Farò soltanto una brevissima dichiarazioni di voto. Sempre nella mia opera di scrittore ho avversato la Massoneria, perché a mio giudizio, l'ideologia da essa rappresentata e promossa, era semplicistica ed antiquata, e impediva, con la sua superficialità, quella soda cultura storica e politica che io augurava al mio Paese. Inoltre era con molti altri di avviso che il segreto di cui quella associazione si circondava, dando luogo a infiniti sospetti, se non addirittura a illeciti maneggi, non giovasse a mantenere sana la nostra vita civile.

Questa mia insistente polemica, che una volta mi procurò perfino l'onore di una pubblica risposta del Gran Maestro della Massoneria, Ernesto Nathan, è nota, ed è stata ricordata da molti nelle discussioni che hanno accompagnato il presente disegno di legge. Al quale dunque io dovrei essere sostanzialmente favorevole, e anzi lieto dì vederne l'attuazione come io stesso avevo desiderato. Ma, signori senatori, la mia polemica contro la Massoneria si svolgeva in condizioni di libertà, ed era mossa da spirito liberale, che sentiva incomportabili le associazioni segrete di qualsiasi sorta. Invece il presente disegno di legge ci viene innanzi,quando non solo le condizioni della pubblica libertà sono assai turbate in Italia (commenti animatissimi) ma si ode proclamare con feroce gioia la distruzione del sistema liberale (proteste) e questo disegno di legge è considerato come parte integrante di un unico tutto di leggi antiliberali. Esso, perciò, se materialmente risponde al mio desiderio, spiritualmente ne discorda non poco e per questa seconda considerazione io non potrei dargli il mio voto. Quando ci si trova nel bivio in cui io ora sono stato posto, e si sente il dovere di non venir meno neppure, in apparenza, al proprio passato e nel tempo stesso si sente l'altro dovere di non venir meno alla propria coscienza che avverte che il presente non è quale era il passato, si ha il caso tipico, a me pare, in cui è necessario trarsi in disparte e astenersi. E io mi asterrò dalla votazione del presente disegno di legge. E alcuni colleghi, travagliati dallo stesso dissidio, mi pregano di dichiarare che essi pure per simili, o analoghe ragioni, si asterranno dal voto.

"Il Sole 240re" 10.11.2002

 

