"Todo logar mui ben pode"

Cantigas de Santa Maria secolo XIII

 

Il compimento della Grande Opera è illustrato dal simbolo dell’Androgino, detto anche Ermafrodito o Rebis (Re doppio). Una creatura che trascende ogni dualità, e realizza la “coincidentia oppositorum” dell’operatore. Le famose “Nozze Mistiche”, infatti, rappresentano l’unione che deve avvenire tra piano fisico e livello spirituale dell’iniziato.
Nella Qabalah l’unione tra opposti, Maschile-Femminile, Acqua-Fuoco, viene rappresentata dai Pilastri di Destra e di Sinistra dell’Albero della Vita...
Il documento che segue è un lavoro di Nadav Eliahu Crivelli. L'autore esamina, con maestria riconosciuta, tutte le assonanze che presenta la Tradizione Alchemica con  quella della Qabalah.

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© Nadav Eliahu Crivelli

 

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L’Alchimia, dall’antico oriente raggiunse l’Europa attraverso l’Arabia. Nel medioevo e fino al sec. XVIII si diffuse attraverso gli ebrei d’Europa, trovando il suo sviluppo nell’arte chimica e metallurgica. Ma l’Alchimia è l’Arte di mutare in oro i metalli vili e, con l’impiego della Pietra Filosofale, ottenere l’Elisir di Lunga Vita.

L’Alchimista vuole redimere la materia; che non considera solo come la prigione dello Spirito, incarnazione del male e fonte del peccato, ma il mezzo necessario per esprimere lo Spirito nel Mondo del Fare, l’Assiah.

L’Alchimista si propone di esplorare la materia fino in fondo, non teme di entrare nei suoi recessi più oscuri per estrarne la parte nobile, il così detto Oro Filosofico. Un metallo spirituale che non ha nulla a che fare con l’Oro Volgare, che ben rappresenta l’Eternità e le qualità più elevate dell’uomo. L’Alchimia afferma che per ottenere l’Oro Filosofico occorre partire, però, dall’elemento più vile: il Piombo.

Il nome di questa scienza spirituale significa mescolare; è infatti l’Arte di legare sapientemente Spirito e Materia in un Composto che li trascenda entrambi.

Come per il Tantra Yoga e la Qabalah spirituale, anche per l’Alchimia il rapporto polare mascolino/femminino, se positivamente vissuto e realizzato, ha un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’Adepto.

L’armonizzazione del mascolino/femminino è il traguardo dell’alchimista.

Il compimento della Grande Opera è illustrato dal simbolo dell’Androgino, detto anche Ermafrodito o Rebis (Re doppio). Una creatura che trascende ogni dualità, e realizza la “coincidentia oppositorum” dell’operatore. Le famose “Nozze Mistiche”, infatti, rappresentano l’unione che deve avvenire tra piano fisico e livello spirituale dell’iniziato.

Nella Qabalah l’unione tra opposti, Maschile-Femminile, Acqua-Fuoco, viene rappresentata dai Pilastri di Destra e di Sinistra dell’Albero della Vita.

Il Sale, lo Zolfo ed il Mercurio alchemici rappresentano rispettivamente l’Acqua, il Fuoco e l’agente che può unirli. L’estrema mobilità del Mercurio, unico metallo liquido, lascia capire che tale unione è oltremodo dinamica ed instabile. L’unione degli opposti, infatti, è un aspetto instabile che va ricostruito, rinnovato ed adattato di continuo.

Il processo alchemico consiste in una serie di operazioni che molti autori descrivono con linguaggio ermetico perché, un tempo, si voleva sfuggire all’accusa di stregoneria da parte dei tribunali della “santa” Inquisizione.

Questo spiega come molte opere siano fatte di sole immagini; come ad esempio il “Mutus Liber” o il “Rosarium Philosophorum”, costituito da dieci immagini e poche righe.

 

Le immagini possono essere esaminate nella sezione dedicata:

Mutus Liber

Rosarium Philosophorum

 

Le figure più note sono quelle del Re, della Regina, e del Vaso ermeticamente chiuso nel quale hanno luogo le Nozze Regali.

Il Vaso Chiuso rappresenta la necessità di sigillare il rapporto, di mantenerlo privato per evitare l’interferenza di elementi estranei non voluti. Per l’Alchimia il rapporto uomo/donna ideale è di tipo strettamente monogamico, richiede la reciproca fedeltà ed esclusività. Il Tantra yoga, invece, può anche essere poligamico, specie quello della “Mano sinistra”, che spesso scade in rituali di vera e propria magia nera. L’eventuale “apertura del Vaso” cristallizzerebbe il composto bloccando il processo. Tale “apertura” indica che la fedeltà reciproca è venuta meno; ed è un danno irrimediabile perché in un rapporto diretto all’affinamento di sé stessi, l’interferenza o l’introduzione di fluidi animici estranei, distrugge i delicati legami del Composto.

Come la Qabalah ed il vero Tantra, anche l’Alchimia mira ad unificare gli opposti, in primo luogo il Maschile ed il Femminile che devono fondersi nella coppia. Tale traguardo è uno dei beni maggiori cui si possa aspirare; infatti, la dualità non risolta, specie quella sessuale, porta a conflitti più o meno latenti, ma permanenti. La personalità si espone a gravi difficoltà anche in campi diversi.

Il processo alchemico si divide in diverse fasi. Nella prima, detta Opera al Nero o Nigredo, chiamata anche Putredo, da “putrefazione”, si devono abbandonare le identità egoiche già stabilite in quanto potrebbero impedire l’effettiva unione che va realizzata ad ogni livello. Questa fase consiste nel cercare e riconoscere i propri limiti e difetti che emergono più facilmente confrontandosi con il partner. Ciò induce una sensazione di depressione psicologica, di abbandono e di morte. Senza questa esperienza dolorosa non è possibile iniziare il processo di trasmutazione di sé stessi. All’inizio del rapporto, le due polarità non sono ancora compatibili del tutto, l’unione, il Composto non è ancora “stabile”, i due partner sono ancora troppo carichi delle rispettive specificità, problemi ed aspettative, della propria aggressività. La sensazione dolorosa che si vive è analoga a quella dei livelli più bassi dello Scorpione, che infatti è anche il Segno della rinascita spirituale.

Questo stadio fa sempre paura, ognuno dei due partner teme di esser fagocitato, di perdere le sue prerogative. Da un punto di vista psicologico, è una vera e propria morte, un cessare di essere ciò che si era. Nigredo è la scoperta delle parti oscure di sé stessi; quelle parti che da soli non si era in grado, o non si aveva la volontà, di riconoscere come proprie, si possono non vedere od illudersi di non avere. Uno dei vantaggi del rapporto, sta nel fatto che i due partner si fanno reciprocamente da specchio, mostrando i rispettivi lati oscuri. La Putrefazione, deve durare solo quel tanto che serve a riconoscere e a prendere coscienza di ogni possibile negatività.

Dopo la sofferenza dell’oscurità e della caduta, viene una fase di gioia, di ascesa, di redenzione. La notte precede il giorno, proprio come insegna il libro della Genesi nella descrizione della Creazione: fu sera e fu mattina. Il nuovo giorno è l’Albedo; dal Nero si passa al Bianco, il colore dell’Amore e della Grazia. Anche lo Zohar insegna che “non c’è Luce se non quella che viene dalle tenebre.”

La fase finale che segue l’Albedo è detta Rubedo per il suo colore Rosso. Si potrebbe pensare che questo colore rappresenti un momento negativo opposto al Bianco precedente; infatti Rosso è il colore del sangue e dell’aggressività marziana. Ma in questo caso è positivo, come anche la Qabalah insegna, il Bianco dell’Amore altruistico deve temperarsi con il Rosso della Forza. Se il Rosso è applicato assieme al Bianco perde le sue connotazioni negative. Nel caso specifico del rapporto di coppia, Rubedo è il fuoco dell’unione, la passione; l’eccitazione è senza dubbio positiva quando conserva la dolcezza dell’amore.

Un amore solo bianco rischierebbe di appiattirsi in una passività “acquosa” che tocca la coscienza, ma non la trasforma. Equivale a quel senso di ripetitività che può subentrare con il passare degli anni. L’amore solo bianco diventa facilmente un’abitudine, finché, come la neve, si scioglie lentamente. Il Rosso è l’eccitazione della scoperta, la forza mai sopita ed indomita che trasforma. Quando il Rosso delle emozioni agisce da solo può esser molto negativo; se però viene dopo od assieme al Bianco, è il miglior stimolante per il rapporto.

Emerge così la necessità di una sintesi di tutte le fasi, devono esser vissute e superate nell’ordine indicato, a cicli ripetuti e successivi, a livelli sempre più elevati.

 

L’Alchimia, conciliando la pratica della trasmutazione dei metalli con la ricerca ed il perfezionamento interiori, fu sempre tenuta in grande considerazione nella cultura ebraica. Già nel Sepher ha-Zohar troviamo numerose immagini di ispirazione alchemica, probabilmente il suo autore ben conosceva la tecnica della Arte Regia. I sette tipi d’oro menzionati in un celebre passo, sono una metafora delle Sephiroth; il trascolorare del metallo prezioso allude ai diversi tipi dell’energia Divina, sino al culmine di Binâ, indicata con il termine di Oro Superno. Quest’Oro è un segreto nascosto, il suo nome è Oro Chiuso. Gli altri tipi d’Oro, invece, possono esser percepiti più facilmente.

L’integrazione delle pratiche alchemiche nel quadro concettuale della Qabalah, già suggerita dallo Zohar, è proposta in maniera ampia e sistematica da un ebreo italiano in un testo redatto alla fine del sec. XVI, l’Aesh Mezareph, “Il Fuoco purificatore”.

 

Il testo è stato tradotto e pubblicato in lingua italiana

Aesh Mezareph

 

L’anonimo autore unisce Qabalah e sperimentazione in base alla convinzione che le cause occulte dei fenomeni e delle cose possono essere concretamente verificate e misurate. Le forze che attraggono o respingono i metalli, come i vincoli di simpatia ed antipatia tra le creature animate, sono analoghe a quelle di un Mondo Superiore in cui le energie Divine sono sottoposte ad un moto incessante che le separa e le ricompone ripetutamente in vista di un fine, e quindi in base ad un principio etico di bene e di male:

Sappi che i misteri di questa Sapienza (l’Alchimia) non sono diversi dai Misteri Superni della Qabalah. Come infatti nel mondo c’è un riflesso delle categorie della Santità così c’è anche quello dell’impurità.  

Secondo questo cabalista alchemico, le scorie sono il corrispondente terreno dell’altra parte Superna; vanno quindi sublimate ed utilizzate, così da restituire all’oro la sua Luce originale e Restaurare l’Unità Celeste violata dalla Caduta di Lucifero.

“Il Fuoco purificatore” ci è giunto solo negli estratti latini che ne offrì la Qabalah Denudata del cristiano Knorr von Rosenroth.

Questa circostanza testimonia il profondo interesse che i libri cabalistico-alchemici suscitarono nei dotti cristiani, i quali già alla fine del Seicento cercavano nel misticismo giudaico la chiave per penetrare gli arcani della Natura e della Bibbia.

Se questo testo rappresenta l’esempio più organico di applicazione delle dottrine cabalistiche alla alchimia, la pratica della Grande Arte da parte dei mistici ebrei è attestata anche da non poche raccolte di ricette, che dimostrano come l’interesse speculativo fosse spesso unito alla paziente ricerca quotidiana di risultati concreti.

