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Lo scritto che si presenta ai visitatori esoterici, è stato catturato dal periodico mensile Vidyā, Luglio Agosto 2003. Il periodico è distribuito gratuitamente, chi fosse interessato può richiederlo a "Edizioni Āśram Vidyā via Azone 20, 00165 Roma". 

Il documento che raccoglie un colloquio con Raphaël (domande e risposte) sul tema in titolo è opera dello ingegno dell'Autore  e non indica necessariamente la visione della Loggia o del GOI. 

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Il Periodico Vidyā ha trattato argomenti essenziali per una comprensione della Metafisica tradizionale e Raphaël stesso nelle sue opere ha presentato la Tradizione universale nella sua espressione orientale e occidentale evidenziando così l'Unità della Tradizione. In questo dialogo Raphaël chiarisce la dimensione, la portata della Metafisica tradizionale.

 

(D = Domanda, R = Risposta)

D. Lei ha accennato prima alla Metafisica tradizionale. Anche qui, penso ci siano delle incomprensioni. Mi vuole dare qualche accenno che mi illumini e mi metta in grado di comprenderne la, sostanza?

R. In questa sfera c'è veramente incomprensione derivata soprattutto da ignoranza. Molti sono in buona fede. Ci sono alcuni, per esempio, che sono convinti di essere interessati alla metafisica. Alle prime battute del dialogo si può capire, però, che essi per metafisica intendono la parapsicologia, oppure l'occultismo, e così via; qualcuno, anzi, la medianità e cose di questo genere. Poi, c'è qualche persona che, nella sua infantile innocenza, parla di Ufo:

D. Secondo lei, da che cosa deriva questo errore d'interpretazione? La metafisica mi sembra che abbia un suo preciso contesto.

R. Le ripeto, da ignoranza. É vero che oggi si dissacrano molte cose giuste e non giuste, ma è un dato di fatto che, per molti, questa parola vuole significare tutto tranne quello che veramente vuol dire.

La Metafisica tradizionale è un insegnamento che riguarda la natura dell'Essere, del noumeno, dell'essenza, o la radice da cui trae sostentamento l'Unità principiale stessa.

D. Tutto questo non risponde semplicemente a una speculazione filosofica fine a se stessa?

R. Tutt'altro. Dobbiamo aggiungere al termine Metafisica la parola "tradizionale", proprio per distinguerla dalla concezione, già degradata, di alcuni filosofi.

D. Allora questo termine è stato degradato dagli stessi filosofi?

R. Sotto certi aspetti dobbiamo dire di si.

Con la graduale "discesa" ché c'è stata, fino al razionalismo materialistico, dei principi metafisici sono stati degradati a semplici concetti empirici sistematizzati In tal modo e gradatamente, la stessa filosofia è divenuta una sterile dialettica o gioco intellettivo. Così, a questo punto, occorre fare una distinzione: la Metafisica sacra o tradizionale non è e non vuole rappresentare la metafisica speculativa e concettualistica. Diremo che l'avvento del razionalismo egocentrico ha distaccato il pensiero filosofico da quello tradizionale puro, e lo scientismo moderno - dico scientismo e non scienza nella sua più originale espressione - ha fatto precipitare quella filosofia, già sterilizzata e manchevole, rendendola una semplice discorsività mentale e una sintesi delle scienze. La filosofia e divenuta, in tal modo, subordinata alla scienza. Ho sentito parlare persino di filosofia della tecnica, oltre che di filosofia della scienza.

D. Devo concludere che la Metafisica tradizionale non accetta il razionalismo?

R. Non è che la Metafisica si contrapponga al razionalismo o che voglia escludere dal contesto degli strumenti conoscitivi il pensiero empirico: L'errore di fondo - secondo la Metafisica tradizionale - è che il razionalismo, volendo risolvere i problemi dell'essere e del non-essere alla luce del rapporto soggetto-oggetto o della semplice conoscenza empirica, si pone esclusivamente e dogmaticamente su un particolare quadro di riferimento o di coordinate. Così, il realismo empirico, senza volerlo, ci ha condotto a un assolutismo relativistico senza uscita.

