"Dic Christi veritas"

Carmina Burana secolo XIII

Con questa pagina, non è intenzione della Montesion, ripercorrere sentieri vecchi ed abusati. 

Nella nostra Loggia è fatto divieto, secondo gli antichi ed accettati regolamenti, parlare di politica e di religione; la necessità, però, di non sottrarsi ad una doverosa risposta ad una domanda di un nostro visitatore, ci consente di informare attingendo dal "Moderno Dizionario Massonico" di Riccardo Chissotti, Edizioni Bastogi alle voci: Loggia P2 e  P2.  

Il Web Maestro  

 

 

P 2, denominazione abbreviata della Loggia Propaganda 2, sorta nell'obbedienza del Grande Oriente d'Italia nel 1877.

La P2 era una Loggia composta da persone importanti che preferivano non rendere ufficiale la loro appartenenza all'Istituzione, soprattutto per evitare il problema dei postulanti, ovvero le inevitabili richieste di favori e raccomandazioni. Per tale motivo quella Loggia era stata definita "Loggia coperta". Nel "Libro del Massone Italiano" ( di U. Bacci, volume II, 1972) è riportato che la Loggia fu istituita fin dal 1877 come ricettacolo "che potesse mantenere attivi e vincolati all'Ordine, nonché in diretta corrispondenza con i vertici dell'Istituzione, uomini che per la loro posizione sociale non avrebbero potuto iscriversi nelle Logge ordinarie e frequentarne i Lavori". Una premessa contenente un'affermazione aberrante; i membri della Propaganda (dalla fondazione ne fecero parte, fra gli altri, Saffi, Carducci, Crispi, Bertani, Bovio, Regnoli ed Orlando) erano esentali dal Lavoro massonico per motivi profani, in un rovesciamento di priorità denunciante una massiccia penetrazione antitradizionalista. Nell'Italia garibaldina ma ancora molto provinciale, qualche Fratello temeva di essere sommerso da richieste di favore e di raccomandazioni, preferendo perciò restare nell'ombra rispetto agli altri Fratelli. In altre obbedienze il problema è stato risolto regolamentando il diritto di visita nelle Logge. Alcuni poi si reputavano troppo importanti per sottomettersi agli arcani gesti ripetitivi della liturgia muratoria palesando così un'assoluta deficienza di comprensione delle significanze massoniche. Come se un Massone non fosse tale proprio in quanto ha ricevuto l'iniziazione rituale e continua a praticare l'Arte. L'irritualità è un vizio ereditato dai tempi in cui l'istituzione era intesa come associazione vagamente progressista e di mutuo soccorso. La P2 non può nemmeno essere definita Loggia, in quanto questa è punto d'incontro dei liberi Muratori, che si riuniscono per la celebrazione dei riti massonici, per la formazione culturale e spirituale, per l'approfondimento dei rapporti fraterni ed il sostegno ad attività umanitarie. La P2 non si riuniva mai, ed i suoi affiliati sono personalità del mondo politico, militare, finanziario ed accademico, per le quali la superloggia è una sorta di salvacondotto che esonera dalla frequentazione dei lavori massonici in una normale Loggia. Ricostituita dopo la parentesi fascista la Loggia Propaganda (che nel 1945 assunse il numero 2 come attestazione della propria vetustà seconda solo all'alessandrina Santorre di Santarosa) visse la sua vita appartata fino alla fine degli anni sessanta, allorché il neo massone Licio Gelli, raggiunse i vertici della P2 grazie all'appoggio del Gran Maestro aggiunto del G.O.I. Roberto Ascarelli, sotto la Gran Maestranza di Giordano Gamberini. Licio Gelli, grande organizzatore e dichiaratamente disinteressato verso le attività promozionali dell'Ordine, faceva registrare nella P2 un crescendo parossistico di cui la vera Massoneria conserverà a lungo ben triste memoria. Il nome della Loggia, o di suoi singoli membri, sarebbe sistematicamente apparso sui mezzi d'informazione per operazioni del tutto irrelata all'attività massonica, per scandali d'ogni fatta e per propositi d'interferenza politica.

La P2 si sviluppò incontrollatamente, raggiungendo almeno il migliaio di affiliati, ed inerpicandosi sempre più lungo i sentieri di un'ambiziosa scalata politico economica che la Massoneria e la stessa società civile non potevano accettare. Accadde allora che l'antimassoneria, latente nella concezione stessa che sottendeva la P2, si coniugò incidentalmente con la diffusa mentalità popolare ostile all'Istituzione. La linea presenzialista del Gran Maestro Lino Salvini favorì il diffondersi nel pubblico di una fobia nei confronti del superpartito massonico, talché alla fine degli anni settanta si giunse ad una situazione ambigua di intreccio commisto a belligeranza nei rapporti della Massoneria con il mondo politico. Una scomoda ed indebita situazione poi scossa dall'esplosione del caso P2 nella primavera del 1981 e dagli eventi successivi. Negli anni 1978-1982 la campagna antimassonica raggiunse il suo apice con la produzione di decine di libri e libelli, nei quali le accuse più infamanti contro Gelli e la P2 venivano estese a tutta la Libera Muratoria che vi appariva perversa e ridicola, grazie ad un esasperato pressappochismo giornalistico tipico dei nostri tempi.

Nella primavera de 1981 ne nacque comunque un clamoroso scandalo che, a causa della notorietà dei personaggi coinvolti, assunse grandi dimensioni, scatenando una campagna di stampa di straordinaria virulenza diretta contro l'intera Istituzione Massonica. Dalle accuse di malversazione passò a quelle di golpismo, per cui quasi tutte le Case massoniche vennero perquisite, le documentazioni e gli elenchi degli associati regolari sequestrati.

L'infondatezza di queste accuse fu riconosciuta dalla Corte di Assise di Roma che, il 16 aprile 1994, assolse Licio Gelli dall'accusa di cospirazione politica. Il caso si era sgonfiato, ma non senza lasciare profonde cicatrici nelle Logge del Grande Oriente d'Italia che, i seguito all'esperienza negativa, ha poi definitivamente assunto una configurazione che inibisce in assoluto le Logge coperte. Un Piedilista della Loggia Propaganda 2 fu diffuso dai mezzi d'informazione nel 1981.

Il massone Lupi ha così liquidato la pseudo fratellanza piduistica: "Dal ripristino integrale del costume muratorio dovrà derivare la gioia del recupero della vera fraternità. Questa non è più tale quando le è giocoforza imbattersi nella mortificante discriminazione, nella chiusura di gruppo, la quale, insondabile e cristallina entro delicati confini della docetica e della maestranza, non è ammissibile nelle manifestazioni e nelle attività esterne quando a proprio libito coopta, oppure emargina ed isola. La fraternità nella sfera sottile, ha i suoi irrepetibili e incomunicabili affari; ma sul piano delle attività esteriori, organizzative o di governo, è in ultima istanza un fatto corale, e pertanto non può prescindere da un costume di mutuo incontro: non si ama il fratello se non lo si conosce, e nulla si edifica se lo si ignora".