In una situazione di dubbi irrisolti e discussioni sterili sulle origini, cause, obiettivi e significati dei gradi, rituali e strutture massoniche, bisogna riconoscere che l'Arco Reale rappresenta una posizione estrema, che non cessa, a distanza di più di due secoli, di suscitare polemiche e atteggiamenti contrastanti

© Paolo Lucarelli

 

 

Sull’Arco Reale Consultare  il documento in archivio:

Storia della Massoneria dal 1710 all’Arco reale

 

Non soltanto non è chiaro quando e dove ebbe origine, ma dobbiamo ammettere che è ancora in corso, in modi più o meno espliciti, una severa critica sulla sua stessa identità: se debba o no essere considerato un grado aggiuntivo, se sia o no parte integrante dell'Ordine, se possa essere comunicato ai Maestri senza una qualche qualificazione intermedia, e così via.

Lo dimostra il fatto, che non un solo paese, tra i più antichi depositari di questa tradizione, lo pratica e lo considera nello stesso modo: anzi, abbiamo tutte le alternative possibili, tutte sostenute da una qualche pretesa di legittimità, tutte, se approfondite, prive in effetti di un solido fondamento di giustificazione, tutte mantenute con una animosità ed una aggressività degne delle peggiori discussioni teologiche cristiane medioevali.

In realtà, l'unica affermazione su cui, in modo più o meno esplicito, tutti sono concordi, sta nel riconoscere all'Arco Reale una posizione quantomeno privilegiata all'interno della Massoneria, una particolare importanza, che supera quella di qualunque altro grado massonico. Al punto che non esiste struttura rituale che non lo contempli, in una forma più o meno evidente.

Cosicché, lo ammettano chiaramente o meno, tutti finiscono per riconoscersi in quella formula, terribilmente ambigua, del secondo articolo dell'Unione delle Grandi Logge d'Inghilterra del 25 novembre del 1813, che conviene ripetere, per un'ulteriore, ennesima riflessione:

 

"It is declared and pronounced that pure Ancient Masonry consists of three degrees and no more, vizt. those of the Entered Apprentice, the Fellow Craft and the Master Mason, including the Supreme Order of the Holy Royal Arch..."

"Si proclama e dichiara che la pura Antica Massoneria consiste di tre gradi e non oltre, cioè quelli di Apprendista, Compagno e Maestro, comprendendo il Supremo Ordine del Santo Arco Reale..."

 

Ci pare tuttavia, che un fatto ancora più grave della connotazione strutturale-amministrativa dell'Ordine Massonico sia in discussione oggi, e che ancora una volta l'Arco Reale possa essere il punto di raccolta, il punto di confluenza e d'incontro, il "symbolon", nel suo senso etimologico originario, di tutti i motivi di disagio interiore della massoneria contemporanea.

Questi motivi mi sembra che siano stati ben rappresentati da un nostro fratello americano, Maestro dell'Arco Reale, che ha scritto un testo di notevole interesse, di cui cito solo alcuni passi di una rara, lucida, onestà:

 

"La Loggia Massonica moderna, per quanto concerne la dottrina segreta della Massoneria, assomiglia ad un bambino che giochi ai soldatini con i pezzi di una scacchiera. Il bambino percepirà una differenza nel valore dei pezzi a causa delle differenze di forma e dimensione. Forse la testa dei cavalli gli suggerisce la cavalleria, i pezzi più grandi e adorni gli ufficiali, e i pedoni, i fanti. Tuttavia il bambino non gioca quel gioco di scacchi per cui erano stati immaginati quei simboli di un altro tempo. Egli è ciecamente ignorante delle mosse corrette, o del significato della simbologia dei vari pezzi".

