Il racconto della nascita di Eva scaturisce dalla storia del primissimo Israele. Prima che avvenisse la divisione delle varie tribù ebraiche, i nomadi, sotto gli alberi, vicino alle fonti o attorno ai fuochi nelle chiare notti mediorientali, raccontarono per generazioni che Adamo, il primo uomo dell'umanità, aveva dato alla luce Eva, la prima donna, traendola dalla ferita del proprio fianco. Raccontavano anche che Eva, dopo essere nata già adulta da un osso di Adamo, aveva immediatamente convissuto con lui: figlia, quindi, e contemporaneamente moglie. Freud, in una lettera scritta a Jung nel dicembre 1911, afferma che il racconto incestuoso contiene qualcosa di singolare, mentre Theodor Reik lo qualifica come assolutamente assurdo. Sembra che Shakespeare, dal canto suo, pensando all'eventualità di dover rappresentare sulla scena l'evento di Adamo che partorisce, abbia detto che ne avrebbe potuto trarre soltanto una farsa; quella dell'uomo incinto. In verità, il racconto è tortuoso. La secolare trasmissione orale, con gli inevitabili aggiustamenti narrativi, ha contribuito ad arricchire la vicenda, ma anche ad oscurarla.
Esistono due, e forse tre versioni diverse di questa antica vicenda. Si trovano nell'antico testo masoretico, nei Targumin, ossia le antiche versioni bibliche in lingua aramaica destinate all'uso sinagogale, nella versione greca dei “Settanta” e nella cosiddetta vulgata latina. Una prima versione (Genesi 1) narra come Élohïm, dopo aver compiuto la creazione, animali compresi, alla fine, al sesto giorno, costruisce l'uomo “maschio e femmina”.
Il rabbino Geremia Ben Eleazer, confortato dal versetto del salmo "... tu mi hai fatto davanti e di dietro» sostiene che Adamo aveva aspetto maschile davanti e femminile di dietro, con due diversi genitali; e ciò perché Élohïm lo aveva fatto a sua immagine e somiglianza. (Forse che Élohïm non è soltanto padre ma è contemporaneamente “padre-madre”?).
Dello stesso avviso del rabbino Geremia erano anche Filone d'Alessandria, gli gnostici cristiani del secondo secolo, Eusebio vescovo di Cesarea, (morto nel 340 circa), mistici come Leone Ebreo (1463-1523), Jakob Bòhme (1575-1624), Swedenborg (1688-1772). Altri invece ritengono che Adamo ed Eva fossero inizialmente attaccati per le spalle, dorso a dorso, e che poi Élohïm sia intervenuto a separarli. Nella seconda versione (Genesi 2) il quadro è totalmente diverso. Élohïm, senza tener conto del succedersi regolare dei famosi sci giorni della creazione, anzi invertendo un certo ordine, forma per primo Adamo, poi gli animali ed infine Eva. C'é anche una terza versione. La vera prima donna di Adamo sarebbe stata Lilith (Isaia 34, 14) e non Eva. Lilith, che vuol dire “notte”, é una inquietante figura di donna che trae origine da una arcaica diavolessa accadica chiamata Lilitù. Ne abbiamo anche l'immagine in un bassorilievo sumerico (2000 a.E.) con capelli serpentini, ali con squame al posto di piume, piedi ad artiglio e il pube largo, carico di erotismo. Oggi si é indotti a credere che la notturna Lilith, la vera prima Eva, possa essere individuata nella oscura sessualità pre-umana, corrispondente a quella “dell’Adamo emergente”, quando egli conviveva ancora con le bestie e giaceva con le femmine dell'animale. I principali elementi del racconto biblico di Eva sono i seguenti: Adamo adulto, l'osso, e più precisamente la costa, la ferita attraverso la quale viene estratto l'osso, il sonno nel quale Adamo si trova immerso durante l'estrazione e, infine, Eva che nasce completamente adulta. Come scrive il rabbino Giuda Simone, non C’é stata per lei infanzia né adolescenza. L'osso é un oggetto che con il tempo non si decompone, ma si conserva inalterato come un sasso. L'uomo muore, la carne si decompone, ma l'osso resta. Come la pietra, esso è anche un luogo di forza e di potenza indeformabile. L'osso, infine, ha una sua intrinseca vitalità, così da produrre carne vivente (1).

