La funzione della Magia Cerimoniale e quella di porre l'operatore in contatto con entità extraterrene, dotate di poteri diversi da quelli dell'uomo, suscettibili d'essere impiegati a vantaggio di chi le ha richiamate alla propria presenza.
Di che genere siano queste entità, lo spiega sinteticamente il grande mago rinascimentale Enrico Cornelio Agrippa nel suo testo fondamentale De Occulta Philosophia, la dove discute delle Intelligenze, degli Spiriti e dei Demoni
(1).
«Una intelligenza», scrive Agrippa, «è una sostanza intellettuale, spoglia d'ogni corporeità corruttibile, immortale, insensibile, presente ovunque e ovunque influente. Intelligenze, spiriti e demoni sono della stessa natura, intendendosi qui per demoni non quelli che noi chiamiamo diavoli, ma esseri spirituali, cosi chiamati per la proprietà del vocabolo, quasi scienti, intelligenti e saggi.
Come insegnano i magi, v'hanno tre sorta di tali spiriti. Quelli del primo ordine sono detti Supercelesti, e sono menti profondamente separate dal corpo, pressoché sfere intellettuali, che adorano e servono l'unico Dio, come loro fermissima e stabilissima unità o centro. Perciò essi stessi vengono considerati divinità, essendo vivificati dal Nume sovrano e abbeverandosi del nettare celeste. Rivolti sempre e solo verso Dio, non hanno influenza sui corpi terreni, ma ricevono la luce suprema e la trasmettono all'ordine immediatamente seguente, cioè a quello delle intelligenze celesti.
Queste, dette anche demoni mondani, perché non si occupano del culto divino, ma sono assegnati alle sfere del mondo, presiedono a ciascun cielo e a ciascuna stella, e son chiamate saturniane quelle che presiedono al cielo di Saturno e a Saturno stesso, gioviali quelle che presiedono al cielo di Giove e a Giove stesso e cosi via. Similmente davano soprannomi a vari demoni, secondo il nome e le virtù di altre stelle e, riconoscendo gli astrologhi antichi cinquantacinque movimenti celesti, altrettanti demoni sono preposti a regolarli. Altri demoni speciali governano i segni zodiacali, le triplicità, i decani, i quinari, i gradi e le stelle fisse, perché, quantunque ogni scuola filosofica, non esclusa la peripatetica, abbia dato a ciascuna sfera celeste una sola intelligenza, nondimeno, come ogni Stella ed ogni parte del cielo ha la sua propria forza ed influenza diversamente dalle altre, cosi ogni astro deve possedere una propria intelligenza capace di farlo agire, dato che ha movimenti propri e che esplica influssi su cose sottoposte. Dodici intelligenze principali presiedono pertanto ai dodici segni dello zodiaco; trentasei altre intelligenze presiedono a un egual numero di decani, settantadue altre ad altrettanti quinari celesti, alle favelle umane e alle nazioni; quattro intelligenze presiedono alle triplicità e agli elementi; sette intelligenze ai sette pianeti. A ciascuna e stato conferito un nome e sono stati attribuiti segni chiamati caratteri, che gli antichi adoperavano nelle invocazioni e negli incantesimi e che incidevano sugli strumenti magici, sulle immagini, sulle lamine, sugli specchi, sugli anelli, sulle carte, sui ceri e simili, dimodochè quando operavano in funzione delle entità legate al Sole facevano le loro invocazioni coi nomi del Sole e coi nomi dei demoni solari, e cosi per le altre
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In terzo luogo vengono i demoni, specie di ministri sottoposti alle intelligenze superiori e preposti al governo delle cose terrene, che Origene definisce virtù invisibili capaci di disporre le cose di quaggiù; poiché difatti senza che le vediamo ci conducono spesso nei nostri viaggi ed affari e si trovano sovente nei combattimenti e fanno ben riuscire i loro amici con soccorsi che danno insensibilmente, perché si dice che possono dispensare a loro arbitrio la prosperità o l'avversità. Questi demoni sono distinti in più specie, sia secondo i quattro elementi: aria, acqua, fuoco e terra, sia secondo i quattro poteri delle anime celesti: mente, ragione, immaginazione e natura vivifica e motrice. Perciò i demoni del fuoco seguono la mente delle anime celesti e contribuiscono alla contemplazione delle cose più sublimi; i demoni dell'aria seguono la ragione e favoriscono la potenza razionale, allontanandola in qualche modo dalla potenza sensuale e vitale e indirizzando alla vita attiva, come quelli del fuoco indirizzano alla vita contemplativa; i demoni dell'acqua seguono l'immaginazione e il senso e indirizzano alla vita voluttuosa; i demoni della terra seguono la natura e stimolano la facoltà vegetativa. Questa specie di demoni vengono altresì distinti in saturniani, in gioviali, eccetera, in rapporto cioè ai nomi degli astri; in orientali, occidentali, meridionali e settentrionali, in rapporto ai quattro punti cardinali...
I platonici opinano esservi tante legioni di demoni di questo terzo genere per quante stelle esistano in cielo e tanti demoni in ciascuna legione per quante stelle sono contenute nei cielo... Sotto di questi pongono il genere dei demoni sotterranei e tenebrosi, che i Platonici chiamano angeli disertori, vendicatori dei delitti e dell'empietà, giusta la sanzione della giustizia divina; detti anche cattivi demoni o spiriti maligni, perché offendono e praticano volontariamente il male. Anche questi sono raggruppati in numerose legioni e vengono distinti secondo i nomi. degli astri, degli elementi e dei punti cardinali, attribuendo loro re, principi e ministri, dotati di nomi particolari. Alla testa di tutti stanno quattro re assai malefici, in corrispondenza dei quattro punti cardinali; alle loro dipendenze sono numerosi altri demoni capi delle varie legioni e a questi, con mansioni particolari, sono sottoposti altri capi in sott'ordine...
I nostri teologi, dal canto loro, d'accordo con Dionigi, ripartiscono gli Angeli in tre classi dette Gerarchie, ciascuna suddivisa in tre ordini, detti Cori. Anche Proclo li classifica secondo il numero nove.
«La prima Gerarchia comprende i Serafini, i Cherubini e i Troni, che sono demoni o spiriti supercelesti i quali contemplano l'ordine della divina provvidenza; i primi nella bontà di Dio, i secondi nell'essenza e nella forma di Dio, i terzi nella saggezza di Dio. La seconda Gerarchia comprende le Dominazioni, le Virtù e le Potenze, demoni che cooperano al governo del mondo. Le Dominazioni impartiscono gli ordini, le Virtù amministrano i cieli e concorrono talora alla realizzazione dei miracoli, le Potenze tengono lontano tutto ciò che potrebbe turbare le leggi divine. La terza e ultima Gerarchia comprende i Principati, gli Arcangeli e gli Angeli, ai quali tutti e confidata la vigilanza delle cose terrene. I Principati hanno cura delle cose pubbliche, dei re, dei magistrati, delle province e dei regni, a ciascuno dei quali e preposto un angelo.