"... Come il bambino con i suoi scacchi, così la Loggia, che si inorgoglisce della perfezione di cerimonie, catechismi e rituali, resta ignorante del significato nascosto e della simbologia celata in queste cerimonie..." (1)

 

Se questo fosse vero, e confessiamo di condividere l'opinione del nostro fratello statunitense, il dramma della "Perdita della Parola", che l'Arco Reale si propone di risolvere con un ritrovamento felice e fortunato, resterebbe in tutta la sua tragicità: tragedia che assumerebbe i caratteri del grottesco, quando si fingesse, per di più ottimista e soddisfatta, di un possesso inesistente.

Tutto ciò non è senza conseguenze.

 

Quando il 24 giugno del 1717 si decise di creare una struttura istituzionale che reggesse per il futuro le sorti della Massoneria, questa decisione non fu priva di rischi. Ad uno spirito, il contenuto segreto, esoterico diremmo oggi, della trasmissione iniziatica, ad un'anima, il suo valore etico e di prassi, si volle dare un corpo che ne sostenesse e favorisse in qualche modo l'azione nel mondo.

 

Noi sappiamo da varie fonti che la Massoneria, nel senso in cui la intendiamo oggi con quel perfido aggettivo di "speculativa", esisteva da almeno un secolo sull'isola britannica. Ne esisteva certamente lo spirito, se uomini del livello e delle conoscenze di un Elias Ashmole ne facevano orgogliosamente parte. Se nel 1717 si decise di procedere ad una "corporificazione", questo dovette avvenire per motivi molto gravi. Lo affermiamo, perché non poteva essere sfuggito a quei maestri, che questo comportava la nascita e la definizione sempre più precisa di tutta una controparte "profana", organizzativa e amministrativa, che a quel punto diveniva inevitabile.

Non vogliamo qui criticare quella decisione, vogliamo però sottolinearne i rischi. Uno specialmente, che li riassume tutti: che il corpo prenda il sopravvento, al punto che nella sua prorompente visibilità, finisca per prevaricare sulla parte spirituale, esoterica, iniziatica, la releghi in uno sfondo sempre più sfocato, e, infine, la cancelli negandole persino la più effimera delle esistenze.

 

Un esempio di questa tendenza è l'attuale storiografia massonica, e, in particolare, poiché di questo dobbiamo parlare, quella relativa all'Arco Reale.

In effetti la proposta che viene avanzata da tutti gli studiosi massonici sull'argomento, si riassume nell'immaginare i contenuti di questo grado come una raffinata invenzione, che può o no avere avuto come scopo quello di completare un Terzo Grado altrettanto incomprensibile, ma che comunque un gruppo di fratelli dotati di cultura e fantasia realizzò sulla base di certi dati eruditi e poi trasmise alle generazioni successive perché avessero giocose occasioni di ritrovo in un ambiente elegante e stimolante.

Cito qui alcuni brani di un illustre fratello e studioso inglese:

 

"L'Arco Reale fece la sua prima apparizione in Inghilterra durante il decennio 1740. Possiamo ipotizzare che i semi di questa nuova cerimonia fossero germinati per numerosi anni prima che se ne abbia traccia, ma non possiamo datare la `pratica' dell'Arco Reale prima del 1740". "

 

...una cerimonia ulteriore, o un 'Quarto Grado separato' era inevitabile... tutti e tre i gradi operanti nell'Ordine erano coperti da cerimonie separate; solo un grado restava non rappresentato in questo modo. Non c'era ancora alcun grado distinto per gli uomini che avevano presieduto una Loggia, cioè per i Maestri Venerabili. Il grado di maestro intorno al 1730 era generalmente noto; era dunque inevitabile che intorno al 1740 nascesse la nuova cerimonia..." (2)

 

Non sto qui a sottolineare la evidente gratuità, in senso esoterico, che in questo testo si attribuisce all'Arco Reale, forse inconsapevolmente. Ci pare più aberrante l'inversione di valori che vorrebbe che dato un sistema organizzativo, da questo e dalle sue necessità derivino le risposte iniziatiche, e non l'inverso come vorrebbe la tradizione, la logica e il senso comune.