Anche nella Bibbia, la vita, la carne, quella importante, preziosa, destinata a durare per sempre, viene dalle ossa. Lo assicura Ezechiele: «Figlio dell'uomo queste ossa possono rivivere?... ritesserò i nervi, farò crescere la carne, vi stenderò sopra la pelle, poi infonderò lo spirito» (37,3-6).
C’é da aggiungere che nel racconto di Eva non si parla di un osso qualsiasi, ma dell'osso di Adamo. Vi é cioè tra i due un nesso intimo e particolare che coinvolge le ossa, il sangue e la
carne di entrambi; inoltre, questo legame è duraturo come la stessa natura dell'osso. Adamo
dice ad Eva: «Questa è ossa delle mie ossa», così come Zipporah, moglie di Mosè: «Tu mi sei sposo di sangue». Ossa, carne, sangue, travasati dall'uno all'altra in una identificazione sostanziale e immodificabile.
A proposito di osso, vorrei qui ricordare il predicatore francese Bossuet che, ligio alla predicazione ecclesiale, affermava da tutti i pulpiti delle cattedrali di Francia che l'uomo, come Adamo, aveva una costa in più della donna. Ma crediamo di poter indovinare la perplessità che, di certo, derivava allo stesso Bossuet da queste affermazioni, dal momento che egli doveva essere al corrente delle scoperte, già vecchie di due secoli, dall'anatomista Andrea Vesalio, il quale, malgrado i divieti ecclesiastici concernenti le osservazioni dei cadaveri, aveva dichiarato che il conteggio delle ossa risultava identico sia nell'uomo che nella dorma. Perplessità, peraltro, che Bossuet poteva aver superato agevolmente, in quanto la parità delle coste nell'uomo e nella dorma doveva allora essere certamente sopravvenuta quando ad Adamo fu estratta la costa in più per ricavarne Eva. E fu, come minimo, imprudente la poco illuminata esegesi rabbinica a proposito del termine “Tsela” (ebraico: costa, fianco, ed anche coda) che portò a ritenere che Adamo avesse la coda. Confortati dal versetto del salmo già citato: «... di dietro mi hai formato», si pensò che Élohïm avesse tagliato “di dietro” la coda ad Adamo traendone Eva.
 

L'esegesi popolare del medioevo calcò la mano su questa “ignobile” origine della donna, facendo di lei null'altro che una coda camuffata. Da questa storia della coda nacque molto umorismo, talvolta volgare, che si diffuse specialmente in Germania, Bulgaria e Russia. Ne osserviamo tutta la gravità quando nel 1595 venne stampata la “Disputatio Nova”, che sostenne a colpi di sillogismi scolastici come la donna non fosse interamente un essere umano.
Goethe più tardi sdrammatizzò la vicenda sorridendone e usò la “Disputatio” per una “boutade”, affermando che la costa è quell'osso duro e storto che rende impossibile il raddrizzamento della donna.
Ma torniamo all'osso e ricordiamo che questo viene estratto mentre Adamo dorme. “Jahweh fece cadere Adamo in un sonno profondo e si addormentò ...” (Gen. 2-21). La versione greca dei “Settanta” traduce sonno con “sopor”. Si tratta quindi di un sonno anomalo anzi chiaramente eccezionale, procurato per di più da un intervento diretto di Jahweh.
A proposito di questo tipo particolare di sonno, i testi sacri vi fanno riferimento ogni qualvolta si é in presenza di circostanze che devono restare segrete, oppure di fronte a fatti importanti che l'uomo non capisce o non può capire del tutto. Ad Abramo, ad esempio, viene promesso un grande futuro mentre é immerso in un “sonno profondo” (Gen. 15,12). A Giobbe sono dette parole di saggezza durante “visioni notturne”, quando il sonno incombe sugli uomini (4,13). Daniele si trova disteso con la faccia a terra e privo di sensi (10-9) quando sente una voce e avverte il tocco di una mano. Anche nel nostro rito romano del conferimento degli ordini sacri il candidato viene disteso sul pavimento con la faccia rivolta a terra come se dormisse. Così in Lapponia il candidato, durante la celebrazione del rito che lo trasformerà in sciamano, viene disteso a terra e fatto addormentare.
 

Nel racconto della nascita di Eva si profila dunque la presenza di un rito che intendiamo chiarire. L'osso viene estratto attraverso la ferita, e anticamente la ferita, dalla quale con il sangue esce anche la vita, corrispondeva ad una specie di uccisione. La ferita era un sacramento nei “riti di passaggio”, così chiamati perché segnavano un cambiamento di ruolo: l'uomo veniva, per così dire, ucciso per dar luogo ad un uomo “rinnovato”.
Il “passaggio” era il mistero centrale delle società primitive (Frazer) . La ferita “mortale” veniva appunto associata all'idea di un cambiamento, come ad esempio avviene per la circoncisione (2), il taglio dei capelli per i chierici e le monache, il foro al lobo dell'orecchio e al labbro, l'estrazione di un dente (a volte invece il neofita veniva fustigato, metafora analoga al ferire e quindi all'uccidere).
La “ferita guarita”, infine, era un segno della avvenuta definitiva trasformazione consacrata dalla perdita visibile del dente, dei capelli tonsurati, del prepuzio, della costa.
È forse il caso di ricordare un'antica leggenda islamica che narra come il neonato Muhammad sia stato affidato dalla madre ad una beduina di nome Amina (per alcuni Amina é la stessa madre), che portò subito il piccolo profeta nel deserto; e come due uomini, vestiti di purissimo bianco, abbiano ferito il petto del bambino, l'abbiano aperto, e gli abbiano lavato il cuore, rinnovandolo appunto per mezzo della lavatura.
 

