Il documento che segue è opera di ingegno del Fratello Mariano Bizzarri ed è stato pubblicato sul numero 1 Equinozio di primavera – solstizio d’estate 2002 di Pantheon.

Le forme iniziatiche occidentali, perlomeno dai tempi per i quali disponiamo di un qualche rinvio storico, scrive il Bizzarri, trovano tutte un supporto sensibile in una attività o in un mestiere che, di fatto, costituiscono da sempre appannaggio esclusivo del maschio, ed è questo il motivo reale che spiega l’assenza di qualsiasi iniziazione femminile in Occidente, contrariamente a quanto avviene nell’Islam ed in Oriente. L’esclusione della donna sembra essere stata una caratteristica costante nel mondo greco e soprattutto latino dove, perlomeno fino al III secolo d.C., l’accesso ai Collegia veniva consentito esclusivamente agli uomini....

 

© Mariano Bizzarri

 

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Le forme iniziatiche occidentali, perlomeno dai tempi [1] per i quali disponiamo di un qualche riferimento storico, trovano tutte un supporto sensibile in una attività o in un mestiere che, di fatto, costituiscono da sempre appannaggio esclusivo[2] del maschio, ed è questo il motivo reale che spiega l’assenza di qualsiasi iniziazione femminile in Occidente, contrariamente a quanto avviene nell’Islam ed in Oriente[3]. L’esclusione della donna sembra essere stata una caratteristica costante nel mondo greco e soprattutto latino [4] dove, perlomeno fino al III secolo d.C., l’accesso ai Collegia veniva consentito esclusivamente agli uomini [5].

Contrariamente a quanto credono molti sarà proprio il Cristianesimo ad introdurre modifiche sostanziali in questo ordine di cose e a restituire alla figura femminile, almeno parzialmente, funzioni e disposizioni che il mondo antico negava recisamente [6].

Sebbene negli antichi manoscritti l’appartenenza al sesso femminile non venga esplicitamente considerata, ciò nondimeno le regole e le norme vi vengono  rapportate facendo esclusivo riferimento all’uomo [7]. Nella seconda edizione delle costituzioni andersoniane (1738) si stabilisce senza possibilità di equivoco come:

“Gli uomini ricevuti Massoni debbono essere nati liberi (non schiavi), di età matura, e di buona reputazione, robusti e sani, senza deformazioni e mutilazioni al momento della loro ammissione, ma non donne né eunuchi” [8].

Ciò è del resto conforme alla Tradizione veterotestamentaria a cui la Massoneria si è sempre conformata e che così chiaramente ha recepito nei miti fondatori e nel simbolismo. Al riguardo, va ricordato come l’interdetto salomonico circa la presenza delle donne nei luoghi sacri, sia tassativo:

“Ora Salomone […] disse: “Mia moglie non abiterà nella casa di Davide, re d’Israele; perché i luoghi nei quali l’Arca del Signore è entrata sono santi” [9]

In verità, occorre considerare come la legge salomonica rifletta un comportamento più generale delle società antiche dove l’iniziazione femminile – ivi compresi i “riti” più propriamente “sociali” che sanzionano l’acquisizione di un determinato status (pubertà, matrimonio, maggiore età etc..) – si differenzia nettamente da quella dell’uomo [10], spesso appoggiandosi su mestieri che in qualche modo sono propri dell’ambito femminile, come “l’arte” della ceramica e, soprattutto, quella della tessitura.

Queste considerazioni esaltano la differenza che obiettivamente esiste tra i due sessi, assegnandole anzi un valore di complementarietà che si esprime nella specificità di attitudini in relazione a compiti e mestieri diversi.  Pretendere di annullare queste differenze, estendendo alle donne qualificazioni che non rientrano nelle loro possibilità è non solo puerile, dato che l’iniziazione così conferita non potrebbe in nessun caso essere valida, ma si configura come un tentativo illegittimo, contro tradizionale, di trasporre  “nell’ambito iniziatico […] quella concezione egualitaria che, rifiutando di vedere le differenze di natura esistenti fra gli esseri giunge ad attribuire alle donne un ruolo propriamente maschile” [11].