D'altra parte questo stesso studioso, che rappresenta, lo ripeto, la tendenza predominante, riconosce di non avere chiari i significati del rituale al di là del loro senso letterale. Per esempio egli appunta la sua critica sul gioco cabalistico delle lettere ebraiche ai lati del triangolo, che non hanno evidentemente nessun significato in ebraico, o comunque non quello dichiarato. Ne deduce che gli estensori del rituale erano ignoranti, e conclude che bisognerebbe correggere il rituale.

 

É il momento della chiarezza. É il momento di dirci chi siamo.

 

Farò dunque per primo delle affermazioni molto chiare ed esplicite.

Io ritengo che in tutti i gradi della pura Antica Massoneria, e specialmente nell'Ordine del Santo Arco Reale, siano racchiusi degli insegnamenti non comuni, che questi si riallacciano alla più antica tradizione esoterica occidentale, e che i rituali, le cerimonie, i catechismi e le leggende furono gli strumenti adottati per consentire di preservare e trasmettere questo insegnamento.

Io ritengo che non vi sia nulla di gratuito, né alcuna risposta ad esigenze organizzative, in essi; ma piuttosto che il loro venire alla luce in momenti successivi sia stato conseguenza di un graduale depauperamento di trasmissione iniziatica orale all'interno delle Logge.

 

Io ritengo, infine, che quei tesori nascosti con tanta cura possano essere da noi recuperati, e che proprio questo dovrebbe essere il primo obiettivo e dovere di ogni massone, oltre che l'unico stimolo ragionevole a restare in questa istituzione.

Se infatti, per assurdo, dovessimo ammettere e veramente convincerci che quei tesori non esistono, che tutti i simboli, costumi, cerimonie, rituali, catechismi massonici non hanno altro valore se non quello di permettere ad uomini di stupida vanagloria e piccola ambizione di giocare con titoli prestigiosi e poteri inesistenti al re ed al sacerdote da Operetta, allora dovremmo ricordarci che esistono luoghi e modi migliori e più proficui per esercitare queste fantasie.

 

Come esempio di questa ricerca, esploreremo una traccia che abbiamo trovato particolarmente ricca di scoperte interessanti. Essa riguarda il fondamento stesso dell'Arco Reale, e cioè la sua cosiddetta "leggenda".

 

Ricordo brevemente che questa si basa sul racconto di quanto sarebbe avvenuto durante la costruzione del Secondo tempio di Gerusalemme. Siamo a sett'anni dalla distruzione di quello di Salomone. Gli operai, rientrati dall'esilio babilonese, cominciano a lavorare. Durante i primi lavori di rimozione delle macerie viene scoperta una cripta sotterranea. Si scende in questa cripta con certe modalità ed al suo interno si trovano alcuni degli insegnamenti più segreti del Primo tempio, in particolare la Parola Sacra che si era perduta.

Trascurando per ora il fatto che esistono versioni che narrano della costruzione non del Secondo tempio ma del Primo, notiamo che si è voluto far risalire le origini di questa leggenda ad un racconto bizantino di Ammiano Marcellino, ripreso da Niceforo Callisto, pubblicato in Inghilterra da uno studioso erudito del 1659.

Questo tratta del tentativo di Giuliano Imperatore, detto l'Apostata, di ricostruire il Tempio di Gerusalemme, di un sotterraneo sotto le macerie, della scoperta in questo di una copia del Vangelo di Giovanni, e di come fumo e fiamme si innalzassero dal fondo, impedendo il proseguimento dei lavori. (3)

Questa spiegazione è evidentemente coerente con le tendenze di cui abbiamo già parlato. Non le commenteremo ulteriormente, anche se ci rammentano Seneca, quando diceva: "quod philosophia fuit, facta philologia est" (4), che vorremmo parafrasare con "ciò che era esoterismo, è diventato storiografia".

