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Il documento che di seguito presentiamo ai nostri Ospiti, è opera d'ingegno di Giovanni Gigliuto ed è tratto dal testo: "Silloge Latomistica (tra editi ed inediti).

Il contenuto obbliga soltanto l'autore e non necessariamente configura la visione della Loggia o del G.O.I. Ogni diritto è riconosciuto. La libera circolazione in rete è subordinata alla citazione della fonte (completa di Link) e dell'autore.

© Giovanni Gigliuto

 

"Però io confondo comunicare con comprendere. Io posso comunicare una cosa a chi già la conosce, ma se costui non sa nulla, come potrei trasmettergli questa montagna con i suoi crepacci, i suoi sassi rotolanti, i suoi spiazzi di lavanda e la sua sommità dentellala di stelle? ".

A. De Saint-Exupéry

 


 

Una delle fasi più importanti e delicate nell’ammissione di un elemento nuovo in qualunque consesso associativo è certamente quello dell’accertarsi sulla condotta socio familiare e sulla moralità di questi, inquantoché una erronea valutazione porterebbe non poco nocumento al consesso associativo tutto. Anche perché è pratica comune checché se ne dica - ‘fare di tutta l’erba un fascio’. Figurarsi poi se l’associazione in questione è una società ‘iniziatica’ (o sedicentesi tale), o peggio ancora massonica!!

 

Purtroppo in questi ultimi tempi assistiamo a goffi (e talvolta spregiudicati) tentavi di trasformare l’istituzione massonica in club service, ma anche a una corsa al proselitismo sfrenato in linea con l’assioma ‘più si è, meglio si è’, e se taluno dei vecchi maestri (leggi carsici) mostra una qualche perplessità su tale operare, l’Olimpo massonico illumina le menti col prosieguo dell’assioma citato dianzi: "è dalla quantità che si estrae la qualità" (sic!). Una utilità s’intravede in tutto ciò,

che e quella di sostenere i sempre più alti costi della struttura amministrativa. E se questa è la ‘primavera’, figuriamoci l’estate. E pensare che nelle fraglie artigiane medioevali erano i ‘profani’ che venivano a bussare, spesso accompagnati dalla famiglia, alla porta del Mastro di bottega o al Maestro artigiano.

 

Peraltro, questa tendenza al proselitismo è strettamente connessa all’idea, anch’essa tutta moderna, che il numero sia sinonimo di potenza, la qual cosa, se pure ha una sua giustificazione ai livelli più bassi dell’esistenza, di certo non ha niente a che vedere con la natura "elitaria" della Massoneria. Lo scopo essenziale di una organizzazione iniziatica, infatti, è di permettere la trasmissione dell’influenza spirituale a coloro che ne sono qualificati, il che comporta necessariamente la selezione dei "postulanti" una selezione severa e meticolosa, poiché perfino tra i tanti che si spingono a "bussare" animati da una gran buona volontà, solo pochi sono realmente in possesso delle attitudini intrinseche atte a far di loro degli iniziandi (1).

 

La Massoneria ulteriore

La Massoneria ulteriore (2) seguiva, oltre alle regole contenute in quelle che poi diventeranno le costituzioni e i regolamenti, consuetudini dettate semplicemente dal buon senso per l’ammissione di nuovi elementi, anche per salvaguardare il buon nome dell’istituzione.

 

[...] gli onorevoli membri di questa grande e utilissima Società non possono mai essere troppo attenti nella scelta dei membri; voglio dire, nella profonda conoscenza del carattere e della situazione di un candidato che richiede di essere iniziato nel mistero della Libera Muratoria.

Da questo dipende il benessere o la fine del Mestiere; perché come la regolarità, la virtù e la concordia, sono i soli ornamenti della natura umana (che spesso è troppo incline all’azione, sia pure con possibilità differenti), così che la felicità della vita dipende, in grande misura, dalla nostra propria scelta e da decisioni prudenti in questi passi (3).

 

La figura del Fratello che proponeva alla Loggia un candidato aveva una particolare rilevanza (4), veniva chiamato anche padrino in quanto, non solo questi garantiva per il profano ma aveva anche l’obbligo di assisterlo durante tutto il cammino iniziatico.

 

70 - Quali sono i doveri e gli obblighi del Padrino di un Libero Muratore?

Vegliare, istruire, consigliare, guidare, ed occorrendo, ammonire il suo allievo, del quale rimane Maestro e responsabile, moralmente e materialmente, sino a quando al Fratello non verrà riconosciuta la pienezza della sua qualità di Libero Muratore (5).

