Chi è R.A. Schwaller de Lubicz

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Il documento è opera d'ingegno di Walter Catalano, ogni diritto è riconosciuto.

 

Il nome di René Adolphe Schwaller de Lubicz, resta ancora quasi sconosciuto nel nostro paese al di fuori di ristrette cerchie di esperti. Sebbene le sue opere maggiori siano state tutte tradotte o in via di pubblicazione nella nostra lingua, la figura misteriosa e poliedrica di questo alsaziano schivo ed appartato - come un vero iniziato dovrebbe essere - non ha ancora acquisito il riconoscimento che pienamente merita nel panorama della tradizione esoterica occidentale (1). In realtà il personaggio ha una rilevanza di primo piano soprattutto nell'ambito dell'alchimia e dell'egittologia "alternativa" del nostro secolo e molti controversi protagonisti di quelle segrete realtà sono parte di un mito che egli contribuì a creare. Solo un nome per tutti: Fulcanelli.

René Adolphe Schwaller nasce in Alsazia, il 7 dicembre del 1887. Dalla sconfitta francese del 1870 le province dell'Alsazia e della Lorena erano parte del Reich tedesco e René, figlio di un farmacista di Strasburgo che fin da piccolo lo iniziò allo studio della chimica, parla tedesco a scuola e francese in famiglia. Non volendo servire nell'esercito invasore, il ragazzo fugge a piedi in Francia prima del servizio militare e si rifugia da una zia ad Asnières. Molto dotato per le arti figurative viene accolto senza difficoltà nello studio parigino di Matisse e diventa allievo del grande pittore.

Si sposa con Marthe, conosciuta nell'atelier, da cui avrà un figlio Guy. Nel 1913 entra nella Società Teosofica e vi rimane fino al 1919, scrivendo per la rivista «Le Theosoph». Qui incontra i personaggi che in seguito verranno coinvolti nell'"affare Fulcanelli": l'ermetista Pierre Dujols ed il pittore alchimista Jean-Julien Champagne, il futuro maestro di Eugène Canseliet. La guerra del 1914 lo vede distaccato presso un laboratorio chimico dell'esercito dove si occupa di analisi.

Al termine della guerra si dedica ai reduci cercando di facilitare il loro difficile reinserimento nella società all'insegna di un risveglio spirituale e morale: a questo scopo fonda il gruppo dei Les Veilleurs, i Veglianti, e trasforma la rivista «Le Theosoph» in «L'Affranchi», dove inizia a firmarsi usando il nome mistico di Aor (o più esattamente Aor Mahomet Ahliah). Il programma "rivoluzionario-conservatore" del gruppo e della rivista -ispirato alle teorie sinarchiche di Saint-Yves d'Alveydre - attira molti artisti ed intellettuali francesi, come Pierre Loti, Pierre Benoit, Camille Flammarion o il poeta lituano Oscar Wenceslas de Lubicz-Milosz (1877-1939), che presto diverrà l'amico più caro del futuro alchimista.

In cerca di un lavoro più remunerativo di quello di pittore, Schwaller incontra, sempre all'interno del suo gruppo, l'armatore Louis Lamy e Louis Allainguillaume, direttore di una società carbonifera, e da quest'ultimo viene ingaggiato per riorganizzare la struttura finanziaria della società. In breve tempo l'impresa decuplica i suoi introiti ed il munifico Allainguillaume gli concede una percentuale fissa sugli utili che assicura al giovane una definitiva sicurezza economica. A trarre beneficio da questa sua nuova stabilità pecuniaria è anche l'amico Oscar de Lubicz-Milosz, principe di Lusazia, conte di Lahunovo, capo del "Clan de Lubicz", della variante Bozawola (Volontà di Dio), che vive grazie ad un assegno mensile versatogli da Schwaller e che può lottare per l'indipendenza dei tre paesi baltici - Lituania, Lettonia ed Estonia - grazie alla «Rivista Baltica», da lui fondata e sovvenzionata. L'attivismo di de Lubicz-Milosz ottenne presso gli Alleati il successo sperato, gli stati baltici furono liberati ed il principe-poeta divenne ministro della Lituania.
Per riconoscenza verso l'amico fraterno, Milosz adottò Schwaller nel "Clan de Lubicz" e lo investì del titolo di cavaliere e delle armi dei de Lubicz Bozawola, secondo i riti dell'Antica Cavalleria e dopo una notte di digiuno e meditazione. Il 10 gennaio del 1919, R. A. Schwaller divenne così Schwaller de Lubicz. I due uomini restarono per sempre legati fraternamente, anche quando i loro percorsi spirituali si volsero in direzioni opposte: il lituano non si discostò mai dal suo fervente cristianesimo, Schwaller invece si radicò sempre più nell'ermetismo egizio e pagano.

