È noto che all'Apprendista, quando partecipa alle riunioni rituali di primo grado (le uniche del resto cui può accedere), viene negata la facoltà di prendere la parola, cioè gli viene volutamente imposto il Silenzio. Questa norma è deducibile direttamente dal Regolamento dell'Ordine.
Di primo acchito, tale regola potrebbe sembrare avere una ragione ben evidente, d'ordine pratico: chi deve apprendere, deve imparare ad ascoltare e capire in silenzio. E una regola insomma che può considerarsi valida anche per l'ambito profano [...].

Il documento, pubblicato su "Hiram" n. 10 mese di Ottobre 1988 è opera d'ingegno del F:. Giorgio Faraci ed il suo contenuto non riflette di necessità la posizione della Loggia o del G.O.I.

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Il Silenzio

 

È noto che all'Apprendista, quando partecipa alle riunioni rituali di primo grado (le uniche del resto cui può accedere), viene negata la facoltà di prendere la parola, cioè gli viene volutamente imposto il Silenzio. Questa norma è deducibile direttamente dal Regolamento dell'Ordine (1).

Di primo acchito, tale regola potrebbe sembrare avere una ragione ben evidente, d'ordine pratico: chi deve apprendere, deve imparare ad ascoltare e capire in silenzio. E una regola insomma che può considerarsi valida anche per l'ambito profano.

Tuttavia, è bene andare oltre le semplici apparenze e ricercare un senso più profondo in questa imposizione, quindi una valenza d'ordine superiore. Dato che in ogni atto rituale ed in ogni simbolo ricorrente nella Massoneria, come in qualsiasi altra organizzazione autenticamente iniziatica, deve ritrovarsi un significato, che trascenda l'ordine puramente logico e razionale (il quale rappresenta propriamente il limite dell'ambito profano) e che in ultima analisi costituisce l'essenza stessa del valore del Simbolo e del Rito. E a proposito del limite cui accennavamo, si può ricordare quanto descritto da Dante (Inferno, XXVI) nell'episodio riguardante Ulisse. Qui Dante, che era un iniziato presso i Fedeli d'Amore, vuole alludere al significato esoterico dello stare al di qua delle Colonne d'Ercole, ossia nell'ambito profano, e della necessità di determinate qualificazioni, per essere degni di superarle ovvero di entrare nell'ordine iniziatico. In un altro celebre verso (state contente umane genti al quia) Dante ritorna a riferirsi all'ambito profano, che dal punto di vista intellettuale equivale appunto all'ordine razionale, nel verso citato sintetizzato assai bene dal quia. Ora, riprendendo quanto dicevamo, una delle qualificazioni indispensabili, per chi si accinge a varcare il limite delle Colonne, è proprio la capacità di saper osservare il Silenzio, che equivale innanzitutto a possedere l'umiltà intellettuale.

Per la regola del Silenzio, potremmo intanto trovare un primo paragone concerti Ordini monastici, dove appunto tale regola è recepita come una costante di comportamento, che deve cioè accompagnare il monaco per tutta la sua vita. Un esempio ben noto si ritrova nell'Ordine dei Trappisti.

Si tratta naturalmente qui di una semplice analogia tra due ordini diversi, religioso ed iniziatico. Il che nulla toglie alla significatività del paragone. Il fatto poi che lo stato di silenzio sia transitorio per il Massone, ma permanente per il religioso, potrebbe suggerire qualche altra riflessione sulla diversità tra Ordine iniziatico ed Ordine religioso e sui limiti di quest'ultimo. Esistono dunque corrispondenze, ma su due piani diversi.

L'ambito iniziatico è l'ambito dei Misteri. Intendiamo qui naturalmente i Misteri come organizzazione iniziatica, di cui un esempio a tutti noto fu rappresentano, nell'antichità classica, dai Misteri di Eleusi. Sia ben chiaro che con questo non vogliamo minimamente sostenere che esista una connessione diretta, nel senso di una vera e propria trasmissione ininterrotta (una catena iniziatica) tra Misteri Eleusini e Massoneria (2).