 

Notiamo invece che durante tutto il XVII° secolo un'altra leggenda "criptica" era stata pubblicata e circolava negli ambienti intellettuali, certamente con un successo ed un interesse ben superiori alla breve nota del tardo testo erudito cui si accennava prima.

Ci riferiamo ai contenuti dei cosiddetti Manifesti Rosacruciani, che diedero impulso al ben noto movimento esoterico che si riallacciava alla Tradizione Ermetica. Per economia di discorso non possiamo evidentemente qui approfondire questa estesissima tematica. Ci accontenteremo di segnalare alcuni punti particolarmente significanti, in modo che i "curiosi" possano proseguire efficacemente su questa strada, se lo desiderano.

 

Il testo completo, con commento, dei Manifesti Rosacruciani è consultabile nella sezione dedicata:

I Rosa+Croce

 

Innanzitutto ricordiamo che i documenti di cui stiamo parlando sono due. Il primo fu pubblicato nel 1614 col seguente titolo: "L'universale e Generale Riforma del mondo intero, insieme alla Fama Fraternitatis della lodevole Fraternità della Rosa Croce, scritta a tutti gli Eruditi ed ai Reggenti d'Europa..." (5)

Nel 1615 usciva il secondo, il cui titolo, abbreviato convenzionalmente in "Confessio Fraternitatis" (così come il primo in "Fama Fraternitatis") è il seguente:

"Una breve considerazione sulla più Segreta Filosofia, scritta da Filippo da Gabella, uno studioso di filosofia, ora pubblicato per la prima volta con la confessione della Fraternità Rosa Croce..." (6)

Entrambi stampati a Cassel, dallo stesso editore. Il primo testo fu scritto in tedesco, il secondo in latino.

 

Vediamo ora alcuni fatti.

Uno degli esponenti di punta del movimento rosacruciano tedesco fu Michele Maier, medico dell'Imperatore Rodolfo D'Asburgo e conte Palatino. Maier scrisse anche un'opera apologetica sulla Fraternità Rosacruciana, il cui titolo, abbreviato, è "Silentium post clamores ..." (7).

Maier venne in Inghilterra nel 1616 e si incontrò con vari esponenti della cultura inglese tra cui il famoso Robert Fludd. Nacque qui,ad opera di una serie di medici e studiosi, un gruppo di ricerche ermetiche, all'inizio certamente guidato da Fludd, di cui facevano parte illustri scienziati come Bostocke, Hester, Banister, Clowes, Moffet ed altri, tra cui Elias Ashmole e quel Thomas Tymme che pubblicò la traduzione delle opere del Quercetanus. (8)

 

Nascono in questo gruppo movimenti di riforma sia sociale che scientifica, che si concentrano principalmente intorno alla prestigiosa figura di Samuel Hartlib. Questi fonda tra l'altro una società informale che consiste di uomini "che desiderano in una certa misura il Bene della Nazione". Fu nota come "Societas Christiana", "Macaria", o "Antilia". Era collegata al "Collegio Invisibile" di Boyle, che era più orientato a ricerche alchemiche, ed era particolarmente influenzata dagli iscritti di Valentinus Andreae, che sembra sia stato l'estensore dei documenti rosacruciani.

 

Entrano in questi gruppi molti tedeschi che si rifugiano in Inghilterra, salvandosi da una Germania devastata dalla guerra dei Trent'anni. Uno di questi fu Oldenburg, famoso ermetista che stabilì una rete di collegamenti epistolari con gli studiosi del continente. Un altro fu Frederick Clodius, che si legò strettamente ad Hartlib. A questi seguì un flusso costante di ermetisti tedeschi: Frederick Kretschman, Peter Stahl, Johannes Fortitudo Hartprecht, Johann Sibertus Küffeler, Albert Otto Faber, Johannes Ban ...