Qualunque Massoneria che ammetta le donne - nell’ambito di quelle organizzazioni che si è convenuto chiamare di “massoneria mista” e che fanno riferimento alla cosiddetta Massoneria di Diritto Umano – non potrà per questo “mai essere ritenuta regolare da chi comprenda almeno un poco i principi della Massoneria” [12].

Con uguale chiarezza lo stesso concetto è stato espresso da una moltitudine di autori massonici. Il Wirth sottolinea come:

“Il femminismo ben compreso esige un rituale femminile […] Questo programma non è finora stato, a tutt’oggi, quello della “massoneria mista” che, nella fretta di conseguire l’ammissione delle donne in Massoneria, non si è accorta del fatto che la donna vi veniva introdotta alla stregua di un “falso iniziato maschile”. Voler fare tutto ciò che l’uomo fa deriva da una incomprensione di fondo del femminismo, che dimentica come i due sessi non abbiano né gli stessi difetti né gli stessi pregi. Orbene, l’iniziazione maschile combatte i difetti maschili, in modo da poter in seguito sviluppare le virtù maschie. Come tale non potrebbe applicarsi, nel bene e nel male, che a delle donne “mascolinizzate”, deviate dall’ideale femminile. Queste donne, che tali non sono più, non forniranno all’Umanità quei servizi che ci si attenderebbe da donne superiori nella loro femminilità, associate a degli uomini superiori, anche loro, nella loro mascolinità. Si impone pertanto l’esigenza di disporre di due iniziazioni concordanti, ma distinte” [13].

Questa confusione, tutta moderna, sulla natura e i caratteri del femminismo, ha avvelenato il dibattito delle società contemporanee e si è introdotta surrettiziamente anche in ambienti iniziatici, consapevoli della necessità – e dell’urgenza – di dare risposta ad un universo femminile che, seppure tra molte contraddizioni, anela avvicinarsi alla realtà del mondo iniziatico.

Va ribadito che in primo luogo che, per quanto riguarda le forme che l’iniziazione può oggi rivestire in Occidente, questa non può che essere ricondotta ad un mestiere, la connessione con il quale “del tutto indipendentemente dal suo esercizio esteriore, rimane necessariamente inscritta nella forma stessa di questa iniziazione” [14]; nell’opinione del Guénon – in questo sostenuta da altri autori massonici come il Bayard [15] – “non v’è dubbio che esistano mestieri femminili perfettamente adatti a servire da supporto ad una iniziazione”, come la tessitura ed il ricamo.

Invero, questa è qualcosa di più di un’opinione dato che in uno degli antichi manoscritti – quello di Cooke – si fa riferimento, nell’ambito delle scienze sacre prediluviane, a due distinte vie iniziatiche: l’una, quella dei fabbri e degli architetti, posta sotto il patronato di Tubal Cain [16]; la seconda, quella della tessitura, governata da sua “sorella”:

“Tubal Cain fu il fondatore dell’Arte del Fabbro e di tutte le Arti del metallo, cioè del ferro, dell’oro e dell’argento […] e sua sorella Naamah fu la fondatrice dell’Arte della tessitura [..] poiché la donna Naamah trovò l’Arte della tessitura, da allora fu chiamata l’Arte delle donne” [17]

È oltremodo interessante rilevare che, così come Tubal Cain è tra i fondatori mitici della Libera Muratoria, sua sorella Naamah venga associata a quella che, probabilmente in tempi remotissimi, doveva costituire la forma iniziatica d’elezione per le donne. Il fatto che nella Bibbia si faccia altresì riferimento ad un’altra Naamah, moglie di Salomone e madre del figlio, suo successore, Roboamo [18], esprime a livello simbolico una concordanza che non sembra affatto essere frutto del caso. Naamah – e il mestiere che istituisce sulla base della scienza sacra rivelata da Dio – viene così ad essere due volte associata alla Massoneria: una prima volta, per il tramite di Tubal Cain, ed una seconda per il tramite di Salomone, il costruttore di quel Tempio che ogni Massone è chiamato a ricostruire nel corso della sua vita.