 

Questa figura era talmente importante da essere inserita in alcuni antichi rituali:

 

Il Venerabile dice al Fratello Proponente: Il discernimento che questa Loggia ha sempre conosciuto in voi, e lo zelo che avete testimoniato per il servizio dell’Arte Reale, ci garantiscono che il soggetto proposto vi è perfettamente conosciuto, e che ne rispondete in fede di Massone delle buone qualità del recipiendario. É sulla vostra testimonianza che sarà introdotto, ma ricordate che vi impegnate formalmente per lui, e che voi ne rispondete personalmente di questo profano. Non dimenticate che vi impegnate di più ad istruirlo della nostra dottrina e dei nostri misteri. Vi dichiaro in nome di questa Loggia che egli non sarà punto ammesso a nessun altro grado, se non ci avrà dato delle prove della sua condizione, della sua saggezza, del suo zelo. É a queste condizioni Mio Caro Fratello che la Loggia vi accetta per garante (6).

 

[...] Allora il Maestro dice: Come osate, Fratelli miei, introdurre un profano in questo luogo Sacro, chi di voi altri mi garantirà che è lo zelo e non la curiosità che l’ha indotto a volere introdursi fra noi per essere iniziato nei nostri segreti? Allora il Padrino risponde: lo, Venerabilissimo, rispondo della purezza dei sentimenti di questo profano e del resto, le prove che deve sostenere devono rispondere del suo zelo e la sua probità (7).

 

Il Fratello che deve proporre il candidato studierà con cura le ragioni che lo determinano ad entrare nell’ordine.

[...] Venerabile:: Signore, chi risponde di Voi qui?;

Recipiendario: xxx (il Recipiendario farà il nome del suo padrino);

Venerabile: Poiché il Fr:. xxx risponde di Voi, Fr:. Primo Sorv :. [...] (8).

 

Ma già dai primi anni del XIX secolo e fino ai giorni nostri, scomparsa purtroppo la funzione del padrino, il M :. V:. dà mandato a tre Fratelli di indagare sulla condotta sociale e privata del profano ed informarne la Loggia. Incombenza svolta oggigiorno, ahinoi, con estrema leggerezza, in quanto qualche certificato rilasciato dal tribunale del luogo è considerato bastevole a comprovare la rettitudine del profano. Tale ufficio viene erroneamente chiamato tegolatura. Tale lemma, dal latino TEGOLA da TEGERE - ma anche in tutte le sue radici siano esse occidentali che orientali - ha un significato univoco: coprire. Quindi nel caso dell’indagine conoscitiva di cui sopra, risulta ictu oculi che l’azione da svolgere è decisamente l’opposta.

 

A solo scopo conoscitivo, riportiamo qui di seguito alcuni passi di antichi documenti utili a chiarire l’uso del vocabolo ‘tegolatura’:

 

Quando una Persona o più persone sono in Compagnia e voi sapete che non sono Massoni, le Formule Ordinarie sono: piove, o gocciola, o la Casa non è coperta, oppure coprite la casa (9).

 

Per questi essi sono molto Cauti e la Domanda che pongono frequentemente è la Casa è tegolata? Se è al sicuro da ascoltatori la risposta è ‘Essa è tegolata’. Se no o qualcuno nella compagnia non è massone: non ha tegole [è scoperta, n.d.t.] (10).

 

La tegolatura è invece una precisa condizione necessaria per l’inizio dei lavori. Ricordiamo, qualora ce ne fosse bisogno, che l’apertura dei lavori in quanto rituale, devesi svolgere in un Tempio debitamente coperto (11).

 

Il Venerabile: Fratelli miei, aiutatemi ad aprire la Loggia. Fratello Primo sorvegliante, quale è il dovere dei Sorveglianti?

(1° Sorv. ): É di vedere se la Loggia è coperta;

(M :. V :.) Fratello Primo Sorvegliante assicuratevi dell’interno, frattanto il Secondo Sorvegliante si assicurerà dell’esterno della Loggia;

il Primo Sorvegliante dice al Secondo Sorvegliante.:

Fratello Secondo Sorvegliante mentre io vado a regolare l’interno, abbiate cura di regolare l’esterno della Loggia, allontanatene i profani.

Il Fratello Secondo Sorvegliante avendo messo la Loggia al coperto, batte tre colpi sulla spalla del Primo Sorvegliante e gli dice: Fratello Primo sorvegliante, la Loggia è coperta all’esterno.

