Il documento, che offriamo ai nostri Ospiti per la lettura e lo studio è stato pubblicato su Hiram n.5 anno 2005 Erasmo Editore. Nel corpo del testo dell’articolo originale (riportato con un carattere e colore diverso) sono state inserite tutte le osservazioni che l'autore (Paolo Mascetti ex Montesion) ha ritenuto di dover fare. Il contenuto dei documenti obbliga soltanto gli Autori e non riflettono di necessità la posizione della Loggia o del G.O.I. La libera circolazione del lavoro è subordinata all'indicazione della fonte e degli autori.

 

© Giuseppe Abramo   © Paolo Mascetti


 

P. Mascetti: Su Hiram 4/2005 è apparso un articolo a firma Giuseppe Abramo intitolato “Gli Eletti Cohen”. Si tratta di uno dei peggiori esempi di polemica gratuita che mi sia capitato di leggere, direi quasi di controinformazione, tanto sono superficiali e pretestuose le argomentazioni. L’autore non è nuovo a questo tipo di scritto perché si era già cimentato nel 1995 scrivendo contro l’Ordine degli Eletti Cohen, criticandolo senza alcun costrutto e senza alcuna ragione apparente. Qualche anno dopo (2005) ripeteva l’azione pubblicando lo stesso pezzo, salvo modifiche di ampliamento, su Hiram, l’organo del Grande Oriente d’Italia. Anche questa volta senza alcuna ragione apparente.

Non desti ora meraviglia che questa critica venga fatta a sei anni dalla pubblicazione dell’articolo: le mie priorità personali mi hanno costretto a rivolgere l’attenzione altrove per alcuni anni e non ho potuto lasciare spazio per altro ma quando le condizioni costrittive sono terminate ho potuto riappropriarmi del mio tempo e contestare l’articolo di cui trattasi. Nel 1995 fu lo stesso fratello I. Mosca ad impedire ogni reazione a quella “tavola” che alcuni fratelli avevano in animo di provocare, perché lo riteneva inutile anche considerando la limitata diffusione di quello scritto, mentre nel 2005 la scomparsa del fratello Mosca ha inibito ogni replica. Non è la critica in sé che dà fastidio ma è la banalità dei contenuti; utilizzando ogni sorta di informazione, attendibile e non, viene criticato l’Ordine con esagerata ironia senza che il nostro sprovveduto saggista dia conto che le conclusioni a cui arriva sono state ampiamente dibattute, sia in Francia che in Italia, molti anni prima che anche lui le prendesse in considerazione; erano, inoltre, oggetto di riflessione da parte del Sovrano Gran Commendatore Ivan Mosca (Hermete) che le condivideva serenamente con chiunque gliene facesse richiesta.

L’unico motivo che può essere ipotizzato per l’inutile asprezza contenuta nell’articolo è, molto probabilmente, relativo alla necessità di dichiarare pubblicamente la propria estraneità a quella visione della Libera Muratoria così avversata dai vertici di ogni comunione massonica nonché del Grande Oriente d’Italia, di cui G. Abramo era divenuto, nel frattempo, Gran Segretario. Ancora oggi il comportamento di G. Abramo risulta incomprensibile e non si riesce a supporre alcuna spiegazione se non quella già indicata, e cioè la volontà di ridimensionare o cancellare una visione della Libera Muratoria che si presenta di impossibile assimilazione per il suo intelletto e che, pertanto, lo spinge ad osteggiarla invece di studiarla con mente libera.

Oltre alle contestazioni dettagliate nel seguito, alle quali sarebbe auspicabile avere una risposta, due sono le domande di fondo che pongo all’inizio e che ripeto nel corso delle pagine seguenti:

a) come mai l’articolo è stato pubblicato proprio in coincidenza della scomparsa del fratello Mosca,

b) come è possibile discettare di un Ordine la cui lingua ufficiale è il francese, la cui documentazione è tutta disponibile in francese senza fornire una sola prova dell’avvenuta consultazione e comprensione della documentazione stessa?

 

Infine, credo che sia opportuno aggiungere che, nello scrivere quanto segue, sono spinto esclusivamente dal rispetto per la memoria del Fratello Ivan Mosca oltre che dal rispetto per la verità in merito ad un argomento che ritengo di conoscere bene e comunque abbastanza per confutare con cognizione di causa almeno una parte dei tanti errori contenuti in questo articolo.

 


 

1 . Gli Eletti Cohen e la Massoneria

G. Abramo:

Su Hiram n. 2/2005 è apparso un pregevolissimo articolo a firma di Ovidio La Pera intitolato Martinismo e Martinèsismo. L'Ordine dei Cavalieri Massoni Eletti Cohen dell'Universo.

 In verità era da tempo che non si sentiva più parlare di "Eletti Cohen", di un "Ordine" abbastanza antico (che – a dire di qualcuno – vanterebbe importanti legami con la Massoneria), di "riunioni equinoziali e solstiziali" in paesi "esotici", "telluricamente validi" e così via di questo passo.

 

P. Mascetti:

Di importanti legami con la Massoneria ne parla, tra gli altri, anche uno storico di professione al quale certamente non si può contestare alcun approccio “esoterico” e cioè Carlo Francovich, Storia della Massoneria in Italia. Dalle origini alla rivoluzione francese, Firenze, 1974, testo, tra i tanti disponibili, al quale rimando per ogni approfondimento. Per quanto riguarda il “telluricamente valido” posso testimoniare che era una espressione che veniva utilizzata nei primi anni 70 dal fratello Mosca e da me, esclusivamente per ironizzare e non per altro; potrei citare alcune delle occasioni in cui venne utilizzata ma questi sono ricordi personali che sarebbe inopportuno qui riportare. L’espressione ha avuto vita breve proprio per il carattere ironico ed è davvero singolare che sia rimasta scolpita nella memoria dell’autore dell’articolo per quasi quarant’anni e poi riutilizzata in un contesto diverso ed incompatibile con il suo significato originario.