Tutti questi erano legati alle teorie di Paracelso, di Boehme, dei neoplatonici italiani e dei Cabbalisti ebraici e cristiani, anche se rivolgevano la loro massima attenzione all'alchimia. In un certo senso rappresentavano una specie di "summa" della tradizione esoterica occidentale, secondo le indicazioni rosacruciane, che si riversò in Inghilterra, influenzando massicciamente non solo tutta la cultura inglese, ma la stessa rivoluzione puritana.

I Puritani e i cosiddetti Mitici Cristiani, finirono per essere i portatori di un'importante corrente di ermetismo cristiano nel pensiero inglese. (9)

 

In realtà potremmo forse più correttamente dire che questa tradizione stava ritornando dall'Inghilterra da cui era partita mezzo secolo prima. Non possiamo qui tracciare nemmeno succintamente questa meravigliosa avventura che ha il suo momento di spicco in alcuni famosi personaggi della storia dell'epoca. Ricordo solo, brevissimamente, Giordano Bruno che sull'isola fu ospite di Sidney, a sua volta zio di quel Dudley, conte di Leicester che fu il più importante protettore del famoso John Dee. Sidney nel 1577, inviato dalla regina Elisabetta in missione sul continente, visita i principi protestanti tedeschi e promuove il ruolo preminente del Palatinato, culla del movimento rosacruciano. John Dee seguirà la stessa strada, lasciando certo un'impressione profonda, se il secondo documento rosacruciano riporta tra l'altro una versione della sua opera alchemica "Monas Hieroglyphica" oltre ad un versetto della Genesi che era il motto di Dee, e che diventerà una specie di simbolo ricorrente nei testi ermetici legati a questo movimento. (10)

 

Infine ricordiamo il misterioso Cosmopolita, l'Adepto scozzese, quasi certamente della famiglia dei Sethon, che lasciò sul continente allievi importanti tra cui, specialmente, il ben noto Michele Sendivogius.

Possiamo quindi concludere che nella prima metà del XVII secolo si formò in Inghilterra un'importante corrente di pensiero ermetico che permeò la cultura dei massimi esponenti dell'intellettualità dell'epoca. Questi furono tra l'altro i fondatori della Royal Society. Ne fu membro tra gli altri Oldenburg, che ne divenne segretario nel 1663. Ne fu tra i fondatori Elias Ashmole. Ne fu membro quel Randle Home, Gentiluomo del Re, cavaliere della Giarrettiera, antiquario e genealogista, di cui esistono, come per l'Ashmole, precisi documenti di appartenenza alla massoneria, e che scriveva nel 1640:

 

"Vi sono molte parole e segni di un Libero Muratore da rivelare a te quando le chiederai: davanti a Dio nel grande e terribile giorno del giudizio, tu mantieni il segreto e non rivelarlo ad alcuna persona, se non ai maestri e compagni della detta Società dei Liberi Muratori." (11)

 

All'interno di questo mondo culturale i manifesti Rosacruciani dovevano essere certamente noti e diffusi. A riprova sappiamo che l'Ashmole ne possedeva una traduzione inglese manoscritta, sin da prima del 1630, mentre la prima edizione in lingua inglese, del 1652, curata da Thomas Vaughan (Eugenes Philalethes), corrisponde molto da vicino ad una traduzione manoscritta in dialetto scozzese conservata tra le carte del conte di Crawford e Balcarres, datata 1633. Tutti questi personaggi erano in qualche modo legati alla Massoneria. (12)

 

Esaminiamo ora brevemente i contenuti della Fama Fraternitas. Vi si narra, tra l'altro, la vita del fondatore dell'ordine Rosacruciano, le peregrinazioni che lo portarono in Germania, la costituzione dell'Ordine, la sua scomparsa, il ritrovamento fortuito, dopo 120 anni, di una cripta sotterranea in cui si rivelano ai fratelli i segreti perduti, tra cui il libro che racchiude i segreti della Natura e la chiave della Conoscenza Universale.