Sembra quindi che la ferita, il sonno, la successiva nascita di Eva stiano ad indicare con sufficiente chiarezza che ci troviamo in presenza di un rito di passaggio praticato dalle primitive tribù semitiche e riportato, in modo ermetico, dal libro Genesi.
Il racconto di Eva non sarebbe altro che un arcaico rito puberale per il quale il ragazzo, attraverso una ferita al fianco, dalla parte del cuore (Milton), perde il sangue-bambino datogli dalla madre e diventa membro della comunità adulta con il diritto di possedere la sua Eva.
Si sa che la “sacra transitio” comportava inoltre l'assegnazione di un nome nuovo. Con la scomparsa dell'infanzia, anche Adamo ebbe un nome nuovo: “Adum” (bambino) divenne “Adham” (adulto). Nelle società primarie il nome é l'essenza intima, la “sonorità essenziale” dell'uomo. Mutando l'uomo deve cambiare anche il nome, diversamente non é cambiato nulla. Nella Bibbia, ad esempio, Abram, “costituito padre di una moltitudine”, a ruolo cambiato quindi, muta anche il nome e diventa Abraham (Gen. 17-4), come Giacobbe diventa Israel.
A questo punto si potrebbe seriamente obiettare che la storia di Eva non tratta della nascita di un uomo nuovo, ma di una donna nuova: Adamo partorisce una figlia, non un figlio. Inoltre ad una nascita presiede sempre una donna, non un uomo. Tutto ciò potrebbe rendere dubbia la conclusione che il racconto della nascita di Eva alluda a un rito dalle connotazioni maschili.
Alla prima obiezione si può rispondere che la presenza della donna in questo mito é giustificata dal fatto che il rito di passaggio di tipo puberale maschile é diretto all'incontro e al possesso della donna. Vi é la nascita di un “uomo nuovo” in quanto questi diventa idoneo al congiungimento con la donna. La vera “novità” del maschio é la donna.
Alla seconda obiezione si può ribattere che di solito (ad esempio in Nuova Guinea) in questo tipo di rito puberale é l'uomo che prende su di sé l'onere di far nascere il neofita assumendo il ruolo dell'“uomo incinto”. Potremmo dire anche che nel rito cristiano il padrino (la figura della madrina é più recente) ha il ruolo di presiedere alla nuova nascita (spirituale), soprattutto nel sacramento della cresima. E nei racconti di questi riti nei quali l'uomo ha le doglie devono essere tenute presenti le esigenze di “copertura”, ossia le necessarie alterazioni del racconto ai fini di nascondere agli estranei un rito riservato ad una sola accolita di candidati. Il racconto non deve essere chiaro ma allusivo, se non addirittura deviante e assurdo per gli estranei: “reductio ad absurdum”.
 

Né devono poi essere trascurati gli inevitabili adattamenti culturali e le manipolazioni, alle quali ho già accennato, di un racconto molto antico. Racconto certamente anteriore ad Abramo, perché collocato alle origini del mondo, e che viene tramandato oralmente attraverso i secoli e in condizioni ambientali diverse.
Per concludere, secondo questa interpretazione il racconto biblico della nascita di Eva dalla costa di Adamo dormiente nasconderebbe sotto la patina del tempo la descrizione di un arcaico rito di pubertà maschile, conosciuto dalle tribù semitiche preistoriche e solo molto più tardi registrato dalla Bibbia.

 

Note

1 – La vita della carne trae origine dall’osso che riveste. L’animismo africano conosce un brodo fatto con le ossa di leone, nel quale viene immerso il neonato che, in questo modo, acquisterà la vitalità e la forza della piccola belva.

2 - Nella circoncisione la sub-incisione con la ferita sotto il pene simile ad una apertura vaginale rendeva il candidato contemporaneamente maschio e femmina.
 

L'articolo è opera d'ingegno di Mario Bacchiega. Ogni diritto è dichiarato, la libera circolazione in rete è subordinata alla citazione della fonte (completa di Link) e dell'Autore.

© Mario Bacchiega


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