 

G. Abramo:

L'interessante articolo affronta con competenza e precisione le impostazioni concettuali e strutturali del Martinismo ed anche del Martinèsismo, ma, ritengo per scelta dell'Autore stesso, i legami con la Massoneria sono rimasti alquanto sfumati e appena accennati.

Ciò premesso, poiché, nonostante talora categoriche affermazioni o altrettanto chiare e precise "denominazioni", nutriamo il fondato dubbio di trovarci di fronte a "Istituzioni" o "Organizzazioni" che non hanno né "profondi" né "decisivi" legami con la Massoneria, vogliamo qui, dopo aver ringraziato Hiram e l'illustre Autore dell'articolo in argomento, per lo stimolo allo studio e alla ricerca, cercare di dare un modesto contributo ad una ancora vexata quæstio.

 Per cercare di chiarirci le idee e di capire di che cosa si tratta, dobbiamo "avventurarci" in un mondo che, sin dalle primissime "battute", si annuncia ricco di Occultismo, di Misticismo, di Martinismo e non so di quanti altri "ismi"; sicché in un mondo così vasto e particolare non è facile trovare un punto da dove incominciare.

Tuttavia, prima di intraprendere qualsiasi disamina ci corre l'obbligo di precisare che i contenuti sostanziali e talora anche semplicemente formali di questo lavoro, attingono innanzitutto a documentazione "ufficiale" la cui reperibilità è relativamente facile e che è stata sempre chiaramente indicata o riportata ed inoltre a fonti bibliografiche (in verità abbastanza scarse in lingua italiana) che talora si sono occupate del tema solo indirettamente.

 

P. Mascetti:

Dove è stata chiaramente indicata o riportata la documentazione ufficiale? Nell’articolo originale non ci sono note a piè di pagina, neppure note a fine testo né nota bibliografica. Sarebbe molto interessante avere la lista di queste fonti.

 

G. Abramo:

Inoltre, per correttezza di informazione è il caso di dichiarare che chi scrive ha avuto la fortuna di conoscere "personaggi", non solo studiosi della materia, ma talora anche direttamente coinvolti in qualcuna di quelle vicende che si intendono esaminare e pertanto "notizie, indicazioni o suggerimenti" che sembravano essere solo un pour parler, con il tempo e con qualche ricerca hanno finito con l'assumere una luce del tutto nuova e diversa.

 

P. Mascetti:

“…che sembravano essere solo un “pour parler” con il tempo e con qualche ricerca hanno …..”. Frase oscura. Che significa? Nessuna luce nuova e diversa è venuta a rischiarare le reali intenzioni del Fratello Hermete, al secolo Ivan Mosca nonché Sovrano Gran Commendatore dell’Ordine degli Eletti Cohen, il quale ha sempre avuto una condotta coerente e, soprattutto, libera da interessi personali. Per quanto riguarda l’espressione “personaggi” bisogna rilevare che si tratta di termine assolutamente inadeguato in un testo che vuole essere, se non scientificamente, almeno formalmente corretto, visto che sta ad indicare tutti fratelli massoni che lui conosceva e conosce benissimo, molti dei quali sono o sono stati nel piè di lista della R:. L:. Monte Sion come, ad esempio, il sottoscritto.

 

G. Abramo:

Ciò premesso lo "studio" può definirsi un semplice lavoro di "assemblaggio" di pensieri ed idee spesso altrui, utilizzati allo scopo di dimostrare la tesi di fondo che consiste, puramente e semplicemente, nella profonda convinzione che l'Ordine degli Eletti Cohen non abbia nulla a che fare con la Massoneria, ma forse, con altre istituzioni od organizzazioni, probabilmente anche "iniziatiche".

 

P. Mascetti:

Convengo che i lavori di G. Abramo possono essere definiti ottimi riassunti di idee elaborate da altri. Per quanto riguarda la documentazione disponibile per l’argomento in questione, bisogna notare che la parte preponderante della documentazione è in francese e chiunque voglia scrivere un saggio storico e teorico sull’Ordine degli Eletti Cohen con cognizione di causa deve necessariamente poter accedere a quei documenti e studiarli con la massima facilità.

 

G. Abramo:

Tuttavia è bene sin d'ora precisare che, con queste affermazioni, tutte da dimostrare, non si intende formulare alcun giudizio su quell'Ordine, ma piuttosto lasciare ai suoi adepti, (se tuttora "attivi e quotizzanti", sempre che l'espressione sia compatibile), la responsabilità del suo valore intrinseco.

 

P. Mascetti:

Si dichiara di non voler formulare alcun giudizio ma tutto lo scritto è impostato negativamente ed il suo scopo – dimostrare l’inconsistenza delle idee da me sostenute – poteva essere lealmente dichiarato. Nel 1991, infatti, molto inopportunamente, gli ho dato una copia di uno scritto a circolazione riservata che avevo predisposto per fare il punto della situazione in cui si trovava l’Ordine e che è servito, invece, come sua fonte di informazione nonché per trarre spunti di contestazione. Per quanto riguarda la “responsabilità” di dimostrare il “valore intrinseco” dell’Ordine è ovvio osservare che se non è carico di coloro che ne fanno parte chi altri avrebbe tale compito? Dimostrare il valore intrinseco della Massoneria è a carico dei Massoni o di qualcun altro che questa qualifica non ce l’ha? Insomma, è un copione già visto molte volte: c’è chi lancia critiche del tutto gratuite, costruite con acredine e ignoranza, e chi si trova costretto a dover ribattere per dimostrare il valore intrinseco delle proprie posizioni. Io non voglio qui dimostrare il valore intrinseco dell’Ordine ma voglio evidenziare le debolezze e le inconsistenze delle critiche costruite senza la necessaria ed approfondita conoscenza dei fatti che, invece, il nostro saggista avrebbe dovuto avere.

