L'Opera politica di Melantone

 

Questa caratteristica culturale-filosofica di Melantone, che lo pone in posizione atta a recepire e ad avvicinare l'umanesimo neo-platonico e la neo-scolastica aristoteliana (che per alcuni suscita critica per l'«incerto mite Melantone») gli consente, anche culturalmente, di porsi in una posizione equidistante fra la teologia Cattolica e quella Luterana, avvicinandolo, pur con la sua milizia Luterana, ad una posizione erasmiana, nonché a quella di un Bucer, di un Witzel, di un Cassander, di un Van Uttenhove. In realtà, al di là delle scelte confessionali, questi uomini avevano una comune matrice umanistica e tendenzialmente adogmatica, che premiava la ragione e l'immanente rispetto alla metafisica trascendente; sognavano una religione universale con pochi accettabili dogmi.

 

Da questa posizione filosofico-culturale, non certo facile nelle radicalizzazioni del tempo, deriva anche la posizione politica di Melantone, che gli consentì di esprimersi, con tutta la sua autorità di dotto apprezzato da entrambi i partiti religiosi, come uno dei maggiori esponenti di una ideale terza forza. Ciò lo porta accanto, principalmente, ad Erasmo da Rotterdam ed al Cardinale Contarini, nel campo cattolico (1) ed al Bucer nel campo protestante (2).

Infatti, con loro assume fra il 1520 ed il 1545 il difficile ambizioso compito di tentare una riconciliazione fra le due Chiese e la conseguente cessazione dello scisma.

Troviamo così Melantone impegnato in tutte le numerose Conversazioni, Concilii, Diete che si susseguirono in detto periodo fra Cattolici e Riformati, oppure lo vediamo impegnato nelle varie assise riservate al campo dei Riformati contrastare le tendenze radicali o dogmatiche. Tutti gli storici concordano nel considerare Melantone l'artefice della c.d. Confessione Augustiana del 1530 (3) che viene considerata il suo capolavoro politico-teologico, anche se sfortunato - nella quale i principi ispiratori della Riforma vennero smussati per lasciare adito ad una composizione del dissidio teologico con i Cattolici.

Confessione che più volte parve costituire la base per una conciliazione nei numerosi «Concilii» che si svolsero dopo quello di Augusta del 1530. Così parve nella Dieta di Worms del 1541, ed in quella di Ratisbona del 1541, quando con il c.d. Libro di Ratisbona (opera di Melantone, Bucer, Pistorius, per i Protestanti, e di Gropper, Pluf, Erik per i Cattolici) si giunse ad un accordo quasi totale, salvo sulla transustanziazione e la penitenza sui quali Contarini, Cardinale Legato del Papa, fu intransigente. Perfino lo stesso Concilio di Trento di parte Cattolica, iniziatosi nel 1541, dopo il fallimento del tentativo di Ratisbona, per lunghi anni rimase aperto al colloquio con i «Scismatici» sulla base della Confessione di Melantone.

La stessa effimera pace del 1555, dopo l'Interim di Lipsia del 1554, lasciava aperta la via di un incontro sulla base della Confessione Augustiana. Questo dimostra che non si poté ignorare la personalità di Melantone e quale fosse il suo peso politico-culturale nel 1535.

L'atto Imperiale del 1554 sancì però il principio Cuius regio eius religio, che trasferì all'autorità statale la scelta confessionale dei sudditi (e nell'Impero era a livello di sovrano locale), anziché sfociare nella auspicata composizione dello scisma, ovvero, quanto meno, nel completo riconoscimento della individuale libertà religiosa e per ogni confessione nella piena libertà di culto e di predicazione, secondo l'istanza di una completa tolleranza avvertita da molti, tanto in campo Cattolico quanto in quello della Riforma.

In realtà l'atto di Carlo V° sanciva una situazione di fatto già da tempo in più luoghi attuata e che stava proprio imponendosi nel 1535.

 

Anche la Tolleranza aveva però avuto una sua sperimentazione in varie località, come, ad esempio, in Polonia con Sigismondo I° ed a Strasburgo, «città libera», sotto il governo del teologo protestante Martin Bucer, principalmente fra il 1520 ed il 1530 (ed in tale data il Bucer aveva accettato anche la «regola» della Confessione Augustiana di Melantone), cosicché l'ampia tolleranza religiosa era valsa a richiamare nella città i maggiori umanisti ed irenisti del suo tempo, militanti nei due avversi campi o nella terza forza, compresi Erasmo da Rotterdam e Melantone, che gli furono devotamente amici, Socino, Escolampadio di Basilea, Lefevre d'Etaples, Farel, Servetus, Calvino, Frank, Melchior Hoffmann, cosicché attorno al Bucer ed allo Sturm, primo magistrato, si creò una specie di circolo culturale, forse aperto ad una sua proiezione massonica, dato che alcuni di tali personaggi erano massoni e lo stesso Bucer, capo della Città, è da molti ritenuto massone (sia pure in una Loggia di Strasburgo autonoma rispetto alla Obbedienza dei Fratelli di Giovanni) come velate allusioni di alcuni scritti fanno supporre.

In questi tentativi ricorrenti di riconciliazione fra le due Chiese, troviamo infatti sempre in primo piano figure di umanisti o irenisti, tanto del campo cattolico quanto di quello protestante, come Erasmo da Rotterdam, il Cancelliere dell'Imperatore Carlo V° Mercurino Gattinara, erasmiano, Witzel, Pistorius, il Cardinale Contarini, ed in campo protestante soprattutto Bucer e Melantone.

Troviamo così le suddette persone partecipi della Dieta di Norimberga del 1524, nella Dieta di Spira del 1529 (nella quale i Riformati protestarono contro le discriminazioni dei diritti politici in loro danno in molti Stati e da qui sorse poi la definizione di Protestanti per designare tutti i scismatici), ma troviamo anche Melantone e Bucer accanto a Lutero e Zwingli nella Dieta di Marburgo del 1529-1530 nella quale si tentò di dare vita ad una specie di internazionale delle Confessioni protestanti in vista della Dieta di Augusta del 1530 con i Cattolici nella quale Melantone assunse una funzione di primo piano presentando la Confessione Augustiana, il suo sfortunato capolavoro politico-teologico.

 

La partecipazione di Melantone la si riscontra ancora nelle successive Diete di Spira nel 1540, di Worms del 1541, di Ratisbona del 1541 e 1546, ma la sua posizione è più debole perché il partito della «terza forza» è soverchiato da quelli delle opposte intransigenze.

I podromi di questa sconfitta degli umanisti erano già avvertiti nel 1535.

 

 

 

1. Sul Cardinale CONTARINl cfr. KEMEN, Nascita della Tolleranza, cit., 94 segg.

2. Sul BUCER cfr. KEMAN, cit. p. 51 segg e 66 segg., anche per l'ospitalità data ai personaggi citati nel testo; DESMEN Umanesimo e Rinascimento, cit. p. 136 segg. De RUGGERO Rinascimento Riforma e Controriforma, cit. p. 215 segg.

(3) Sulla «Confessione Augustiana» cfr. KEMEN, cit., p. 91 segg. DE RUGGERO, cit., p. 229 segg. CALVINO compare sulla scena di Strasburgo, invitato dal BUCER, dopo che era stato espulso nel 1535 dalla Francia a conseguenza dell'Editto persecutorio di FRANCESCO I°. Successivamente si trasferirà a Ginevra.