzo. Così Faust dovrebbe saper scegliere fra gli Intenti il punto di partenza delle "esperienze" che intende vivere. Per questi motivi credo che i due Miti appartengano essenzialmente agli Intenti.

-    Il Mito degli Argonauti e quello di Parsifal perseguono mete "penetranti", e suggeriscono una irresistibile Presenza del Mercurio, come mezzo che si diffonde nelle Forme, riempiendole e rendendole viventi in modo perenne. Questo rappresenta sia un Atto di Bellezza, che la generazione di un'Opera d'Arte. Per queste ragioni i due Miti si accompagnano nella Bellezza.

 

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Ora, mi sento di nuovo pieno di meraviglia. Non avevo certamente iniziato l'analisi dei Miti pensando di raggiungere una simile chiarezza di obiettivi.

Mi rendo conto, ora, che considerare il Vello d'Oro come una Bellezza avrebbe, nel passato, generato molte difficoltà a chi voleva comprendere il Mito degli Argonauti. Il Vello d'Oro appare di solito come un "tesoro" che si può possedere e portare via, mentre la Bellezza non può essere un oggetto di proprietà, ma piuttosto una Potenza da vivere.

Così le Donne di Don Giovanni, come potevano essere viste come un Seme vivente, da coltivare per la Gloria della Trascendenza, e non come oggetto di un dissacrante possesso individuale ?

E così, il Palazzo del Re, non potrà mai essere un luogo esteriore da conquistare, come appare normalmente. Quello che, invece, non appare normalmente, è che il Palazzo esiste già, mentre quello che occorre al Viandante è la facoltà di avere perennemente l'accesso al Luogo che lo contiene.

 

Queste mi sembrano alcune giuste premesse per affrontare i nuovi Miti. Ma prima di proseguire vorrei chiarire meglio un punto che mi pare essenziale, cioè se è ancora importante una sequenza preferenziale di correlazione fra i Miti stessi.

 

Intenti, Azioni e Bellezza portano istintivamente a privilegiare una sequenza, che trova un riscontro logico nelle antecedenze e susseguenze. Ma forse le cose non stanno sempre così. Mi sembra che spesso avvengano cicli preferenziali di attenzione su uno o l'altro dei gruppi.

 

Spesso mi sono fermato a meditare sulle percezioni di una specie di "respiro" cosmico, generato da insondabili livelli di Potenza, sui quali non abbiamo controllo. A volte, senza un'apparente ragione, prevale il bisogno di Azione, altre volte l'Intento o l'attrazione della Bellezza. Posso solo avanzare l'ipotesi di "richiami" da parte del Principio Universale.

 

Ora come ora, sono nelle vesti di un Viandante Giardiniere e mi sembra opportuno restarci, almeno per un po'. Penso proprio di incominciare a lavorare sulle Azioni. 

 

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