 

G. Abramo:

Abbiamo detto che è difficile trovare un punto di partenza. Comunque, non avendo molta fantasia partiamo dal nome, "Cohen", che è un adattamento del termine ebraico "Choanim" con il quale venivano designati i membri della casta sacerdotale costituita da Salomone, per assicurare il servizio divino nel Tempio. La discendenza proviene direttamente da Aronne, anche se il fondatore degli "Eletti Cohen" afferma, in verità senza nessuna dimostrazione o plausibile ragione, che questa casta sarebbe esistita anche prima del regno di Salomone e prima ancora di Mosè.

 

P. Mascetti:

Come punto di partenza avrebbe potuto sceglierne un altro, almeno per evitare errori, perché i Cohanim non sono stati costituiti da Salomone. Sarebbe opportuno che l’autore dell’articolo studiasse Numeri cap. 18 dove si legge: “Tu e i tuoi figli con te eserciterete il vostro sacerdozio per tutto ciò che riguarda l’altare e ciò che è oltre il velo, e presterete il vostro servizio. Io vi do l’esercizio del sacerdozio come un dono.” Il destinatario di queste parole è Aronne che visse circa 3 secoli prima di Salomone; in altri termini, al tempo di Salomone i Cohanim esercitavano il sacerdozio già da 3 secoli. Se effettivamente Martinès de Pasqually ha scritto che il sacerdozio sarebbe esistito anche prima del regno di Salomone, è necessario darne il riferimento esatto ed è altrettanto necessario, prima di criticare inutilmente, cercare di capirne il senso. Comunque, non è difficile dare una spiegazione diversa, il cui significato può essere così riassunto: la tradizione Cohen, cioè la tradizione sacerdotale occidentale, è certamente anteriore a Salomone, a Mosè ed Aronne poiché “Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abramo con queste parole: «Sia benedetto Abramo dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici».” Così si legge in Genesi, 14,18-20. In alternativa, se si rifiuta il riferimento biblico, si è obbligati a dimostrare che l’inizio della tradizione sacerdotale coincide con l’istituzione del sacerdozio del Tempio di Gerusalemme in modo tale da poter dimostrare l’infondatezza della affermazione di Martinès de Pasqually.

Riassumendo: la tradizione sacerdotale occidentale è anteriore ad Aronne e, a maggior ragione, a Salomone e quest’ultimo non ha “costituito” nessuna casta sacerdotale. In relazione alle “fonti di informazione” dell’autore dell’articolo, si confronti “La Franc-Maçonnerie templière et occultiste” di René Le Forestier, nota 4 di pagina 295, dove si legge quanto segue: “Coëns est une adaptation du mot hébreu Cohanim qui désignait la classe sacerdotale la plus élevée, constituée à Jérusalem pour assurer le service divin dans le Temple. Les Cohanim, qui avaient les Lévites sous leur ordres, passaient pour descendre en ligne directe d’Auron et pour être, par la suite, en possession des vérités secrètes révélées par l’Éternel à Moïse et communiquées oralement par celuici à son frère". La corrispondenza della nota con il testo dell’articolo presenta una corrispondenza quanto meno imbarazzante considerato che l’articolo stesso non è stato corredato da una bibliografia e che non c’è alcun riferimento al testo di Le Forestier, forse tradotto in italiano e da cui sembra proprio che il nostro saggista abbia preso “ispirazione”. Un’ultima nota per la precisione dei termini: Cohen non è un adattamento di Cohanim ma ne è la sua forma singolare. Mentre, al contrario, ha ragione Le Forestier (vedi sopra) a scrivere che la parola ebraica al plurale e traslitterata in “Cohanim” è stata successivamente adattata nel francesizzato plurale “Coëns”, privato della lettera “h” ma provvisto opportunamente di dieresi per evitare una pronuncia cacofonica. Chissà quanti copieranno ancora senza riflettere su questo madornale errore di traduzione. Per gli amanti del dettaglio, aggiungo che in ebraico le parole in questione si scrivono come segue: כהן (forma singolare), כהנים (forma plurale); in ebraico moderno si può scrivere anche כוהן con la “vav” che regge la vocale “o” e lo stesso dicasi per il plurale. Dopo queste prime osservazioni critiche, una domanda si pone: ma non sono sufficienti simili errori e scopiazzature come quelli qui rilevati e attribuibili alla necessità di colmare lacune evidenti, per inficiare l’attendibilità e la serietà di tutto il resto dell’articolo?

 

G. Abramo:

Ciò detto è bene abituarsi sin d'ora a non formulare troppi "perché" e a prendere le cose come vengono, talora cioè, anche, come si suol dire, non proprio "con i piedi per terra".

Così ad esempio è "notorio" che il sopra accennato fondatore era un "massone riconosciuto", anche se si ignora quando fu accolto nell'Istituzione.

Tuttavia c'è chi è pronto a giurare che Jacques de Livron Joachin de la Tour de la Case Martinès de Pasqually, nato a Grenoble nel 1727 e morto a S. Domingo nel 1774, ha lasciato una traccia indelebile nella Massoneria (!?) che l'insieme dei contenuti della dottrina massonica, debba essere indissolubilmente associato all'insegnamento di Martinès de Pasqually e, per finire, che Martinès è sostanzialmente il fondatore del regime massonico che più di ogni altro ha colpito e sollecitato l'immaginazione mistica negli ultimi due secoli e tutto ciò con quell'Ordine dei Cavalieri Massoni Eletti Cohen dell'Universo, costituito all'Equinozio di Ariete del 1767, e che, praticamente cessa ogni attività, al massimo nel 1781, con la consegna degli "Archivi" al marchese Savalette de Lange, conservatore anche degli Archivi dei Philaleti.

