Umberto Capotummino

 

L'Occhio della Fenice

 

 

 

 

Sekhem Editore

 

 

Da il “Giornale di Sicilia”


Frutto di una lunga e matura ricerca, "L'occhio della Fenice" è già stato accolto con grande interesse - e prima ancora della sua pubblicazione - dall'egittologo Boris de Rachewiliz e dal filosofo Massimo Cacciari. Umberto Capotummino, docente palermitano e singolare figura di studioso indipendente alieno da ogni conformismo accademico, ci offre con la sua opera un convincente saggio sull'unità della Tradizione (quella con la T maiuscola, per intenderci), dimostrando in dettaglio – e su basi matematiche - come sia possibile la reductio ad unum fra scuole di sapienza in apparenza così distanti fra loro (e non solo in senso geografico). Ci riferiamo segnatamente al Libro dei morti degli antichi Egizie all’I King o libro dei mutamenti dell'antica Cina, indagati da oltre venti anni da Capotummino nei vari aspetti filosofici, esoterici e divinatori.

Ma cos'è mai l'occhio della fenice, il mitico uccello che risorge dalle sue ceneri? in Egitto esso è il simbolo per eccellenza della congiunzione del sole con la luna all'interno delle rivoluzioni luni-solari alle quali gli antichi sacerdoti consacravano il magico volatile. E Capotummino precisa: “Splendente sull'asse del Polo, associata alle piene del Nilo, la Fenice evoca i cicli della rinascita e l'immortalità dello spirito. Il segreto del suo potere risiede nella facoltà d'illuminare il ritorno degli astri sulle loro orbite, al levarsi della stella Sothis (Strio), sulle acque del Nilo con l'aurora solare. La magica Fenice, posta alla prua delle barche sacre, incendia la luce che attraversa nel moto retrogrado dei cieli esoterici; il dono del suo occhio conferisce, a chi ne conosca il segreto,la visione del destino futuro”.

Nella tradizione cinese, la fenice egizia diviene Fenghuang, nome che implica l'unione dell'uccello maschio, feng, con il corrispettivo femminile, huang. La sua metamorfosi dipende dal fuoco ed è collegata al ritorno periodico degli equinozi e dei solstizi, sugli assi portanti del cosmo, nei modelli nuerologici dell'IKing o Libro dei mutamenti.
I due mondi - quello cinese e quello egizio - per dirla con Capotummino “Teorizzano entrambi un circuito del Cuore, nel quale i cicli di rinnovamento dei cieli si fondono col destino dell'iniziato che sa decifrane la pulsazione, intesa come numero, le cui potenze sono depositate nei segreti di più tradizioni orientali, esaminate nel saggio”.


Decifrato l' ordinamento degli esagrammi tramandato nel Libra dei mutamenti dal re Wenn, le potenze del numero sono presentate in una sequenza elaborata al computer e che è in grado di fornire ai lettori più consapevoli l'accesso all'ordine delle formule del Libro dei morti degli antichi egiziani ed alla relativa rubrica divinatoria. Questa iniziazione – conclude Capotummino – offre la concreta possibilità di attivare un “positivo schiudersi di forze a chi voglia rinnovare il proprio o altrui destino”.
In ultima analisi, in ogni essere umano esiste una fenice che può ridestarsi ed innalzarlo rendendolo eguale agli Dei nella propria radianza personale. Aveva ragione l'Amleto di Shakespeare: “Ci sono più cose fra cielo e terra, Orazio, di quante non ne sogni tutta la nostra filosofia”.
Bent Parodi

 

  

 

 

 
 
 

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Musica: "Fuga XLVIII ° di Atalanta Fugiens" di Michaël Maier 1687