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Magia e Religione

 

Secondo gli antropologi la religione originaria di tutte le razze umane sarebbe rappresentata dal totemismo che si riscontra ancora oggi in popolazioni diverse e fra loro lontanissime, come fra gli aborigeni dell'Australia e fra gl'Indiani dell'America settentrionale.
Questa credenza che probabilmente si riconnette alla dottrina della metempsicosi, secondo la quale le anime dei morti passano nei corpi degli animali ai quali hanno più rassomigliato nella loro vita, consiste nell'adorazione comune di un dato animale (o anche di una pianta) che dà il nome alla tribù e che é considerato suo capostipite.
L'animale (o la pianta) considerati in tal modo come totem, sono tenuti in conto di «sacri»; ed é tabù - cioè é severamente proibito - di malmenarli o di cibarsene.


I Moquis dell'Arizona credono, ad esempio, di rivivere dopo morti nella forma del loro animale totem; dal che si vede la stretta connessione fra questa radicata credenza e quella della metempsicosi.
Il termine totemismo, deriva dall'algonghino dodain o dodhaim, che significa «segno del clan». Gli australiani designano l'animale o la pianta da cui traggono il nome, con la parola kobong, che significa «amico» o «protettore». Fra un individuo e il suo kobong esiste quindi una relazione misteriosa e quasi sacra.


Scrive Sir Giorgio Grey (Travels in N. Wand W. Australia II, p. 220) che l'indigeno assale sempre con grande riluttanza un animale appartenente alla famiglia del suo kobong, facendo il possibile per lasciargli una via di scampo; se lo trova immerso nel sonno passa oltre senza toccarlo.
Tra i totem indiani si nota l'orso, la tartaruga, l'aquila, il serpente, il cervo, il luccio e anche il tabacco e il grano.
I Chipeway, che ritenevano di derivare dal cane, si astenevano perfino di servirsene per trascinare le slitte; per i Beciuana e altri popoli dell'Africa meridionale é tabù, non solo mangiare la carne dell'animale del proprio clan, ma di portarne la pelle. Alcuni popoli della Siberia quando hanno ucciso un orso, gli rivolgono un lungo discorso, e si scusano con esso dicendo che la colpa della loro uccisione é stata delle frecce fucinate dai Russi.
Dalla credenza di discendere dagli animali deriva, secondo il Dr. Brinton l'immaginosa parlata dei pellirosse, nella quale le idee astratte vengono espresse con simboli animati.


Dal totemismo deriva in gran parte l'adorazione degli animali comune ai popoli primitivi.
Abbiamo accennato al primo tabù imposto dal totemismo, che consiste nella proibizione di cibarsi del totem. Il secondo tabù non é meno importante del primo, in quanto riguarda il divieto di contrarre matrimonio fra persone dello stesso clan, cioè dello stesso simbolo totemico, anche se nate in luoghi diversi o di parentela molto lontana. I Navajo dell'Arizona affermano che, se due individui dello stesso clan si sposassero, le loro ossa si disseccherebbero ed essi morirebbero irrimediabilmente. L'esoganzia, cioè il divieto del matrimonio entro lo stesso clan, estesa in tutto il mondo presso i popoli barbari e semibarbari, può considerarsi come l'origine della proibizione del matrimonio fra parenti di un certo grado, estesa, per ragioni eugeniche, presso i popoli inciviliti.
Sul totemismo s'impernia la teoria freudiana. Questa teoria che ha acquistato grande voga negli ultimi decenni, é quella di Sigmund Freud notissima col nome di psicoanalisi.
Senza entrare nell'esame del merito e dell'importanza che detta teoria può avere nel campo della medicina e della terapia, noi ci limiteremo a lumeggiare qui quegli aspetti che riguardano il problema religioso, del quale il Freud si è particolarmente occupato in due scritti: Totem und tabu e Das Ende einer Illusion (la fine di un'illusione). L'illusione che, secondo il medico viennese, dovrebbe finire, ma che invece durerà «quanto il mondo lontana», é la credenza, sostenuta da tutte le religioni del mondo, che l'uomo sopravvive alla morte.
Il Freud ritiene che la forma originaria della religiosità umana sia appunto il totemismo; ma egli interpreta questa forma di «culto degli antenati» in modo molto ardito e del tutto diverso da quello tradizionale. Egli comincia con l'osservare che, secondo le ultime scoperte della scienza naturale, confermate da tutti gli studi intorno alle civiltà primitive, la storia della specie umana occupa un periodo senza confronto più vasto di quanto si sia ritenuto finora. Non da cinque o seimila anni, come risulterebbe dalla Bibbia e come credevano
i nostri padri, ma da molte centinaia di millenni e forse da tempo ancora più remoto vissero gli uomini sulla nostra terra.