Il telaio per tessere, nella sua più semplice struttura – quale quella che persiste a tutt’oggi in molte tribù dell’Africa – è costituito da due subbi di legno sostenuti da due montanti, per formare un “quadrato” il che, è facile convenirne, non è senza rapporti con il “quadrato di Loggia” entro il quale si descrive e si svolge l’intera “operazione” dell’iniziato. I quattro lati del telaio sono in rapporto con i quattro elementi e con le quattro direzioni dello spazio, tanto che il subbio superiore è detto “del Cielo” e quello inferiore “della Terra”: entro quel quadro l’intero cosmos trova la sua rappresentazione e configurazione. La tessitura “è un lavoro di creazione, un parto. Quando il tessuto è terminato, la tessitrice taglia il filo che lo fissa al telaio e nel far ciò pronuncia la formula di benedizione che recita la levatrice rompendo il cordone ombelicale del nascituro. Tutto si svolge come se il tessuto traducesse in linguaggio semplice una misteriosa anatomia umana” [19].

L’incontro della trama con l’ordito è, in questo ambito simbolico, del tutto equivalente al significato che riveste la croce ed è a giusta ragione che il Guénon ha potuto scrivere al riguardo che:

“La manifestazione di un essere in un certo stato di esistenza, così come il verificarsi di un avvenimento qualsiasi, è determinata dall’incontro del filo dell’ordito con un filo della trama” [20]

L’attività delle forze che plasmano e indirizzano i “destini”, e il futuro dell’uomo [21], è per questo messa in relazione all’Arte della tessitura che ordina e predispone gli elementi diversi della realtà sul piano cosmologico e microcosmico: così le Moire – come la Luna – tessono il destino degli uomini; così il ragno – simbolo qui dell’iniziato stesso – tesse la propria tela, esprime cioè la propria sostanza passando dalla “potenza” “all’atto”, sviluppando in modo manifesto tutte le possibilità inerenti i diversi gradi di esistenza.

Che il simbolismo inerente la tessitura costituisca una peculiarità propria del mondo femminile viene del resto confermato dal fatto che numerose dee ed ipostasi divine femminili dell’antichità sono messe in relazione al fuso , alla conocchia o al ragno [22]. Esempi di questo genere sono diffusissimi in tutto il medio e vicino oriente, ed è oltremodo significativo che non risalgano tuttavia oltre il XV secolo a.C., a riconferma di quel processo di progressivo occultamento e smarrimento di una tradizione che ben difficilmente può oggi essere instaurata di nuovo. Su tale tema non è possibile dilungarsi oltre in quest’ambito, soprattutto ove si consideri le possibilità veramente indefinite di considerazioni che tale argomento  potrebbe sollevare e che pure sarebbe necessario sviluppare se si vuole effettivamente trovare una soluzione alla vexata quaestio dell’iniziazione femminile, in un alveo di rispetto per la regolarità e l’ortodossia tradizionale.

Resta pur sempre valida l’ipotesi di lavoro avanzata dal Guénon per il quale:

“Si potrebbe intravedere una soluzione se si pensa a questo: i mestieri che appartengono al Compagnonaggio [23] hanno sempre avuto la facoltà […] di affiliare questo o quel mestiere, e di conferirgli una iniziazione che non possedeva anteriormente, e che è regolare per il fatto stesso di essere soltanto l’adattamento di una iniziazione preesistente: non potrebbe trovarsi qualche mestiere in grado di effettuare una simile trasmissione nei confronti di certi mestieri femminili? La cosa non sembra del tutto impossibile e forse non è neppure totalmente senza esempi nel passato” [24].