Alcuni teologi stabiliscono similmente nove ordini di demoni maligni, come altrettante armate opposte ai nove ordini angelici. Il primo ordine e quello dei Pseudothei, vale a dire falsi dei, cosi chiamati perché usurpano il nome di Dio ed esigono sacrifici e adorazioni. Il loro principe e colui che disse: Io m'eleverò sopra le nubi e sarò simile all'Altissimo. Perciò fu chiamato Beelzebu, vale a dire vecchio nume. Seguono gli spiriti di menzogna, quali furono quelli usciti dalla bocca dei profeti d'Acab, e il loro principe e quel famoso serpente Pitone che ha dato il nome di Pitio ad Apollo. Questa specie di demoni si intrufolano tra gli oracoli e illudono gli umani con false predizioni. Il terzo ordine e quello dei vasi d'iniquità, detti anche vasi d'ira, escogitatori d'ogni nequizia e volti sempre a mal fare, come quel demone Theutus di cui leggiamo in Platone che insegnasse agli uomini i giuochi d'azzardo. Il loro capo ha nome Belial, che significa senza freno o disobbediente, prevaricatore e apostata.
In quarto luogo vengono i vendicatori dei delitti, con a capo Asmodeo, vale a dire colui che esegue il giudizio. In quinto luogo stanno i prestigiatori, contraffattori di miracoli, strumenti dei cacomagi e dei malefici, e ingannatori del popolo a simiglianza del serpente che sedusse Eva. Il loro principe e Satana, di cui e scritto nell'Apocalisse che sedusse il mondo, dando prove della sua potenza col far discendere il fuoco dal cielo. In sesto luogo vengono le potenze dell'aria, spiriti maligni che si mescolano ai fulmini, corrompono l'aria e generano le pestilenze. Del numero di costoro sono i quattro angeli menzionati nell'Apocalisse, che hanno facoltà di nuocere al mare e alla terra, tenendo sottomessi i quattro venti che spirano dai quattro angoli della terra. Il loro capo ha nome Meririm, vale a dire il demone del mezzodì, lo spirito di calore e d'uragano.
Il settimo luogo e occupato dalle furie, che sono quei demoni che seminano in terra i mali, le discordie, le guerre, le desolazioni e i saccheggi. Il loro principe e chiamato nell'Apocalisse col nome greco Apollion e in ebraico Abaddon, ossia sterminatore o devastatore. In ottavo luogo stanno i criminatori o esploratori, che hanno per duce Astaroth, vale a dire lo spione, chiamato in greco Diabolos, ossia calunniatore. In ultimo luogo infine stanno i tentatori o insidiatori, di cui ognuno segue un uomo. Perciò noi li chiamiamo cattivi geni. Il loro capo e Mammone, che vuol dire cupidità».