Tuttavia certi elementi simbolici sono necessariamente ricorrenti in tutti gli Ordini iniziatici, dato che tutti quanti, fondandosi sulla Tradizione (3), si devono riportare nella loro essenza, ad una unica dottrina originaria e quindi ad un unico Centro primordiale.

Ma è certamente interessante citare alcune osservazioni di R. Guenon sulla derivazione della parola Misteri (4).

Bisogna riportarci alla radice greca mu (usiamo qui la trascrizione fonetica). Da essa deriva la parola greca mythos, che ritroviamo nel latino mutus; e questa radice rappresenta la bocca chiusa, quindi il silenzio. E questo è anche il senso del verbo greco muein, chiudere la bocca, tacersi. Il verbo derivato mueo significa iniziare (ai Misteri, il cui nome si riferisce allora alla stessa radice) e per conseguenza istruire senza parole ed anche consacrare.

In altre parole, questo è il modo proprio della trasmissione di una influenza spirituale. Mistero è ciò che si deve ricevere in silenzio e su cui non conviene discutere. La prescrizione del Silenzio, per esempio, veniva imposta un tempo ai discepoli della scuola pitagorica.

Si può anche osservare che, nell'ordine religioso, i dogmi hanno esattamente la stessa funzione. Non per caso sono definiti Misteri della fede.

Si tace dunque per significare che siamo di fronte a qualcosa di inesprimibile, che si può contemplare solo in silenzio. Siamo precisamente in un dominio in cui solo l'intuizione intellettuale, fondata sulla meditazione del Simbolo, permette di attingere alla vera Conoscenza iniziatica, che è perciostesso d'ordine sovra razionale.

Sicché l'Apprendista, così tacitato, viene ammonito in realtà ad esercitare il Silenzio interiore, che costituisce appunto la preparazione indispensabile per aprirsi ad un nuovo, più autentico modo di Conoscenza.

Sotto un altro punto di vista, il Silenzio imposto all'Apprendista significa la sua incapacità o non qualificazione ad esprimersi nel linguaggio iniziatico, ossia nel linguaggio simbolico. Il che nulla osta beninteso alla sua possibilità di partecipazione attiva alla vita rituale della Loggia, almeno nell'ambito del suo grado.

Il fine ultimo della Massoneria è l'integrazione dell'individuo nella pienezza delle possibilità inerenti allo stato umano. Cioè lo stesso che si proponevano i piccoli Misteri dell'antichità classica e che perseguivano altre organizzazioni iniziatiche del Medioevo, quali i Fedeli d'Amore, i Templari, gli Ermetisti, i Rosacroce... Il Silenzio è dunque solo una fase transitoria, di depurazione dalla mentalità profana, che costituisce un duro ostacolo a tale integrazione, per arrivare a comprendere ed a esprimere quel linguaggio più vero e più completo, che è il linguaggio simbolico (5).

E attraverso il linguaggio simbolico che si manifesta la pienezza del Verbo, che è allora contrapposto al Silenzio, sotto questo particolare punto di vista (è ricorrente nei Simboli tradizionali l'ambivalenza di certi significati, che deriva unicamente dalla prospettiva in cui ci si pone, anche se poi tutti questi punti di vista particolari vengono ripresi nella Conoscenza globale, che è quella metafisica).

Non a caso sull'ara massonica la Bibbia è aperta in corrispondenza del Vangelo di S. Giovanni e proprio alla prima pagine, che si inizia con le parole: in principio era il Verbo...

II tirocinio del Silenzio è dunque fondamentale per l'apprendimento del Verbo. Ad un medesimo ordine di idee, seppure in una prospettiva ribaltata, si ricollega del resto la ricerca della Parola perduta, nella Leggenda massonica. Qui infatti viene fatta allusione al venir meno del legame diretto con la Tradizione primordiale e dunque al Silenzio, inteso nella sua accezione negativa di mancanza del suono vivificatore del Verbo. E anche una esemplificazione dello stato profano.