Non dovrà dunque stupire che Haym Vital (1542-1620), medico e cabalista, allievo del grande Ytzhaq Luria, abbia lasciato un voluminoso manoscritto contenente i risultati dei suoi esperimenti volti ad aumentare la caratura dell’oro e migliorarne il colore, purgandolo dalle sue impurità. A Damasco disponeva di un laboratorio alchemico ben fornito, nel quale si cimentava in esperimenti pratici. Questi scritti dimostrano una notevole arditezza di pensiero unita al bisogno di sottomettere le intuizioni al vaglio dell’esperienza, tanto che era in grado di ammettere con franchezza anche i propri insuccessi.

La critica era incline a relegare questi interessi dell’allievo di Luria nell’ambito di una fugace passione giovanile. Tale valutazione in realtà era dovuta ad un atteggiamento dello stesso Maestro, che nel periodo in cui Vital fu suo allievo a Safed, avrebbe cercato di dissuaderlo dai tentativi di fabbricare l’oro. Dietro il consiglio s’indovina la preoccupazione che l’attività pratica avrebbe potuto distoglierlo dalla ricerca dell’unione mistica. In realtà, a parte un breve periodo d’interruzione sotto l’influsso diretto di Luria, Vital conciliò sempre pratica e speculazione teorica; le sue opere maggiori furono scritte dopo la morte del Maestro, quando aveva ripreso con profitto la professione di medico e la pratica alchemica. Vital applicò le sue attitudini empiriche agli esperimenti alchemici e medici, ed il suo amore per la conoscenza attenta all’esposizione della dottrina mistica del Maestro, che strutturata ordinatamente, divenne famosa per merito suo.

 

Oggi il nome di una cosa o di una creatura è scelto a piacere, come un’etichetta, tanto per indicare la cosa specificata; si arriva all’estremo che un codice cifrato, quello fiscale ad esempio, individua l’ente con maggior precisione del nome. Tutto questo è vero, ma solo per funzioni od aspetti del tutto particolari dell’ente designato.

Per la Qabalah invece, le lettere di un nome indicano, da sempre, l’essenza stessa della cosa che indica, il suo contenuto globale; sono la sua formula segreta. Infatti, il termine ebraico «Davar», indica sia parola che cosa, designa entrambi i concetti. Perciò, analizzando le lettere di una parola si può scoprire il suo contenuto più intimo, quello vero e pieno. Cambiando la sequenza delle lettere il loro senso generale non cambia quanto il suono che ne risulta. Pertanto, la permutazione, il procedimento prescelto dai cabalisti, che consiste nel cambiare l’ordine di successione delle lettere, trovando un nuovo termine di significato diverso, è del tutto lecito. Il nuovo termine avendo le medesime lettere è strettamente correlato al primo. Questa operazione permette di penetrare più profondamente il concetto o l’ente indicato dal termine originale, di quanto non lo permetta il nome inteso come semplice etichetta.

Non tutte le permutazioni hanno un senso preciso; solo sette radici di tre lettere hanno un senso per ognuna delle sei permutazioni possibili. Oggi, le nostre parole difficilmente riescono ad esprimere compiutamente il pensiero che intendiamo comunicare; con la permutazione, invece, i termini esprimono molto più del nostro pensiero.

Questo non succede nella Torah di Mosè; sono parole comprensibili, ma la loro origine Divina le rende incredibilmente concise, si esprimono a molteplici livelli. La Torah è la Parola di Dio scritta, perché Mosè vedeva in uno specchio purissimo; solo lui poteva parlare faccia a faccia con il Signore, da sveglio, gli altri Profeti lo facevano in uno stato di estasi, quasi di sogno.

 

L’Alchimia come la Qabalah è una scienza tradizionale, entrambe, infatti, affondano le radici nella Torah. Nella Bibbia troviamo le basi e le indicazioni necessarie al lavoro Alchemico, anche se soltanto accennate o con allusioni molto ermetiche. Il lavoro basilare, però, emerge chiaramente, assieme ai consigli necessari per effettuarlo.

Lo stesso termine biblico che indica l’Alchimia si riferisce anche alla prova del fuoco cui si sottopongono i metalli per purificarli dalle scorie, in modo che rivelino il Divino che racchiudono. In ebraico, un solo termine «Tziruph» definisce sia l’Orefice che l’Alchimista, entrambi lavorano e raffinano (purificano) l’oro. Il verbo che indica il loro lavoro è le «Tziruph» che significa purificare, collegare, combinare in genere, nel caso del cabalista, le lettere. Raffinare, Epurare si dice le Tzaraph; mentre legame - unione si dice Tziruph. Tutto ciò mostra la stretta analogia che lega Alchimia e Qabalah.

 

La Permutazione, Tziruph, è il Solve et Coagula degli alchimisti; per cambiare di posto le lettere di una parola, prima si dividono una dall’altra, si solve; poi le si raggruppa in un ordine diverso, si coagula. Si scopre così qualche altra cosa che chiarifica (purifica) il termine in esame, svelando il suo significato nascosto. Le lettere sono le stesse, però l’idea che indicano è un’altra, diversa ma collegata alla precedente. Di solito si parte dal presupposto che un buon dizionario spieghi a sufficienza qualsiasi termine; ma quando si fa la permutazione il suo significato si arricchisce, e si comincia a capire che cosa veramente indica.

Abulafia, cabalista del XII secolo, stimava moltissimo le permutazioni; meditava permutando mentalmente le radici delle parole che voleva analizzare. Questo grande mistico arricchiva ulteriormente il concetto espresso da ciascun termine sistemando le possibili permutazioni sulle punte della stella di Davide, cioè sull’Albero della Vita.

Prendiamo per esempio il termine shaar ruc = porta, che significa anche valutare, soppesare, analizzare, ponderare, è una delle sette radici che hanno un senso compiuto per ognuna delle sei permutazioni possibili. Cabalisticamente la Porta è una tappa del Cammino evolutivo, rappresenta il passaggio da uno stato di coscienza a quello superiore. Attraversando una delle 50 porte della Conoscenza indicate dalla Qabalah si può entrare nel Palazzo Interiore; ma tali Porte sono indispensabili soprattutto per uscirne.

Cambiando di posto la Ain e la Resh, abbiamo Sarà urc che è la radice di stendersi, giacere, coricarsi, poi c’è Rashià ucr = malvagio, cattivo. Un’altra permutazione da luogo al termine Raash cur = terremoto, fracasso, tremore; poi abbiamo Aschar rcu = arricchire, ed Oscher ricchezza, abbondanza di beni. Infine c’è Eres cru che significa letto.

Abulafia assegnava ad ognuno di questi termini una delle sei Midot o Emozioni, le Sephiroth centrali dell’Albero della Vita. Shaar Porta può andare in Thiphereth, Rashiah Malvagio in Guebourâ; invece Raash Rumore in Hod, che ha a che fare con i gruppi. L’instabilità del gruppo spesso si manifesta con chiacchiere rumorose. Osher Ricchezza sta bene in Yesod perché è il canale che trasmette tutta l’Abbondanza di Grazie a Malcouth, il ricettore; inoltre, il Patriarca associato a Yesod è Giuseppe, il più ricco dei sette Pastori d’Israele. Letto e Coricarsi vanno rispettivamente in Netzâ e H'esed. L’atto d’amore si fa a Letto, quindi Netzâ; e ci si corica quando si è rilassati e sicuri, circondati d’affetto e d’Amore, quindi, coricarsi va in H'esed.

Ci sono parole le cui radici permutate non hanno un senso compiuto, come Davar rbd, che significa sia parola che cosa; permutando abbiamo Darav che non ha un senso compiuto, Barad, Radav, Rabad e Badar nemmeno. BeRav significa in grande, ma manca della Daleth. In questi casi Abulafia si spingeva oltre e cercava in altre lingue parole che avessero qualche assonanza per riempire i vuoti; era la sua meditazione preferita.

Un altro esempio interessante è la radice Tzadde Resh Peh, di le Tziruph che significa sia purificare, raffinare che permutare. Una delle sue permutazioni è Paratz = prorompere. Da questa radice deriva il termine Parzuf = volto, faccia, il cui plurale è Partzuphim, che sono interi Alberi della Vita e Sephiroth ordinate, i concetti fondamentali della Qabalah moderna, divulgati dall’Arizal, il grande Luria.

 

Dio ha creato l’Universo in due fasi. Nella prima, detta il Mondo del Caos l’Olam ha Tohu, dissolveva e coagulava ripetutamente i mondi. Fu tutta una serie di operazioni alchemiche che durarono un numero enorme di anni, analogo a quello trovato dalla scienza.

 

La Prima Creazione gettò le basi della Seconda, l’Olam ha Tikkun, iniziata con la creazione di Adamo soltanto 5760 anni fa (1999); è il Mondo della Rettificazione o della Riparazione. Questo concetto è fondamentale sia nell’Alchimia che nella Qabalah, entrambe basate sulla distinzione tra queste due grandi fasi. La loro differenza fondamentale è che nella prima non c’erano i Partzuphim: Volti, Personificazioni; la cui radice indica crescere rapidamente, irrompere Hitparetz.

Il sistema dei Partzuphim è un modo particolare di percepire le Sephiroth di collegarle tra loro, permette che l’eventuale eccesso d’energia in uno possa esser assorbito dalla scarsità di un altro, e una carenza d’energia ne richiami un flusso maggiore. L’equilibrio che si stabilisce permette di superare le inevitabili difficoltà di ogni processo vitale ed evolutivo.

Quando la personalità è troppo rigida, la comunicazione tra le varie aree animiche, o psichismo superiore, non è adeguata; alcune rimangono troppo cariche, altre spente.

La personalità è squilibrata, può implodere per mancanza di contenuto od esplodere per un eccesso di energia. È proprio quello che accadde ai primi mondi: nascevano e morivano ripetutamente per miliardi di anni. Questo fenomeno perdura ancora; la legge entropica del costante degrado dell’energia è ancora valida, ma oggi è affiancata in modo cosciente dalla polare Sintropia, che in primo luogo considera la Qualità come un fatto fondamentale, molto più importante della Quantità.

 

La Seconda Creazione è relativamente giovane; inizia con l’attuale Umanità, Adamo ed i relativi Partzuphim. Il Partzuph principale è il Padre, lo Spirito Divino che penetra in Adamo dalle sue narici. Da calcoli biblici emerge che la Seconda Creazione avvenne soltanto 5760 anni fa; è un tempo certamente simbolico e legato alla creazione di una civilizzazione mediorientale, ma è caratterizzata da una novità di fondamentale importanza, i diversi principi polari che la compongono sono in comunicazione ed in collegamento tra loro. Il secondo mondo ha la Metheqela, la Bilancia, che permette lo scambio d’energia tra i diversi Partzuphim, ed il conseguente emergere dell’Armonia, e della Bellezza (Thiphereth). Permette all’Alchimista di intraprendere la Grande Opera ed ottenere l’Oro Filosofico raffinando la Materia Prima; permette al Cabalista di effettuare il Tikkun, di rettificare poco a poco il Mondo del Caos, stabilendo l’ordine, la fratellanza e l’Amore che prima non c’erano.