 

 

[1] - Le documentazioni oggetto di indagine “storica” – nell’accezione specifica che tale scienza assume in ambito profano – non risalgono oltre il VI-VII secolo a.C., un periodo che, per la Tradizione, appartiene già alla fase finale dell’era “oscura” , caratterizzato, tra l’altro, dalla progressiva involuzione delle organizzazioni iniziatiche che, in Occidente, finiranno con l'essere (parzialmente) riassorbite da un'unica istituzione che è poi la Massoneria. Non abbiamo dati che permettano di escludere la presenza di una iniziazione tutta al femminile nelle epoche precedenti ed è anzi più che verosimile che ve ne siano state e che abbiamo addirittura rivestito un ruolo preponderante nell’ambito di tradizioni ormai scomparse, come quella di Atlantide.  Alcuni elementi – citati dagli Autori antichi – fanno ritenere probabile l’esistenza di riti iniziatici esclusivamente riservati a donne e non necessariamente imperniati su un mestiere. È il caso dei Misteri di Demetra, rigorosamente riservati alle donne sposate, e che si celebravano nell’Attica. Va tuttavia rilevato che, già ai tempi di Erodoto (V secolo a.C.), il rito in questione si presentasse “degenerato”, avulso dal contesto tradizionale da cui ogni organizzazione iniziatica trae linfa e legittimità, tanto che lo storico greco può affermare che: “le figlie di Danao furono quelle che portarono questa cerimonia sacra dall’Egitto e la insegnarono alle donne pelasgiche; più tardi, poi, essendo stata tutta la popolazione del Peloponneso scacciata dai Dori, il rito andò perduto, e solo quei Peloponnesiaci che rimasero superstiti e che non si trasferirono, gli Arcadi, lo conservarono” (Erodoto, Storie, II, 171). Il passo citato mette chiaramente in relazione la scomparsa (relativa) di una forma iniziatica tutta al “femminile” con lo sconvolgimento che, interessando l’area pelasgica, determinò la scomparsa di alcune forme tradizionali ormai profondamente deviate. A questo “cataclisma” fa riferimento il “diluvio” di Deucalione e Pirra (che non va confuso con il diluvio di Noè, relativo alla fine del ciclo atlantideo) tramandato dalla Tradizione greca. Su questi temi si veda: René Guénon, Forme Tradizionali e Cicli Cosmici, Ed. Mediterranee, Roma, 1974;  M. Bizzarri e F. Scurria, Sulle tracce del Graal, Ed. Mediterranee, Roma, 1996, p. 61 e ssg. ; Robert Graves, I miti greci, Longanesi, 1991.

[2] - I diversi miti che fanno riferimento alle Amazzoni, alla presenza di un sacerdozio femminile presso i Druidi o all’esistenza di una ipostasi femminile del dio della guerra presso i Celti (la dea Morrigan), non si riferiscono in realtà a Tradizioni regolari, ma testimoniano invece di un processo di sovvertimento e di degenerazione, originariamente promosso dalla classe dei guerrieri  e caratterizzato appunto dall’usurpazione di funzioni “maschili” da parte, appunto, delle donne. Scrive al riguardo il Guénon:  “[] quando la casta guerriera, rovesciando i normali rapporti di subordinazione, aspira alla supremazia, il suo predominio è generalmente accompagnato da quello degli elementi femminili nel simbolismo della forma tradizionale da essa modificata” (René Guénon, Simboli della Scienza Sacra, Adelphi, Milano, 1975, p. 150) questo proprio perché la “via guerriera” comporta inevitabilmente una preponderanza dell’elemento affettivo e di ciò che gli si riferisce (la donna e l’amore).

[3] - In ambito islamico, è  consentito alle donne l’accesso in alcune scuole sufi; un caso esemplare è al riguardo quello di Rabi’ah al-‘Adawiyyah, riscattatasi da una vita dissoluta e quindi avviata lungo il cammino dell’ascesi sufi, di cui si pubblicano a tutt’oggi poemi d’amore e di saggezza spirituale (cfr. Eva de  Vitray Meyerovitch, Antologie du soufisme, Paris,1979, p. 154, 206-210).

