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© Federico Pignatelli

 

 

" Porta dei Cieli" VIII^ discorso

Nell'ordine divino, vale a dire tra gli esseri dei mondi superiori ( Aïn Soph ed Atziluth), un Vaso è soltanto un’essenza intelligente, vale a dire una potenza d’intelligibilità che riceve in se stessa un oggetto intelligibile, il che determina un atto d’intelligenza.

La luce è l'oggetto intelligibile, o meglio la verità a percepire tramite l'intelletto; la sua percezione illumina l'intelligenza, compie la potenza di intelligibilità e la realizza in atto.

La luce interna è l'oggetto uno, vicino, presentato all'intelligenza tramite il suo atto e perfettamente compreso ed afferrato.

La luce ambiente è l'oggetto più elevato proposto all'intelligenza, ma soltanto per illuminarlo dell'esterno; è come il sole per i colori.

urxyn il raggio è l'oggetto intelligibile, interno, essenziale, unito ad un intelletto declinante dalla sua perfezione e privato dalle operazioni intellettuali, ma che, tuttavia, non dimentica ma custodisce i primi dati intelligibili manifestati, e così chiaramente segnati tanto che il loro oblio si rivela impossibile. È ancora la luce oggettiva che l'intelletto ha perso per propria colpa. Una volta restituito, questo intelletto li percepisce di nuovo, grazie alla virtù dell'alto.

Il raggio è ancora l'oggetto imperfetto e debole che l'intelletto trascina e talvolta disperde e proietta fuori di sé.

La luce del Cranio o dei cervelli, emanata da Arikh, rivela l'intelletto immobile contenente l'unità di tutti gli esseri. Le luci degli occhi, emanate del Padre corrispondono a d il quale denota l'essenza, sorgente generatrice di tutte le altre. La luce degli orecchi, emanata dalla Madre, corrisponde a y e costituisce la vita sorgente di tutte le vite. La luce del naso emanata dal Re (Seir) corrisponde a w l’intelletto, sorgente di tutti gli intelletti. La luce della bocca, emanata dalla Sposa o Regina, corrisponde alla seconda h e denota la volontà, sorgente di tutte le volontà. Le luci degli occhi, quelle degli orecchi, e delle narici sono separate e non concorsero all’effettuazione dei Vasi. O più esattamente, i raggi degli occhi (che sono poi la Saggezza superiore) sono intervenuti nella formazione dei Vasi nella misura in cui questi raggi ritornarono alla loro origine e ricondussero lo spirituale verso la propria sorgente, lasciando i Vasi vuoti, simili a semplici potenze passive.

I Vasi scaturiscono dai raggi che emergono dalla bocca (o della Saggezza inferiore, Malcouth) dove i due soffi, inspirazione ed espirazione, sono uniti. Quest'ultima [la Saggezza inferiore], più spessa, separandosi dal sottile rimase in basso, l'altra [la Saggezza superiore] risalì lasciando, in ogni caso, in basso la predisposizione a riceverla di nuovo ed a trattenerla; la nozione cabalista di Vaso è questa. Questa ideazione del Vaso sembra, quindi, porre la separazione inclusa nella creazione, mentre le luci superiori, quelle che ritornano verso la sorgente, sembrano corrispondere al mondo dell'emanazione o a quello delle idee divine.

I Vasi delle sette Sephiroth inferiori si frantumarono dacché, non potendo sopportare la luce suprema, gli voltarono la schiena. Guardando, allora, in loro stessi, si resero conto di quanto potessero come cause. Scendendo persero, però, la luce e il loro strumento di azione, morirono e furono, per questo, rinchiusi in un corpo terrestre.

Per legittimare la condizione di esseri distinti di fronte all'Assoluto, senza essere assorbiti in Lui, la Qabalah propone come soluzione, l’allegoria del ritiro della luce divina, la quale abbandona uno spazio destinato ai mondi futuri. Considerato, però, che nulla può esistere senza la presenza divina, questa ritirandosi, lascia dei residui.

Adam Qadmon è, secondo la Tradizione, il Verbo Creatore, il Dio-Uomo, rappresentazione suprema di Dio. Questo ritiro di luce fu, quindi, "concretato" dalla sua sezione inferiore fino al suo Yesod. In questo spazio ne fu lasciato soltanto un piccolo residuo, per consentire l'esistenza delle creature. Il ritiro della luce fu eseguito alla maniera di una piega di una veste, simbolo del velo con cui si avvolgeva la Divinità, al fine di non sommergere le creature nella pienezza del proprio splendore.