Le due creazioni non sono distinte e separate, si compenetrano a vicenda, in quanto il Secondo Mondo è stato creato riciclando i cocci del Primo; ma la nascita di Adamo e dei Partzuphim introduce un elemento nuovo di qualità superiore che ne cambia radicalmente la natura. I Volti Partzuphim [1] non sono semplici concetti astratti, ma le reali Personificazioni di quell’Amore che forma ed unisce l’intera famiglia archetipo. Si tratta del modello di famiglia che oggi, nell’Età dell’Acquario, l’epoca della televisione, dei satelliti, di internet, dell’ingegneria genetica e delle clonazioni, è entrata in una profonda ed irreversibile crisi. Urlando chiede di essere superata; non è più strumento di riproduzione e di crescita delle persone, non è più il deposito della cultura e dei valori. Oggi, l’intera Famiglia archetipa deve fondersi in un’unica espressione, l’Uomo Nuovo dell’Età dell’Acquario. Quest’Uomo sarà Avo, Padre e Madre, Fratello e Sorella, perfino Partner Eterno di sé stesso. È tempo di unire tutti i Volti in un solo Partzuph; è più che mai urgente unificare l’intero Albero della Vita in un’unica entità. Adonai Ehad “Dio è Uno” se noi lo facciamo tale; proprio come “La Legge è Uguale per Tutti”, noi stessi dobbiamo farla “uguale”, nessuno può renderla tale per noi.

 

Partzuph è l’unico termine che abbia una Phe (p) all’inizio ed un’altra alla fine. Questa lettera rappresenta una bocca, cioè l’organo principale di espressione. Dio parla per esprimersi, per manifestarsi. Ma tutti siamo chiamati ad imitare Dio; perciò, il nostro parlare deve essere essenziale, cioè l’espressione libera e creativa della nostra Essenza.

Il solo pensare non è ancora un’azione, ma la parola si; infatti la preghiera silenziosa non è ritenuta valida, non è proficua; le preghiere devono essere pronunciate, magari bisbigliando, ma è necessario emettere la Parola.

Per noi è già difficile esprimere esattamente l’idea che abbiamo in testa, non riusciamo a farlo in modo perfetto; lo facciamo come possiamo, secondo le capacità. I Partzuphim invece, si esprimono a livelli diversi, nel mondo angelico ed in quello umano, in cielo ed in terra; congiungendo ciò che è in alto con ciò che è in basso creano la Scala dei Mondi. I Partzuphim sono interconnessi tra loro ed hanno forma e struttura analoghi all’Albero della Vita. È questo il segreto del Partzuph, esprime e rivela collegandosi sia all’inizio che alla fine, la Peh in alto si aggancia con la Peh in basso di un altro Partzuph. Le sue lettere centrali, Resh, Tzadde, Vaw, sono la radice di Ratzon = Volontà; il Partzuph esprime la Volontà di Dio sia in alto che in basso.

 

Dalla radice di Partzuph deriva il nome di Peretz xrp, figlio di Tamar; fu chiamato così perché nacque di colpo. Peretz è un personaggio importante, da lui è venuto Ischai, da Ischai, David e da David è venuto il Maschiah, e ritornerà come ha promesso in vari passi del Vangelo[2].

Peretz era il secondo di due gemelli; nel grembo materno dovette lottare con il fratello Zerah per avere la Primogenitura. Peretz per primo mise fuori una mano, la levatrice rapidamente gli legò un nastro rosso al polso. Nacque prima Zerah, il gemello che non aveva il segno, ma Peretz ebbe la primogenitura; furono entrambi uomini pii e non litigarono mai più.

La Torah ricorda due coppie di gemelli, Giacobbe ed Esaù prima, Peretz e Zerah più tardi. Della coppia Giacobbe-Esaù la Bibbia dice: Ecco gemelli nel suo ventre; la parola Tomim = Gemelli è scritta senza la Aleph.

Invece nel caso di Peretz-Zerah, pur ripetendo le stesse parole, il termine diventa Teomim, c’è una Aleph in più. Secondo il Rashi, nel primo caso mancava la Aleph perché uno dei gemelli finì dall’altro lato, dalla parte del male. Esaù abbandonò la via dei padri, l’unica cosa che lo interessava era il denaro e le donne, il potere e la caccia; ottenne tutto ma sempre con la violenza. Giacobbe invece passava il suo tempo nella tenda a studiare; è detto Completato \t = Tam, ma manca sempre la Aleph. Invece Peretz e Zerah sono gemelli con la Aleph perché entrambi restarono sul Sentiero della rettitudine.

Esaù incarna il mondo del caos, la Bibbia stessa lo chiama Edom = il Rosso, proprio come i mondi del Caos che nel loro insieme sono chiamati: Malcouth Edom = Il Regno del Rosso. Questo colore per la Qabalah indica il prevalere delle forze del lato sinistro, del Giudizio Severo. I mondi creati col rosso, erano giudicati solo in base al preciso calcolo del merito e del demerito; ma furono distrutti soprattutto perché in essi il male era sempre crescente e ciò li portò al collasso.

Il Mondo della Rettificazione è invece basato sull’integrazione tra il lato sinistro ed il lato destro; ha il colore della misericordia e permette la Conversione «Teshuvah». Questo cambiamento di consapevolezza si manifesta con un comportamento diverso. La contrizione del cuore, la sofferenza degli errori commessi, spinge a cambiare; ma la Teshuvah va oltre la contrizione, è il cambiamento graduale del modo di concepire il mondo e di viverci. Questo processo, che trasforma perfino gli errori in meriti, è la novità fondamentale rivelata dalla Torah: la possibilità di pentirsi e la capacità di perdono. Il Divino Manifesto è finalmente lento all’ira, Longanime, Compassionevole e Misericordioso. Mosè rivela ben tredici attributi di questo tenore.

 

Lo Zohar insegna che Kether, la Sephirâ più elevata, emana 370 luci diverse. 370 è il valore della radice Shalam, da cui viene Shalom che vuol dire completo, perfetto, in pace.

Anche le tre lettere di Peretz xrp che abbiamo visto valgono 370. Da una terza permutazione di questa radice deriva il termine Zippor che significa Uccello, uno dei Nomi segreti del Messia. Nella Tanakh, l’intera Bibbia ebraica, il Messia assume vari nomi misteriosi che indicano le sue caratteristiche più importanti.

Lo Zohar afferma che l’Anima del Messia dimora nel luogo più elevato dell’Eden, il “Nido dell’Uccello”, con quelle dei Giusti. In questo Nido il Messia attende il momento opportuno per manifestarsi al mondo. La Sua Anima, assieme alla Torah, fanno parte di quelle poche cose che precedettero la Seconda Creazione e ne assicurano la buona riuscita. Il Messia non nasce tale, sarà Messia chi meriterà di ricevere l’Olio Santo; infatti significa “Unto d’olio”. Sarà un’anima molto più grande della nostra; potenzialmente già ce l’abbiamo, ma dobbiamo ancora fissarla.

È detta Or Makif, la Luce che circonda, la Luce Avvolgente; non è limitata dalla nostra fisicità, dai nostri Recipienti; potrebbe essere perfino infinita.

 

370 è anche Leshem una delle 12 pietre del pettorale del Gran Sacerdote. Questo pettorale era la scatola che conteneva gli Urim e Tunnim, 12 pietre che illuminandosi rispondevano alla domanda del Gran Sacerdote. Leshem 370 è connessa con lo Tziruph 370 (alchimia e permutazione), ed è la settima pietra, sette è il numero benamato, il settimo segno è la Bilancia che il Mondo del Caos non aveva. 

La Seconda Creazione è ancora da ultimare, questo lavoro consiste nel Rettificare il mondo reale. Infatti, solo cinque dei sei giorni della creazione sono stati trovati “buoni”, per il secondo giorno la Scrittura non riporta le parole: e Dio vide che era buono. Questo Giorno è in relazione con Guebourâ, in esso furono divise le Acque Superiori da quelle Inferiori. Però il terzo giorno è scritto due volte che era buono; perché Guebourâ è pericolosa solo se isolata; quando è connessa con le altre Sephiroth, acquista invece un gran valore. Per questo è noto il vantaggio dell'oro sull'argento, perché nell’oro c’è un po’ di rosso, un po’ di Guebourâ che nell’argento non c’è. Ciò conferma che quando Guebourâ è unita alle altre Sephiroth, eleva di molto la qualità del Composto. Un po’ di Guebourâ fa risaltare l’amore, la gioia e la bellezza della Creazione; solo quando opera da sola porta caos e distruzione.

 

Ogni venerdì sera, al Kiddush del Shabbat, il Rito del Sabato, gli ebrei osservanti recitano su un bicchiere di vino i versetti della conclusione della storia della creazione[3]: Furono completati i cieli e la terra e tutti i loro abitanti, e Dio si completò nel settimo giorno di ogni opera creativa che aveva fatto e si riposò nel settimo giorno e benedisse Dio il settimo giorno e lo santificò perché in esso si era riposato da tutta l'opera che Dio aveva creato per fatte (laassot perché siano fatte).

Si studia seriamente la Torah quando il testo sembra un controsenso incomprensibile o solleva domande terribili. Dio aveva fatto tutto …, ma il versetto termina con: aveva creato per fatte. Cosa vuol dire, aveva finito o non aveva ancora finito, cosa significa questo perché siano fatte se è scritto che aveva fatto tutto.

È un paradosso vero e proprio; e come tale può esser risolto solo con l’intuizione illuminata. È vero che Dio ha completato la creazione, infatti l’ha messa in grado di crescere ed evolversi senza ulteriori interventi fino alla sua forma finale; ma questa crescita, questa Rettificazione, deve ancora essere compiuta.

Tale Rettificazione, o si realizzerà con la nostra spontanea collaborazione, oppure ci sarà imposta, forzata dall’Alto. La Rettificazione finale ritarda perché la seconda ipotesi, dal nostro punto di vista è meno bella. È molto meglio per noi, meno doloroso e faticoso, accettare spontaneamente il compito di rettificare il Mondo. Ogni umano è chiamato a partecipare al lavoro di ultimazione del processo creativo, prescindendo dalla religione, dalla razza o dal sesso. Dio ha creato e fatto tutto, ma ha lasciato qualche cosa da fare anche a noi; per questo alla fine della storia della creazione è scritto che Dio aveva creato perché siano fatte, sono rimaste delle Scorie da Rettificare con le nostre piccole forze. È il nostro compito, Riparare e Rettificare, cioè fare.

I preti non hanno mai detto che ci sono state due creazioni, neanche i Rabbini ne parlano apertamente, per gli alchimisti ed i cabalisti è uno dei concetti fondamentali. L’idea, molto velatamente, è presente già nello Zohar, solo l’Arizal la sviluppa, ed oggi è molto comune tra i cabalisti. Il primo indizio dell’esistenza di due creazioni ci viene dalla lettera con cui comincia la Torah stessa, una Bet che vale 2; Berechith significa anche Secondo Inizio, oltre che nell'inizio. Prima c’è stato un altro Inizio, ma la Torah non se ne occupa se non in pochissimi brani e molto brevemente.

Non c'è mai stata una giusta opposizione tra la scienza e la Bibbia. Galileo aveva ragione, Einstein aveva ragione, quello che la scienza insegna su come è nato il mondo è un’ipotesi corretta, ma si tratta del primo dei due Inizi.

La Seconda Creazione è introdotta dalla nascita di Adamo e dai relativi Partzuphim, probabilmente dopo un rapido riepilogo delle fasi precedenti. Adamo è destinato ad ultimarla riedificando le macerie della catastrofe detta Shvirat ha Kelim - La distruzione dei recipienti. Di questo fenomeno abbiamo notizie brevi ma significative anche nella Bibbia oltre che nei Midrashim. La tradizione orale ripete da migliaia di anni che Dio creava i mondi e li distruggeva. L’Albero dell’Universo aveva un solo tronco, una sola Colonna, e non poteva svilupparsi; furono allora aggiunte le colonne di Destra e di Sinistra, finalmente “Vide che era buono”.

