Il corpus di testi storici, normativi e musicali, che va sotto il nome di Costituzioni di Anderson, compare, nell'antica redazione del 1723, tradotto in vivo discorso nelle pagine che seguono.
Le Costituzioni dei Massoni assommano: la Costituzione, i Doveri, i Regolamenti generali, i riferimenti ufficiali alla Gran Maestranza Wharton ed un piccolo innario. Le Costituzioni, ricorda Arthur Lionel Vibert (1872 - 1938) (che ne ha seguito criticamente anche i tentativi di rielaborazione successiva), furono approvate dalla G:. L:. Unita d'Inghilterra ed ebbero intera legittimità con l'assenso del G.M. il Duca di Wharton, con la dedica del G. M. Aggiunto J. T. Desaguliers al Duca di Montagu già G:. M:. e con la ratifica dei Maestri delle Logge dell'epoca, uno dei quali era appunto Anderson.

Il libro fu infine dichiarato dalla stampa perfino con la indicazione del luogo di vendita. Se si considera che le regioni addotte alla composizione dell'opera furono il desiderio e la necessità di riordinare la materia per il migliore intendimento della storia della Corporazione, si comprendono subito due cose:

 

1) il senso di continuità storica del «nuovo corso» della Massoneria rispetto alla tradizione dei Muratori operativi;

2) la importanza del Dr. Anderson. Le due cose peraltro si ritrovano nello stesso piano di riflessione.

Nel quadro di una autentica «pars destruens», è da notare quanto poco dell'Anderson, ci dicono le storie; la sua personalità si profila come quella di un maestro del quale la storia ha registrato il conferimento di un dottorato e la notizia dell'avvenuta sepoltura. Egli sta dunque tutto nella sua opera e quindi nella continuità, e nella svolta della Massoneria moderna.

Neppure il documento della Facoltà Teologica si è potuto trovare, ma è certo che quando ricevette il titolo, «il signor James Anderson, Swallow Street» era «un uomo ben conosciuto per la sua profonda dottrina». Si sa che, al momento della deposizione della bara, cinque «Maestri dissidenti» (ossia probabilmente suoi colleghi, liberi pastori) calarono la cassa «in una fossa molto profonda», insieme al Rev. Desaguliers (naturalizzato di origine ugonotta) e che «il Dr. Earle parlò sulla incertezza della vita, ecc. senza una parola sul defunto». Intorno alla fossa fu fatta (se ne ha l'impressione almeno) la catena di unione per l'ultimo saluto, dai pochi Massoni (una dozzina per la cronaca) che formavano il corteo.


La scarsezza di notizie conferisce alla figura del Fr. Anderson, un senso di mistero che ne aumenta la dignità; e così il fatto che intorno ad essa ricorrano i nomi illustri della tradizione insieme ad una estrema semplicità delle forme di storia, la quale compensa anche gli altisonanti indirizzi dello stile dell'epoca e le fastose rievocazioni: dai capi leggendari di genti all'Impero Romano, da Salomone ad Euclide, da Mosè a tutte le opere d'arte e agli edifici di civile e militare importanza. Di tutto è chiave forse, il titolo usato dal pseudo Eugenius Philalethes per la sua «Storia Curiosa» delle «persone che sono tornate giovani».

La rinascita dei Liberi Muratori si è effettivamente ispirata al criterio di conservare innovando. Di conseguenza, la ripresa dei motivi gloriosi dell'Arte protetta ed onorata dai reggitori dei popoli e di questi ultimi benefattrice, mentre occupa la parte maggiore della «storia» recata dalle Costituzioni, rende sempre più difficile la valutazione dei materiali sui quali l'Anderson svolse l'adattazione e il rifacimento.

 

Questa ed altre difficoltà sono ormai troppo note per essere discusse; non lo sono invece le problematiche degli «antichi» Doveri. A proposito del primo charge (concernente Dio e la Religione), è molto importante che Anderson non abbia trovato garanzie, nelle fonti, dell'obbligo, per i Liberi Muratori, di appartenere alla Religione del Paese ove essi risiedevano; mentre egli non poteva ignorare né la «cuius regio eius religio» (che risaliva al 1555), né la traduzione di Montaigne resa dal Cotton nel 1700 (con l'idea, più o meno pragmatistica, della religione «freno sociale» e l'essere pertanto «vera preghiera» quella in uso nel luogo ove uno si trovi). Tenuto conto del fatto che neppure il riferimento all'antico charge, ha dimostrato il Gould, riuscì a tenere lontana dalla Massoneria moderna, l'accusa immediata di irreligiosità, non sembri fuori luogo, un paragone che viene spontaneo.