 

P. Mascetti:

L’influenza sulla Massoneria, se ne faccia una ragione, c’è stata e, per un attento osservatore, i segni sono ravvisabili. Il corsivo è tratto da quel documento riservato sopra menzionato e la frase poteva essere utilizzata senza inutile ironia al fine di mantenere uno stile di esposizione serio e decoroso; comunque, vent’anni dopo aver scritto quella frase, posso affermare di non aver cambiato idea neanche un po’. Anche il Grand Orient de France alla fine del 19° secolo, in una propria pubblicazione, dichiarava l’evidente importanza che l’Ordine degli Eletti Cohen aveva avuto. Visto che G. Abramo mi conosce, avrebbe potuto chiedermi maggiori dettagli sulla mia visione per poi criticarla, eventualmente, ma con cognizione di causa. Molti dei massoni che hanno fatto la storia della Libera Muratoria e che hanno contribuito a creare quell’humus così fertile sul quale è cresciuta e sviluppata la Massoneria, erano Eletti Cohen, sia nel 18° secolo che nel 20° secolo. Mi riferisco principalmente alla Massoneria francese ed italiana essendo le altre Comunioni molto meno dedite a lavori di tipo strettamente esoterico. Basti pensare, ad esempio e tra i più noti, a Willermoz ed ai suoi innumerevoli contatti in Europa con cui era in relazione epistolare, a Cazotte, a De Maistre, a Bacon de la Chevalerie, a Giraud e ad alcune logge piemontesi, a Naselli e a tutti quei fratelli, di cui si conosce a volte soltanto il nome, che hanno lavorato e agito in ambito massonico portandovi la propria esperienza Cohen. La storia delle idee non coincide con la storia degli individui che compiono azioni ma è lo studio delle modalità con cui si propagano le idee nell’ambito dei gruppi umani, quasi sempre prescindendo dalla volontà degli individui stessi.

 

G.Abramo:

Infatti dopo la morte di Martinès de Pasqually (1774) a succedergli come Sovrano Universale viene chiamato Caignet de Lester, che muore dopo pochi anni il 19 dicembre 1779.

A questi succede Sebastiano de Las Casas, che appare alquanto disinteressato delle sorti dell'Ordine e che già nel 1780 consiglia ed invita gli Eletti Cohen a chiudere i loro Templi (che nel periodo di maggior fioritura erano arrivati a 12, di cui uno a Port au Prince nell'Isola di S. Domingo) e a consegnare gli archivi ai Philaleti. D'altra parte l'Ordine, quasi subito dopo la morte del suo fondatore, aveva iniziato un precipitoso declino.

Ma torniamo alla "iniziazione massonica" di Martinès, che, contrariamente a quanto avevamo sempre ritenuto e cioè che la trasmissione potesse aversi solo per il tramite di una regolare organizzazione "tradizionale", sarebbe avvenuta per via "ereditaria" o "sanguigna". Infatti egli era in possesso di una "patente" massonica concessa a suo padre da Carlo Edoardo Stuart nel 1738, con la quale si autorizzava l'intestatario Don Martinès Pasqualis, scudiero, di sessantasette anni, nativo della città di Alicante in Spagna [...] nonché [...] suo figlio primogenito, di ventotto anni di età, nativo della città di Grenoble in Francia [...] a costituire massoni e ad aprire templi A.G.D.G.A.D.U.

 

P. Mascetti:

L’iniziazione tramite una regolare organizzazione tradizionale è un concetto che è stato compiutamente esplicitato ed inserito in una teoria più ampia, da René Guenon del quale, giustamente a mio avviso, è stato detto che le sue teorie sono puro “terrorismo ideologico”. La sicurezza con cui Guenon le ha espresse non è la prova della loro giustezza ma è soltanto la manifestazione del desiderio di mettere ordine dove si crede che ci sia solo disordine. L’iniziazione si può anche avere al di fuori di una organizzazione tradizionale – salvo definire dettagliatamente sia l’iniziazione che la tradizione –, e rimanere ancorati a concetti e teorie altrui non dimostra l’ingegno che il ricercatore, in questo caso polemista, dovrebbe avere.

 

G. Abramo:

In sostanza Martinès, pur non essendo stato iniziato con le normali procedure, poteva trasmettere l'iniziazione massonica da solo, cioè senza il concorso di altri Fratelli, com'è nella normale prassi, cosa che peraltro Martinès fece quando i pochi discepoli non reclutati nella Massoneria provenivano dal mondo profano, ed in questi casi conferiva subito tutti i gradi che aveva a disposizione (Apprendista, Compagno e Maestro).

 

P. Mascetti:

La patente Stuart è un problema aperto che non verrà risolto facilmente e a breve. L’originale è andato perduto e il testo lo si deve a Hilaire-Pierre de Loucelle che lo riportò in “Recherches historiques Or:. de Bordeaux - L:. La Perfection”, La Chaine d’Union de Paris, volume 9, 3me serie, 1880, pp. 277-279. Il testo è stato ampiamente studiato e commentato in modo autorevole e preciso da André Kervella che ne ha dato conto in un articolo ampio e documentato pubblicato nel bollettino n. 19 della Societé Martines de Pasqually e al quale si rimanda per un eventuale ed auspicabile approfondimento. La patente Stuart autorizzava ed è stata riconosciuta come valida. Comunque, anche se la procedura fosse anomala, secondo le metodologie attualmente in uso presso le comunioni massoniche di tutto il mondo, si deve tener ben presente che, anche ai nostri giorni, l’iniziazione sulla spada è riconosciuta come valida e un massone, iniziato sulla spada, può a sua volta iniziarne un altro. È stato deciso che soltanto il Gran Maestro possa iniziare sulla spada ma un Gran Maestro non ha e non avrà mai poteri maggiori di un qualsiasi Maestro Venerabile essendo il potere massonico basato sulla Loggia e non sulla Gran Loggia. Al fine di evitare un uso sconsiderato della iniziazione senza il concorso di altri Fratelli, per convenzione si è lasciata tale prerogativa al solo Gran Maestro ma la procedura in sé non ha nulla di contrario alla norma iniziatica anzi è quella che costituisce il fondamento della trasmissione e la presenza di altri Fratelli riuniti in Loggia sottolinea l’accoglimento nella collettività ma non influisce sulla qualità della trasmissione.