Schwaller e Milosz avevano avviato insieme il Centre Apostolique - sempre collegato ai Veglianti - che, sotto il motto di «Gerarchia, Fratellanza, Libertà», patrocinava varie iniziative ai fini di «un risveglio evolutivo nel genere umano». Tra quelle pubbliche si possono ricordare il salvataggio ed il recupero della Casa di Balzac ad Auteil o la fondazione di un istituto di Euritmia diretto da Jeanne Germain, moglie di Georges Lamy (che sarebbe divenuta nel 1927, dopo la sua vedovanza ed il divorzio di Schwaller da Marthe, la nuova compagna dell'esoterista: Isha Schwaller de Lubicz).

Il Centro ed il gruppo dei Veglianti si sciolsero nel 1921, forse a causa della ripulsa dei "cristiani" di Milosz per le pratiche magiche e spiritiche sempre più frequenti fra i "pagani" di Schwaller. Secondo una testimonianza Milosz, prossimo alla fine della sua vita, avrebbe implorato gli amici di non fargli mai domande sui Veglianti ( 2).

Dopo la fine di questa esperienza Schwaller visitò l'Africa del Nord, dove probabilmente ricevette un'iniziazione sufi. Nel 1924, risentendo dell'influenza di Rudolf Steiner, creò a St. Moritz in Svizzera, la "Stazione Scientifica Suhalia", ispirata al Goetheanum del fondatore dell'Antroposofia. Dedicata alla pratica dell'artigianato (legno, ferro battuto, vetro, tessitura e tappeti); allo studio della meccanica (vi furono costruiti un nuovo tipo di motore, un'elica ed un battello inaffondabile, poi brevettati); alla ricerca scientifica (chimica, fisica spettroscopica, microfotografia, astronomia); all'omeopatia (il dottor Nebel, famoso omeopata dell'epoca, considerava eccezionali le preparazioni del laboratorio); Suhalia ospitò artisti ed intellettuali rinomati come il pittore dadaista Jean Arp. In questo periodo si concentra anche un'intensa attività pubblicistica, anche se limitata al solo ambito dei discepoli di Suhalia: Schwaller, che aveva scritto fino ad allora un solo libro nel 1917, Etude sur les Nombres (il testo che presentiamo nelle pagine che seguono), completa nel 1927, numerosi libelli ed opuscoli: L'appel du Feu; La Doctrine; Le livre des vivents, e soprattutto Adam, l'Homme Rouge, testo - che André Breton ricordò come un contributo fondamentale alla filosofia del Surrealismo - ritirato dalla distribuzione dallo stesso autore poco dopo la pubblicazione. Lascerà passare più di vent'anni prima di affidare di nuovo alla carta stampata frammenti della propria conoscenza.

Dopo la crisi economica del 1929, il maestro che ormai tutti chiamavano Aor, la sua nuova moglie Isha, ed i figli di lei - Jean Lamy, in seguito dottore in ginecologia ed inventore della Fonoforesi, una variante dell'agopuntura, e Lucie Lamy, straordinaria disegnatrice - furono costretti ad abbandonare Suhalia, le cui spese di mantenimento erano ormai insostenibili, e si stabilirono a Plan de Grasse, in Provenza, dove acquistarono una proprietà. Proprio qui Aor e l'alchimista Champagne - da lui sovvenzionato per anni - portarono a compimento, nel 1930, un'importante operazione alchemica: la fabbricazione dei blu e dei rossi delle vetrate di Chartres; ma di questo parleremo in dettaglio a suo tempo, a proposito dell'"affare Fulcanelli".

