Johann G. Fichte a Heinrich Theodor von Schön

 

Carissimo Amico

Non sono un massone. Malgrado i molti motivi per diventarlo, avevo però anche buone ragioni per evitare i massoni. Sono (...) fermamente convinto, per quanto possa esserlo un non iniziato, ch'essi non hanno un fine universale, che tutto il loro lavoro consiste nell'andare alla ricerca di questo fine ch'essi sperano di desumere da simboli e anticaglie, e che nella loro associazione si è infiltrata parecchia gente che sotto quella maschera vuol raggiungere propri scopi particolari. Inoltre temevo che, aderendo ad una delle correnti della massoneria (visto che con una di esse si deve pur far causa comune), mi sarei appunto alienato le altre (...). Affiliarsi è comunque un mezzo eccellente per procurarsi conoscenze e connessioni salutari, e a questo scopo glielo consiglio vivamente.
Per convincerla che questo consiglio mi viene dal cuore, non esito a dirle che io stesso penso di diventare massone e che forse, in un prossimo futuro, lo sarò davvero. Poiché tuttavia non ho l'intenzione di assumere mai un ruolo in questo mondo, ma probabilmente continuerò per tutta la vita ad essere un uomo privato, mi affilierò non per lo scopo che le ho detto prima, bensì in vista di uno più alto. Nella nostra epoca che dal lusso è stata degradata alla schiavitù, e da questa è stata spinta a ogni possibile corruzione, mi sembra infatti molto necessaria un'associazione che diventi per l'epoca nostra un seme del bene, cioè all'incirca quel che per i nostri corrotti antenati è stato il tribunale criminale segreto (allusione alla medioevale Fehrne o Vehme) e il corpo dei cavalieri. La massoneria, certo non nel suo attuale assetto istituzionale, ma almeno secondo il suo involucro già ufficiale, potrebbe esser qualificata a questa funzione. Contribuire a un fine siffatto...; ma sto esprimendo qualcosa che finora ha la forma di un sogno, e dei miei sogni potevo dare un cenno solo a un amico come lei. Diventi dunque massone; e, se Dio vuole, un giorno ci incontreremo (...).



Meno di due anni dopo il 4 novembre 1794, Johann G. Fichte fu iniziato nella Loggia di Rudolstadt.
Egli divenne G:. M:. Aggiunto della G:.L:. di Berlino Royal York e scrisse una Filosofia della Massoneria, che vide la luce anche in Italia, a cura di Santino Caramella nel 1924, a Genova.
Non si sa con certezza il luogo e il tempo della sua iniziazione: si è detto, da più fonti, a Zurigo.