Il Talmud riferisce di ben 974 generazioni prima di Adamo, erano creature vere e proprie, fisiche, non soltanto spirituali. Possiamo così intendere il senso dei numerosi ominidi trovati dagli antropologi.

Il Big Bang fu la prima colossale esplosione, ne seguirono altre; la rottura dei contenitori non fu un fenomeno singolo ma una serie di eventi. Il primo sistema delle dieci Sephiroth allineate si ruppe in almeno otto fasi. Le tre Sephiroth più alte, appena avvertirono i primi segni del grande crollo, si ritirarono nella Luce Infinita originaria. Persero l’individualità ma si salvarono. Le sette Sephiroth inferiori non fecero in tempo, per cui una ad una, esplosero a catena. Il fragore prodotto circonda ancora l’Universo.

Adamo, l’umanità primordiale, si scontrò con il Serpente già nel giardino dell’Eden; trovò l’Albero della Conoscenza, residuo dei modi precedenti, e quando ne assaggiò il frutto, perse l’immortalità. L’Eden non era perfetto, già conteneva la dualità ed il male. Nel mondo del Caos il Bene era sterile, il male invece poteva riprodursi. Anche nel secondo mondo c’è la dualità, ma è il Bene che si riproduce, mentre il male è sterile, si propaga camuffandosi di bene, sfruttando l’ignoranza. In ebraico, il male è detto Qof [wq Scimmia, perché ha la capacità di imitare il bene. 

Il corpo fisico dell’Uomo, la pelle che lo ricopre[4], può anche essere l’evoluzione di quello delle scimmie; ma l’Anima di Adamo, creato 5760 anni fa, è il respiro stesso di Dio. Adamo è programmato per Rettificare il mondo, per ultimare la Creazione. Interi popoli videro la sua nascita, ma la Bibbia non se ne occupa, indica soltanto la provenienza dell’Anima di Adamo, l’Umanità attuale.

Gli ominidi sono stati inesorabilmente distrutti come i dinosauri. La Rottura dei Vasi non si riferisce solo ai grandi eventi cosmici. Quando la crosta terrestre era più sottile, le eruzioni vulcaniche erano devastanti e frequentissime, causarono numerose distruzioni di portata globale. Le glaciazioni, le grandi ere geologiche, scandiscono milioni di anni in cui esseri quasi umani vivevano come scimmie. Sono tutti fenomeni del primo Mondo che non hanno alcun ruolo nel processo di Rettificazione, nella Salvezza individuale e collettiva. La Bibbia non ne parla molto; sapere che i nostri antenati accendevano il fuoco strofinando due legnetti può essere interessante, ma non ci aiuta a scoprire il senso della nostra vita.

 

Il lavoro dell’Alchimista è condensato nel termine Laassot …. che Dio ha creato per fatte, l’Uomo è stato creato perché alcune cose siano fatte. Il senso del fare riguarda il segno della Vergine, è infatti incline più di ogni altro all’Alchimia, al lavoro di rettificazione e di miglioramento del mondo. Ogni lavoro umano Rettifica qualcosa. Per mangiare del pane, prima si deve arare la terra, poi si semina il grano, che cresce con il suo tempo. Questo fenomeno non richiede molta consapevolezza, cresce senza che nessuno sappia né come né perché. Il grano penetra la terra frantumata, si decompone, nasce la pianticella, poi la spiga. Allora viene mietuto, si toglie la pula, si macina, poi si impasta e si cuoce. Il pane prima è spezzato e poi masticato, infine nello stomaco si dissolve ancora, per ricomporsi di nuovo nel corpo umano; è un solve et coagula continuo.

L’Alchimista è consapevole che quando mangia, non solo si nutre, ma svolge anche un lavoro di Rettificazione sul mondo e su se stesso. Per nutrirsi l’uomo deve Solvere, Rettificare e Coagulare a più riprese la materia. Se però poi usa l’energia ricavata dal cibo per servire gli idoli, la Luce tanto faticosamente estratta, viene ricacciata in luoghi ancora più oscuri di quelli di provenienza. Ha così luogo un circolo vizioso, chiuso, il più pericoloso, perché in esso il disordine e l’entropia crescono.

Nel primo Mondo c’era un gran rumore, un disordinato brulicare, ed il disordine era crescente. L’armonia invece è un suono altamente ordinato e coerente, comunica qualcosa. Nel mondo della rettificazione, con la nostra collaborazione o senza, volenti o nolenti, l’ordine è sempre più complesso, l’armonia più elevata; anche se il rumore precedente non è ancora spento.

Secondo la Tradizione ebraica, l’Eden era circondato da una barriera, chiamata Hashmal lmcj Elettricità; divideva il mondo dell’entropia da quello della Rettificazione. Quando Adamo si cibò del frutto proibito i due mondi si mescolarono. Questa barriera s’infranse ma iniziò il Tikkun, la Rettificazione, altrimenti sarebbe stata impossibile. L’Alchimista, come Adamo, si immerge nel caos per emergerne arricchito, realizza sé stesso e cambia il disordine in ordine.

Adam \da non è molto lontano da Edom \wda, è troppo simile al Mondo del Caos, non può ancora operare. Addormentandosi, entra nel mondo interiore, nell’inconscio, e scopre la sua natura più intima, il Sé. Al risveglio può riconoscere la sua Anima, la Donna. Non può trovare la compagna giusta con la semplice consapevolezza di veglia. L’entrata parziale e temporanea nell’inconscio gli permette di dimenticare l’ego ed i suoi desideri indotti e quindi falsi, gli permette di rinnovarsi e rinascere; può conoscere la donna che gli è destinata, non quella che crede faccia per lui; solo allora può cogliere il frutto.

La separazione di Eva da Adamo è l’ultima fase del processo della Seconda Creazione; allora Dio li benedice con le famose parole: Crescete e moltiplicatevi, sviluppate le vostre potenzialità aiutandovi a vicenda e moltiplicate il potere di rettificare prima il micro e poi il macrocosmo.

Adamo pensò di poter rettificare immediatamente il Mondo del Caos. Se avesse aspettato qualche ora, se avesse preso il frutto dell’Albero della Conoscenza il giorno dopo, nel Shabbat, compiuto il rito del venerdì sera, forse avrebbe avuto la forza necessaria per entrare nel mondo del caos, integrarlo ed uscirne senza danno. Forse prese il frutto troppo presto, non aveva ancora la forza e l’esperienza necessarie, e vi rimase invischiato. Per salvare qualcuno che sta affogando, è necessario saper nuotare molto bene ed essere un bravo bagnino, altrimenti si annega con lui. È proprio quello che è successo ad Adamo. Non fu un danno irreparabile, era previsto che sarebbe accaduto.

 

Il riferimento biblico più sintetico alle due Creazioni è l’inizio del Berechith: All'inizio Iddio creò il cielo e la terra, e la terra era confusa e silenziosa. Il termine Tohu confuso, vuoto, indica che la confusione era dominante, ma si riferisce alla terra della 1° Creazione. Il secondo versetto illustra già l’inizio della seconda: Lo Spirito di Dio aleggiava sulla faccia delle acque; inizia la Rettificazione del 1° Cielo e della 1° Terra. Questo Spirito di Dio, Ruah Elohim \yhla jwr, ha l’energia della Shin c, perché vale 300 come Shin; è l’inizio del segno dell’Acquario, l’Età in cui l’ordine prevale sul disordine, la Sintropia s’impone.

Un’allusione più chiara alle due Creazioni si trova nei versetti del Genesi Cap. 36/31 e segg.; lo Zohar, nell’introduzione dell’Idra Rabba Kadisha, la Grande Santa Assemblea, li commenta:

Parole di verità che i grandi saggi ascoltano con gioia e si sforzano di comprendere. … Rabbi Shimon cominciò a parlare così: È scritto “questi sono i Re che regnarono nel paese di Edom prima che i figli d'Israele avessero un Re”. Beata la nostra sorte o giusti, il mistero dei misteri ci viene rivelato. Quando l'uomo è giudicato degno di penetrare questo mistero, ha la prova della sua perfetta fede. Possa piacere al cielo di non imputarci come peccato la rivelazione di questo mistero.

Il brano menzionato elenca i Re di Edom, i Re della Giustizia Severa; sono le forze naturali e cosmiche, entità, potenti ed intelligenti che governarono il mondo prima che regnasse un Re sui figli d’Israele. Qui Israele è il segreto del mondo della rettificazione, il termine che indica ermeticamente il Secondo Inizio: Israel larcy può esser letto: Iesh Raah El  -  la har cy - c’è, appare il Divino nel mondo, per liberare le Scintille di Luce che il Caos racchiude. 

Il lavoro di Israele, dell’Alchimista, del Cabalista, e di chiunque sia sul Sentiero, vince l’entropia e la morte. L’anima che mira a salvare solo sé stessa, non fa che fuggire, non aiuta a rettificare il mondo in cui Dio ha messo i Suoi Figli. Anche le pietre, le piante, gli insetti, ogni cosa deve manifestare la Luce Infinita dalla quale è separata da tempo immemorabile.

Alitando il suo Spirito in Adamo, Dio lo fa ricettacolo dello Spirito Santo e quindi Tempio di Dio, è il Terzo Tempio, quello Eterno. Gesù conferma ed estende questa prerogativa ad ogni essere umano del Mondo della Rettificazione, il mondo dei Figli di Dio.   

Di ciascuno dei Re di Edom è nominata la città, di alcuni anche il padre. Da tali particolari, i Maestri cabalisti ricavano conoscenze preziose. Questi sette Re rappresentano le sette Sephiroth che furono distrutte ed ancora non sono state ricostruite. L’Intelletto, le tre Sephiroth più alte, si salvarono ritirandosi nell’Ain Soph, nell’Immanifesto.

Il primo dei sette Re è Bela Ben Beor, rwub-}b ulb Bela vuol dire ingoiare, e Ben Beor il figlio del fuoco che brucia[5], è il Re delle Qlipot, il fuoco bruciante che ingoiò le Scintille di Luce quando i mondi si ruppero. Molte Scintille furono ingoiate dalle entità negative e tuttora le usano per confonderci le idee.

L’ottavo Re, Hadar rdh, questo nome significa Magnificenza, Gloria Bellezza, è l’unico del quale non è scritto che sia morto, quindi ancora vive, infatti prefigura il Messia. La sua città Pau wup 156, ha la stessa gematria di Sion }wyx cioè Gerusalemme, la città del Tempio.

È anche l’unico di questi Re ad essere sposato; la Bibbia riporta il nome di sua moglie, per cui lo Zohar dice: ecco, ha la bilancia, è quindi capace di confrontarsi nella coppia e di rettificarsi. La polarizzazione sessuale è la dualità più evidente e più importante, specchio della polarità interiore analoga. La coppia, per sua natura, aiuta a rettificare i mondi. Hadar prefigura il Messia che porterà l’umanità alla resurrezione dei morti.