 

G. Abramo:

Non credo che sia qui il caso di cimentarsi in una discussione sull'importanza della "patente" Stuart, ma tenuto anche conto del fatto che il Grande Oriente di Francia è ancora di là da venire (sarà infatti istituito solo nel 1773), un qualche valore deve aver avuto, se è vero, com'è vero, che nel 1765 la Gran Loggia di Francia riconosce regolare la Loggia Madre dei Cavalieri Massoni Eletti Cohen dell'Universo, costituita nel 1764 a Bordeaux, sotto il titolo La Francaise Elue Ecossaisse, e nel 1776, dopo la morte di Martinès, il Tempio di La Rochell ritorna all'obbedienza della Gran Loggia di Francia ben presto seguita da quelli di Libourne e Marsiglia.

Inoltre, come si è accennato, il reclutamento avveniva nella Massoneria e la struttura dell'Ordine degli Eletti Cohen elencava nei primi tre gradi gli stessi della Massoneria Universale, il che dava all'Ordine stesso l'apparenza di un RITO massonico. (Per approfondire: Consultare il documento "Cosa sono i Riti Massonici" nota del Web Maestro)

Abbiamo detto "l'apparenza" e non a caso, perché di questo si trattava e non – come vedremo – di una effettiva situazione massonica.

Non vogliamo qui insistere sulla iniziazione massonica di Martinès, anche se, quanto meno, andrebbe chiarito il testo della cosiddetta "patente Stuart" che parla di [...] suo figlio primogenito, di ventotto anni di età, nativo della città di Grenoble in Francia [...]. Questo "figlio" era il fondatore degli Eletti Cohen oppure no?

Al riguardo c'è da considerare che se la data della "patente" è quella del 1738, a tale epoca Martinès aveva solo 11 anni, se invece, come pare ritenga Ambelain (L'Initiation n. 2, 1959, p. 84) la patente massonica che Martinès pretendeva di aver ereditato da suo padre avrebbe in realtà portato la data del 1758, a tale epoca Martinès aveva 31 anni.

C'è anche chi, per far quadrare i conti, ritiene come data di nascita di Martinès quella del 1710, ma poi se la data della patente è, come dice Ambelain, il 1758 i conti nuovamente non tornano.

 

P. Mascetti:

Con scopo inutilmente polemico si vogliono confondere le idee al lettore senza dare una possibile e più probabile spiegazione della linea temporale che verosimilmente è da considerarsi. Del resto non è la prima volta che sussistono dei dubbi sulla biografia di qualche personaggio storico. Si tratta, infatti, di supposizioni che hanno però un fondamento: Martinès de Pasqually inizia a frequentare nel 1754 l’ambiente massonico del sud della Francia e, quindi, in quel periodo aveva già la patente massonica altrimenti non sarebbe stato ricevuto. La data della patente suggerita da Ambelain, il 1758, è assai improbabile per questo motivo. Se si accetta, invece, la data del 1738 ne deriva che Martinès de Pasqually aveva 28 anni al momento del rilascio, che aveva 44 anni quando comincia a frequentare l’ambiente massonico e che sarebbe morto a 64 anni. Vi è un altro documento, a dimostrazione della difficoltà di giungere ad una data certa, che attesta l’età di 45 anni al momento di imbarcarsi per Santo Domingo nel 1772. Sono state delineate dagli storici alcune linee temporali basate su date di nascita diverse che si accordano con documenti vari ma nessuna di queste è certa. Nessuno vuol far quadrare i conti e gli storici, quelli che operano con serietà, non hanno mai smesso di cercare documenti a supporto di una data di nascita o di un’altra, senza alcun pregiudizio.

 

G. Abramo:

Tuttavia, anche a non voler discutere della iniziazione massonica di Martinès, una cosa è certa e cioè che l'Istituzione massonica servì solo al reclutamento, e, come meglio vedremo in seguito, l'Ordine degli Eletti Cohen di massonico non sembra mostrare tracce significative anche perché, in definitiva, pur poggiandosi formalmente su basi massoniche, in realtà era un ordine sacerdotale, con una sua dottrina, una sua liturgia, che voleva riecheggiare il vero culto dato da Dio stesso, ed i membri che ne facevano parte dovevano necessariamente accettare una regola per poter compiere i riti stabiliti.

Infatti l'eletto Cohen doveva osservare una regola di vita a carattere ascetico. I piaceri dei sensi dovevano essere contenuti al massimo. L'alimentazione abituale richiedeva l'abolizione del sangue, del grasso e delle interiora degli animali. L'uso dell'alcol era assai limitato. Erano inoltre prescritti dei periodi di digiuno e di ritiro dalla vita profana che dovevano essere scrupolosamente osservati.