Il Primo sorvegliante, dice: Venerabile, la Loggia è perfettamente coperta, tanto all’esterno che all’interno, nessun profano può vedere né sentire i nostri misteri, noi possiamo cominciare (12).

 

L’ammissione - e la conseguente accoglienza - di eventuali Fratelli visitatori avveniva con una precisa e puntuale examination (13) rituale:

 

Il Ven:. pone le domande seguenti: (d) Da dove venite?

(r) Dalla Loggia di San Giovanni di Scozia, Ven:.

(d) Cosa ne portate?

(r) Gioia, salute, prosperità a tutti i miei Fratelli;

(d) Non portate niente di più?

(r) II M:. della mia Loggia vi saluta per tre volte tre,

(d) Che vi si fa? [n.d.t., in Loggia]

(r) Vi si elevano templi alla virtù e vi si scavano carceri per i vizi;

(d) Che venite a fare qui?

(r) Vincere le mie passioni, sottomettere le mie volontà, e fare nuovi progressi nella massoneria

(d) Che desiderate, Mio Caro Fratello?

(r) Un posto tra di Voi;

(M. :.V:.) Che vi sia concesso. M:. delle cerimonie conducete questo fratello al posto che gli é stato destinato (14).

 

Massoneria Citeriore

Può sembrare singolare fare un parallelismo tra i vari tipi di pietre e gli uomini, crediamo sia utile alla bisogna ribadire che la massoneria, al pari dell’alchimia e di altre "scienze iniziatiche", utilizza un linguaggio proprio preso a prestito - in questo caso - da quello lapideo e dagli antichi Costruttori, con lo stesso identico fine: svelare i misteri d’un sapere e d’una tecnica iniziatica ai veri adepti e occultarle ai più.

Non si dice, forse,  di un neofito "è una buona pietra grezza da sgrossare "?

La scelta della pietra, dicevamo, é assai importante per la costruzione del Tempio collettivo (della Loggia), ed ogni Fratello, chiamato a questo ufficio, deve saper discernere sulle qualità lapidee d’ogni pietra da esaminare.

 

É necessario, (come dice anco Vitruvio), che l’Architetto sappia la generatione, e natura, e mistione in genere, & in specie, e la temperatura più, e meno delle materie, e massime delle principali, e più atte alla costruzione de gli edifici: e vadi filosofando per conoscer, e saper le cause delle loro qualità, & effetti, come egli attesta con queste parole. Quantum animo considerare potui de copiis, que sunt necessarie in edificiorum comparationibus, e poco dopò: uti non sint ignota edificantibus exposui; acciò possi disporle à parte à parte, e con ragione nelle fondamente, e nelle mura, o per gli ornamenti dentro, e fuori, e non confonda l’una specie con l’altra: e di tutte queste cose sarà anco il ragionamento nostro (15).

 

[...] veggasi con quale precisione [Vitruvio] discorre dei principi delle cose secondo i filosofi, e quindi scende a ragionare dei mattoni, e della loro composizione, dell’arena, della pozzolana, delle cave dove si tagliano le pietre, del taglio dei legnami e di altri simili oggetti: sui quali sarebbe desiderabile che maggiori ricerche fossero istituite dai moderni Architetti, e maggiori lumi scientifici eglino si procurassero, né quelle materie ponessero in opera senza ben conoscerne la natura, le diverse specie e varietà, non che gli effetti che esse producono nelle fabbriche (16).

 

Anzitutto abbiamo rilevato che l’edificio è un corpo, e, come tutti gli altri corpi consiste di disegno e materia: il primo elemento è in questo caso opera dell’ingegno, l’altro è prodotto dalla natura; l’uno necessita di una mente raziocinante, per l’altro si pone il problema del reperimento e della scelta (17).

 

1. PREMESSA

Va precisato che non tutte le rocce possono essere utilizzate come pietre da costruzione. Sono vari gli elementi che determinano detta scelta. Così ad esempio, oltre alla resistenza alle spinte a cui sarà sottoposta, interessano molte altre qualità che ineriscono al comportamento e alla durevolezza della pietra in presenza dell’acqua, del fuoco, delle variazioni climatiche (aria). E non ultimo, alla possibilità di lavorazione della stessa, a cominciare dalla sua estrazione dalla cava sino alla sua sgrossatura.

 

Non è fuor di luogo aver un’idea di quanto varie e sorprendenti siano le qualità delle pietre, m modo da potersene servire ai diversi fini cha a ciascuna competono nella maniera più appropriata (18).