Sua moglie, Mehitavel labfyhm, è Figlia di Matred drfm tb e Figlia di Mei-Zahav bhz ym tb; quest’ultimo nome richiama l’acqua e l’oro, e quindi  l’Alchimia. Il termine Mehitavel può essere suddiviso in tre parti: Mah[6] significa cosa, Tet è il futuro bene, ed El è Dio; quindi letteralmente significa: Cosa Dio farà di bene? Questa domanda già contiene la risposta: Dio farà di bene Mah il Cosa. Mah hm vale 45, come Adam \da, l’essere umano maschio e femmina, che porterà il mondo alla Rettificazione finale.

Il Targum, la versione in aramaico della Torah, traduce Mehitavel con la Figlia dell’Alchimista. L’aramaico è scritto con le medesime lettere ebraiche e molte parole sono uguali. Questa versione è opera di ONCOLOS un romano convertito, nipote dell’imperatore Adriano, fu uno dei più grandi rabbini della sua epoca. È la prima traduzione della Bibbia in un’altra lingua; è però anche un commento, perché alcuni versetti non sono semplicemente tradotti, li interpreta.

Mehitavel era la moglie giusta di Hadar, poteva cioè dargli la vita eterna. È questo il segreto della Coppia, perché, come può generare figli, cioè l’eternità della vita fisica, allo stesso tempo può dare l’eternità della vita spirituale e quindi una parte nel Mondo a Venire. In qualche modo la consapevolezza individuale più pura ed illuminata vincerà la disgregazione del corpo, e parteciperà alla gioia che pervade il Creatore.

Questo Mei-Zahav bhz-ym acqua oro, avo di Mehitavel è il primo alchimista della Bibbia, ed anche molto ricco, l’oro bhz Zahav gli scorreva tra le mani come acqua Maim \ym. Questa dote particolare ne fa una figura del Primo Messia. Secondo le profezie, l’era messianica sarà preannunciata da un primo Messia, chiamato “Figlio di Giuseppe”, che ha il compito di creare le premesse necessarie alla manifestazione del Redentore, il Messia Figlio di David.

Una di queste premesse è che ci sarà abbastanza ricchezza da poter dedicarsi serenamente agli studi spirituali, senza dover lavorare come nel passato, dieci o dodici ore al giorno solo per avere alla sera un tozzo di pane. Un tempo solo i grandi riuscivano a studiare la Torah anche se erano molto poveri. Secondo le profezie, nell’era messianica anche i più piccoli avranno qualità mistiche e perfino i sevi profeteranno. Dio insegnerà direttamente, e ciascuno comprenderà secondo le sue necessità. Tutto ciò non si è ancora verificato, sono segni che ancora stiamo aspettando. Affinché possano verificarsi è necessario che la ricchezza sia più diffusa e sia più agevole occuparsi di cose spirituali. Il progresso tecnico, scientifico ed economico ha proprio questo fine, è voluto da Dio per permetterci l’acquisto dei libri necessari; quando erano scritti a mano non potevano circolare tanto facilmente.

 

Tubalkain è il primo personaggio della Bibbia che lavora i metalli. Conosce solo il rame ed il ferro, metalli piuttosto pesanti, associati a Nezach e Guebourâ, Venere e Marte; non voleva trasmutare nulla, costruiva solo strumenti di guerra.

Suo padre Lameh, era cieco, ma aiutato dal figlio, poteva cacciare. Un giorno, mentre Lameh cacciava, Caino si trovò nei paraggi, Tubalkain credendo che si trattasse di un animale, disse al padre di scagliare la freccia; Lameh scoccò ed uccise Caino. Quando si accorse dell’errore il suo sgomento fu grande, perché il sangue di Caino ricadeva su di lui; sbatté le mani con rabbia, così uccise anche Tubalkain. C’è qui tutta una catena di violenze; Tubalkain era ancora nettamente nel mondo del Caos, il suo lavoro sui metalli non è quello dell’Alchimista.

Il Rame Nahoshet tcjn, ha tutte le lettere del Serpente Nahash cjn, simbolo del Caos. Solo Mosè, molti anni dopo, riuscì a rettificare il Rame. Lo purificò raddoppiando il principio stesso; costruì il Nahash Nahoscet, il Serpente di Rame e lo innalzò su una croce. Guardando questo simbolo, chi era morso da un serpente infuocato[7] era salvo. Da allora il Serpente non è un simbolo solo negativo, rappresenta anche la conoscenza e la capacità di guarire. 

Finché non avremo rettificato il Serpente e non ci saremo impadroniti delle sue conoscenze, le Scintille di Luce prigioniere nel mondo del Caos non potranno ricongiungersi alla Luce dei Partzuphim, continueranno a gridare il loro dolore. La creazione non sarà Rettificata e non si potrà gustare la gioia e la gloria del Mondo a Venire. Il moralismo che mira ad amputare il male, ha perso la battaglia in partenza. Il male va curato in modo da salvare il Bene che contiene; è indispensabile imparare le tecniche e le conoscenze del serpente senza farsi mordere, senza accettare il suo veleno. È necessario OSARE con Coraggio.

Anche il Rame ed il Ferro hanno un valore grandissimo e vanno lavorati. L’obiettivo ultimo di qualsiasi lavoro è trasmutare la materia in qualcosa di necessario o utile a manifestare il Buono, il Giusto ed il Bello.

La Grande Opera Alchemica è strettamente correlata al segno della Vergine, infatti l’operare, il fare è il suo “senso”. La Vergine è il sesto segno e sei è il numero dei giorni lavorativi. La Vergine è associata alla Yud che vale 10; è quindi con il lavoro su se stessi, paziente, continuo e costante per 6 giorni alla settimana, che si arriva alla completezza del 10, la Sapienza concentrata nella Yud.

La Vergine inizia a 150° dello zodiaco, è quindi associata al 150 che prima di tutto è Ken }q Nido; Ken Zippor rwpx }q è il “Nido dell’Uccello” cioè del Messia. 150 è il numero della Materia Prima, il lato femminile del Divino che sostiene l’universo, la Shekhinah hnykc. infatti 150 è il verbo Qium \yq che significa appunto mantenere, sostenere in vita, realizzare. La Shekhinah è la Vergine, la parte femminile di Dio che si è esiliata nella materia, le Scintille di Luce cadute in basso a causa della distruzione dei recipienti; è puro spirito, ma prigioniero nella materia.

 

La Luce è composta di fotoni; non si tratta di particelle strettamente fisiche, a volte si comportano come tali altre no, ma si possono misurare ed anche contare. Non così i gravitoni, particelle che ancora sfuggono ad ogni indagine scientifica. La Gravità, che agisce anche nel vuoto siderale, è ritenuta la manifestazione tangibile della Shekhinah, la forza divina che sostiene ed anima la creazione, si può misurare, ma rimane inconoscibile.

 

Lo Zohar afferma che tutte le sostanze derivano soltanto da quattro Elementi semplici fondamentali: Fuoco, Aria, Acqua e Terra; per cui ogni cosa è un composto.

L’elemento più importante nel Fuoco è il Carbonio. Il Diamante, Yarlom, è carbonio puro; è la sesta pietra del pettorale del Gran Sacerdote, quella della Vergine, che è il sesto segno dello zodiaco. Il numero atomico del Carbonio è proprio 6.

L’elemento più importante dell’Aria, quello che ci tiene in vita è l’Ossigeno. Il suo numero atomico è 8.

L’elemento più importante dell’Acqua è l’Idrogeno; il suo peso atomico è Uno.

L’elemento vitale nella Terra è l’Azoto, infatti lo si aggiunge al suolo per renderlo più fertile; il suo numero atomico è 7. 

I numeri di questi quattro Elementi: 1 - 6 - 7 - 8, sommati danno 22, il numero delle lettere dell’alfabeto ebraico. La somma dei loro quadrati è esattamente 150, il numero della Shekhinah. Il Re Davide, che è collegato a Malkhut, ha scritto 150 Salmi.

Inoltre, il capitolo 31 del Libro dei Proverbi di Salomone dedicato alla Donna ideale, la Shekhinah/Malkhut, è formato esattamente da 150 parole divise in 22 versetti in ordine alfabetico. Questi versetti descrivono le doti della Donna Perfetta, la Materia Prima; Prima perché è grezza, Perfetta perché ha i quattro elementi al quadrato, cioè nella loro espressione più piena e più pura, il “Nido” dell’anima del Messia. Da qui l’importanza del rapporto tra Spirito e Materia, la Mater intesa come grembo dell’anima del Divino Manifesto, incarnato, il Messia. Questo Nido è la Shekhinah, la parte di Dio che si è materializzata.

La Grande Opera consiste nel trovare la Vergine e liberarla dalla prigione. Il Drago }wqrd Drakon che la soveglia vale 360, è l’intera ruota zodiacale, il Serpente Arrotolato, un cerchio chiuso che isola e blocca. La materia è il luogo in cui la Divinità si è auto limitata al massimo grado; sottomettendosi alle leggi fisiche ha perso la libertà originaria e la Gioia. Il termine sottomesso Ahna'a hunkh vale ancora 150.

Come in alto così in basso, come in basso così in alto. Come lo Spirito si è volontariamente sottoposto alle leggi fisiche, anche la fisicità deve sottostare alle regole spirituali; la nostra fisicità in primo luogo.

Per unirsi stabilmente alla Presenza Divina, è necessario distinguerla dalla materia apparentemente morta. Liberata dal Castello di Pietra, la Principessa diventa Sposa e Madre, dal suo grembo nasce il Figlio che è lo Sposo stesso. Il neonato Principe incarna il Puro Spirito, in altre parole il Padre, finalmente manifesto nel mondo fisico può esprimersi liberamente.

Questo è il significato allegorico delle Nozze Sacre, del banchetto nuziale della letteratura sacra e profana di ogni tempo. Anche lo Zohar riprende l’immagine della Regina che si adorna per il talamo o della Principessa che si appresta alle nozze. È la materia lavorata, la Pietra fatta Cubica mostra le cose belle, ricche e prodigiose che nasconde.

I metalli puri e le pietre preziose sono atomi e molecole in uno stato di purezza altamente armonico ed organizzato; simboleggiano il grande valore della Pietra Filosofale, traguardo della Grande Opera Alchemica.

 

Nella Torah, il termine oro compare per la prima volta in Genesi cap. 2/7:

Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita, e l'uomo divenne un essere vivente. Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male. Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi. Il primo fiume si chiama Pison: esso scorre intorno a tutto il paese di Avìlà, dove c'è l'oro, e l'oro di quella terra è fine; qui c'è anche la resina odorosa e la pietra d’onice.

Dio formò Adamo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici l’Anima Vivente e lo pose nel Gan Eden }du }g. Questo termine che significa Giardino Delicato, luogo di delicatezze, è tradotto in “Paradiso Terrestre”. Sostituendo la Dalet di Eden con una Ghimel e permutando, si ottiene il termine Oneg gnu, che significa piacere, orgasmo. In altre parole nell’Eden si gustano le cose più delicate ed il piacere più elevato.

Il fiume che irriga il giardino paradisiaco si divide in quattro parti; la prima si chiama Pischon }wcyp, e circonda la terra dove c'è l’oro. La Bibbia si premura di sottolineare che “l’oro di quella terra è buono”, non è quello che tutti bramano; non è semplice oro Zahav bhz, ma HaZahav bhzh, è l’Oro dei Filosofi, quello non commerciabile. Già all’inizio della Bibbia è indicato il cammino Alchemico, la ricerca dell’Oro Filosofico.