 

P. Mascetti:

Forse il Rito Scozzese Antico ed Accettato non ha basi esclusivamente massoniche? Non recluta soltanto massoni delle logge blu? Da cosa si evince che il R. S. A. A., o la massoneria in generale, non hanno assolutamente alcun carattere sacerdotale? Proporre interpretazioni più sofisticate della ricchissima simbologia della piramide scozzese o di qualsiasi altra piramide, rispetto a quelle attualmente condivise, può suscitare reazioni negative di vario genere, ma si può comunque affermare, senza alcun timore di essere smentiti, che una condotta di vita senza eccessi e osservante di alcune regole elementari è sempre stata la base di ogni via di progresso spirituale, iniziatico, sacerdotale o profetico che sia. Sarebbe normale, ad esempio, che un qualsiasi massone, di qualsiasi rito e grado, si recasse ai lavori della sua loggia o camera di perfezione dopo essersi dedicato a soddisfare le esigenze più materiali e che questa fosse la sua normale e costante regola di vita? Certamente sarebbe dissonante e non contribuirebbe a raggiungere lo scopo della via massonica. Visto che il nostro infaticabile autore ostenta anche conoscenze cabalistiche, dovrebbe conoscere il significato e lo scopo della kasherut ovvero di quel complesso di norme comportamentali tradizionali la cui applicazione non è limitata soltanto al cibo; e con ciò voglio affermare che una regola di vita specifica è sempre alla base di una volontà di realizzazione specifica.

 

G. Abramo:

La precisione delle cerimonie – scriveva Martinès de Pasqually – non è da sola sufficiente, necessita una esattezza ed una santità di vita all'adepto che vuole entrare in relazione con gli Spiriti e gli necessita una preparazione spirituale fatta per mezzo della preghiera, del ritiro e dell'attesa.

Il testo "sacro" per eccellenza, tesoro, supporto e codice del sistema, fu il Trattato della Reintegrazione degli esseri nelle loro primitive virtù e potestà, che veniva dato manoscritto ai soli iniziati, probabilmente accompagnato da una liturgia e da quegli elementi magico-teurgici indispensabili per la operatività.

 

P.Mascetti:

Il “Trattato” non è mai stato un testo sacro per eccellenza, non è un tesoro, non è un supporto, non è un codice ed è stato scritto, con l’aiuto decisivo di L.-C. de Saint-Martin, soltanto dopo che l’Ordine era stato costituito per soddisfare una esigenza di conoscenza teorica manifestata da vari Fratelli. Si tratta, in sostanza, di un commento alla Torah, peraltro incompleto, dove vengono esposte le teorie Martinèsiste in relazione all’origine dell’universo, del male, dell’uomo, ecc. Molti anni fa, nel 1969, Robert Amadou ne ha pubblicato un pregevole riassunto e commento sulla rivista L’Initiation che il nostro saggista avrebbe fatto bene a leggere.

 

G. Abramo:

Ma una ulteriore ragione che ci porta ad escludere una significativa impronta massonica nell'Ordine degli Eletti Cohen sembra rintracciabile nelle liste dei gradi Cohen che, pur presentando alcune non significative varianti dovute alla diversità degli Autori, possono così riassumersi:

 

P. Mascetti:

Nessuno ha mai parlato di impronta massonica nell’Ordine degli Eletti Cohen, ma al contrario, si può ravvisare una impronta Cohen nella Massoneria.

 

G. Abramo:

  1. Massoneria blu o di S. Giovanni: Apprendista, Compagno, Maestro;

  2. Classe del "Portico": Apprendista Cohen, Compagno Cohen, Maestro Cohen;

  3. Classe (o Gradi) del Tempio: Grande Architetto (o Apprendista R+C), Grande Eletto di Zorababel (o Comm. d'Oriente o Comp. R+C);

  4. Classe Segreta Reau +Croix.

Della Massoneria di San Giovanni si è già detto.

Quanto ai gradi della Classe del "Portico" pur conservando un aspetto massonico, in realtà preparavano alla rivelazione della dottrina segreta.

Infine i gradi del Tempio introducevano nel pieno dell'esoterismo Martinista, in cui invece di essere iniziati si veniva ordinati.

 

P. Mascetti:

L’uso del termine “Martinista”, che possiamo qui considerare un semplice errore proveniente certamente da un altro testo da cui è stato copiato senza riflettere sulla sua correttezza, deve essere portato all’attenzione del lettore perché è un errore che ha causato notevoli problemi. Martinista è un aggettivo che deve essere collegato esclusivamente all’attività di Louis-Claude de Saint-Martin e dell’Ordine che è stato fondato da Papus alla fine del 19° secolo, e non può, mai e in alcun modo, soprattutto per ragioni dottrinali e cronologiche, essere correlato con Martinès de Pasqually, per l’attività del quale si usa l’aggettivo “ Martinèsista”. L’errore, commesso da molti autori, è stato quello di non suggerire una regola di convenzione e di non rispettare la logica, invertendo i due termini con eccessiva superficialità.

 

G. Abramo:

Infine l'ultimo grado, quello della Classe Segreta, trasportava sul piano pratico teurgico la teoria appresa in precedenza.

In queste ultime considerazioni ci sembra di poter cogliere una sostanziale e diversa impostazione di fronte a quella massonica.

Infatti innanzitutto, il che non è poco, nella Classe Segreta erano ammesse anche le donne e pertanto per raggiungere il massimo grado dell'ordine non era necessaria l'appartenenza alla Massoneria, in quanto le donne allora non vi erano sicuramente ammesse.