Il Buio della notte 14 Gennaio 1925

“L’Idea Nazionale”, quotidiano di Roma, mercoledì 14 gennaio 1925 esce con un titolo a grandi caratteri e a tutta pagina: “Il Fascismo arma di nuove leggi lo Stato per la difesa della Nazione”. La Commissione nominata dal presidente del Consiglio, onorevole Benito Mussolini e presieduta dal senatore Giovanni Gentile, ha presentato in Parlamento un progetto di legge per colpire le società segrete, come dice Benito Mussolini, la Massoneria giustinianea. La legge formata da tre articoli diceva: “Le associazioni, enti ed Istituti costituiti ed operanti nel regno sono obbligati a comunicare all’autorità di Pubblica Sicurezza, l’atto costitutivo, lo Statuto e i regolamenti interni, l’elenco nominativo delle cariche sociali e dei soci, ed ogni altra notizia intorno alla loro organizzazione ed attività tutte le volte che ne vengano richiesti dalla autorità predetta per ragione di ordine o di sicurezza pubblica. L’obbligo della comunicazione spetta a tutti coloro che hanno funzioni direttive e di rappresentanza delle associazioni, enti ed istituti, nelle sedi centrali e locali, e deve essere adempiuto entro due giorni dalla richiesta. I contravventori sono puniti con l’arresto non inferiore a tre mesi e con l’ammenda da lire duemila a seimila. Qualora siano state date scientemente notizie false ed incomplete la pena è della reclusione non inferiore ad un anno e della multa da lire cinquemila a trentamila, oltre l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. In tutti i casi di omessa, falsa o incompiuta dichiarazione, le associazioni possono essere sciolte con decreto del Prefetto. I funzionari, impiegati ed agenti di ogni ordine, dello Stato, delle Province e dei Comuni, o di un istituto sottoposto per legge alla tutela dello Stato, della Provincia o del Comune, non possono appartenere neppure in qualità di semplice socio, ad associazioni, o enti o istituti costituiti ed operanti in modo clandestino o occulto, o i cui soci sono comunque vincolati dal segreto, sotto pena della destituzione. I funzionari, impiegati ed agenti attualmente in servizio debbono ottemperare alle disposizioni della presente legge entro quindici giorni dalla sua pubblicazione. La presente legge andrà in vigore il giorno della sua pubblicazione nella ‘Gazzetta Ufficiale del Regno’”. La Camera dei Deputati discusse la legge nel maggio del 1925. E prese la parola Mussolini: “Nella mia qualità di presentatore di questo disegno di legge mi limito a dichiarazioni brevissime…signori, c’è una ragione molto forte per me ed è questa: bisogna fare il massimo del bene agli amici e il massimo del male ai nemici. Ora siccome la massoneria ci ha combattuto, ci ha vessato, ha tentato di dividerci, di disgregarci, per offendere, perché voi mi insegnate, la miglior difesa è l’offesa…qui il segno della nostra giovinezza, qui il segno del nostro coraggio, qui la certezza del nostro avvenire”. La Camera dei Deputati approvò questa legge il 10 di maggio. Era il primo passo per l’annientamento ufficiale della Massoneria, ma anche dei partiti, delle organizzazioni sindacali, di mutuo soccorso e della stampa di opposizione. La legge doveva ancora passare al Senato, ma ciò non impedì l’intensificazione delle violenze contro le Logge italiane. Il Gran Maestro Torrigiani il 6 settembre in una Gran Loggia affollatissima dichiarò che “la Massoneria italiana non si lascerà distogliere da nessuna forma di terrore, dall’alzare la voce contro l’illegalità della dittatura fascista che corrompe il popolo italiano”. I fascisti reagirono in modo violentissimo e il giornale “Cremona Nuova”, organo di stampa di Farinacci, sollecitò lo Stato di entrare in possesso dei nomi di tutti i Massoni d’Italia per “fucilarli in massa, come traditori della Patria”, e Benito Mussolini, su “Il popolo d’Italia”, riprendendo le proposte di Farinacci, scrisse: “Non si può essere un buon italiano e nello stesso tempo Massone, perché Palazzo Giustiniani segue direttive straniere…Essa appoggiò, per un criterio internazionale, la nostra partecipazione alla guerra mondiale, ma screditò la vittoria. Essa volle la guerra, ma impedì di raccogliere i legittimi e santi frutti del trionfo militare…la Massoneria deve essere combattuta fino allo sterminio totale”. A Firenze, il direttorio del fascio pubblicò un violento manifesto che fu affisso in tutta la città: “Da oggi in poi, né i massoni, né la Massoneria devono rimanere anche un solo attimo liberi dalla persecuzione. Si devono annientare senza misericordia i massoni, i loro beni, i loro interessi…sotto il peso della nostra forza, essi devono venir isolati, come lebbrosi”. Per quasi una settimana a Firenze vi fu il terrore: negozi saccheggiati, uffici incendiati e distrutti, mentre il giornale “Battaglie fasciste” aizzava sempre di più il popolo, accusando fra l’altro la Massoneria di essere colpevole della caduta della lira. Nei tumulti di quei giorni furono assassinati due massoni: Giovanni Becciolini, venticinque anni, intimo dei fratelli Rosselli e dirigente di “Italia Libera” era stato iniziato Massone tre anni prima nella Loggia Galilei di Firenze. Il suo cadavere, di cui fu fatto scempio, fu esposto all’orrore della folla con il volto sfregiato per maggiore oltraggio. Con pari ferocia fu assassinato nel suo letto l’onorevole Pilato, mutilato di guerra, crivellato di colpi di fucile alla presenza dei suoi famigliari. Furono inoltre feriti una quarantina di massoni, alcuni anche gravemente. Davanti a tali eccidi, il Gran Maestro Torrigisani dichiarò sospesi in Italia i lavori della Massoneria. Ma la tragedia non era finita. Poche settimane dopo, la sera del 4 novembre, il mondo risuonò della notizia che il deputato socialista e massone Zaniboni, per “istigazione della Massoneria, del Gran Maestro Aggiunto generale Capello e del Grande Oriente d’Italia, aveva tentato di uccidere Benito Mussolini”. Dalla raccolta degli “Scritti e discorsi” di Mussolini risulta chiara la posizione fascista: “Dopo l’attentato Zaniboni, il 5 novembre, la popolazione fu informata del complotto che una brillante operazione era riuscita a sventare il giorno precedente. La parte più torbida dell’operazione era capitanata dalla Massoneria, che sapeva di avere in Mussolini un nemico inesorabile e, dopo aver tentato ogni via per abbattere il Regime, si abbandonava all’estrema onta dell’assassinio”. Federzoni, ministro degli Interni, ordinò l’immediata occupazione militare di tutte le Logge Massoniche alle dipendenze del Grande Oriente, anche nelle Colonie. Arrestato subito Zaniboni, arrestato il generale Capello, arrestati a decine gli esponenti della Massoneria mentre il Senato, nella seduta del 20 novembre, approvava la legge contro la Massoneria che, firmata immediatamente da Vittorio Emanuele III, divenne esecutiva il 24 novembre. Domizio Torrigiani, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, il 22 dicembre dichiarò sciolte tutte le Logge italiane, evitando in questo modo lo scioglimento coatto da parte dell’autorità governativa. L’8 novembre viene sospeso il quotidiano Avanti!, il 10 novembre anche il periodico di Gobetti, “La Rivoluzione liberale”, viene sospeso con decreto prefettizio a Torino e il 31 dicembre viene approvata una nuova legge sulla stampa. In quello stesso giorno tutti i giornali di opposizione sono costretti a sospendere le pubblicazioni. E sarà il buio della notte…
Aldo Chiarle

 
"Avanti!" quotidiano liberalsocialista Sabato, 15 Gennaio 2005

 


 

Indice

Il Tempio Assalito Il Golpe di Torrigiani 31 Ottabre 1925 23 Novembre 1925

La Legge n° 2029 Circolare del G.M. Torrigiani Circolare del G.M. Palermi