Nel 1934 la coppia si recò a Palma di Maiorca nell'antica abitazione di Raimondo Lullo per studiare gli antichi manoscritti dell'alchimista che ancora vi si conservano. Vi si trattennero fino allo scoppio della Guerra Civile spagnola nel 1936. In quello stesso anno, dopo un primo viaggio a Luxor, decisero di stabilirsi in Egitto e dal 1939 vi rimasero ininterrottamente fino al 1952.

Mentre si riposava all'ombra di un mastaba, Isha, che aveva studiato per sei anni i geroglifici e l'egittologia classica, ricevette la rivelazione dell'interpretazione non semplicemente fonetica ma simbolica dei geroglifici. Alla luce di questa scoperta poté tradurre testi incomprensibili per gli egittologi classici. Aor, Isha e la figlia di lei, Lucie, che ricopiava magistralmente bassorilievi ed epigrafi, studiarono in dettaglio per anni il tempio di Luxor e tutti i maggiori luoghi sacri di Al Kemi, l'Egitto faraonico (3).

Tutto questo materiale confluirà nelle opere più tarde di Aor: Le Temple dans l'homme (1949); Du Symbole et de la Symbolique (1951); Propos sur Esoterisme et Symbole (1960); Le Roi de la Teocratie Pharaonique (1958); Le miracle egyptien (1963); Les Temples de Karnak (postumo) e soprattutto nel monumentale Le Temple de l'homme (1957), vera e propria summa del pensiero e della sapienza che Aor aveva recuperato dalle sabbie e dai ruderi (vi si discetta di tutto: dalla geometria all'anatomia, dalla medicina alla filosofia).
Isha, da parte sua, dopo aver scritto una Contribution a l'Egyptologie (1950), preferirà dedicarsi - suscitando una notevole diffidenza nel compagno- alla composizione di due romanzi iniziatici ambientati nell'antico Egitto: Her-Bak Pois Chiche (1950) e Her-Bak Disciple (1951), storia di un piccolo contadino egizio, detto Cecio, che viene scelto dai sacerdoti ed iniziato ai misteri del Tempio. In seguito scriverà anche L'ouverture du chemin (1957) e La lumiére du chemin (1960), altri romanzi-saggi che non riguardano direttamente l'Egitto, e, dopo la morte di Aor: Aor, sa vie, son oeuvre (1963), agiografia non sempre attendibile dedicata al marito, ma che comprende anche il fondamentale Verbe Nature, uno degli ultimi scritti di Aor.

Gli egittologi classici accolsero con prevedibile sufficienza gli studi della enigmatica coppia, ma non tutti: Alexandre Varille dell'Institut Français d'Archeologie Orientale, e l'architetto e archeologo Clement Robichon, si unirono entusiasticamente, nel corso degli anni '40, ad Aor e Isha, collaborando con loro sul campo e pubblicando in ambito specialistico numerosi scritti in loro difesa. Scoppiò una vera e propria querelle des egyptologues fra l'archeologia ufficiale e la corrente "simbolista" capitanata da Varille ed ispirata da Aor. Purtroppo Varille morirà prematuramente in un incidente automobilistico nel 1951, ma i suoi lavori avranno il tempo di influenzare fino ad oggi un largo settore "eterodosso" di studiosi. Dal 1952 Aor ed Isha si ritirano di nuovo a Plan de Grasse conducendo una vita appartata, dedicata allo studio e alla scrittura. Il 7 dicembre del 1961 scomparirà Aor, il 24 dicembre del 1962 Isha. La figlia di Isha, Lucie Lamy, continuerà gli studi egizi dei genitori fino alla morte, avvenuta il 7 dicembre del 1984, e pubblicherà anch'essa un interessante volume Misteri Egizi (1981[…].

 

 

1- L'interesse per il suo pensiero sta comunque crescendo. Recentemente è stato tradotto anche in italiano Il Serpente Celeste dell'americano John Anthony West (Corbaccio, Milano, 1999): un fortunato tentativo di divulgare e semplificare la dottrina complessa e non sempre accessibile che Schwaller de Lubicz e la moglie Isha ricavarono dai loro lunghi studi sull'Egitto Faraonico. Con qualche concessione di troppo all'inevitabile ambiente New Age, l'operazione resta comunque dignitosa anche se dubitiamo che avrebbe riscosso l'approvazione di Schwaller, esoterista chiuso e volutamente "difficile" che già tendeva a snobbare le opere narrative della compagna, ritenute oltremodo soggettive. 