 

P. Mascetti:

Il problema della presenza femminile nell’Ordine è un problema di minima gravità e denota soltanto quanto scarsa fosse stata la comprensione del sistema di Martinès da parte di alcuni, tra cui Willermoz, che volle ostinatamente accogliere anche la sorella, madame Provensal. La presenza femminile non è mai stata istituzionalizzata e, infatti, negli Statuti del 1767 non si tratta mai di candidature femminili ma l’unico riferimento è relativo alla eventuale visita ai lavori di donne che hanno ricevuto l’iniziazione massonica. In altri termini, viene prevista l’eventualità che donne, che hanno ricevuto l’iniziazione massonica altrove e non nell’Ordine degli Eletti Cohen, possano recarsi in visita presso un tempio Cohen e chiedere di partecipare ai lavori simbolici. L’iniziazione massonica femminile non era una anomalia isolata ma era, al contrario, molto diffusa tra l’alta borghesia e l’aristocrazia nella Francia del 18° secolo ed è sufficiente accedere alle informazioni storiche sulla massoneria di adozione per interpretare correttamente il fenomeno della presenza femminile.

 

G. Abramo:

Inoltre, a nostro avviso, nella tradizione muratoria operativa, la "Mistica" non è ignorata, ma è solo una delle "scienze madri", al pari dell'Astrologia o dell'Alchimia e viene sovente associata alla "Teurgia" (dal greco theos "dio" e ergon "opera"), la quale – secondo il significato che le attribuivano i neo-platonici – altro non è che un insieme di "tecniche" iniziatiche per mezzo delle quali l'uomo dovrebbe essere in grado di realizzare in sé una progressiva "divinizzazione".

 

P. Mascetti:

La tradizione muratoria operativa? In che cosa consiste tale operatività? Sarebbe molto interessante averne una descrizione, sia delle modalità ma anche e soprattutto degli scopi di questa tradizione operativa e si vedrebbe quanto questa famosa operatività sia contigua alla via sacerdotale. I neo-platonici potevano essere liberi di attribuire qualsiasi significato alla teurgia ma da che cosa si evince che tale attribuzione possa o debba essere messa in relazione con quella che, invece, era la visione Martinèsista? Forse la teurgia ebraica, quella di cui parla con indubbia cognizione di causa anche Moshe Idel, professore dell’Università Ebraica di Gerusalemme nonché profondo conoscitore della mistica ebraica, è un po’ diversa? Potremmo, forse, parlare di questa senza scomodare i neo-platonici i quali, al di là del loro valore nell’ambito della storia della filosofia, non hanno generato una tradizione che ha operato attivamente per secoli e giungere infine fino a noi. Importanza teurgica dei precetti (mitzvoth), teurgia incrementativa, teurgia della captazione, teurgia dello “statu quo”, ascensione della ‘Atarà, non sono concetti che circolano soltanto negli ambienti ristretti della yeshivah Sha’ar HaShamaim ma sono di casa a Har HaTzofim, dove ha sede l’Università Ebraica di Gerusalemme. L’incauto autore dovrebbe approfondire l’argomento.

 

G. Abramo:

Nella visione Martinèsista la "Mistica" o la "Teurgia" sembra assumere il significato di magia superiore, di tecnica, di arte che permette all'adepto di porsi, tramite la magia cerimoniale in rapporto con le Intelligenze che popolano la nostra biosfera, costituente la "quarta dimensione".

 

P. Mascetti:

Mistica e teurgia non sono sinonimi; perché vengono forzatamente unite? La definizione di teurgia data dalla Treccani è: “Termine usato nella tarda filosofia neoplatonica (soprattutto da Porfirio, nel 3° sec. d. C., e da Giamblico, nel 3°- 4° sec.) per indicare l’arte di costruire statue e immagini capaci di attrarre la presenza in esse degli dei, e, più in generale, il complesso di riti e di tecniche magiche atte a creare rapporti privilegiati fra gli dei e gli uomini.” La definizione di mistica data dalla Treccani è: “Esperienza interiore, attestata in tutte le forme di civiltà e soprattutto nelle varie religioni storiche (taoismo, induismo, buddismo, ebraismo, cristianesimo, islamismo), descritta come la capacità che alcuni individui hanno di cogliere un oggetto o un essere, una realtà misteriosa altra da sé, al di là delle consuete forme di conoscenza empirica o razionale: si tratta di una percezione (esperienza mistica) che il soggetto avverte come contatto con l’oggetto fino a trasfondersi, trasformarsi e identificarsi con esso. Proprio per il suo carattere individuale e fuori dal normale esercizio delle facoltà logiche e razionali, l’esperienza mistica può essere trascritta solo in termini metaforici, simbolici, allusivi; alcune forme tuttavia possono considerarsi costanti: uno stato iniziale di passività radicale di fronte all’altro, un forte senso della totalità in cui il soggetto si esplica e si realizza superando distinzioni, limitazioni e contrapposizioni, una forma di rapporto conoscitivo, non logico ma intuitivo e unitivo, una presenza di momenti esemplari spesso accompagnati da fenomeni psicosomatici (estasi, raptus, ecc.) e uno stato finale sentito come liberazione da ogni limite empirico.” Come si vede non vi sono similitudini tra mistica e teurgia. Per avere una minima conoscenza della teurgia, almeno a livello intellettuale, ovvero elementare, è necessario studiare almeno i seguenti testi: - Moshe Idel, Kabbalah – New perspectives, Yale University Press, 1988 - Charles Mopsik, Les grands textes de la kabale – Les rites qui font Dieu, Verdier. Sono necessari altri due chiarimenti relativamente alla biosfera e alla quarta dimensione. La biosfera o ecosfera, è il “nome comprensivo per indicare quella parte della Terra nella quale si riscontrano le condizioni indispensabili alla vita animale e vegetale. Comprende la parte bassa dell’atmosfera, tutta l’idrosfera e la parte superficiale della litosfera, fino a 2 km di profondità. Insieme alle forme di vita che ospita, costituisce un sistema complesso, in equilibrio dinamico con le altre componenti della Terra (Treccani).” La quarta dimensione è un concetto consolidato in matematica e non è altro che il tempo perché i fenomeni naturali si sviluppano nelle tre dimensioni seguendo una linea temporale. Vi è un altro modo di concepire la quarta dimensione, un modo astratto, che consiste nell’estendere le regole dello spazio tridimensionale ad uno spazio con una dimensione in più. Il numero delle dimensioni oltre la terza può crescere all’infinito e tutto ciò è oggetto di studio in matematica superiore che ha elaborato teorie brillanti e particolarmente affascinanti. È questo che si voleva intendere? È questa la biosfera costituente la quarta dimensione? Si è trattato di uso errato delle parole o di confusione di idee?