 

Ancora una volta sottolineiamo de plano l’accuratezza necessaria nella delicata fase della valutazione del profano. Come dianzi detto, non tutte le pietre sono adatte alla costruzione: una si presenterà bella, un’altra forte, e così via. Riusciranno, queste, a sostenere i pesi derivanti dall’appartenere alla massoneria? E quale sarà il loro comportamento quando saranno sollecitate dal fiume delle emozioni, dal fuoco dell’attrito derivante dallo stare una accanto all’altra, o dal vento multiforme delle idee?

 

Le materie vogliono esser tali, che per qualità possino costruire tutto il corpo, e le parti principali dell’edificio, e perciò è necessario avere questa avvertenza, che altre materie si convengono a costruire, e elevare un genere di edificio, e altre ad un altro: [..] i Tempij, e i palazzi publici de’ Principi, o siano delle Republiche, e simili altri devono essere fatti de materie, che per la loro natura sono molto durabili, e anco se si può di specie nobile, e delicate. Le prime, e anco più robuste, e grandi, e gravi, e piene d’ogni bellezza serviranno per le fondamente, e mura, e per i piani, e tetti, e le altre poi si distribuiranno ad uso degli ornamenti; affine che secondo le specie e qualità loro siano distribuite ne’ luoghi più convenevoli, e possino far validamente l’ufficio loro, la qual cosa è di somma importanza all’edificare bene (19).

 

Per questo è necessario vagliare la loro omogeneità, la durezza, la permeabilità, la porosità, la resistenza al fuoco, la gelività (resistenza al gelo), l’eventuale aderenza con le malte.

 

2. CLASSIFICAZIONE

Daremo qui di seguito una sommaria classificazione delle rocce per meglio individuare - con le dovute similitudini - la pietra-uomo adatta per la costruzione del Tempio A:.G:.D:.G:.A:.D:.U:.

  • ARGILLOSE (Marne, Argilliti, Ollari): si tratta di rocce poco coerenti, sottilmente stratificate, non sono utilizzate in architettura. Queste pietre al contatto col fuoco si induriscono fino a fessarsi, mentre si rigonfiano al contatto con l’acqua (20). Potremmo inserire in questa categoria l’uomo comune, l’individuo che non si pone domande, non agogna ad un elevamento interiore, un individuo soggetto alla vita. Per dirla come Nietzsche: umano, troppo umano.

  • CALCAREE (Marmo, grezzoni, travertino, tufi calcarei, etc.): sono le uniche che danno la calce, l’elemento base per i legantí, per la malta di calce. Queste pietre sono adatte per tutti gli usi, sono resistenti ed anche esteticamente gradevoli: liberi e di buoni costumi;

  • GESSOSE (gesso): poco adatte per l’architettura poiché temono l’umidità. Non sono adatti per i muri perché sono fragili, liquescenti, con l’umidità si sgretolano facilmente. Sono invece utili per fare gli stucchi. In questa categoria potremmo benissimo collocare Don Abbondio: "Il suo sistema consisteva principalmente nello scansar tutti i contrasti, e nel cedere, in quelli che non poteva scansare. Neutralità disarmata in tutte le guerre che scoppiavano [...]" (21). Individuo che pur avendo il desiderio della risalita, non trova la forza e soprattutto il coraggio per tentare d’effettuarla. D’altronde "Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare" (22).

  • SILICEE (porfidi, graniti, lave, selci, quarziti, arenarie): impiegate anche per le pavimentazioni stradali. Sono pietre molto tenaci, resistenti e quindi di difficile lavorazione proprio per la loro durezza e compattezza. Fa eccezione l’arenaria che è poco durevole ed è una pietra geliva, cioè che teme il freddo, le gelate, in quanto si fessura e schianta. Le quarziti non legano bene con la malta di calce. Appartengono a questa categoria le persone ostinate, testarde e affetti da magistrismo padreternistico. Hanno bisogno d’esser tenuti al centro dell’attenzione, in caso contrario schiantano col gelo dell’indifferenza;

  •  TUFACEE (tufi di origine vulcanica): la qualità migliore è quella del giacimento più antico e soprattutto dalla purezza, dall’assenza di noduli. Sono pietre facilmente lavorabili, squadrabili, sagomabili, sono molto leggere e quindi utilizzate per ghiere, per centine, per archi, o per stare nelle parti alte degli edifici proprio per la loro leggerezza, poiché pesano di meno sul carico della struttura. Questi sono uomini semplici e di grande levatura: conoscono e applicano la tolleranza, sono dei maestri in nuce.