Secondo alcuni commentatori, il fiume Pischon è il Nilo, e la terra di Havilà hlywj è l'Africa. È la prima volta che nella Torah si nomina una terra, il suo valore numerico è 59, come quello di Goim \ywg = Popoli. Havilà è la terra dove i popoli sono dispersi. Anche il 59° esagramma dell’I-King, il Libro dei Mutamenti cinese, è quello della Dispersione; ognuno agisce per conto suo, è il Mondo del Caos. Si tratta di lavorare alchemicamente questa Terra per far emergere il 59 di Ahim  \yja, dei fratelli. Il compito consiste dunque nel riunire i popoli dispersi.

Il termine Nahar rhn = Fiume, contiene la Luce = Nar rn. Pischon }wcyp è quindi il Fiume di Luce Sapienzale che scende dall’Alto ed irriga la terra della dispersione, la porta alla Fratellanza[8] Universale. L’Alchimista è sempre unito agli altri, solo i bruciatori di carbone litigano per questioni di denaro, di grado o di livello. 

 

HaZahav bhzh, l’Oro, è femminile, vale 19 proprio come Eva hwj. Nella Qabalah il 19 è un numero femminile, ed il 18 è maschile; infatti la Tzadde, la 18° lettera dell’alfabeto è lo Tzaddiq, maschio, e la 19° è Quf, femminile. Nei tarocchi invece, i ruoli si invertono, la Luna, il femminile è il 18° tarocco; il Sole è il 19°, maschile. In ebraico ed in tedesco, il Sole è femminile e la Luna è maschile; Maschile e Femminile talvolta invertono il loro ruolo. HaZahav, l’Oro Filosofico, è donna, la femminilità perfetta che l’Alchimista (maschio, anche se donna) deve realizzare trasmutando la materia. La femminilità attuale, l’anima dell’uomo, è una Pietra Grezza, è necessario squadrarla, renderla Cubica affinché possa essere il Trono che non si può rovesciare; il Trono dell’Imperatore, il Re del Mondo.

Dall’oro Zahav bisogna passare all’Oro Fino. Zahav bhz vale 14, e come David dwd è Malkuth, uno stato di povertà, di mancanza. David è due volte Dalet la lettera della mancanza, della ricettività, del vuoto che deve esser riempito. Chi ha molto oro è ritenuto ricco, ma può essere ancora povero, può non essere gioioso. L’Oro Filosofico, HaZahav = Paz zp, è il segreto della Creazione. Se dal 14 dell’oro comune vogliamo arrivare al 87 del Paz zp Oro Fino, è necessario incorporare il 73 di Hokhmah hmkj; è quindi la Sapienza che trasforma l’oro volgare in Oro Filosofico; è la Sapienza dell'emisfero cerebrale destro, quella che usa i simboli, i sogni, i paradossi; l’unica cosa che l’Alchimista Salomone richiese a Dio.

 

Oltre all’Oro buono, nella terra di Havilà hlywj c’è anche la resina odorosa (Bdolah jldb) e la pietra d’onice Schoam \hc.

La Torah ricorda questa resina odorosa anche a proposito della manna, che sembrava Bdolah; il Bdellio è una pianta delle Burseracee che produce una resina gommosa dello stesso nome.

Nello Zohar il Bdolah è nominato a proposito di uno dei Partzuphim più elevati, il Gulgolta tlglg, che in aramaico significa Cranio[9]. Nel Partzuph del Cranio lo Zohar distingue sette parti, che sono la radice di ogni settenario. La prima di queste parti è chiamata Tala de Bdulha jldbd lt Rugiada di Cristallo. Nel microcosmo, questa Rugiada trova il suo corrispettivo fisico nel liquido che riempie le cavità cerebrali, in gran parte è acqua, protegge il cervello dagli urti e le sostanze che contiene servono per nutrirlo.

Questo liquido costituisce le Acque Superiori del microcosmo. Quelle Inferiori si concretizzano negli umori delle emozioni, degli istinti e delle passioni; spesso sono acque agitate, fangose e torbide; infatti hanno funzioni duplici, sia positive che negative. Le Acque Superiori, invece, sono il supporto della Verità Rivelata, ci guidano nutrendo la nostra mente. La Torah stessa, è spesso chiamata Acqua.

La Rugiada di Cristallo del Santo Primordiale fluisce di mondo in mondo fino ad arrivare al più basso. Lo Zohar insegna che nell’imminente Età dell’Acquario questo flusso sarà molto abbondante. Dice il Profeta[10]: la terra si riempirà della conoscenza di Dio come le acque ricoprono il mare; il Divino sarà evidente a tutti e farà risorgere i morti.

La ghiandola pineale, al centro dell’apparato cerebrale, contiene una sabbiolina che, nel Cammino di Ricerca, gradualmente si muta in un Cristallo, si cristallizza, si Fissa. La Conoscenza di Dio fissata è il seme del nostro Corpo di Resurrezione.

 

Nella terra dell’oro, c’è anche la pietra d’onice, l’Even HaSchoam \hch }bah, è l’undicesima pietra dell’Efod, il pettorale del Gran Sacerdote, la pietra dell’Età dell’Acquario. Nel Targum, la Torah tradotta in aramaico, è chiamata Burla, Berillio. La pietra Schoam \hc è molto interessante, perché permutando le sue tre lettere, emerge HaShem \ch; Schoam è quindi la pietra del Nome. Un’altra permutazione dà Moshè hcm, che pure è in stretta relazione con l’acqua.

Mosè nasce e muore nel segno dei Pesci, è il salvato dalle acque; tutta la sua vita è centrata sull’acqua. L’unico suo errore è dovuto alla mancanza d’acqua, infine ha ricevuto la Torah che è Acqua di Vita. Infatti il versetto[11]: Chi ha sete venga a me e beva, si riferisce alla Sapienza della Torah[12].

Mosè era un grande sapiente, iniziato all’esoterismo ebraico e non ebraico, una persona amorevole; chiese una sola cosa per se stesso, e non la ottenne: entrare nella terra d’Israele. Quando Dio gli disse[13]: Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li distrugga. Di te invece farò una grande nazione, Mosè si oppose a Dio, rifiutò, e supplicò per loro; a suo tempo Noè invece accettò. Mosè era l’uomo più umile; una Luce gli illuminava il volto, ma per parlare con la gente si velava.

Mosè è il profeta dell’Età dell’Acquario come emerge dall’incontro con le figlie del grande Iniziato Ietro, uno dei tre maghi del faraone. Mosè, avendo ucciso l’egiziano che perseguitava gli ebrei, scappò nel deserto. Ad un pozzo trovò alcune donne che erano molestate da pastori, le difese, e [14] due volte trasse con un secchio l'acqua dal pozzo per loro. Secchio = Dli, è il segno dell’Acquario, le due volte che lo riempì, sono le due onde dell'acquario.

 

La differenza tra oro = Zahav bhz 14 e l’87 di Paz zp Oro Fino è 73, cioè hmkj H'ocmâ = Sapienza. Questa Sephirâ, la più alta della Colonna Destra, è Yud, prima lettera del Nome, la piccola impronta lasciata dal Trascendente nell’intelletto. Pur essendo piccola e fugace, contiene tutto ciò che serve; è infatti la traccia di una realtà tanto vasta che non può essere nemmeno immaginata.

Yud vale 10, il numero della completezza, è associata alla vista, in quanto percepisce le cose e le situazioni nella loro interezza, appartengano al passato, al presente od al futuro. Anche graficamente Yud assomiglia ad un occhio.

Alla domanda: Chi è il sapiente?[15] i saggi d’Israele risposero: Colui che vede ciò che nasce. Di un’entità che sta nascendo, il Sapiente già intuisce come si evolverà e dove arriverà; vede un seme, e sa di che pianta si tratta, conosce il suo frutto.

Lo scopo finale dell’Alchimista è il frutto della Sapienza, il pieno sviluppo del il terzo cervello, Da’at. Questa Sephirâ è il ponte che collega il conosciuto al conoscitore, conoscenza ed esperienza unite; è strettamente collegato alla memoria, l’esperienza vissuta, tutt’altra cosa del semplice ricordo. Lo sviluppo del terzo cervello induce anche il Coraggio, la capacità di Osare, e la Volontà, l’istinto a voler acquisire tutto ciò che aiuta a persistere e crescere. Questa Volontà è ben diversa dalla semplice decisione dichiarata, ma più o meno temporanea e sottoposta agli sbalzi dell’umore.

 

Nell’Opera della Creazione, il Maasse Bereschit tycarb hcum, si studiano le diverse fasi della creazione del mondo; le Sephiroth sono viste come Emanazioni Divine. L’Arizal 400 anni fa, e poi l’Hassidismo sviluppano l’Opera del Carro Maasse Merkava hbkrm hcum, nella quale si ripercorre la strada della creazione nel senso inverso, dall’umano al divino. L’Albero della Vita diventa la mappa dello sviluppo e della realizzazione umana. Su questa Via le Sephiroth sono vere e proprie potenze dell'Anima, in quanto è stata creata ad immagine e somiglianza di Dio; sono dieci livelli, Luci segnaletiche che possono essere accese o no, luminose o flebili, ma devono essere risanate e poi rafforzate.

La Sephirâ più alta, Kether, è tripartita, trina. La più bassa di queste sezioni si chiama Ratzon }wxr Volontà. Da’at tud è il riflesso di Kether nell’Albero della Vita, perché Kether in un certo senso è trascendente. Pur essendo la prima Sephirâ dell’Albero, non è una Sephirâ vera e propria; Kether è la manifestazione della Luce Infinita, dalla quale nascono le altre nove Luci. Nel sistema solare, il Sole non è un pianeta, ma una stella, qualcosa di ben diverso; in astrologia figura tra i pianeti, ma è un Astro. Quindi Da’at, Conoscenza Unificatrice, ha un forte aspetto di Volontà; è la discesa della Volontà nella conoscenza e nelle emozioni. Infatti non è al livello dei Cervelli, è un po’ più in basso, più vicino a Tiphereth, proprio per questo può influenzare le emozioni ed unificare l’intero Albero. In un certo senso, Da’at si estende fino a Yesod.

La Sapienza, strumento indispensabile al processo alchemico, è l’inizio dell’Albero della Vita; perciò è anche chiamata Reshit = Principio. Questo termine è considerato un vero e proprio sinonimo di Sapienza, tanto che il primo versetto del Genesi: in Principio creò Dio, può esser letto: Con la Sapienza creò Dio. Infatti un Proverbio[16] esplicitamente recita: Il Signore ha fondato la terra con la Sapienza; numerosi versetti[17] uniscono Principio e Sapienza.

Lo strumento fondamentale con cui Dio creò il mondo, l’inizio vero e proprio, è quindi la Sapienza. Il vero Alchimista la distingue bene dalla semplice conoscenza. I maestri Hassidici insegnano che la Sapienza è strettamente connessa al Bitul, lo stato di Coscienza Pura. Questo stato si raggiunge solo quando il livello di concentrazione è tale che il soggetto scompare ed emerge l’essenza dell’oggetto osservato. È l’annullamento dell’io; il vuoto ricettivo necessario perché una goccia di Consapevolezza Superiore possa penetrarci. Sapienza è vedere a colpo d’occhio il senso globale dell’oggetto, per così dire dal suo punto di vista, quasi entrando nell’oggetto.

Il Sistema Conoscitivo oggi universalmente adottato, invece, consiste nel capire una cosa all’interno di un’altra, è impostato sull’Intelligenza, la colonna Sinistra dell’Albero. In altre parole, per intendere un determinato oggetto è necessario sezionarlo, analizzarlo e studiarne ogni singola parte fin nei minimi particolari. La Qabalah e l’Alchimia apportano armonia ed equilibrio al sistema, sviluppando la Sapienza.

