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Presentando a'nostri concittadini, a'nostri connazionali fratelli tutti della Cattolica Ansonia quest'opera magistrale d'un cattolico d'oltre-monte, teniamo a confessare, che come nel programma abbiamo fatto a suo tempo presentire, il primo sentimento che ci ha mossi a cotesta pubblicazione fu quello di dare loro, poiché l’occasione ce ne ha pôrto il destro, un qualche attestato di patrio amore, di fraterna affezione. - Non tutti possono servire la patria a un modo, perché non tutti si trovano posti nella medesima condizione.
Noi nella condizione libraria, che é indubbiamente veicolo di civiltà o di abbrutimento, di verità o di menzogna, crediamo amare assai ordinatamente i nostri fratelli, consacrando tutte le nostre forze a diffusione di verità, a pascolo di spirito e di intelletto.
Afferrammo per ciò ardentemente l'occasione di mostrare loro dove esista nella nostra società la piaga che tutto ne guasta l'organamento, la Frammassoneria.
Mostrato il male, ad essi il rimedio.

Vero è che S. Romana Chiesa fino dal 1738 ha dato agl'Italiani, al mondo, questo avviso; ma essi han fatto come il riottoso figliuolo, che credendosi sano non vuol curare gli avvisi della madre, la quale ha scoperto in lui un male latente, e lo vorrebbe troncare sui primordi. Il figliuolo riputando sé più accorto di lei sprezza l'avviso, ed ha la madre in conto di visionaria o meno istruita, chè mancandole il brio di gioventù non si sappia più fare idea del vigore in che esso figliuolo crede trovarsi. E ciò tanto più se egli ha maggior confidenza in coetanei spensierati quanto lui, e naturalmente non legati alla madre di quello amore o di quella stima che dovrebbe farsi nel figliuolo legittimamente sentire. Un'alzata di spalle di costoro domina più l'intelletto del figliuolo che tutta l’affezione e l’accortezza e la previsione d'una sia pur sapientissima madre.
Così ha fatto l'Italia.

Il suo amore verso la Chiesa è, forse da più di un secolo, andato in decadenza. - Parlo di amore, non di rispetto.

Altri ne indaghi le cause. - I nostri contemporanei, quelli avanzati in età, ammetteranno di leggeri che l’educazione della prima metà del secolo attuale si mantenne legata a religione per dovere, per abitudine; ma per amore no, o pochissimo assai. La gioventù non assuefatta né a libero studio di religione, ne a disputa, non ebbe campo per amare la Chiesa insegnante; assuefatta a studiare sempre su classici esclusivamente pagani, non la si trovando ordinariamente compagna nelle fasi e libertà della letteratura; esclusa dalle sue gioie, dalle sue conversazioni, e stretta a considerarla come cosa di dovere si, ma di secreto dovere, oppure inevitabile; crebbe formandosene un concetto incompleto e quasi melanconico, incapace di ispirarle quei liberi affetti che accompagnano chi sa poter con lei fare a fidanza in ogni contingenza anche minutissima dell'umana vita. - Era concetto dominante, che dappertutto si potessero trovare fuorché nella Santa Sede gli elementi dell'umano progresso; messa fuori di stima nell'ordine letterario, presentata come naturale avversaria d'ogni innovazione, d'ogni volo d'ingegno. La gioventù che usciva dalle università teneva naturalmente inconciliabili le nuove scoperte collo spirito della Chiesa insegnante, e le pratiche della pietà col brio della gioventù. Ben rare dovettero essere quelle scuole che avessero presentatala Santa Sede lontana dallo essere schifa della investigazione scientifica, e dello stesso fisico sviluppo delle forze materiali dell'uomo.
Tale trovossi la gioventù italiana allo scoppiare della subdola rivoluzione del 1848, e delle sue lotte morali suscitate da parte anticattolica con accortezza e vigore, come da assalitore a viandante. - Dinanzi a quelle lotte repentine, essa si trovò indifesa contro lo scherno libertino e la proposizione scorretta, inferiore nel fisico e impreparata alla battaglia. Gli educatori, in luogo di corroborarla e di addestrarla comunque a quella tenzone improvvisa, timidissimi essi stessi, le imposero quel sentimento di pusillanimità da cui si sentirono dominati; ammantando una vera e schietta pusillanimità ostinatamente collo specioso nome di prudenza.

