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"Sempr'aos seus val"

Cantigas de Santa Maria secolo XIII

 

 

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I Cicli Cosmici

L'astrologia individuale non è che il residuo di una scienza tradizionale autentica che riuniva un tempo astronomia e astrologia e che possedeva per tal fatto un significato ben differente da quello di queste due discipline, oggi molto decadute e lontanissime dalla loro origine comune.

Poiché ogni scienza tradizionale può essere considerata come il simbolo della conoscenza stessa e per conseguenza servire da mezzo d'espressione a questa conoscenza, l'astrologia possedeva allora un significato superiore che essa ha completamente perduto ed è diventata una semplice e volgare manzia. In ogni caso, noi ci proponiamo di mostrare che l'astrologia costituisce un'applicazione e un mezzo d'espressione privilegiato della dottrina dei cicli.

L'astrologia studia infatti la manifestazione cosmica del ritmo e del numero. Nel nostro mondo, ogni fenomeno si esprime, attraverso il tempo e lo spazio grazie al movimento che li unisce e per conseguenza grazie al ritmo comandante questo movimento. I corpi celesti manifestano il ritmo allo stato semplice. E, dal momento che ogni ritmo presuppone un ritorno ciclico l'astrologia sarà innanzi tutto la scienza dei cicli cosmici come l'ha ripetuto più volte René Guénon.

Fra i movimenti dei corpi celesti, quelli che subisce la nostra terra e quelli che l'uomo osserva nel cielo sono evidentemente i più importanti. Vi è in primo luogo la rotazione quotidiana della terra su se stessa che comanda l'alternanza delle notti e dei giorni. Vi è la rivoluzione della terra intorno al sole che comanda le stagioni e il loro ritorno annuo. Vi è ancora una quantità di piccoli movimenti diversi poco conosciuti e poco studiati, fra i quali si distingue la lenta e quasi impercettibile vibrazione dell'asse terrestre intorno al polo celeste che causa ciò che gli astronomi chiamano la precessione degli equinozi.

Si sa infatti che le costellazioni che hanno dato i loro nomi ai segni dello zodiaco non coincidono più col loro posto originale, sicché, all'ora attuale, esse sono a cavallo su due segni. Per esempio, Spiga, l’Epi, astro che si trova alla fine della mano sinistra di questa figura stellare, si situa attualmente al 23° della Bilancia. É la stessa cosa per tutte le altre costellazioni. Questo fenomeno è dovuto alla lenta rotazione dell'asse terrestre intorno al polo celeste ed ha per conseguenza di spostare il punto vernale di 1° in 72 anni. La coincidenza delle costellazioni con i segni ha luogo dopo un giro completo dello zodiaco, vale a dire dopo 72 x 360= 25.920 anni.

Questo periodo, conosciuto da molto tempo malgrado le affermazioni della scienza ufficiale, ha la più grande importanza nei riguardi dei nostri studi, poiché comanda il quadro in cui si inscrive nel tempo la durata dei cicli, come René Guénon l'ha spiegato chiaramente per la prima volta secondo le scritture indù. É infatti riferito nel Vishnu Pùrana una che la storia dei mondo si divide in periodi di lunghissima durata chiamali Kalpa e che ognuno di questi Kalpa si suddivide esso stesso in quattordici Manvantara disposti in due serie settenarie simmetriche, una per il passato e l'altra per l'avvenire. Noi saremmo nel settimo Manvantara del primo settenario.

Si vede spuntare, fin dal principio di questa divisione del tempo, la parte del settenario, che si ritrova, a stadi inferiori e più sviluppati, nel numero dei giorni della "creazione" e il numero dei giorni della nostra settimana lunare.

Ogni Manvantara si divide a sua volta in quattro periodi o Yuga, corrispondenti a quelle età che l'antichità classica, che li conosceva, chiamava l'età d'oro d'argento, di bronzo e di ferro. Le durate rispettive di questi periodi sono sempre più brevi a misura che si allontanano dal loro punto di partenza, sicché supponendo la durata di un Manvantara espressa dal numero 10, la durata dell'età d'oro o Krita Yuga sarà di 4, quella dell'età d'argento o Trêta Yuga sarà di 3, quella dell'età di bronzo o Dwàpara Yuga sarà da 2 e quelli dell'età di ferro o Kali Yuga sarti di 1. Si noterà che l’addizione dei numeri qualificanti queste suddivisioni ricostruisce la Tetraktys pitagorica 4+3+2+1=10.

Ognuna di queste età del Manvantara è caratterizzata da un allontanamento sempre più grande dall'origine comune e per conseguenza da una diminuzione sempre più notevole in tutti a domini, a cominciare da una brevità, sempre più evadente della vita umana. Questa diminuzione rende necessaria la riforma di una conoscenza sempre più oscurata, la restaurazione periodica della verità originale, e questa restaurazione è resa possibile da una rivelazione divina nuova o la venuta di inviati divini, gli Avatara incaricati di ritardare la caduta, di rinnovare l'influsso dello spirito e di ridire la "buona parola". I Pùrana menzionano dieci discese successive nel corso del nostro Manvantara, che danno come incarnazioni di Vishnu.