Il personaggio biblico più connesso alla Sapienza è Salomone; la Bibbia stessa testimonia che era l’uomo più sapiente. Salomone scelse e cercò la Sapienza prima di ogni altra cosa, con essa ottenne anche potenza, ricchezza e longevità. Infatti non viene mai da sola. L’Alchimista trova anche l’Elisir di lunga vita, oltre al concretissimo oro.

 

La prima parola della Bibbia, Bereshit tycrab, ha sei lettere, ma presenta il programma di lavoro per tutti i sette giorni della settimana. Questo perché la Bet, per un fenomeno curiosissimo, unico caso del genere, è strettamente connessa alla Peh. Infatti, all’interno della Peh possiamo scorgere una Bet b, ed all’esterno della Bet possiamo sempre ravvisare una Peh. Questo fenomeno è detto “il segreto del PAS” -Oro Fino-.

Peh   p  b  Bet

La Torah è Fuoco nero su fuoco bianco. La sua prima lettera è una Bet, ma possiamo immaginare un Peh bianca attorno ad essa. La Bet è il fuoco nero e la Peh invisibile che la circonda è fuoco bianco, è la settima lettera di Bereschit. Nell’Alephbet la settima lettera è Zain; Peh e Zain unite formano la parola PAZ zp che significa Oro fino, per cui c’è Oro fino già nella prima parola della Torah.

In ebraico Peh significa Bocca, è la bocca di Dio che detta la Torah. È una Bocca d'oro fino, anche nel senso che non si macchia. Bisogna stare attenti a non dire parolacce; esotericamente ogni parolaccia è un buco nell’aura, e molti buchi espongono a pericoli seri. Dov’è la parola c’è anche la coscienza e l’intera creatura. Ci si ride sopra, si pensa che sia solo un costume, le dicono anche in televisione, sono scritte nei libri, quindi dirle non è nulla di grave, ma l’Alchimista non si fa imbrogliare da tali usanze. Un precetto universale della Torah proibisce la bestemmia in modo assoluto ed in qualsiasi lingua. Bestemmiare è come mettersi in bocca del veleno.

Parlare bene è anche evitare ogni ridondanza. L’esempio più perfetto di concisione è la Torah, che anche quando ripete tre, quattro, addirittura dieci volte le stesse parole, c'è sempre una ragione profonda, non è un fatto puramente “estetico”. Alcuni brani sono tanto concisi che sembra saltino da palo in frasca, sono difficili da capire. Tale estrema concisione permette ai Saggi di esporre i loro insegnamenti citando i versetti svincolandoli dal contesto originale e di trovare nuovi significati.

Tutto questo illustra bene il significato della Peh, la Bocca Dorata, la bocca che trasforma l’oro volgare in Pas Oro Fino. Dobbiamo purificare il nostro linguaggio. Dio ha creato con la Sua Parola, noi siamo immagini di Dio ed anche noi, nel nostro piccolo, possiamo creare parlando, è però necessario emettere Paz - Oro Fino, la nostra anima più pura.

 

Uno dei nomi del Messia è Srubabel[18], questo termine è formato da due parole: Ser che significa straniero, forestiero; e Babel è la città di Babilonia, quella della Torre che portò alla confusione delle lingue, infatti in ebraico significa confusione. Lo Straniero di Babele percepisce di non appartenere a quel tipo di civiltà; è ricca, c’è tutto, ha una risposta pronta per ogni problema, ma non c’è Pace. I supermercati sono forniti di ogni cosa, dietro l’angolo c’è la fiera dell’esoterismo, i rappresentanti di ogni corrente, di ogni società esoterica, guru ecc., ciascuno offre il suo metodo di rapida illuminazione. Non si intende disprezzare nessuno, ci sono gocce di Bene in ogni sistema, ma è prudente diffidare dai maestri a pagamento e dalle rapide illuminazioni. Solo la Torah ed i nostri Testi Sacri possono darci la Pace interiore ed Illuminarci, perché appartengono alle nostre radici.

Chi si sente straniero nella Babilonia attuale e non si identifica nelle mode che si susseguono, ha una goccia dell’Anima Messianica. Babilonia appare libera, ricca, si può fare quello che si vuole, eccetto che essere se stessi. Purtroppo, non si sa più nemmeno cosa vuol dire essere se stessi; troppe immagini ci vengono proiettate addosso, alcune in modo soft, altre occultamente. Se non ci si sente stranieri in patria, non si può cominciare il processo del ritorno, dell’andare, come Abramo, nella terra promessa.

Dio disse ad Abramo: Leh Leha, vuol dire vai! vai!, spesso la Bibbia ripete l’imperativo per rafforzare l’ingiunzione; Leh - vuol dire vai, Leha letteralmente significa vai a te stesso, perciò: Vai! vai a te stesso!. Fuggire da Babilonia è fuggire la confusione delle lingue, è imparare a comunicare con gli altri, ma soprattutto con sé stessi. Non come in certe conferenze che riempiono solo il cervello, ed alla fine lasciano solo qualche ipotesi astratta e nessuno è più sereno o gioioso di prima.

Il secondo metallo alchemico nominato dalla Bibbia è l’Argento; in ebraico si dice Kesef [sk; questo termine ha la medesima radice di Kasuf desiderato, atteso. L’Argento è lunare, riceve e riflette; pur essendo un metallo nobile rappresenta più il desiderio che la capacità di attuarlo. L’Argento viene dal Sud, dall’acqua; il sud è la direzione di Chesed, dell’Amore. Il simbolo della Luce, la Menorah, era posta nel lato Sud del Tempio. Invece l’Oro è solare, irradia; viene dal Nord ed è formato dal fuoco. Il Nord è la direzione di Guebourâ, della Forza. Nel Tempio l’altare che accoglieva il sangue degli animali sacrificati, era a Nord. L’Argento e l’Oro, i poli opposti che l’Alchimista cerca di unificare, sono il piacere di Dare ed il desiderio di Ricevere.

Nella Torah, l’argento è nominato per la prima volta quando Abramo scende in Egitto; a causa di una carestia è costretto all’esilio. Sua moglie Sara era tanto bella che il faraone la prese, ma un Angelo del Signore gli impedì di toccarla, così la restituì al marito. Abramo rimase in Egitto vari anni e ne uscì ricco… d’argento e d'oro[19]. C’è qui un riferimento al Birur, la Selezione, la finalità del Mondo della Rettificazione. Il Birur consiste nel selezionare ed estrarre le Scintille di Santità che sono rimaste nel mondo del Caos, per dare a ciascuna senso e significato.

Ogni esilio è una vera e propria occasione per trovare le Scintille sparse ai quattro angoli del mondo. L’oro e l’argento ne racchiudono più di qualsiasi altro metallo. Il Signore, per bocca del Profeta Aggai (Aggeo), afferma: Mio è l'argento e mio è l'oro[20]; la luce dell’argento e dell’oro è la Luce stessa del Divino. Chi pensa che il denaro sia sporco, proietta qualcosa di suo, può sporcarsi solo per l’uso che se ne fa, ma di per se non è sporco. Il denaro incorpora un’energia la cui radice ultima è Dio stesso; non è facile vederla, sembra solo carta scritta in diverse lingue, ma nell’oro e nell’argento è più facile, hanno una particolare luminosità e speciali caratteristiche naturali. La polarità maschile dell’oro e la polarità femminile dell’argento, sono incorporate nel denaro; solo l’uso errato può sporcarlo.

Nel mondo entropico ogni cosa è costretta in un cerchio chiuso, sigillato. L’uso del denaro è entropico quando viene utilizzato per sé stessi, per la propria famiglia, o per comprare qualcosa che deve rimanere nella cerchia. Il denaro esce dall’entropia solo quando è fatto circolare secondo la legge della compassione; non secondo la legge meccanica del mercato, il lato sinistro.

Il denaro guadagnato con un duro lavoro in Egitto, nella schiavitù e nella sofferenza, è innalzato; le Scintille di Luce liberate dalla stagnazione involutiva dell’esilio, possono finalmente partecipare all’evoluzione del Mondo. È il Birur, la selezione delle Scintille cadute. Abramo fece una selezione che poi fu ripetuta dall’intero Israele su scala maggiore. Chi si sente in esilio, lontano dalla sua patria, dal luogo di appartenenza, non è in tale situazione per caso; vi è stato messo da Dio per selezionare le Scintille di Santità.

 

Il terzo metallo alchemico è il Rame, Nahoshet tcjn. Questo metallo ha la medesima radice di Nahash, il Serpente, ed anche la stessa ambiguità, ma è essenziale nel processo dell’Opera alchemica. Il primo a rettificare il Rame fu Mosè.

Poi c'è il Ferro = Barzel lzrb che vale 239 come il termine Goral lrwg Fato o Destino. Rappresenta quindi l’assoggettamento a forze difficilmente controllabili, esterne od interne che siano, provocano eventi che non si è in grado di modificare rapidamente.

Il Mercurio è Kesef Hai yj [sk Argento Vivo, è desiderio di vita, il metallo più importante. Kesef Hai vale 178, si trova a 28 gradi della Vergine. Astrologicamente ogni segno trova il suo punto forte nel 28° grado; infatti il termine Koah jk = Forza vale 28. Mercurio non è soltanto esaltato nella Vergine, è proprio la Forza del segno.

Piombo si dice Oferet trpwu, deriva da polvere = Afar rpu, è il più pesante dei metalli ed il meno pregiato.

Lo Stagno = Bdil lydb è di un biancore luminoso ma è fragile e fonde facilmente, ha quindi un elemento di divisione e separazione.

 

Ogni Metallo ha precise corrispondenze con una Sephirâ: l’Oro corrisponde a Tiphereth, e l’Argento a Yesod, il Piombo a Malkuth, lo Stagno a Chesed, il Rame a Nezach, il Ferro a Guebourâ ed il Mercurio a Hod. Quest’ultimo metallo non è nominato nella Bibbia, figura solo nei testi rabbinici. L’oro e l’argento sono spesso nominati insieme, e più di un versetto nomina i quattro metalli inferiori, ad es.[21]: Figlio dell'uomo, gli Israeliti si son cambiati in scoria per me; sono tutti rame, stagno, ferro e piombo, dentro un crogiolo: sono scoria di argento.

 

Crogiolo e Forno sono due cose diverse. Il Crogiolo, in ebraico Kur rwk, è uno strumento che richiama l’idea di un luogo nascosto e segreto ma prezioso. Infatti il valore numerico di Kur 226 equivale a Zaffon }wpx, che vuol dire Nord, luogo misterioso, segreto e ricco. Il Forno, in ebraico Tanur rwnt, funziona invece all’aperto, alla luce del sole. Questo termine deriva dall’arabo, in greco significa Immortale. Tan è una specie di prefisso molto frequente, ed UR indica qualcosa di luminoso, perciò l’Atanor manifesta la Luce della materia.

Questi termini li troviamo in un versetto di Isaia[22]: Essa abbandonerà per lo spavento la sua rocca e i suoi capi tremeranno per un’insegna. Oracolo del Signore che ha un fuoco in Sion e una fornace in Gerusalemme. È una profezia contro gli assiri che assediavano Gerusalemme. Questo fuoco rwa UR significa più Luce - OR rwa che Fuoco ESH ca. La parola fornace traduce il termine rwnt Tanur. Possiamo quindi leggere: ha una Luce in Sion ed un Atanor in Gerusalemme. Il Crogiolo serve ad un processo molto preciso, delicato e difficile, è necessario lavorare ben coperti ed al buio; mentre il Tanur scioglie quantità maggiori di metallo, funziona alla luce del sole ed è connesso all’Immortalità.