[4] - Ad inficiare queste considerazioni viene spesso addotto l’esempio delle Vestali, in ciò dimostrando una sostanziale incomprensione  del simbolismo connesso ai riti dell’aedes Vestae. Le Vestali operano infatti ritualmente sotto la guida del Pontefice Massimo prive di qualunque autonomia sacerdotale. Su questo tema si veda M. Bizzarri, Il tempio di Vesta,  Sydaco Ed., Roma, 1998. Si osservi, tra l’altro, che le Vestali, al pari di qualunque altra donna romana, non potevano “considerarsi sui iuris, poiché erano sottoposte alla potestas del Pontifex Maximus” (E. Volterra, Op. cit., p. 108).

[5] - A differenza degli uomini, che al raggiungimento della pubertà cessavano di essere sotto tutela, per la Lex Voconia le donne vi permanevano anche dopo tale termine (Cfr. E. Volterra, Op. cit.,p. 108 e ssg.).

[6] - Non va dimenticato come il Cattolicesimo, pur negando l’accesso alle donne al ministero sacerdotale abbia dato vita ad ordini monastici femminili la cui rilevanza – sotto ogni profilo – è lungi dall’essere compresa ed apprezzata dai più. Contrariamente ai pregiudizi che alimentano le opinioni ed il “sentire” collettivo del Mondo Moderno, l’opinione che della donna viene formulata nei testi dei Padri della Chiesa, è ben lungi dal somigliare a quella immagine caricaturale propagandata, ad un tempo, sia dai più zelanti fanatici che dai più irriducibili avversari della Chiesa. Per rendersene conto basti leggere gli scritti che San Bernardo ha dedicato a tale tema e dove, in linea generale “[] esalta le donne. Eva è generalmente giustificata. Non viene mai umiliata o considerata l’unica colpevole di tutti i mali dell’Umanità, come fanno invece [altri] autori” (cfr. Jean Leclercq, La Donna e le Donne in San Bernardo, Jaca Book, Milano, 1985, p. 73). Considerando l’importanza assunta dalla guida spirituale di San Bernardo per l’Ordine del Tempio e quindi – per extenso – per la Massoneria, erede di quella tradizione, questo riferimento assume qui un carattere del tutto speciale. Va infine rilevato come, stando alla tradizione neotestamentaria, le figure femminili (Marta, Maria, Maria Maddalena) svolgano un ruolo tutt’altro che secondario e, per così dire, “intermediario” rispetto a quello di Giovanni e degli altri apostoli. Per riprendere un suggerimento di Denis Roman, tutto questo sembra prefigurare una soluzione dell’iniziazione femminile in concomitanza  con la fine del ciclo (cfr. Denys Roman, Réflexions d’un chrétien sur la Franc-Maçonnerie, Ètudes Traditionnelles, Paris, 1995, p. 50).

[7] - Per questo troviamo norme che vietano di abusare della “donna del fratello”, mentre non se ne trova il reciproco, cosa che indica con chiarezza come il testo fosse rivolto a membri di solo sesso maschile.

[8] - Costituzioni, Op. cit., Ed. 1738. Lo stesso principio sarebbe stato ribadito nel 1929 dalla Gran Loggia d’Inghilterra che sancirà come “la Gran Loggia e ciascuna singola Loggia sarà esclusivamente composta da uomini e nessuna Gran Loggia intratterrà rapporti massonici con le Logge miste o con corpi [massonici]  che ammettano le donne in qualità di membri”.

[9] - 2, Cronache,VIII, 11.  Il termine “santo”, in questo contesto, significhi propriamente , in accordo con la sua etimologia, “inviolabile”, il che rafforza il carattere imperativo della proibizione la cui radicalità meriterebbe di essere analizzata alla luce degli sconvolgimenti che precedettero l’avvento del nuovo ciclo instauratosi a partire dalla fine del diluvio.