Per entrare in contatto con le entità descritte da Agrippa, sulla scorta della tradizione magica reinterpretata dall'ermetismo neoplatonico rinascimentale, erano e sono disponibili diversi sistemi: alcuni soggettivi, cioè fondati su un opportuno «cambiamento di stato» dell'operatore, ed altri oggettivi, ovvero tali che questo cambiamento di stato si accompagna a una manifestazione esteriore visibile o comunque sensibile dell'entità invocata.
Questi ultimi sono i sistemi insegnati dalla Magia Cerimoniale, fondati sull'esecuzione di un rito particolare, che prevede una minuziosa preparazione dell'operatore e dei suoi strumenti. La preparazione dell'operatore e indispensabile perché le entità evocate dal rito sono bensì oggettive, ma hanno anche consistenza soggettiva, in virtù del principio magico fondamentale dell'unicità dell'essere. Sono aspetti delle forze magiche fondamentali che governano il Tutto, o Macrocosmo: ma sono anche aspetti delle pulsioni interiori che si agitano sul fondo dell'animo dell'uomo o Microcosmo. Fra Macrocosmo e Microcosmo, infatti, non esistono differenziazioni: in interiore hominis e sinteticamente rappresentato l'Universo intero, e fra l'Uno e il Tutto non esistono separazioni o dicotomie.
La preparazione interiore del mago ha lo scopo di sciogliere i vincoli determinati dalla visione soggettiva del mondo, cui ci ha abituati la condizione meramente umana, in modo da entrare in sintonia con le forze che vibrano nel Macrocosmo e tracciare gli opportuni legami, mercé la cerimonia magica, con il loro aspetto microcosmico. Questi legami sono il canale attraverso cui l'entità, richiamata dal fondo di quell'Abisso in cui i singoli e il Tutto si sciolgono per divenire una Cosa Unica, irrompe nella sfera senziente, manifestandosi in modo visibile e udibile.