 

Visti nel loro dettaglio, i particolari di questo racconto presentano delle somiglianze estremamente spiccate con la leggenda dell'Arco Reale. Oltre a quanto già detto, notiamo solo a titolo di esempio, che la parte iniziale ripercorre certi momenti della cosiddetta Cerimonia dei Veli (ora molto raramente praticata in Inghilterra); che le modalità della scoperta sono simili; che nella cripta le forme triangolari sostengono un ruolo ben preciso, etc.

Ricordiamo infine che il simbolo della Fraternità è un centro infuocato, all'interno di un triangolo, all'interno di un cerchio.

 

In conclusione, riteniamo che si possa affermare ragionevolmente che questo sia il racconto che ha probabilmente ispirato gli estensori del rituale dell'Arco Reale, e che questo confermerebbe il collegamento tra questi, la più antica Massoneria, e la Tradizione ermetica Occidentale.

 

Aggiungiamo un'altra prova, o un altro tassello se si preferisce, al nostro immaginoso castello di carte.

Si sono recentemente ritrovati, in una biblioteca privata, i cosiddetti "rituali alchemici" del barone Tschoudy. Ricordiamo che Henri Theodor Tschoudy fu nel 1751 Maestro Venerabile di una loggia napoletana sotto la Gran Maestranza di Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero. (13)

Sapevamo da tempo che in questa loggia si praticava un sistema di gradi a contenuto ermetico, i cui principi informatori, catechismi parziali e statuti furono esposti in un testo stampato nel 1766. Sapevamo inoltre che nel 1769, poco prima di morire, il barone aveva trasmesso l'insieme dei suoi manoscritti al "Consiglio dei Cavalieri d'Oriente" a condizione di mantenerli segreti. In realtà i Cavalieri nel 1780 resero pubblico lo "Scozzese di Sant'Andrea", ma non divulgarono mai il sistema ermetico vero e proprio.

Questo si compone di 12 gradi detti "filosofici", il cui obiettivo consiste nell'insegnare la teoria e la pratica della Grande Opera, con istruzioni sempre più precise e dettagliate, seppure, ovviamente, in forma simbolica, anche se molto trasparente.

Il primo di questi gradi filosofici è l'Arco Reale. (14)

 

Questa sarebbe allora un'altra conferma dei legami tra l'Arco Reale e la Tradizione Ermetica, in questo caso avvalorata dalla personalità del Sansevero, notissimo alchimista, al cui insegnamento risale probabilmente questo simbolismo e che aveva certamente contatti e legami con le occulte correnti rosacruciane europee.

Notiamo qui brevemente, che la pratica insegnata si ricollegava alla dottrina del Cosmopolita e del suo allievo ed erede Sendivogius. Che il primo era scozzese. Che il secondo sembra avesse creato, intorno al 1640, una setta detta dei "Filosofi Sconosciuti", i cui Statuti sono molto simili a quelli dello Tschoudy, cui furono molto probabilmente trasmessi dal principe napoletano.

 

Leggendo questo manoscritto, forse il più antico rituale noto dell'Arco Reale (15), scopriamo anche che la parola trasmessa non è il Tetragrammaton, comunque pronunciato, ma la seconda Parola dell'Arco Reale.

Non lo diremo qui, in ossequio agli impegni presi, ma notiamo che essa è, a meno di una pronuncia dolce o dura, molto simile al nome citato nel titolo del secondo Manifesto Rosacruciano, quasi a firmare un legame che gli Iniziati Ermetici avrebbero immediatamente riconosciuto.

 

A questi si sarebbero indirizzati anche altri messaggi, più pregnanti e più sottili, come le tre lettere ebraiche che, nella sequenza prevista e significante, si ritrovano nella seconda Parola dell'Arco Reale, nella Parola del rituale napoletano, nel nome citato nella Confessio Fraternitatis.