I due ultimi Avatara valida per il Kali Yuga sembrano essere quelli che il Vishnu Pùrana chiama Meleccah Avatara e Kali. Avatara. Siccome noi siamo alla fine del Kali Yuga, il primo di questi Avatara segnalato come "una discesa fra i barbari" - nel senso greco - è generalmente identificato col Cristo. Quanto all'ultimo Avatara, quello da venire, sarà il restauratore del nuovo ordine e dell'età d'oro dopo il capovolgimento dei poli.

Le difficoltà d'interpretazioni cominciano quando si vuol fissare in numero di anni veri la durata del nostro Manvantara e quella delle sue divisioni, e ugualmente il suo punto di inizio. E noi sa redimo molto imbarazzali se René Guénon non ci avesse dato il filo d'Arianna.

Il periodo che più spesso appare nelle tradizioni classiche, dice questo autore, si trova ad essere il grande anno dei Persiani e dei Greci che varia fra 12.000 e 13.000 anni e di cui la durata esatta è di 12.960 anni. Ora è facile constatare che il numero 4.3.2.0. o meglio 4320 che caratterizza e simbolizza come abbiamo visto, il nostro Manvantara stesso, si trova uguale al terzo della detta grande annata. Infatti 4320 x 3 = 12.960.

Inoltre, sappiamo che presso i Caldei, la cui tradizione, si pone all'origine del nostro attuale simbolismo astrologico, il regno di Xisouthros, che conviene assimilare al Manu indù, è di cinque grandi anni, vale a dire di 12960 x 5=64.800 anni = 4320 x 15. Sembra dunque che al numero simbolico di 4320 debba essere moltiplicato per 15 per ottenere una concordanza possibile fra le tradizioni indù e caldea, e anche per ottenere un totale di anni storicamente ammissibile. Possiamo infatti scrivere che 4320 x 15 = 64.800, ciò che significa che il nostro Manvantara è uguale a due durate di precessione e mezza.

Se così è, le durate dei quattro Yuga sarebbero rispettivamente le seguenti: quella del Krita Yuga di 25.900 anni, quella del Trêta Yuga di 19.440 anni; quella del Dwapàra Yuga di 12.960 anni e quella del Kali Yuga di 6.180 anni. Queste cifre, dice René Guénon, sono molto verosimili e corrispondono a quelle che ci propongono parecchie altre tradizioni. In effetti, se le scritture indù dicono che noi siamo nel Kali Yuga da più di 6.000 anni, la tradizione ebraica, specialmente nello Zohar, dice che il nostro mondo durerà 6.000 anni, in corrispondenza con i 6 giorni della creazione biblica.

Per quanto riguarda il punto di partenza nel tempi di questi periodi, la tradizione con si é mai pronunciata chiaramente a tal riguardo, e se ne comprende la ragione.

Tuttavia non é impossibile indicare una probabilità. René Guéuon ci fa sapere che l'inizio del Kali Yuga si pone 720 anni prima del principio di un'era molto nota che non può essere che l'era ebraica quella che comincia col fenomeno che la tradizione biblica presenta come la creazione del mondo. Poiché questa creazione si pone tradizionalmente 3.761 anni prima dell'era cristiana, tale inizio del Kali Yuga si porrà esso stesso nell'anno 4.481 (3.761+720) prima di Cristo. E la sua fine dovrebbe sopravvenire 6.489 dopo, vale a dire nell'anno 1999 (6.480 - 4481).

Non é tutto. Queste cifre essendo simboliche, l'analogia deve essere completa, fra il tutto e le sue patti. La dottrina dei cicli comanda ugualmente la divisione di ogni periodo secondario, che é un'immagine dell'intero periodo. Ogni ciclo inferiore riflette nella sua scala l'andatura del grande ciclo. É per tale ragione che certi numeri che alcuni cercatori, senza conoscenza speciale; hanno spontaneamente scoperto manipolando dei periodi storici dell'umanità, si sino trovati ad essere sottomultipli di 25.920 o di 4.320.

Per esempio, se si divide, secondo questo metodo, la durata del nostro Kali Yuga che va da 4.481 prima di Cristo fino al 1999 dopo Cristo, l'epoca d'oro relativo a questo periodo termina nel 1889, prima dell'era cristiana, vale a dire poco dopo le migrazioni ariane in Europa; l'epoca d'argento termina nel 55 dopo Cristo, vale a dire poco dopo il Calvario al momento della morte di san Pietro, inizio della cristianità; l'epoca di bronzo finisce nel 1351, alla fine del medio evo, poco dopo l'inizio della guerra dei cento anni.

Ciò può far capire il meccanismo di questa matematica dei tempi che noi potremmo applicare parimenti ad una qualsiasi delle sue suddivisioni, fino a constatare che esso agisce nei limiti d'una vita umana o anche di un anno di questa vita

É la vera legge dell'evoluzione e dell'involuzione dei mondi.