"Les bouffons"

Pha Lese Pierre 1510 - 1573

Crediti: 

estratto dal "Corpus Massonicum" di Ruggiero di Castiglione edito da Atanor Roma marzo 1984 pag. 138 - 140. Capitolo dodicesimo "Le Qualificazioni Iniziatiche". Per non cadere in fraintendimenti è utile tener ben presente le distinzioni sostanziali che esistono fra la Massoneria così detta Operativa e quella Speculativa.

 

  "Corpus Massonicum"

Il Poema "Regius"

 

 

Tutti i manoscritti operativi affermano che per accedere alla Libera Muratoria è indispensabile lo status di "nato libero"; solo alcuni (Regius, Harleian, Antiquity e pochi altri), oltre a questo, richiedono anche quello della "discendenza legittima".

Lo status libertatis s'acquistava - in base al diritto romano - per nascita da genitore libero o per affrancazione dalla schiavitù (manumissio). Coloro che erano liberi per nascita, pertanto, si definivano ingenui (da latino ingenuus, nato all'interno - della stirpe - e, perciò libero); coloro che invece lo diventavano per manomissione erano denominati liberti.

Nella Massoneria Operativa potevano, dunque, accedere solo gli ingenui. Come è documentato nelle opere di Eusebio e di Simmaco e nel codice Teodosiano, i membri dei Collegia romanorum dovevano essere "uomini liberi". Anche presso i Germani e i Longobardi, questa qualificazione era esplicitamente richiesta per coloro che desideravano entrare nelle corporazioni di mestiere.

Negoriatores maiores et potentes d'Italia settentrionale erano, infatti, liberi fin dal tempo dei sovrani longobardi, come attesta un capitolo aggiuntivo all'editto di Rotari, promulgato dal penultimo re, Astolfo (749 - 746), che li equipara, negli obblighi militari, ai proprietari terrieri, ed impone loro di servire a cavallo con l'elmo e la lorica (da latino lorica, antica corazza - in origine di semplice cuoio - che copriva petto, ventre, dorso e fianchi) come i milites e gli aristocratici.

Nell'impero romano d'Oriente, l'editto bizantino parla quasi sempre di collegiali "nati liberi".....

Nel corso dei secoli la condizione di "nato libero" rimase immutata fino al secolo XIX.

Sebbene le Costituzioni del 1717, al terzo capo, rinnovassero il principio che "...coloro che sono ammessi ad essere membri di una Loggia debbono essere persone... nate libere...", questa qualificazione sembrò ai vertici della Massoneria ottocentesca, anacronistica per i loro tempi. In particolare, dopo la campagna abolizionista per ottenere l'eliminazione della schiavitù in tutto il mondo, che era sfociata nella formale condanna dei congressi di Vienna (1815), Aquisgrana (1818) e Verona (1822).Il primo settembre 1847, infatti, la Gran Loggia Unita d'Inghilterra cambiò definitivamente la locuzione "nato libero" in "uomo libero". Per quanto riguarda la "discendenza legittima" richiesta dai manoscritti Regius,  Harleain, Antiquity, è necessario ricordare che, l'accesso dei "nati bastardi" alle corporazioni di mestiere romane e medievali era categoricamente precluso. Gli altri manoscritti operativi e le Costituzioni del periodo speculativo citano invece le parole  "nati da buoni genitori" o "onesti parenti". Queste ulteriori definizioni non mutano, comunque, la sostanza del divieto: in quanto, i buoni o onesti genitori dovevano necessariamente - secondo le dominanti concezioni del tempo - essere uniti dal "sacro vincolo" del matrimonio e, quindi non potevano certo procreare figli illegittimi.

Nella Libera Muratoria Operativa, l'obbligo di una discendenza legittima trae origine dalle esecrazioni del "Libro della Sapienza":

 

"Ma i figli degli adulteri non giungeranno a maturità,

La razza uscita da iniquo talamo sarà sterminata.

E, dato che abbiano vita lunga, saranno stimati un niente,

E la loro ultima vecchiezza sarà disonorata.

Se poi morranno, presto, non avranno speranza

Né parola di consolazione nel giorno del giudizio"

 

Questa valutazione negativa è giustificata, poco dopo, dal seguente passo:

 

"Infatti i figli nati da illegittime unioni

Attestano la malvagità dei genitori ...".

 

Il matrimonio, secondo la dottrina tradizionale, è un ritorno "sacro" e "umano"allo "stato edenico", un completamento perfetto di due opposte individualità in un unico essere.

La procreazione fuori del matrimonio è, dunque, una trasgressione ad un ordine superiore, sovrannaturale.

Da questo principio deriva l'impedimento biblico:

 

"Il bastardo... non entrerà nella comunità del Signore

sino alla decima generazione" (Deuteronomio XXIII,2).

 

 

 

- secondo gli antichi manoscritti operativi -

Manoscritto

Condizioni politico-sociali

Condizioni Fisiche

Regius (1390 circa)

Sangue legittimo

Non schiavo

Membri sani.

Cooke (XV secolo)

Nato non schiavo

Nessuna mutilazione o difetto che lo renda incapace del lavoro muratorio.

Grand Lodge (1583)

Nato libero e di buoni parenti.

Non schiavo.

Membri sani.

Harleian (1670 circa)

Nato libero.

Discendenza da buoni parenti.

Parenti di buona fama e nome.

Retti e perfetti membri.

Capacità del corpo di attendere all'Arte muratoria.

Antiquity (1686)

Nato libero.

Non bastardo.

Buona parentela.

Non schiavo.

Membri interi come un uomo deve avere.

Retti membri come un uomo deve avere.

Buchanan (secolo XVII)

Nato libero.

Buona parentela.

Non schiavo

Retti membri come un uomo deve avere.

 

- Secondo le Costituzioni del 1723 e del 1738 -

Sesso

Età

Condizioni politico-sociali

Morale

Condizioni fisiche

Uomo

Non donna

Non eunuco

Maturo e giudizioso

Nato libero.

Parenti onesti.

Non schiavo.

Buono e sincero.

Buona fama.

Non immorale o scandaloso.

Non mutilato.

Senza difetti che possano renderlo incapace di apprendere l'Arte.

Perfetto giovane.

 

 

 

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