Non ci è concesso spiegare il loro valore segreto. Possiamo però affermare che questo, conservato e trasmesso nei secoli, da solo giustificherebbe l'importanza data all'Arco Reale, la sua posizione iniziale nel Sistema di Tschoudy, la cura con cui lo si è voluto preservare e la riconoscenza che dobbiamo per questa attenzione ai nostri volonterosi fratelli inglesi.

 

Concludiamo questa relazione, che si è prolungata più del dovuto, anche se nella sua sinteticità può essere solo una proposta da approfondire, e non certo un risultato conchiuso.

Innanzitutto, da tutto quanto precede, noi riteniamo di poter affermare che esistono prove e testimonianze probanti, di un insegnamento esoterico operativo all'interno della Massoneria originaria.

In secondo luogo noi riteniamo di poter sostenere che questo insegnamento fu connesso sin dall'inizio alla Tradizione Ermetica occidentale (16), e che fu messo in forma cerimoniale e simbolica, nel tempo e in modo graduale, per ovviare ad una perdita, prevista o prevedibile, della trasmissione orale, cosicché in qualche modo si conservasse nel tempo.

Infine, ci pare di poter riconoscere nell'Arco Reale uno dei monumenti principali eretti a questo scopo e lasciati alla nostra eredità.

 

Torniamo ora alle nostre considerazioni iniziali.

Notiamo subito che il legame con la tradizione ermetico rosacruciana, anche se confermato, non dovrebbe essere causa di orgoglio, ma piuttosto di preoccupazione. In effetti un insegnamento tradizionale non è per sua natura "neutro". Come tutti i fenomeni spirituali calati nella realtà della nostra manifestazione gode del singolare privilegio di poter assumere caratteristiche positive o negative. Di poter aiutare l'uomo ad elevarsi su una via di perfezione, o ad abbassarsi su una strada di imbestiamento. E qui non possiamo non riconoscere nel fenomeno nazionalsocialista una degenerazione di questo stesso messaggio ermetico, a conferma della deformazione spaventosa cui può dare origine un insegnamento iniziatico, mal divulgato e ancor peggio inteso. Anche se i legami, supposti o effettivi, tra certi capi nazisti ed alcuni personaggi inglesi, sembrerebbero dimostrare che, a distanza di tre secoli, certi canali erano ancora aperti, certe relazioni mai completamente spezzate, certe "fratellanze" mai del tutto ripudiate.

 

Tanto l'iniziazione e la contro iniziazione, come la chiamava Guénon, sono interconnesse tra loro.

Questo comunque è solo un esempio, particolarmente drammatico certo, della responsabilità che comporta la "corporificazione", come la definimmo all'inizio, di una tradizione esoterica.

Pensare di rifiutarla, o di gestirla nell'ignoranza e nella trascuratezza, è un errore di metodo. In realtà, che lo si voglia o no, l'azione spirituale permane e condurrà inevitabilmente nell'una o nell'altra direzione, verso l'alto o verso il basso.

Un'iniziazione, per quanto virtuale e non compresa, ha sempre un'azione efficace. Sottovalutata o ignorata, darà comunque i suoi effetti.

C'è un modo per riconoscere quelli negativi e nefasti: si manifestano sempre con l'orgoglio e la presunzione, con l'intolleranza e la malevolenza, e, come insegna il Libro Sacro, con la lotta tra fratelli.

Allora il senno, la serietà, il benefizio e il giubilo, diventano ignoranza, irrisione, malefizio e cupezza. Il corpo, la parte animalesca, prende il sopravvento. Si scatenano le pulsioni più basse. La confusione si sostituisce all'ordine, e il "diabolon", la separazione, sostituisce il "symbolon", l'unione.