Se spostiamo le nostre considerazioni all'ordine metafisico (6), cioè all'Incondizionato, dilà dallo stesso Verbo, che come si è detto è principio e pienezza di manifestazione, se dovessimo trovare una qualche rappresentazione possibile, ancorché necessariamente imperfetta e valida in ogni caso solo per via analogica, dell'Incondizionato, sarebbe giocoforza ricorrere ad una espressione negativa, dato che nulla è possibile affermare, nell'ambito logico e razionale, circa l'Assoluto, che trascende evidentemente la ragione umana ed i suoi limiti. Allora il Silenzio è proprio una delle espressioni simboliche che potremmo adottare (così come, ricorrendo al simbolismo spaziale, potrebbe essere il Vuoto).

Potremmo anche notare a questo proposito che la parola latina corrispondente è Silentium, vale a dire di genere neutro (7). Quindi al di sopra della polarizzazione maschile-femminile, quale si dà per altri nomi. In ciò possiamo cogliere un arricchimento di significato: specie se riconnettiamo la desinenza UM della parola con quanto si è detto nella nota 2 a proposito della lettera M e circa il valore simbolico del monosillabo sacro AUM (pronuncia UM).

Così alla fine troviamo, non a caso nel più basso dei gradi massonici, quella allusione al Segreto dei Segreti, ossia a ciò che, per definizione, è incomunicabile, inesprimibile, incommensurabile.

Non a caso s'è detto; poiché gli Arcani maggiori trovano sempre una corrispondenza, attraverso le rappresentazioni simboliche, nell'ordine inferiore. In questo senso possiamo tentare di dare una delle possibili interpretazioni, in chiave iniziatica, della nota affermazione evangelica gli ultimi saranno i primi e anche rammentare ciò che è detto nella Tavola smeraldina del Trismegisto Ermete tutto ciò che è in alto è come tutto ciò che è in basso.

 

 

1 - L'art. 59 prevede specificamente che solo i Compagni d'Arte ed i Maestri possono fare richiesta di prendere la parola.

2 - Il fatto che Massoneria e Misteri comincino entrambi con la lettera M potrebbe essere qualcosa di più di una semplice coincidenza. É almeno curioso il ricorrere di questa lettera come iniziale di vari termini, connessi in qualche modo con l'iniziazione. M è l'iniziale del fondatore della religione ebraica, Mosè, come pure è l'iniziale del fondatore della religione islamica, Muhadmad. Per M principia il nome di Melchisedek, l'enigmatica figura biblica, che adombra in realtà il Re del mondo e quindi il Centro primordiale. M è attinente al nome di Maria e ci rimanda ai cosiddetti Misteri mariani. La Mors iniziatica implica ancora tale lettera, che appare poi nel monosillabo sacro degli Indù: AUM; a proposito del quale, nella pronuncia rituale, la M viene fatta vibrare a lungo, fino a divenire impercettibile, con ciò volendo alludere al riassorbimento del mondo manifestato nel suo Principio, simboleggiato dallo stato di sonno profondo, quindi di Silenzio perfetto. E ciò ci rimanda infine ad una delle tappe fondamentali dell'ascesi iniziatica.

3 - Dal latino tradere = trasmettere.

4 - Considerazioni sulla via iniziatica, cap. XVII, ed. Bocca 1949.

5 - In molti scritti tradizionali si allude a questo parlando del linguaggio degli uccelli. Così, chi arriva a comprendere il linguaggio degli uccelli (simboleggianti gli stati superiori dell'essere o stati angelici) raggiunge il fine dell'iniziazione. Si confronti in proposito la facoltà attribuita ad alcuni grandi mistici di parlare con gli uccelli, anche se qui si tratta dell'ambito religioso e non iniziatico.

6 - La Metafisica, nel senso tradizionale, non ha nulla di che spartire con le varie metafisiche dei sistemi filosofici moderni, meno che mai poi con certi abusi grotteschi della parola (tipo pittura metafisica e simili).

7 - E questo il significato più profondo del genere neutro. Va da sé che sarebbe vano cercare simili nozioni nella filologia profana.

 

 

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