[10] - La differenziazione delle attitudini al “mestiere” riflette non già la diversa concezione che una società, in un determinato momento storico, si fa del ruolo e del posto che occupano rispettivamente l’uomo e la donna, ma piuttosto la collocazione di entrambi nell’ambito di una complessa visione cosmologica e metafisica. In linea di principio, la donna viene associata alla terra generatrice che come tale è di per sé impossibilitata a “fecondare” alcunché, dipendendo in questo dal maschio che viene considerato come un riflesso dello spirito generatore. La donna può così accudire il fuoco, ma non accenderlo (come accadeva a Roma per il collegio delle Vestali); provvedere alla raccolta ed alla cottura dei cereali, ma non alla loro semina e tantomeno alla lavorazione dei campi. La donna non ha diritto di accesso alle fungaie (una consuetudine mantenutasi fino a pochi anni orsono), né alle stalle di foraggio. Così in Oceania alle donne viene vietato severamente l’accesso ai “cantieri” dove si costruiscono le piroghe, né possono avvicinarsi troppo a queste. Per altro verso, interdetti analoghi sussistono nei confronti del maschio a cui viene proibito di confezionarsi qualunque tipo di stoffa o vestito (su questo tema si veda Jean Servier, L’Homme et l’invisible, Paris, 1970).

[11] - René Guénon,  Studi sulla Massoneria, Basaia, Roma, 1983, p. 91. Il Guénon aggiunge che proprio in questo atteggiamento, profondamente contro-Tradizionale, è da ravvisare “la radice di tutto il femminismo contemporaneo”. Questo è altresì il motivo vero (che prescinde da qualunque considerazione di carattere “moralistico”) per il quale gli omosessuali non sono ammessi in massoneria che recepisce l’ammonizione del Levitico (18,22): “Non avrai con maschio relazioni come si hanno con donna: è abominio”. Qui il termine “abominio” sta appunto a significare di un comportamento o attitudine, la sua separazione/lontananza dall’identità propria dell’uomo; il medioevo vi avrebbe preferito il termine contra naturam che, in fondo, gli equivale, nell’individuare caratteristiche che lungi dall’esprimere la “potenzialità” propria della persona, la rinnegano. Nessun percorso iniziatico è concesso ad individui che presentano disturbi così profondi della propria identità e che ne rinnegano l’essenza stessa, manifestando con il loro comportamento un disturbo ed una imperfezione che, prima ancora che biologica, affonda le sue radici nell’ anima (psyché) della persona (su questo tema si veda in M. Bizzarri, Il sesso degli Angeli in: Apocalisse prossima ventura , Atanor, Roma, 1995, p. 131 e ssg.).

[12] - R. Guénon,  Studi etc…, Op. cit., p. 91. Va tuttavia rilevato come un’antica leggenda massonica (ripresa, tra l’altro da un rituale elaborato sotto la supervisione di René Guénon), narri di come la prima Loggia si sia tenuta  “all’Oriente dell’Eden”, ed avrebbe avuto come venerabile lo stesso grande Architetto, I° Sorvegliante Adamo e – particolare alquanto significativo – Eva come II° Sorvegliante (cfr. D. Roman, Réflexions etc.., Op. cit., p. 90). È evidente come questa leggenda “ponga dei problemi” per dirla con le parole di D. Roman, ma non autorizza comunque alcuna interpretazione banalmente storicista, volta a rintracciare in questo mito le prove dell’esistenza, per quanto remota, di una “iniziazione massonica mista”.