Il Freud suppone inoltre che, in tempi primordiali, sia esistita sulla terra una primitiva costituzione familiare, selvaggia e semibestiale, in cui il padre, capo e padrone del suo clan, nonché feroce condottiero della sua orda, rivendicava per se solo il possesso di tutte le femmine, le quali erano perciò insieme sue figlie e sue mogli. Egli teneva con la violenza in soggezione tutti i figli maschi della tribù, spesso li evirava per gelosia e talora li uccideva. Secondo lo scienziato viennese molti costumi di popoli selvaggi ricordano ancora oggi questa primitiva forma sociale. Noi potremmo anche aggiungere che, anche senza riferirci ai selvaggi, non é raro riscontrare negli uomini della nostra civiltà, istinti bestiali evidentemente ereditati dai lontanissimi nostri progenitori.
Si andò così formando nei secoli una relazione sentimentale stranissima fra padre e figli: il padre provvedeva al nutrimento, conduceva i figli alla preda, li educava alla rapina, dimostrava che l'autorità deriva dalla forza e dalla violenza. Ognuno dei figli sperava nel suo intimo di prendere un giorno
il suo posto, e spesso gruppi di giovani, vivendo ai margini del clan, seguivano il padre da lontano, spiando il momento opportuno per assalirlo ed ucciderlo. Ma commesso il parricidio, bisognava nutrirsi delle sue carni e bere il suo sangue, per assorbire la forza e il coraggio che si erano spenti in lui. In tal modo tutti i poteri magici del padre si sarebbero perpetuati in loro stessi.
Il Freud cerca di avvalorare questa supposizione mostrando come presso molti popoli primitivi i riti totemistici siano accompagnati da un senso di riverenza, di timore religioso e nello stesso tempo di odio verso l'animale totemico che rappresenta il capostipite del proprio clan. Egli nota che spesso i selvaggi imitano l'andatura e l'atteggiamento dell'animale «sacro» che rappresenta l'antenato, coprendosi talora perfino della sua pelle. (Rozza tendenza primitiva che, ingentilendosi attraverso i secoli, si perpetuerà nell'imitazione delle abitudini, della vita e delle «virtù» delle varie divinità appartenenti a ciascuna religione).


Ad onta del severo precetto religioso che impone il tabù per l'animale totem, cioè che proibisce l'uccisione del sacro simbolo del proprio clan, vi é però un giorno dell'anno, una data solenne, in cui il totem viene sacrificato, affinché tutti gli appartenenti alla tribù possano cibarsi delle sue carni.
A questo proposito il Freud cita testimonianze di viaggiatori i quali attestano che l'uccisione del totem si svolge con riti religiosi in tre tempi. Nel primo avviene l'uccisione tra la commozione dei presenti; nel secondo viene consumata la sua carne in una specie di banchetto mistico; nel terzo ha luogo la manifestazione del pentimento con la promessa di perenne venerazione del totem.


Proseguendo, il Freud accenna alla teofagia, cioè all'usanza diffusa in quasi tutte le religioni del mondo, di cibarsi delle carni e del sangue del Dio, per ottenere la comunione con esso, mediante l'assorbimento del suo fluido magico. Dal che il medico viennese trae la conclusione che l'origine di quasi tutte le religioni del mondo, va ricercata nella lontanissima tradizione delle pratiche totemiche dei primitivi.
Del resto, reminiscenze del tabù nei riguardi del cibarsi della carne di alcuni animali si trovano nella tradizione di vari popoli. Cesare vieta di cibarsi di lepri, oche e pollame domestico (De bello gallico V.) mentre ancora oggi, gli abitanti di talune regioni della Russia e della Bretagna se ne cibano malvolentieri. Varie proibizioni si trovano anche nella legge mosaica. Si legge nel Levitico (XI 5. 6): «Il porcospino, il quale rumina, ma non ha lo zoccolo fesso é immondo; parimente la lepre perché essa pure rumina, ma non ha fesso lo zoccolo».
 

Al carattere magico della lepre accennano anche antiche leggi Gallesi, mentre non é escluso che dal supposto carattere «sacro» del cavallo derivi la ripugnanza così diffusa verso la carne di questo quadrupede. C'é chi ritiene che i cavalli bianchi incisi di profilo sulle colline calcaree del Berunshire, provano che il cavallo sia stato un totem di clan dei progenitori inglesi.
E che questa supposizione non sia del tutto infondata è provato dal fatto che presso i selvaggi l'immagine del totem viene abitualmente incisa o disegnata sui remi, sui fianchi delle piroghe, sulle armi, sui pilastri, davanti alle case ed anche in varie parti del corpo, quasi per ottenere sempre la sua protezione magica e sacra.
(Non seguono le stesse usanze, con i rispettivi simboli sacri, i sacerdoti e i fedeli di tutte le religioni del mondo?)
Ma l'osservazione dei geroglifici che costituiscono la scrittura dei primitivi, non lascia dubbio sul concetto di simbolo familiare che essi attribuivano al totem.


Riporteremo a titolo di esempio e a chiusura di quanto abbiamo detto sul totemismo, la curiosa e pittoresca petizione inviata da alcune tribù indiane al Congresso degli Stati Uniti, per ottenere certi diritti di pesca.
Essa é costituita dal disegno di una gru, che rappresenta il clan principale dei richiedenti. Alla gru, che precede, seguono tre martore, un orso, un uomo-pesce e un pesce-gatto che sono altrettanti totem delle altre tribù interessate. Una linea ricongiunge tutti gli animali all'occhio e al cuore della gru, per dimostrare che sono tutti d'accordo. Dall'occhio della gru partono poi due linee: l'una va sui laghi (sui quali viene chiesto il diritto di pescare) e l'altra si dirige al Congresso come espressione della domanda che si presenta.
Un vero capolavoro d'intelligenza primitiva, col quale le tribù declinano le loro «generalità» col semplice ma «sacro» simbolo totemico del rispettivo clan.

 


 

Lo studio che precede fu rinvenuto, in forma di fotocopia, fra i documenti della Montesion, senza data ne autore. L'ignoto F:. ci introduce allo studio dei rapporti fra il colore e i suoni.

L'elaborato costituisce un opera della maestria dell'anonimo Fratello. Il suo contenuto non riflette necessariamente la posizione della Loggia o del GOI. Ogni diritto è riconosciuto.