 

Nel versetto citato i Figli d’Israele sono paragonati ai quattro metalli; è un richiamo alchemico alle nostre qualità interiori, i “metalli” che siamo chiamati a purificare. Questi metalli sono posti in un Crogiolo per essere purificati, la Prova del Fuoco è un processo che di per se sembra ancora più costringente ed entropico, ma è l’unico che libera dalle scorie. I quattro metalli riuniti nel crogiolo, i figli d’Israele, sono solo scorie.

Questo versetto è un severo rimprovero per Israele; ma può anche essere interpretato in modo positivo. Il Cabalista, dalla negatività apparente di una parola o di un versetto, estrae il suo senso positivo. Spesso si può raggiungere questo risultato semplicemente cambiando l’enfasi, non scritta, o la punteggiatura, che in ebraico non c’è.

Quindi può anche leggersi come un processo evolutivo che va dal basso all’alto: La casa d'Israele mi si è cambiata in scorie, poi continua: tutti sono rame e stagno, ferro e piombo. Arroventati nel Kur, in un crogiolo sono scorie d'argento. Dalle scorie passa ai quattro metalli, fino a diventare argento. Illustra quindi una salita progressiva che giunge fino all’argento, al desiderio.

È importantissimo dirigere correttamente il desiderio; infatti esiste un unico limite ai miracoli che Dio può fare. La Provvidenza Divina non può operare se non c’è un recipiente adatto a contenerla. Quando i desideri riguardano solo l’appagamento fisico ed i beni materiali, la Provvidenza può aiutare solo in quel campo; non può aprire gli occhi o sviluppare la coscienza. Quando invece chi desidera è sul Sentiero di Ricerca ed indirizza i suoi desideri verso l’Alto, anche se in modo generico, senza precisi obiettivi, la Provvidenza Divina può rivelargli conoscenze superiori ed anche donare il completo Risveglio; ma ci vuole questo desiderio.

La Qabalah delinea due tipi di Risveglio: quello dall’Alto e quello dal Basso. Quando due amanti sono bisticciati, chi comincerà per primo a desiderare il rinnovarsi dell’abbraccio? L’amante maschio allude allo Spirito, l’amante femmina all’Anima. Tradizionalmente, il risveglio del femminile è considerato molto più prezioso del risveglio maschile; quando il femminile per primo desidera l’abbraccio, l’unione che si stabilisce è molto più valida, più profonda. Il femminile è capace di un desiderio più duraturo. Il maschile perde facilmente interesse; e se si risveglia per primo, può stancarsi nell’attesa del femminile non ancora pronto a rispondere. Il risveglio del femminile è il desiderio dal basso.

Dio ha l’occhio sempre aperto, ma ci sono periodi in cui sembra che dorma. Quando le creature si dimenticano dei Partzuphim, questi possono temporaneamente addormentarsi. Non è affatto opportuno aspettare che si risveglino da soli, la loro sveglia suona con il desiderio dal basso; allora la risposta è immediata, se tarda, è solo per il nostro bene. È quindi essenziale indirizzare correttamente i nostri desideri, meglio se numerosi. Per la Torah, il segreto della vita spirituale non è eliminare i desideri come sostengono i buddisti, per i quali il desiderio è la radice di tutti i mali. Al contrario, la Qabalah, e l’ebraismo intero, propongono di moltiplicare i desideri; ma nella direzione giusta, quella di trasmutare la Materia Prima in Oro. Non è necessario disfarsi dell’argento e dell’oro, non è necessario essere poveri; è invece indispensabile usarli bene, anche se è molto più difficile. È la via dell’Alchimista e del Cabalista.

 

Il Sale e lo Zolfo, sono assimilabili ai Pilastri Destro e Sinistro dell’Albero. Già dall’analisi dei termini ebraici è possibile stabilire i pilastri relativi. Sale = jlm Melah, può intendersi diviso in due parole, Me significa da, nel senso di provenienza, Lah significa umido. Infatti il Sale si estrae dall’acqua. Il Sale è il pilastro destro anche se in bocca è amaro e brucia sulle ferite.

Per un principio esoterico fondamentale, ciascun polo ha un po’ del suo opposto, altrimenti sarebbe del tutto separato, non avrebbe alcuna possibilità di ricongiungersi. Il sale viene dall’acqua, simbolo dell’Amore, il suo sapore amaro rende possibile la sua unione con la Forza, Guebourâ.

Lo Zolfo, Gaffrit tyrpg è il Pilastro Sinistro; infatti, quando Dio volle punire Sodoma, fece piovere zolfo, cioè Guebourâ, il Giudizio Severo. Lo Zolfo è decisamente a Sinistra, è Fuoco, ma ha qualcosa del pilastro destro. I Fiori di zolfo, lo zolfo sublimato, è usato per curare le malattie della pelle ma anche nella preparazione della polvere da sparo.

Il termine Gaffrit-Zolfo ha la stessa radice di Gofer, il legno con cui Noè costruì l’Arca che lo salvò dal diluvio, il che ci riporta all’acqua. Gli salvò la vita, è un elemento di Chesed non di Guebourâ, del lato destro non di quello sinistro. Lo Zolfo pur essendo il principio igneo con cui Dio ha punito Sodoma, salva Noè ed i suoi familiari.

Spesso accade che lì per lì non si trovi l’elemento del polo opposto. Si hanno alcuni dati, si sa che c’è una connessione tra lo Zolfo ad esempio, ed il Pilastro destro, ma non si vede quale. Anche se non si trova subito la connessione logica, è importante prendere dentro di se il paradosso, è necessario accettarlo, in questo modo lavora dentro anche se non ce ne accorgiamo; poi, magari di notte, nei giorni o nelle settimane successive, arriverà una risposta concreta e logica, davvero illuminante

L'esempio classico di unione dei due poli è il rapporto uomo/donna. Una relazione piena e degna di questo nome, è possibile solo quando emerge l’elemento maschile nella donna e quello femminile nell'uomo. In caso contrario si avranno sempre dei problemi, scarsa comunicazione o la sottomissione completa di uno dei due.

 

 

 

 

[1] I Partzuphim principali sono: l’Avo Arikh Anpin }ypna ]yra, il Padre e la Madre Abba ve Imma \a - ba -, il Figlio Zeir Anpin }ypna ryz e la Figlia Nekevah hbqn, è Malkuth la decima Sephirâ, Sposa e Sorella del Figlio.

[2]  Ad Esempio Luca cap. 12/37 Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.

[3] Genesi cap. 2 /1 Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. [2]Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. [3]Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto.

[4] Genesi cap. 3/21Il Signore Dio fece all'uomo e alla donna tuniche di pelli d’animali e le vestì.

[5] OR rwa se scritto con la Aleph al posto della Ain significa Luce, il fuoco che brucia rwu è quindi una Luce degradata, in altre parole Lucifero.

[6] Il più importante Nome di Dio è quello a quattro lettere, di norma vale 26 =10+5+6+5, è il Tetragramma. Dio creò il mondo del Caos con il Nome che vale 52; e per rettificarlo fece risplendere il Suo Nome che vale 45, detto “Luce Nuova”. Questo Nome è un riempimento del Tetragramma. “Luce Nuova”, Or Hadash cdj rwa vale 519, ma il Nome che indica vale 45 come Mah hm = cosa?

Ci sono quattro modi diversi di riempire il Nome. Espandendo le lettere si hanno quattro possibilità, perché sia la Hé che la Waw possono esser riempite in modi diversi. Abbiamo così:             

Il Nome che vale 45 hm = Mah

dwy = 20 - ah = 6 - waw = 13 - ah = 6 Û 45 Thiphereth

Il Nome che vale 72, bu = Av

dwy =20 - yh = 15 - wyw = 22 - yh = 15 Û 72 Sapienza H'ocmâ

Il Nome che vale 63 gs = Sag

dwy =20 - yh = 15 - waw = 13 - yh = 15 Û 63 Intelligenza Binâ

Il Nome che vale 52 }b = Ban

dwy =20 - hh = 10 - ww = 12 - hh = 10 Û 52 Regno Malcouth

[7] Numeri cap. 21/9 Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra l'asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita.

[8] Fratellanza, in ebraico Ahava hwja Il Nome hwhy può essere cambiato in hbha ahava Amore.

[9] Questo Partzuph ricorda immediatamente il GOLGOTA, il monte della Crucifissione di Gesù. Lo Zohar, il primo testo scritto che riferisce di questo Partzuph è posteriore all’Avvento del Messia, ma certamente non intendeva fare alcun riferimento a quegli avvenimenti.

[10] Abacuc cap. 2/14 Poiché, come le acque colmano il mare, così la terra dovrà riempirsi di conoscenza della gloria del Signore.

[11] Giovanni cap. 7/37 Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: “Chi ha sete venga a me e beva 

[12] Amos cap. 8/11 Ecco, verranno giorni,- dice il Signore Dio - in cui manderò la fame nel paese, non fame di pane, né sete di acqua, ma d'ascoltare la parola del Signore.

[13] Esodo cap. 32/9 Il Signore disse inoltre a Mosè: “Ho osservato questo popolo e ho visto che è un popolo dalla dura cervice. [10]Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li distrugga. Di te invece farò una grande nazione”.

[14] Esodo cap. 2/19 Risposero: “Un Egiziano ci ha liberate dalle mani dei pastori; è stato lui che ha attinto per noi e ha dato da bere al gregge”.

[15] La domanda: Chi è il sapiente? In ebraico può anche esser letta: Chi, è il Sapiente! Mi Hakam \kj ym MI chi e Mah cosa sono due termini che indicano il Divino.

[16] Proverbi - Cap. 3/19

[17] Siracide cap. 1/4 Prima di ogni cosa fu creata la sapienza e la saggia prudenza è da sempre. Proverbi cap. 4/7 acquista la sapienza; a costo di tutto ciò che possiedi, acquista l'intelligenza. Sapienza cap. 7/21 Tutto ciò che è nascosto e ciò che è palese io lo so, poiché mi ha istruito la sapienza, artefice di tutte le cose. Sapienza cap. 8/17 Riflettendo su tali cose in me stesso e pensando in cuor mio che nell'unione con la sapienza c'è l'immortalità Sapienza cap. 9/9 Con Te è la sapienza che conosce le tue opere, che era presente quando creavi il mondo; essa conosce che cosa è gradito ai tuoi occhi e ciò che è conforme ai tuoi decreti. Proverbi cap. 8/22 La Sapienza creatrice. [22]Il Signore mi ha creato all'inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, fin d'allora. [23]Dall'eternità sono stata costituita, fin dal principio, dagli inizi della terra. Siracide cap. 24/9 Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi creò; per tutta l'eternità non verrò meno.

[18] ZOROBABALE Aggeo Cap. 1/1

[19] Genesi cap. 13/1 Dall'Egitto Abram ritornò nel Negheb con la moglie e tutti i suoi averi; Lot era con lui. Abram era molto ricco in bestiame, argento e oro.

[20] Aggeo cap. 2/8 L'argento è mio e mio è l’oro, dice il Signore degli eserciti.

[21] Ezechiele 22/18

[22] Isaia 31/9