[13] - Oswald Wirth, in: Le Symbolisme, gennaio 1927, p. 19. Queste considerazioni fanno giustizia delle farneticazioni pseudoesoteriche degli occultisti che riducono le differenze iniziatiche tra i due sessi ad una sorta di opposizione tra “Iniziazione solare” (maschile) ed “iniziazione lunare” (femminile), il che è non soltanto “opinabile “, ma non spiega assolutamente i motivi reali della impossibilità per la donna, a seguire il percorso massonico (cfr. Edward E. Stolper, La Massoneria e la donna, in: I Figli della Vedova, a cura di L. Troisi , Atanor, Roma, 1989, p. 177 e ssg).

[14] - R. Guénon, Studi sulla Massoneria, Op. cit., p. 92.

[15] - Jean-Pierre Bayard, L’initiation féminine ,in:  La spiritualitè del Franc-Maçonnerie, Ed. Dangles, 1982, p. 267 e ssg.

[16] -Tubal Cain è una delle parole di passo massoniche e se ne fa menzione nel manoscritto Cooke ricordando come egli fu “il fondatore della Musica e del Canto, e, come afferma Pitagora nel Polyecronicon e lo stesso Isidoro nelle sue Ethemologies [] ed egli trovò la scienza del suono della battitura dei metalli [] fu il fondatore dell’Arte del fabbro” (Manoscritto Cooke, in: E. Bonvicini, Massoneria Antica, Atanor, Roma,1989, p. 168).

[17] - Manoscritto Cooke, in: E. Bonvicini, Massoneria Antica, Atanor, Roma,1989, p. 168. Secondo un’antica tradizione Naamah sarebbe stata la moglie dello stesso Noè e questo particolare sembra attestare come qualcosa della tradizione atlantidea – alla cui scomparsa si ricollega l’episodio biblico del diluvio – sarebbe stato preservato in quelle tradizioni – come l’ebraica – che ne hanno ereditato quanto di legittimo e regolare ancora vi sussisteva.

[18]  - 1 Re, 14, 21.

[19] - Jean Chevalier e Alain Gheerbrant, Dizionario dei Simboli, Rizzoli, Milano, 1989, II, p.468.

[20] - René Guénon, Il simbolismo della tessitura in:  Il simbolismo della Croce, Rusconi, Milano, 1973, p. 112 e ssg. 

[21] - Il passaggio degli esseri attraverso stati diversi di esistenza – passaggio mutuato dall’alternarsi della vita e della morte – viene per questo indicato dalla Tradizione come “l’andirivieni della spola sul telaio cosmico” (cit. in R. Guénon, Il simbolismo della tessitura , Op. cit., p. 115). A titolo di curiosità, vale fose la pena di ricordare che un nodo della tessitura (tramite il quale si lega all’ordito una serie di filamenti ciascuno reciprocamente intrecciato) reca ancor oggi il nome fin troppo allusivo di “Nodo di Salomone”, e ciò forse riflette un retaggio le cui importanti implicazioni sembrano essersi ormai perse, anche se è a tutti ben chiaro il significato esoterico del “nodo” in quanto tale (su tale tema si veda: R. Guénon, Legami e Nodi in: Simboli etc.., Op. cit. , p. 149).

[22] - Basti qui pensare al mito di Teseo, il vincitore del Minotauro, che riesce a fuoriuscire dal Labirinto solo grazie al filo di Arianna, dove Arianna è qui una evidente deformazione di “aracne”, la dea-ragno dell’antichità (su questo tema si veda R. Graves, Op. cit., p. 306 e ssg.)

[23] - “Nel mondo Occidentale, come organizzazioni iniziatiche che possano rivendicare una filiazione tradizionale autentica (condizione al di fuori della quale [] non può essere questione che di “pseudoiniziazione”) vi sono ormai soltanto il Compagnonaggio e la Massoneria, vale a dire forme iniziatiche basate essenzialmente sull’esercizio di un mestiere” (R. Guénon, Considerazioni etc.., Op. cit., p. 139).

[24] - R. Guénon,  Studietc…, Op. cit., p. 93. L’autore cita al riguarda il caso della Corporazione delle spillaie, affiliata nel XVIII secolo al Compagnonaggio.

 

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