 

Ripercorrere allora con onesta e seria intenzione il cammino delle proprie origini, può aiutare a ristabilire l'asse equilibrante, a riconoscere un'identità perduta, per ritornare ad essere degni di quell'augurio che fu motto del messaggio originario dei fratelli della Rosa Croce, e che qui ripetiamo affettuosamente per i nostri Compagni del Sacro Arco Reale di Gerusalemme, a chiudere definitivamente il nostro discorso:

 

"De rore coeli et pinguedine terrae det tibi deus"

"Che Dio ti dia rugiada dal cielo e grassezza di terra".

 

 

 

1 - The Royal Arch. Its hidden meaning. by George H. Steinmetz. N.Y. 1946.

2 - Harry Carr's World of Freemasonry. London 1983.

3 - Almeno in una versione. Ne parlano Ammiano Marcellino (325-393 d.C.), Philostorgius (364 d.C.), Niceforo nel 14° secolo. Nel 1659 Samuel Lee pubblica "Orbis Miraculum", riportando la prima versione inglese della leggenda e citando Niceforo Callisto. Vedi anche: Harry Carr. Op. cit. Bernard E. Jones "Il Libro dei Liberi Muratori del Sacro Arco Reale", Roma 1988.

4 - Epist. 108, 23.

5 - Allgemeine and General Reformation der Gantzen weiten welt. Beneden der Fama Fraternitatis, dess Lôblichen Ordens des Rosenkreutzes, an alle..." Anno MDCXIV.

6 - Secretions Philosophiae Consideratio brevis a Philipp a Gabella, Philosophiae st(udioso?) conscripta, et nunc primum una cum Confessione Fraternitatis R.C. in Lucem edita, Cassellis.. Annus.. MDCXV.

7 - Silentium post clamores, hoc est Tractatus Apologeticus quo causae non solùm clamorum seu Revelationem Fraternitatis Germaniae R.C., sed & Silentii, seu non redditae ad singulorum vota responsionis, una cum malevolorum refutatione, traduntur & demonstrantur, scriptus Authore Michaele Maiero Imperialis Consistorij Comite, Eq.ex. Phil. & Med.D. Francof. Apud Lucam Jennis, M.DC.XVII.

8 - English Paracelsian, by Allen G. Debus, London 1965.

9 - English Medical Reformers of the Puritan Revolution: a background to the `Society of Chymical Physitians", by C. Webster. In Ambix, vol. XIV, n° 1, feb. 1967; Traditional Symbolism from the Renaissance to Blake, by D. Hirst, London 1964; The Correspondence of Henry Oldenburg, Edited and Translated by A.R. Hall and M.B. Hall. University of Wisconsin Press, 1966.

10 - Frances A. Yates. "The Rosicrucians Enlightenment", London, 1972.

11 - Il manoscritto di R. Home si trova presso il British Museum.

12 - F. Yates. Op. cit.

13 - Per questa parte, vedi, tra l'altro: Le Forrestier. "La Franc-Maçonnerie Templière et Occultiste." Paris, 1987; C. Francovich. "Storia della Massoneria in Italia." Firenze, 1974.

14 - I gradi erano: Arco Reale, Cavaliere del Sole, Supremo comandante degli astri, Cavaliere della Fenice, Cavaliere dell'Iride, Cavaliere d'occidente 7-8-9, Cavaliere dell'Aquila Nera (1°, 2° e 3° grado), Il vero Massone, Istruzione per la Grande Opera, Il Cavaliere degli Argonauti e del Toson d'Oro.

15 - Il più antico rituale inglese noto è il manoscritto Sheffield, datato 1780-85. Vedi "Les Manuscripts du Royal Arch" par le Rev. F.J.M. Hamill. In 'Travaux de la loge de Recherche Villard de Honnecourt'. N5, 2° série, 2° sém. 1982.

16 - Non a caso, legato alla forma di esoterismo cristiano propria dei Rosa Croce, si nota nei rituali dell'Arco Reale, che più essi sono antichi, e più il carattere cristiano è accentuato. Vedi Hamill. Op. cit.