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© Federico Pignatelli

 


 

Nella Loggia Monte Sion, gli interventi a commento, fanno soventemente riferimento a diversi testi e autori, ma la maggior parte di essi, a causa dell’indirizzo propedeutico che la qualifica, fanno richiamo ad un testo (in lingua francese) a cui la Qabalah tutta deve la propria vitalità di speculazione: lo Zohar.

É questo, certamente, uno dei testi universalmente considerati fondamentali, tanto da far proclamare agli ultimi cabalisti del nostro secolo stanchi di interpretazioni o letture non ortodosse :“Occorre, una volta per sempre, ricordare, sottolineare ed evidenziare, che la Bibbia della Qabalah Ebraica è lo Zohar e che ogni idea che non può trovarvi la sua referenza è falsamente cabalista [1].

 

Sfortunatamente lo Zohar è un testo di difficile reperimento, anche se si deve registrare una ristampa anastatica nel 1970 (della traduzione francese del Pauly, 1906-1911), di difficoltosa acquisizione, e una pubblicazione, periodica (è giunta al quinto volume) più recente, traduzione dall’aramaico ad opera del Mopsik, sempre in lingua francese..

 

Con esclusione di copie manoscritte che circolavano certamente già nel 1400, le prime edizioni a stampa in lingua aramaica sono datate Mantova 1558 - 1560 e Cremona 1559 - 1560.

Da dire che gli editori utilizzarono differenti manoscritti, i quali contenendo differenze di dettaglio, in merito all’ordine dei capitoli e di contenuto, daranno origine a due testi non poco diversificati. Immanuel di Benevento editò il testo di Mantova effettuando una scelta personale operata su dieci manoscritti, mentre per l’edizione di Cremona, Vittorio Eliane l’organizzò procedendo al confronto di sei manoscritti; per entrambi le tipografie sono rabbiniche del tipo Rachi.

Le differenze si concretizzarono nel numero di tomi, tre in quello di Mantova, uno in quello di Cremona; e tale differenza di taglio autorizzò gli studiosi a distinguere lo Zohar Hakatan (Piccolo Zohar) dallo Zohar Hagadol (Grande Zohar) di Mantova, testo, quest’ultimo, che fu utilizzato dai Cabalisti Hassidici Polacchi e Tedeschi fino al diciottesimo secolo.

Lo Zohar Hakatan vide ristampe a Costantinopoli, Salonicco, Smirne, Gerusalemme, e le ultime edizioni (comunque sempre datate fine ottocento) furono compendiate con alcuni capitoli dell’Hagadol e con, in appendice, riferimenti biblici delle diverse citazioni in esso contenute.

Tutte le parti dei due Zohar furono riunite e pubblicate tra il 1945 e il 1958 in 22 volumi a Tel Aviv per i tipi Choulam. Questo è quanto per la lingua originale.

Come si evince sono tutte edizioni di difficile acquisizione, ma anche edizioni per lettura e studio che presentano difficoltà non indifferenti; a meno che non si possegga conoscenza della lingua Aramaica e non soltanto di quella [2].

Traduzioni in lingue europee e in ebraico fanno data dal quattordicesimo secolo.

Ben Kafman Achenazi diede alle stampe una traduzione in ebraico “corrente” nel 1500 seguita da una traduzione latina ad opera di Knorr Von Rosenroth editata sotto il titolo di “Qabalah Denudata” che vede la luce  a Francoforte nel 1677 il primo volume e nel 1684 il secondo [3].

Come sopra ricordato, dal 1906 al 1911 viene data alle stampe una traduzione Francese ad opera di Jean de Pauly per i tipi Maisonneve et Larose riproposta in anastatica nel 1970, la traduzione, per altro accettata con contrastanti considerazioni, fu effettuata dall’Aramaico sullo Zohar Hakatan di Mantova; a questa va aggiunta la recente rilettura del Mopsik, giunta al quinto volume.

Esiste ancora una edizione inglese ad opera di S.L. Mathers MacGregor su cui la casa editrice Mediterranee di Roma, traduzione di Mario Monti, provvederà nel 1981 a pubblicarne una selezione di capitoli: “Il libro del Mistero Nascosto”, “La Maggiore Santa Assemblea”, “La Minore Santa Assemblea” (opera in due volumi editata con il titolo Magia della Qabalah”).

Ernest Mueller porterà a conoscenza degli studiosi tedeschi, i contenuti dello Zohar effettuandone una traduzione sul testo latino del Rosenroth in comparazione con il testo di Mantova: non se ne conoscono altre di pubblico dominio.

 

In lingua italiana, oltre alla già citata Magia della Qabalah, alcuni stralci dello Zohar, per la verità poca cosa, furono pubblicati dalla casa editrice Athanor nel 1978 tradotti dal francese da Luciano Balducci, poi ...  più nulla.

I brani tradotti, che compaiono in questo sito, riprodotti ad uso e utilizzo dei Fratelli della Loggia Monte Sion sono, quindi, presentati per la prima volta[4].

 


 

[1] Emmanuel Lévyne

[2] Il testo è infatti scritto in diverse lingue, malgrado l’Aramaico ne sia la lingua dominante, lingua di cui però si fa uso solo in forma dialettale: l’Aramaico di Galilea, l’Aramaico della Guemara, e l’Aramaico dei Targoums. I capitoli del “Pastore fedele” sezionati in diverse parti dell’opera sono scritti in un Aramaico molto diverso e tutto particolare, mentre i capitoli del “Commentario dell’Eternità” sono scritti in Ebraico Haggatico.

[3] Il testo assente in catalogo presso la Biblioteca Nazionale di Roma e presso quella Vaticana, era invece, fino a poco tempo addietro, presente nella biblioteca del Maestro Giovanni (Ivan) Mosca, l’opera è stata in epoca recente acquisita dal M.M. Pignatelli Federico.

[4] Per notizia, una traduzione dell’intero primo volume (Preliminari e Berèchith) è in fase di ultimazione, e con ogni probabilità vedrà messa a disposizione della Loggia Monte Sion nel mese di dicembre 2009.

 


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