 

3. ESTRAZIONE

Altra fase importante è la estrazione della pietra. La pietra può essere semplicemente raccolta in superficie - ed è quello che accade col proselitismo a tutti i costi - oppure estratta col sistema della cava. Questa - intesa come un raggruppamento di uomini, come ad esempio il posto di lavoro - dà la possibilità d’osservare con cura il profano pietra, affinché possasi classificarlo, inquadrarlo cioè nelle categorie adatte alla costruzione. La cava può essere a strati, cioè composta da stratificazioni geologiche di bassa potenza (23), non oltre il mezzo metro. Oppure cava a banchi, che è un giacimento di grande potenza. In questa l’osservazione e la saggiatura della pietra dà risultati più attendibili, in quanto essendo il raggruppamento molto consolidato, si trovano più elementi di comparazione: e.g. il rispetto delle regole, l’onorabilità e la moralità in seno al gruppo etc.

Nella cava a banchi l’estrazione avviene a ‘gradini’: per il distacco del blocco si incide un solco (formella), nel quale si inseriscono dei cunei di legno, i quali vengono bagnati abbondantemente. In tal modo, il legno ingrossandosi fa distaccare gradualmente il blocco, che è stato precedentemente sagomato con altre formelle ai lati e sotto. Il vantaggio della cava a banchi è quello di ottenere elementi di grande pezzatura (24).

 

I materiali naturali si estraggono dai loro giacimenti (cave) e poi, se occorre, si lavorano colle forme e dimensioni richieste. Il loro allestimento comprende quindi due argomenti principali: estrazione e lavorazione I pezzi di roccia che si cavano con dimensioni molto superiori alle richieste, si dividono in pezzi minori; questi, se devono impiegarsi con una forma che loro manchi, si sbozzano; indi si compiscono in riguardo tanto alla forma come al grado di liscezza delle loro superficie (25).

 

 

1. G:Faraci: Il vero fine della Massoneria, Carmagnola 1993, p. 87.

2. Ponendo come linea di demarcazione il 1717, anno in cui i più sogliono intravedervi la nascita della massoneria ‘moderna’, definiamo massoneria ulteriore quella dopo tale data e citeriore quella prima.

3. L. Dermontt: Ahimant Rezon. Le costituzioni dei Massonì Antichi (Antient), a cura di G.M. Vatri, Torino 2004, p.75.

4. Erano tempi in cui l’onore e la parola data valevano ancora qualcosa...

5. Loggia Propaganda: Il Libro M, riservato ai Liberi Muratori, Torino 1950, p. 21

6. Grade d’Apprendif des Loges de Lyon, 1772.

7. Rituels du Marquis de Gages, 1736.

8. Duca di Chartres: La vrai Maçonnerie des hommes et des femmes ou cours complet de l’adoption des femmes en trois grades suive d’un corps de maçonnerie des hommes, 1784.

9. Manoscritto Wilkinson, 1727.

10. Dialogue Between Simon and Philip (1740 c.a).

11. Sul significato di copertura, consultare il nostro Abbecedario Latomistico, Catania 2006, p. 105 e segg.

12. Grade d’Apprendif des Loges de Lyon, 1772.  

13. Ci si ostina a tradurre il vocabolo riportato nei testi dei primi del XVIII sec. Examination (esame) con tegolatura, ma non ci spieghiamo il perché.

14. Guide des Maçons Écossais ou Cahiers des Trois Grades Symboliques du Rite Ancien et Accepté, 1810 circa. Il rituale del Grade d’Apprendif 1°:. Du Rit Ancien, 1804 circa, dice la stessa cosa.

15. V. Scamozzi: Dell’idea dell’architettura universale, Venezia 1615, parte II, libro VII, capitolo 1.

16. C. Amati: Notizie preliminari all’opera di Vitruvio, in ‘Dell’Architettura’ di Marco Vitruvio Pollione, libri dieci, Milano 1829.

17. L. B. Alberti: De Re Aedificatoria, Firenze 1484, ‘Prologo’.

18. L. B. Alberti: Dell’architettura, 1485, libro 11, capitolo 9.

19. V. Scamozzi, op. Cit., 1615, parte II, libro VII, capitolo 2.

20. Le ardesie (scistose) però, in quanto lavorabili a lastre, vengono impiegate così per le coperture (tetti) e per lastricati e pavimentazioni.

21. A. Manzoni: I Promessi Sposi.

22. A. Manzoni: Op. cit.

23. Potenza = spessore della stratificazione geologica.

24. La pezzatura rappresenta la possibilità, la capacità, della pietra d’esser ridotta in forme.

25. F. Salmojraghi: Materiali naturali da costruzione, 1892