 

Nella tradizione ereticale del Medioevo, i predicatori itineranti si presentavano nell'esercizio di mestieri profani (preferibilmente la mercatura) e coloro i quali, dai segni e dalle parole di saluto, li riconoscevano e li ospitavano, seguivano preventivamente il sistema dell'ossequio formale all'ortodossia. Senza tornare indietro di molto, per i tempi di cui si parla, il Nicodemismo era un fatto acquisito dalla storia del costume. Si comprenderà meglio allora la citazione della dedica del Filalete: «è un passo che offre una rimarchevole somiglianza con le parole di questo Charge. Esso suggerisce che nessun Massone possa mai essere Ateo, e che i dotti non si debbano sentire a disagio, se qualcuno per ignoranza, li descrive come tali». Qui sembra davvero di essere tornati indietro, ai tempi del Cavalcanti, il quale, aggirandosi in meditazione tra le arche fiorentine, sembrava al popolo cercare là le prove della inesistenza di Dio. Il Filalete prosegue: «L'altra cosa che io vi ricordo è di evitare la politica e la religione»; con il che egli intende non soltanto le discussioni di esse ma qualsiasi legame con esse come Società, poiché egli dice «la nostra politica è semplicemente essere onesti e la nostra religione l'amore per la natura e l'amore di Dio sopra a tutte le cose, ed il nostro prossimo come noi stessi; questa è la vera, primitiva, cattolica ed universale religione, riconosciuta tale in tutti i tempi ed età». Questo ci ricorda molto «la religione nella quale tutti gli uomini sono d'accordo» del primo Charge.


Sono certo anche comprensibili le raccomandazioni sul rispetto delle Chiese, specialmente se riconosciute e gli avvertimenti di restare subordinati al Magistrato civile. Ma già il parlare di tali cose e formulare raccomandazioni dimostrano una problematica umana in atto.

Fino a che punto per esempio è da considerare, una «inevitabile puntata» personale dello Anderson, la chiosa sulla «secessione delle Nazioni dalla Comunione di Roma» al tempo della Riforma in Britannia: «dichiarazione perfettamente gratuita». In effetti, la riscoperta della indipendenza storica dei Popoli passa anche attraverso il pluralismo religioso.


Resta da approfondire, oltre il trionfalismo delle pagine «storiche» delle Costituzioni, il significato dell'Arte di costruire. Né convenzionale né leggendaria è la tonalità del preambolo: «Adamo nostro primo genitore, creato ad immagine di Dio, il Grande Architetto dell'Universo, tenne le Scienze Liberali, particolarmente la Geometria, scritte sul suo cuore». È chiaro che, in mezzo alle vicissitudini, i contrasti e le incertezze degli uomini, la Intelligenza ha resistito ad ogni prova, così che la perenne presenza del Pensiero nella vita, tanto più si arricchisce dei ricordi di personaggi e fatti grandiosi, quanto più, sempre e comunque ne emergano la semplice purezza dell'Architettura ed il suo valore di beneficio al genere umano: dell'Architettura, ossia del Pensiero costantemente realizzato, fatto «carne» e storia.

L'entusiasmo illuministico per le Scienze e la Tecnica ed il «servizio» dei Sovrani benefattori può essere anche nota occasionale; ma valido è sopra tutto, perché ufficialmente riconosciuto, il principio del giudizio critico verso la Storia, là dove, in conclusione, è scritto: «Ci uniamo ai Nostri lodevoli predecessori nella nostra solenne approvazione dell'opera stessa come quella che Noi riteniamo risponda pienamente al fine proposto: essendo state conservate tutte le cose meritevoli degli antichi Documenti, corretti gli errori di storia e di cronologia, omessi i falsi fatti e le parole improprie e il tutto esposto con un nuovo e migliore metodo». Tanto più moderno e vitale esso apparirà alla nostra quotidiana riflessione, quanto più ci si sarà soffermati sulla chiusa del discorso. Vi si raccomanda che le Costituzioni siano lette e rilette e si aggiunge «che i nuovi Fratelli dovrebbero esaminare prima di essere ammessi», quei dettati di normativa saggezza. Il migliore proselitismo è evidentemente quello che parla chiaro, che non alimenta misteri (pericolosi quanto le scatole a sorpresa), e cerca negli altri, innanzi tutto la convinzione.

Così, sotto un altro aspetto di prassi interna, non credo abbiano solo significato di storia lontana (meno che mai, di curiosità) i recitativi in fine del libro. Il «corale» invisibile di una loggia non potrà non beneficiare di un «corale» visibile.

L'Inno del Maestro narra come il padre Adamo, avendo «presa da Ur, la Geometria, la Scienza giusta», la «rivelò senza eccezione a tutti i discendenti del suo sangue». La rivelazione universale e perenne della Massoneria alla Umanità si congiunge alla immagine del suo visibile destino: per la Torre di Babele «troppo ammirati e quindi dispersi i figli dell'uomo» (Canto del Sorvegliante). Ancora spontaneamente si congiunge al coro finale della parte III dell'Inno del Maestro ove è raccomandato di «fermarsi per bere alla Memoria dei gloriosi Imperatori, Re, Principi, nobili, piccola nobiltà, clero e discepoli sempre hanno propagato l'Arte»; ed infine all'Inno del Compagno del Fr. Carlo De la Faye:
«Dolce compagnia, esente da invidia, / amichevole comunione di Fratelli; / sia il durevole cemento della Loggia! / che rimanga fermamente nel tempo».

 

Indice

Chi è James Anderson Le Costituzioni del 1723 Gli Antichi doveri 1723

I Regolamenti Generali 1720 I Canti e le Canzoni