L'assioma: È reale ciò, che i miei sensi percepiscono o che la mia mente razionale può afferrare e capire, non solo è filosoficamente inaccettabile, ma costituisce un freno alla ricerca filosofica propriamente detta. Comunque, s'incomincia a comprendere l'insufficienza di questo approccio conoscitivo perché s'intravede la possibilità di dati che sono di là dalla funzione percettiva o dal pensiero analitico. Dunque, per la Metafisica tradizionale questo tipo di conoscenza risponde solo a un grado di valutazione e di sperimentazione. Il pensiero, isterilendosi sul suo stesso limite te, non poteva non portare, d'altra parte, a una concettualità a circonferenza chiusa e sistematizzata.

D. Da quello che lei ha detto arguisco che la Metafisica tradizionale differisce dalla stessa metafisica profana, e soprattutto non ha niente a che fare con quello che oggi molti occultisti, spiritualisti, ecc, chiamano metafisica. È così?

R. Sì, senza dubbio.

D. Questa distinzione, comunque, è operata in senso arbitrario dall'uomo, oppure è la conseguenza di due metodi e di due distinte fonti di attingimento?

Mi riferisco, naturalmente, alle due concezioni della Metafisica sacra e profana in senso stretto.

R. Nella sua domanda c'è la giusta risposta. L'una è Metafisica sacra, e non è frutto degli uomini perché la Tradizione è di ordine non-umano; l'altra è frutto del pensiero

dell'individuo. In una civiltà tradizionale il particolare (profano) poggia sull'universale-principiale (sacro), ma oggi che tale tipo di società non esiste (qualche frangia è rimasta in Oriente), il particolare poggia su se stesso e, conseguentemente, più che nel generale, nella quantità e nel relativo non può non portare.

D. Mi vuole spiegare meglio questo particolare che poggia su se stesso?

R. È come se lei vedesse un uomo senza testa. Una persona privata della sua anima vitale è un guscio vuoto, un fantasma, un cieco. Vede, gli individui della nostra società del profitto, della competizione e della sopraffazione fisica e psicologica sono dei morti viventi, dei robot, privi di valori e di scopi. I valori universali o principiali dell'essere si trovano nella sua universalità di coscienza ed è su questa sfera che bisogna trasferire la direzione, lo scopo e la mente.

Ormai è noto che il particolarismo ci ha costretto nell'individualismo, nel quantismo, nell'autoaffermazione e quindi nell'assolutismo ideologico, nello scientismo, nel tecnicismo e, per ultimo, nel consumismo nelle sue varie configurazioni.

Per ridare dignità all'uomo occorre riportarlo alla sua condizione universale-principiale e di sintesi; bisogna inserirlo nel contesto armonico della Vita perché, in fondo, egli rappresenta una delle indefinite maglie della catena cosmica. Per riportarlo alla condizione di homo sapiens bisogna ridargli la testa, l'anima, il senso della sua polidirezionalità.

La Metafisica tradizionale si esprime in termini di sintesi, di unità e di armonia vitale, quindi di valori principiali che stanno al di là della semplice struttura psicofisica. La Metafisica tradizionale è modalità di vita.

D. Alcuni sono fermamente convinti che la metafisica sia qualcosa di astratto, una teoria di comodo, un'evasione; che cosa mi può dire a tale riguardo?

R. Poteva anche esprimersi come alcuni dicono spesso: che non poggia sul reale-concreto, perché per codeste persone la Realtà coincide con il concreto, il solido, il terrestre tangibile. Comunque potrei semplicemente risponderle: la conoscenza empirica, o la realtà-concreta, poggia sul relativo, sul finito, sul fenomeno, sulla rappresentazione mentale e sul divenire; in altri termini, sul non-essere. E ciò è un dato incontrovertibile per chi non ha preconcetti e unilateralità di giudizio.

È, invece, proprio la metafisica che poggia sulla sola e unica costante, quella costante che tutti gli uomini cercano ansiosamente, quella costante che dà valore e significato allo stesso fenomeno, come ebbe ad affermare lo scienziato Max Planck. Ma noi sappiamo che in questa epoca di ferro la verità viene rovesciata, purtroppo.

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