Su questa veste, nella parte anteriore e nel senso della lunghezza, sono riportate le 22 lettere dell’Aleph Beth, ripartite in 23 alfabeti, e altrettanti, ma in senso rovesciato, sulla parte posteriore: 432 è il numero delle combinazioni, e 231, quello delle combinazioni senza alcuna ripetizione delle 22 lettere.

La piega si effettuò sovrapponendo la parte inferiore sul dietro, in modo tale che la prima lettera fosse affiancata alla dodicesima, la seconda alla tredicesima, l’undicesima alla ventiduesima e questo simultaneamente, sia davanti sia dietro, quindi le prime undici lettere si trovarono rivolte all'esterno, le undici ultime all'interno.

Nel senso della larghezza, al centro della veste, era scritto il Tetragramma (hwhy), la prima metà sul davanti, la seconda sul retro. Le quattro plenitudini [Consultare, per approfondire il tema, in questa stessa sezione: Le Plenitudini] di questo nome, che ne scaturiscono, furono poste le prime due avanti: in alto bn, e ns sotto, e sul dietro le due ultime hm e bn. Da queste plenitudini originarono i quattro mondi: bu Atziluth, gs Briah, hym Yetzirah, bn Asiah [9].

Di queste quattro plenitudini, tre sono costituite da dieci lettere, mentre la plenitudine gs ne ha soltanto nove. La sua ultima lettera, che è quindi spaiata, è senza compagna [10].

Lo spazio, originariamente abbandonato dalla luce è chiamato rywa spazio primitivo. Questo spazio è quadrato: lo y della parola rywa puntualizza la luce dei residui del mantello, e rwa la luce dei residui di Aïn Soph. Questo spazio primitivo corrisponde ad una porzione dello y della plenitudine gs [plenitudine Yodata]. È composto di luce di aria e di acqua. È il Tohu Bohu del Genesi.

L’eccessiva spiritualità di questo luogo, costrinse lo y a declinare; nella discesa finì con il colpire la k e l’impatto produsse all’interno di questo spazio primitivo, la sfera di Splendore wryhf (Thehiru), è il Fiat lux con le 48 luci prodotte dalle quattro plenitudini.

In questa seconda discesa, però, lo y si ripresentava con una luce più attenuata e per tale motivo accompagnato dalla seconda h della plenitudine gs, la quale si dava cura di fornirgli una luce più consistente. Entrambi diedero luogo, all’interno di Thehiru, alla sfera di Kether (Corona). Tutto intorno a Thehiru c'erano le virtù per distruggere Tohu e gli altri mondi in cui il male sarebbe potuto penetrare. In Kether erano contenute, virtualmente, le dieci Sephiroth collocate in distribuzione circolare. In seguito ad una discesa dello y, le dieci Sephiroth del mondo di Atziluth si svilupparono, intorno a Thehiru, in cerchi concentrici, costituendo il Malcouth di questo sistema. Altrove si sostiene che il ritiro della luce si operò fino alla cavità del petto[di Adam Qadmon] e che in quel luogo si configurò, un diaframma. La luce ascendente proveniente dalla plenitudine hm, la quale contiene la nozione delle acque femminili, si unì nel cranio con gs, plenitudine che conferiva la luce agli orecchi, al naso ed alla bocca.

 Di conseguenza una nuova luce miscelata uscì dal diaframma. Neschamah, grado dell'anima che risponde all'unità superiore dell’io, sarebbe, quindi, simboleggiata dalla luce della Bocca. Il Verbo sintetizza le luci degli occhi e degli orecchi, vale a dire l'intuizione intellettuale e la comprensione.

Questi ultimi sviluppi possono conciliarsi coi primi se il ritiro fino al petto corrisponde ad una seconda o una terza discesa dello y.

L’impatto della k con lo y simboleggia il risveglio del relativo con l'assoluto, l'animazione della ricettività con il principio attivo.

Il Malcouth del mondo di Atziluth, la sfera Thehiru, circondava ancora i tre mondi Briah, Yetzirah, Asiah. Le nove Sephiroth superiori formarono 18.000 miriadi di mondi e Malcouth 2.000 (in tutto 200 milioni).

Ci furono, per i mondi, 235 mille miriadi (2 miliardi 360 milioni) di lettere, di cui 100 mila sono sotto il mistero della luce ambiente.

 

Indice della Sezione

I PreliminariLe Luci e i VasiLa Rottura dei Vasi •  Le Tre Teste Microprosopo

Le Gerarchie  Le Pienezze Le Note