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"Fondazione della Qabalah in Provenza"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA QABALAH IN PROVENZA

 

Contemporaneamente alla diffusione del Chasidismo tedesco, appare per la prima volta il termine "Qabalah" a significare una corrente mistica di complessa struttura nella quale confluirono tutte le tendenze finora esaminate. Il termine dal significato di materiale trasmissione passò - sin dall’epoca della Mishnah - a designare la tradizione.

Probabilmente fu Isacco il Cieco, nel XII, secolo a adottare per primo l’uso mistico del termine che d’ora in poi designerà tutto questo complesso d’esperienze mistiche ed ideologiche che differiscono tra loro non solo per la diversità dei temi, dei sistemi e della terminologia adottata, ma anche per le interferenze culturali che si sviluppano attraverso secoli.

Al riguardo è opportuno richiamare le osservazioni che abbiamo fatto all’inizio ed in particolare che nel considerare le dimensioni storiche del movimento è essenziale la distinzione fra la Qabalah del XIII e XIV secolo, che ebbe il suo epicentro in Catalogna, nella città di Gerona e quella posteriore all’espulsione degli ebrei dalla Spagna (1492), che ebbe il suo centro in Palestina, nel villaggio di Safed che ebbe toni sostanzialmente diversi da quelli che informarono la Qabalah spagnola giacché portatrice di un messaggio profetico ed apocalittico che esprime le speranze delle comunità disperse.

Nelle note, fin qui esposte, abbiamo cercato di renderci conto del materiale e delle idee di vecchia tradizione che erano state trasmesse agli studiosi e ai mistici del XII secolo.

Ora, giunti alle soglie della storia ci chiediamo: che cosa sappiamo delle fasi iniziali della Qabalah.

Le informazioni di cui possiamo disporre da una parte provengono direttamente dai Cabalisti dell’epoca, dall’altra dai loro avversari.

Le prime parlano di "rivelazione" dei misteri celesti ad alcune personalità storiche della cultura rabbinica provenzale: Elia avrebbe rivelato tali misteri che prima erano ignorati. La rivelazione da parte di Elia proprio nella fase in cui il misticismo ebraico sorge di nuovo è importante perché Elia, per l’Ebraismo rabbinico, è il garante della tradizione, quindi qualsiasi cosa era indicata come da Lui rivelata non poteva essere sospettata né di eresia né di uscire fuori della tradizione. Le personalità della Provenza che avevano avuto la rivelazione sono Abraham ben Ytzchaq, presidente del Tribunale Rabbinico e capo scuola a Narbona, suo genero Avraham ben David di Pasquieres e Jacob Nazir che apparteneva ad un gruppo speciale - chiamato dei perushim nel linguaggio rabbinico e dei naziriti nella terminologia biblica - i cui membri non praticavano il commercio, ma erano mantenuti dalla Comunità per dedicarsi allo studio della Thorah. È incerto infine se del gruppo facesse parte un quarto membro, il figlio di Avraham ben David, noto con il nome di Isacco il Cieco, in relazione al quale c’è da dire che quando i Cabalisti del XIII secolo parlano del Kasid si riferiscono a Lui, il che è illuminante circa la sua personalità.

Egli, infatti, dedicò la propria opera interamente al misticismo, ebbe molti discepoli in Provenza e in Catalogna e sviluppò un misticismo contemplativo che portava alla comunione con Dio mediante la meditazione sulle Sephiroth e le essenze celesti (havayot). Nel suo commento al Sepher Yetzirah spiegò per la prima volta le Sephiroth nello spirito della Qabalah.

La seconda categoria di informazioni su queste prime fasi della Qabalah, appartiene a coloro che, avversando gli inizi della dottrina cabalista in connessione con la rivelazione da parte del profeta Elia, prendono in considerazione la comparsa di un libro pervenuto ai citati rabbini indipendentemente da ogni rivelazione. Tale libro è il Sepher ha-Bahir (Luminoso) che si chiama così dal primo passo biblico citato nel testo (Giob. 37, 21 - "Ma ora non si vede la luce, essa è luminosa nei cieli"), la cui interpretazione è attribuita al Maestro della Mishnah del II secolo, ricordato all’inizio del testo stesso (Midrash di Rabbi Necunià ben Chaqqanà), il che ne spiega l’erronea attribuzione che è sicuramente posteriore al rabbi indicato e non proviene dalla Palestina, ma dalla Provenza.

Nel secolo XIII si vedeva nel Sepher Bahir, come poi avvenne per lo Zohar, l’opera di maestri del Talmud e ciò, probabilmente, allo scopo di farne un fattore interno di evoluzione della Qabalah e insieme l’anello di congiunzione con il passato.

Come noi lo conosciamo, il Sepher ha-Bahir ha la forma di un Midrash, cioè di una raccolta di massime o di brevissimi commenti su versetti della Bibbia. Siamo quindi in presenza di una miscellanea di numerosi motivi che potevano avere interesse per gli adepti della vecchia dottrina esoterica. Tuttavia il Bahir non sviluppa i suoi concetti in maniera ordinata e progressiva. Il libro è scritto in gran parte in ebraico, ma alcuni brani sono anche in aramaico, anch’esso mediocre.

In conclusione ciò che ci preme rilevare è che le fonti di informazione di cui stiamo parlando, ci forniscono la prova dell’esistenza di una tradizione, venuta da lontano o da strati sotterranei della società ebraica, articolata in correnti diverse (potremmo dire provenienti dall’alto - rivelazione - e dal basso - antichi maestri del Talmud -) da cui prende corpo e si consolida la Qabalah come fenomeno storico.

Per approfondimenti visita in questa stessa sezione i Testi che fanno Testo

Per approfondimenti sul Sepher Yetzirah visita in questa stessa sezione

Per approfondimenti sul Sepher ha-Bahir visita in questa stessa sezione