La luce del Sepher ha-Zohar

 

 

 

É scritto (Daniele XII,3): I saggi, rifulgeranno dallo splendore del firmamento; e quelli che avranno attratto molti alla giustizia saranno come stelle in eterno. La parola splendore (Zohar), lascia intendere il punto lucente che il Misterioso fece scaturire nel momento in cui colpì il vuoto e rappresenta l'origine dell'universo stesso; palazzo edificato per la gloria dell'Inintelligibile. Questo punto lucente rappresenta, per così dire, il seme sacro del mondo. Questa lezione è contenuta nelle parole della Scrittura (Isaia VI,3): E il seme alla quale deve la sua esistenza è sacro. La parola splendore,quindi, visto che la creazione ha come unico scopo quello della glorificazione di Dio, indica il seme che egli ha diffuso per la sua gloria.

Come un mollusco ha la polpa racchiusa dalla conchiglia, così il seme divino è contenuto dalla materia che gli serve da edificio innalzato per la gloria di Dio e il bene del mondo. Questo palazzo (materia), con cui si è rivestito il seme divino, è chiamato Élohïm (Signore). Tale è il mistico significato delle parole: Con l'inizio creò Élohïm. Vale a dire: con l'aiuto dello splendore, radice di tutti i verbi (Maamazoth), Dio creò Élohïm (Signore).

Non ci si stupisca del fatto che, per quanto di essenza divina, la Scrittura utilizzi il verbo creare per indicare la manifestazione di Élohïm, giacché essa afferma anche (Genesi I,27): E creò Élohïm a sua immagine l’uomo.

Con la parola splendore, la Scrittura sottintende il Misterioso chiamato Be-re'šit (Principio) dal momento che egli è l’inizio di tutte le cose.

Quando Mosé chiese a Dio quale era il suo nome, questi rispose (Esodo III,14): Ehié Ascher Ehié (hyha rca hyha Io Sono chi Sono). Il nome sacro Ehié, figura alle due estremità, mentre quello di Élohïm, visto che è collocato al centro, ne rappresenta la corona. Ascher è, infatti, sinonimo di Élohïm, in virtù del fatto che è scritto con le stesse lettere che compongono la parola Rosch (testa coronata). Ascher,quindi, sinonimico di Élohïm, scaturisce da Be-re'šit (Zohar III,65a)

Fin quando [15b] il punto lucente rimase chiuso nell’edificio sublime, vale a dire prima di manifestarsi, non costitutiva, nell'essenza divina, nessuna particolarità degna di essere citata con un nome; tutto era Uno, generalizzato con il termine di Rosch. Quando, però, Dio creò con l’aiuto del seme sacro il palazzo della materia, Ascher si delineò nell'essenza divina; fu soltanto allora che, essendone collocato al centro (Ehiè Ascher Ehié), prese nel nucleo divino, la forma di una testa coronata (Rosch).

Il termine Be-re'šit (tycarb) comprende, quindi, le parole Rosch (car) e Baïth (tyb), vale a dire, Rosch racchiuso in un palazzo, Baïth. Il versetto: Be-re'šit bara Élohïm significa pertanto, quando Rosch, sinonimico di Ascher, servì come seme divino al palazzo della materia, fu creato Élohïm; in altre parole si delineò nell'essenza di Dio (Zohar III,202a). Questa è l'origine di ogni fertilità ed è appunto in questo modo che i sapienti sono fecondi.

Qual è l’essenza che istituisce questa fertilità? Essa è simile ad un punto lucente che genera tutte le lettere. Quando questo punto lucente, che altro non è se non il palazzo della materia, si manifestò, il Tutto prese l'aspetto di tre segni grafici, rappresentati dai punti vocali: Holem (.), Schoureq (...) e Hireq ( . ), i quali, unendosi l'un l'altro, traducono in realtà un unico mistero. Nel momento in cui il suono del Verbo di Dio riecheggiò, l'essenza generatrice, avvolgendo essa tutte le lettere, si manifestò contemporaneamente (dall'aleph fino alla taw, così come è scritto: Eth ha-schamaim, i cieli, dove la parola Eth, formata con la lettera aleph e con la taw, indica l'essenza generatrice). Fu così che il Verbo, il quale costituisce la semenza divina chiamata Ascher, si trovò collocato al centro, tra l'essenza fecondante, il primo Ehié, e l'essenza generatrice, l'ultimo Ehié (Ehié Ascher Ehié).

Il termine splendore (Zohar) esprime, pertanto, l'essenza generatrice che abbraccia tutte le lettere. É per tale motivo che la Scrittura paragona i saggi a questo splendore, del resto essi serrano nel loro cuore, tutta la dottrina. Tale è anche il senso del versetto (Deuteronomio VI,4): Ascolta Israele, Jéhovah, Élohénou, Jéhovah è Uno. Questi tre nomi divini esprimono le altrettante successioni dell'essenza divina esposte nel primo versetto del Genesi: Be-re'šit bara Élohïm eth ha-schamaim. Be-re'šit, manifesta la prima ipostasi misteriosa; bara, il mistero della creazione; Élohïm, l'impenetrabile ipostasi, supporto di tutta la creazione; eth ha-schamaim, l'essenza generatrice.

L'ipostasi Élohïm rappresenta il tratto di unione tra le altre due, la fecondante e la generatrice, le quali, in verità, non sono mai separate e contraddistinguono sempre il Tutto. Élohïm è seguito dalla parola eth (at) poiché esso rappresenta il principio e la fine di tutte le cose, proprio come ci fa capire il vocabolo, il quale è scritto con la prima e l'ultima lettera dell'alfabeto (Zohar II,234b). Aggiungendo ad eth, la lettera hé (h), che è poi l'articolo della parola che segue ha-schamaim, se ne ottiene Atha (Tu). É all'ipostasi chiamata Élohïm o Atha, che fanno riferimento le parole della Scrittura (Neemia IX,6): Tu (Atha) sei unico, Tu (Atha) hai fatti i cieli, il cielo dei cieli e tutto il loro esercito. Per questo aggiunge: Eth ha-schamaim v'eth ha-areç (i cieli e la terra); proprio per indicare che l’ipostasi indicata dalla parola eth, tratto di unione tra le altre due (la fecondante e la generatrice) serve anche da giunzione tra i cieli e la terra. Eth, ha in comune con i cieli quanto ha in se di essenza divina e con la terra la sua stessa fertilità; infatti, dei tre elementi che l'occhio percepisce, il firmamento, l'acqua e la terra, soltanto quest'ultima produce piante e frutti. Quanto esposto, costituisce l'insegnamento superiore della creazione.