La parte anticattolica cui abbiamo accennato è, non val celarlo, la Frammassoneria. Chi ricorderà alquanto la guerra mossa allora alle istituzioni ecclesiastiche, e quanto cammino contro la Chiesa vi si fosse fatto in brevissimo tempo; comprenderà di leggeri che cotale non poteva essere che la mano di gente da lunga pezza preparata all'uopo, e con piano destramente premeditato.
Da parte nostra pusillanimità dissi, e non timore. Questo può nascere dal sentirsi inetto a lotte fisiche, ma quella nasce quasi esclusivamente da mancanza di amore. Il bambino che ama la mamma e la vede offesa, le si aggroviglia alla gonna, e colle manine cerca rispingere l'offensore. La vergine timidetta che ama il proprio onore o la propria Fede, è vecchia storia, subisce ogni tormento anziché offendere l'uno o mancare all'altra; la madre che vede far torto al suo bambino si scaglia come tigre contro gli offensori, e non ne conta il numero e non ne valuta la forza. Né giudice né soldato lega la lingua della sposa cui sia rapito ingiustamente o sacrificato l'oggetto del suo amore, e tutto sommove e sprezza per liberarlo.

Tale un saggio Padre ama che sia il figliuolo verso la Madre, tale avrebbe dovuto essere il cittadino italiano verso la Chiesa. Invece parve generale l'abbandono di lei nonostanti interminabili geremiadi. - Un rimpiattarsi accurato di pii, o un affettarne sprezzo per non parerlo; un assistere impassibile a persecuzione di buoni, o a proclamazione di calunnie; un affannarsi a favorir novità per non parere retrogradi (nome d'allora); un favorire uomini nuovi a danno di conosciuti per rettitudine; un esaltar dottrine recenti, o nomi di cose altisonanti, senza conoscerne la portata; un prestarsi a dimostrazioni rumorose innanzi che conoscerne il costrutto; e tutto ciò lamentando in secreto od innanzi ai pii, abusi, eccessi, empietà moderne; non è egli la pusillanimità in atto a tutta prova? - E che valgono le secrete esclamazioni contro i tempi quando si fa di spalla ai tristi?
 


Poni che quattro mi bastonin qui
E dugento stien lungi a dire ohibò
Senza scrollarsi, o muoversi di lì;
E mi saprai poi dir come starò
Con quattro indiavolati a far di sì
E dugento citrulli a dir di no. (Giust).
 


Così la vera, la assoluta pusillanimità dei moltissimi sancì e lasciò attuare tutto il piano preparato dagli allora pochissimi tristi. E quando man mano si conobbe il mal fatto, e si fu meno attivi nel concorrervi direttamente, non si usci di pusillanimità; ma si fu ridotti ad usarne una più passiva, rincocollandosi quasi lumache in guscio che guatino sottecchi se sia tempo di potersi avventurare. Solo parevano tutti riprendere vigore quando lor si offriva occasione di scagliarsi contro un zelatore affezionato, il quale avesse osato levar alta la bandiera di S. Chiesa, furenti che la sua improntitudine rompesse la quiete del lasciar fare, o la sua temerità non si fosse di tratto aequetata al minor male! Da tal difetto d'amore le sorde opposizioni contro la Chiesi al rammentarsi gli anatemi contro gli oppressori, - il poco accorrere alla santa milizia della sua materiale difesa, divenuto gloria quasi esclusiva d'una nobile nazione d'oltremonte; - le mal celate connivenze cogli usurpatori - i molteplici tentativi d'imporre al Papa impossibili condiscendenze od inconciliabili conciliazioni; - quindi uno scartar quasi unanime i più spiccati difensori di S. Chiesa nelle elezioni; - un abbandonare ogni pubblica impresa nelle mani dei tristi, o un preporveli di preferenza per non parere clericali; - un rifiutarsi di persone benestanti o civili a pubbliche istanze o sottoscrizioni quando potevano essere utili, o a pubbliche cattoliche comparse, o a difesa di pubblica moralità, o di manifestazione di culto - quindi il silenzio nei Municipii contro malvagie proposte, o in favore di conculcati cittadini diritti; - il tollerare perversi professori o libri perversi nelle università o nelle scuole; il chiudere occhi ed orecchi nel veder respingere religiose vergini da pubblici stabilimenti, o nello affamarne altre negli spogliati chiostri - quindi, che val tacerlo? Il non essersi trovato mai né un corpo di legisti, né un gruppo di deputati che intentasse azione contro de'ministri, per tanta e quasi totale manomissione dello Statuto fondamentale del regno!