 

G. Abramo:

A testimonianza e conferma di questo assunto ricordiamo il segno o il "passo", cioè il risultato delle operazioni teurgiche del Cohen, vale a dire, la comparsa sul piano del quaternario delle potenze e degli spiriti interposti tra l'operatore e la Causa Prima.

Per il momento, su questo argomento, conviene fermarsi, sperando che le divergenze o le diversità fra le due situazioni emergano meglio e più chiaramente dal seguito di questo lavoro. Tuttavia, prima di passare ad altro, va precisato che, a conclusione di questo primo approccio, ci sembra comunque di poter constatare – senza voler fare, con questo, alcuna affermazione pregiudizievole o negativa – che nelle cronache o nella Storia della Massoneria, quale ci è stata tramandata da qualsivoglia Autore, non ci sembra di poter cogliere una importante e significativa presenza degli Eletti Cohen, cosa che al contrario troviamo, in particolare dopo il loro "risveglio" ad opera di R. Ambelain nel 1943, nell'Ordine Martinista sia in Francia, sia in Italia. Infatti, mai, in nessun contesto locale o nazionale o internazionale rappresentativo dell'Istituzione massonica universale, gli Eletti Cohen come tali, cioè nella loro espressa e dichiarata qualità, sono stati destinatari di "poteri" massonici o hanno preso parte "ufficiale" ad una qualche manifestazione massonica, cosa che, al contrario, come si è già detto, è avvenuta nell'ambito del Martinismo.

 

P. Mascetti:

Ma se lo ha scritto qualche riga più sopra che l’Ordine era stato chiuso e non era più operativo dal 1781 perché si meraviglia che non ci siano tracce evidenti dell’Ordine nel contesto internazionale. Nel 18° secolo ci sono stati dei tentativi di operare in tal senso ma, fortunatamente, non ebbero alcuno sviluppo. Nella sua forma attuale, è bene che sia chiaro, l’Ordine evita contatti ufficiali di qualsiasi tipo e non ci saranno mai riconoscimenti, contesti internazionali in cui essere rappresentati, rapporti reciproci, garanti di amicizia e tutte quelle vuote forme di politica massonica che tanto piacciono ad alcuni.

 

G. Abramo:

D'altra parte basta appena enunciare le tematiche degli Eletti Cohen per rendersi conto della loro lontananza ed estraneità da quelle della Massoneria. Infatti, come vedremo, gli Eletti Cohen professavano uno gnosticismo legato alla Qabalah, ricercavano una "illuminazione interiore" che desse accesso alle "Verità Superiori". Per ottenere ciò il rituale prevedeva "esorcismi" – contro il male e contro le proprie tendenze basse – ed un culto rivolto alle "Potenze Celesti" con l'ausilio degli "Antenati" e con la "Comunione dei Santi", cioè richiedendo l'ausilio invisibile di coloro che avevano già raggiunto lo stato di "congiunzione con il Logos".

 

P. Mascetti:

Ripetere parole altrui e condividerne i punti di vista è comodo soprattutto quando conferma la tesi che si vuole dimostrare. In questo caso l’autore dell’articolo sta copiando la descrizione classica riportata nei pochissimi testi tradotti in italiano, una descrizione che riporta tutto ciò che di sbagliato, deviato e inutile c’è stato nell’Ordine. Accanto ai sostenitori del carattere cristiano della base sapienziale dell’Ordine (attivi soprattutto in Francia), accanto ai sostenitori del carattere gnostico con coloriture giudeo-cristiane ve ne sono altri, come il sottoscritto, che le avversano fieramente restando fedeli agli insegnamenti ricevuti. Questi sostenitori sono infaticabili nella loro opera, hanno pubblicato e pubblicano incessantemente offrendo a chi non ha “chiavi di lettura” adeguate la possibilità di perpetuare gli errori di interpretazione. Questo articolo contiene veramente qualche cosa di inspiegabile che deduco da una semplice considerazione: G. Abramo conosceva Ivan Mosca molto bene, erano nella stessa loggia, la Monte Sion, quella loggia che avevano fondato insieme e, quindi, non c’erano problemi di comunicazione tra i due. Nel 1995 G. Abramo intende scrivere una tavola sull’Ordine degli Eletti Cohen e il Sovrano Gran Commendatore è I. Mosca: viene spontaneo chiedersi perché il primo non abbia chiesto mai nulla al secondo, perché non abbia mai fatto tesoro di questa opportunità che ogni saggista vorrebbe avere e cioè la fonte dell’informazione a portata di mano in grado di rispondere ad ogni domanda. Invece fa due cose che di fraterno non hanno proprio nulla e che ne sono l’esatto contrario: scrive la prima tavola negativa nel 1995, in occasione della riapertura dell’Ordine, e la riscrive, ampliandola, nel 2005 alla morte del fratello Mosca. Chi crede alle coincidenze sarà soddisfatto.

 

SEGUE
 

Saint Martin Martinez de Pasqually Gli Eletti Choen:un antica polemica

Théorèmes sul le Tableau Naturel (flash) Théorèmes sul le Tableau Naturel (PDF) Le dieci Istruzioni