2- André Lebois, Presence de Milosz dans son oeuvre, France-Asie, Marzo-Aprile 1949. Citato da Jean Rousselot, O.V. de L. Milosz, Paris, 1955.
Sarebbe poi tutta da studiare la relazione fra i Veglianti ed il gruppo magico del Grand Lunaire, che aveva il bafometto come emblema e - secondo Robert Ambelain - si occupava anche di satanismo e magia nera. Jean-Julien Champagne lo frequentò insieme a Schwaller. Per l'aneddotica, un ex membro, Jules Boucher, quando lasciò il Grand Lunaire, si fece esorcizzare dal vescovo gnostico di Lione. 

3- Al-Kemi da Kemit, "la nera", cioè la terra nera della valle del Nilo; nome da cui i Greci derivarono Khemia. Come dice Ermete Trismegisto ad Asclepio: "Forse ignori, o Asclepio, che l'Egitto è la copia del cielo, o, per meglio dire, il luogo in cui si trasferiscono e si proiettano quaggiù tutte le operazioni che governano e mettono in funzione le forze celesti. Ben di più: per dire tutta la verità, la nostra terra è il tempio del Mondo intero". Al-Kemi è l'applicazione della Gnosi Ermetica. Come ben sintetizza Isha nella premessa a Her-Bak: "Per la saggezza egiziana, il vero principio vivente è l'Uomo, nel quale sono incarnati i Princìpi e le funzioni cosmiche, i Neter. E i templi sono le "case" in cui vengono rappresentati i simboli di questi Neter, perché l'uomo impari a riconoscere in se stesso gli elementi del grande Mondo di cui egli è il risultato e di cui rappresenta la sintesi". In altre parole, come aggiunge Aor ne La Teocrazia Faraonica: "Noi traduciamo la direttiva teologica con il termine "religione", ma il senso oggi attribuito a questo termine di fatto non è adeguato alla mentalità del periodo faraonico. L'antico Egitto non aveva "religione", stando alla testimonianze scritte per più di quattromila anni: esso era interamente religione, nella sua accezione più ampia e più pura". 

 

BIBLIOGRAFIA

Testi di e su René e Isha Schwaller de Lubicz tradotti in italiano:

R. A. Schwaller de Lubicz, Verbo Natura, Tre Editori, Roma, 1998.

R. A. Schwaller de Lubicz, Esoterismo e Simbolo, Tre Editori, Roma, 1997.

R. A. Schwaller de Lubicz, Simbolo e Simbolica, Arkeios, Roma, 1997.

R. A. Schwaller de Lubicz, La Teocrazia Faraonica, Mediterranee, Roma, 1994.

R. A. Schwaller de Lubicz, La Scienza Sacra dei Faraoni, Mediterranee, Roma, 1994.
(È annunciata come imminente la traduzione de: Il Tempio dell'Uomo, Mediterranee, in tre volumi e prezzo assai alto).

Isha Schwaller de Lubicz, Her-Bak (Cecio), L'Ottava, Milano/Catania, 1985.

Isha Schwaller de Lubicz, Her-Bak (Discepolo), L'Ottava, Milano/Catania, 1986. (Il catalogo de L'Ottava è stato recentemente rilevato da Neri Pozza)

Lucie Lamy, Misteri Egizi, Gruppo Editoriale Fabbri, Milano, 1982.

Geneviève Dubois, Fulcanelli: svelato l'enigma del più famoso alchimista del XX secolo, Mediterranee, Roma, 1996.

John Anthony West, Il Serpente Celeste, Corbaccio, Milano, 1999.

In inglese è inoltre disponibile:

André VandenBroeck, Al-Kemi: A Memoir. Hermetic, Occult, Political and Private Aspects of R. A.

Schwaller de Lubicz, Lindisfarne Press, New York, 1987.