E nella letteratura?
Dio buono! Se si fosse amata la Chiesa si avrebbe potuto tollerare così a lungo che non ci fosse un dizionario biografico, né enciclopedico, né storico da mettere in mano alla gioventù o alla età adulta, non ispirato all'odio e allo sprezzo della Santa Sede? Che i libri di svago, che il teatro - Ma non ci dilunghiamo.

I nostri avversari che sintetizzano in sé tale odio e tale sprezzo, i frammassoni, sui primordi delle loro facili vittorie, quasi non credettero a sé stessi; e per quanto confidenti e previdenti, strabiliarono quando per difetto di seria opposizione, in ogni piccola avvisaglia si trovarono vincitori innanzi che combattenti. L'ardire loro crebbe a mille doppi; in poco tempo spadroneggiarono, i moderati aggiogando al carro del loro trionfo, al clero volgendosi con uno scherno che dice in suo linguaggio: «Fatti in là, che sei un morto che cammina!»

Ma dove corri, penna inconsiderata?
Iddio fece sanabili le nazioni; e questa schiavitù sotto gli empi che noi patiamo può ben essere il mezzo che la sua Bontà abbia designato per salvar la nostra, riconducendola a migliore consiglio.
Italiani, io vorrei dire se non paressi levarmi, umile bruco, a maestro:
 


Uomini siate e non pecore matte!
Uomini siate e non pecore matte! Considerate la vostra semenza:
Fatti non foste a viver come bruti Ma per seguir virtute e conoscenza.


 

Sul culmine del monumento a Mazzini non s'erge che la statua di lui; ma esso non vi figurerebbe tant'alto se innumere pietre inconscienti non gli servissero di fondamento, di gradini, di colonna. Che importa a chi ha architettato il monumento a Mazzini che le dette pietre non abbian saputo quel che hanno fatto? Lo hanno messo in onore, e basta.

Tali sono innumeri Italiani adesso, tali sono persino i frammassoni minori. Quando hanno issato alla somma delle cose un Rattazzi, un Cavour, un Depretis, un Crispi, che importa ch'essi non siano solidali con Lui di tutte le iniquità che medita o che eseguisce? La loro nullità non toglie una sola conseguenza.
Giù dunque una malintesa e ingannevole superbia che ci fa pietre parendo innalzarci a spiriti forti;

 

Avete il vecchio ed il nuovo Testamento
E il Pastor della Chiesa che vi guida;
Questo vi basti a vostro salvamento.


 

Iddio istituì Madre di tutti i popoli santa Chiesa; rannodiamoci a Lei. - Non può piacere al Padre (Iddio) chi disprezza la Madre. - La storia del popolo eletto è là a dimostrare eh'Ei lor dava a punizione il rimanere schiavi di questo o di quel nemico; e non sì tosto essi si ravvedevano rivolgendosi a Lui, che Ei veniva suscitando un Mosè, un Giosuè, un Davide; e quando men si potea sperarlo, ogni possa nemica si dileguava come nebbia al sole.

Abbiamo amato i tristi; Ei ci ha lasciati in balìa dei tristi. Poiché quello "Amor che a nullo amato amar perdona"; ci diè la Chiesa per Madre, e vuole che amiamo la Madre.

Ma forse cotesto movimento d'amore è cominciato; forse questo moltiplicarsi di pellegrinaggi in omaggio diretto al Rappresentante augusto di santa Chiesa il Papa, forse lo adoperarsi che si fa ad elezioni amministrative men tristi, questi tentativi d'unione per mezzo dei congressi cattolici, questo levarsi di scudi contro la Massoneria sintesi di tanti mali, e ciò per mezzo di tanti scrittori che le si movono contro, per l'enciclica di Papa Leone che la colpisce, per questa stessa opera che le toglie la maschera; forse questo tenersi conto delle encicliche del Papa, ossia della Parola della Chiesa, sono già segni di quel ravvedimento, necessario per condurci a salvezza.
Lo affretti Iddio. - A noi perdonino gli Italiani il patriottico sfogo.

 

Indice

Leo Taxil l'impostore L'Intolleranza Massonica La confessione di Leo Taxil

L'edizione Italiana Le Immagini della mistificazione

 

 

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