Dal medio evo ad oggi, i volumi contenenti le istruzioni pratiche per l'esecuzione delle cerimonie magiche si chiamano Grimori, con probabile derivazione dall'antico francese gramaire nel senso originate di libro contenente istruzioni elementari.
La loro struttura ne tradisce l'origine: si tratta in genere di manuali che gli operatori preparavano per il proprio uso privato, per rammentarsi le procedure esatte dei rituali, i nomi, i sigilli, i poteri e le altre caratteristiche delle entità da evocare, il testo delle formule evocatorie, le figure dei circoli, dei pentacoli e degli altri stemmi protettivi. Il più delle volte, perciò, si tratta di istruzioni estremamente scarne, spesso ridotte a puri e semplici supporti mnemonici.
Tradizionalmente, il primo grimorio viene assegnato al biblico Re Salomone, cui le leggende attribuiscono il potere di comandare gli Spiriti. L'affermazione è in parte vera, in quanto la maggiore diffusione in Occidente delle pratiche evocatorie avvenne con il propagarsi in Europa, dopo il Duecento, delle dottrine cabalistiche, che in determinate forme insegnano metodi per porsi in contatto con entità disincarnate. L'origine cabalistica di gran parte dei grimori, a partire dalla celeberrima Clavicola Salomonis, e dimostrata dal ricorrere nelle formule di termini ebraici, spesso difficilmente riconoscibili a causa della traslitterazione in alfabeto latino e dei ripetuti errori dei copisti. La magia cerimoniale non e tuttavia ristretta all'ambito della tradizione cabalistica, ma si ritrova, con identici obiettivi, in tutte le scuole esoteriche note, d'Oriente come d'Occidente.
 

A seconda del tipo di operazioni descritte, e d'uso classificare il contenuto dei grimori sotto i termini Goezia e Teurgia. Sono detti «goetici» i rituali destinati all'evocazione delle polarità negative ed infere delle forze magiche, vale a dire le entità che Agrippa definisce «demoni sotterranei e tenebrosi... detti anche cattivi demoni o spiriti maligni perché offendono e praticano volontariamente il male». Al contrario, i rituali «teurgici» valgono a evocare le entità celesti e positive, facenti parte di quelli che il medio evo, seguendo lo pseudo-Dionigi l'Aeropagita, chiamava i «nove cori angelici».
La popolazione dei grimori, scritti in varie epoche e diffusi nell'ambito di diverse scuole esoteriche, e vasta e multiforme. Le «specializzazioni» (anche nell'ambito della suddivisione fondamentale fra teurgia e goezia) sono molteplici: certi testi insegnano come contattare gli spiriti legati ai giorni della settimana, altri quelli connessi ai gradi dello Zodiaco, altri ancora le entità infernali della tradizione biblica o cristiana, e cosi via. Certuni contengono istruzioni del tutto elementari sulle procedure del rito, mentre si dilungano sulla preparazione interiore ed esteriore di chi dovrà operarlo; altri danno per scontato che il mago sappia che cosa fare di se stesso e sorvolano sulla questione, mentre si dilungano sino alle minuzie circa i particolari e le disposizioni relativi alle cerimonie. Taluni parlano con linguaggio chiaro, altri si esprimono per simboli e allegorie. Quasi tutti ci sono giunti in versioni praticamente non più intelligibili senza un accurato lavoro di revisione, a causa degli infiniti errori introdotti nei remoti testi originali dalle mani di generazioni di copisti ignoranti.

 

 

1. E.G. Agrippa, La Filosofia Occulta, o la Magia, Libra Terzo, cap. XVI, XVII, XVIII. Edizioni Mediterranee, Roma 1972.
 


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I Grimori La Magia Cerimoniale Il Testo  flash  Il Testo  PDF