Un nostro gradito Ospite, il signor Matteo P. di Napoli ci ha chiesto informazioni sui "Quatto Santi Coronati".

Vedere F.A.Q. "I Quattro Santi Coronati"

Pensando di far cosa gradita a tutti i nostri ospiti, inseriamo un documento, per lo studio e la consultazione, a firma di Celsus, apparso sul periodico "Conoscenza" n.4 nel 1973.  

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© Celsus

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Uno dei più antichi documenti sulla Massoneria è rappresentato dal manoscritto Regius o di Halliwell del sec. IV. Si tratta di un poema massonico, scritto in inglese arcaico, composto da 796 versi di cui 37 sono riservati al culto dei Quattro Santi Coronati, patroni dell’arte edilizia.

 

Per il Poema Regius consultare la sezione dedicata:

Poema Regius

 

Ecco come ci descrive la leggenda Jacopo da Varagine nella "Leggenda aurea": "I Quattro Coronati furono Severo, Severino, Carpoforo, Vittoriano; per ordine di Diocleziano furono battuti sino a che non furono morti, con flagelli terminanti in pallottole di piombo. Per molto tempo i loro nomi restarono sconosciuti, ma furono poi rivelati dal Signore e la loro festa fu fissata insieme a quella di cinque altri martiri: Claudio, Castore, Nicostrato, Sinforiano e Simplicio che subirono il martirio due anni dopo i quattro Coronati. Questi cinque erano scultori e perché rifiutarono di scolpire la statua di un idolo, come Diocleziano aveva comandato, e di sacrificare agli dei, furono condannati ad essere chiusi vivi in una cassa di piombo e gettati in mare nell’anno 287 del Signore. Furono venerati insieme agli altri quattro di cui si ignorava il nome e che il papa Melchiade volle fossero chiamati i Quattro Coronati; quando più tardi i loro nomi furono conosciuti, l’uso continuo a chiamarli così".

 

Certamente in questa leggendo vennero fuse due storie: una relativa a cinque muratori o scalpellini (mirificos in arte quadratana) dell’antica Sirmio, i quali rifiutarono di eseguire una statua del dio Esculapio; l’altra relativa a quattro soldati romani che non vollero sacrificare allo stesso dio.

I nove martiri vennero posti in una medesima sepoltura. Nel 310 il papa Melchiade diede ai quattro soldati il titolo di Quatuor Coronati. Nel VII secolo il papa Onorio eresse sul monte Celio una basilica in memoria dei Quatuor Coronati. Nell’anno 848 i resti dei nove martiri furono portati nella chiesa dei Quatuor Coronati e da qui nacque la confusione: mentre i cinque scalpellini (marmorarii) furono dimenticati, si tennero in considerazione soltanto i quattro soldati romani in sostituzione degli altri cinque, la cui attività venne unita al nome dei quattro cosicché essi divennero i protettori dell’arte del costruire .

Una rappresentazione dei Quattro Coronati si trova nella cattedrale di Pavia. Ogni statua ha il suo nome che però differisce da quelli annotati da Jacopo da Varagine: Claudio, Nicostrato, Simplicio e Sinforiano. Essi hanno un martello, un compasso, uno scalpello ed altri utensili.

R. Freke Gould asserisce che i quattro martiri fossero dei soldati dell’esercito romano (Cornicularii) da cui il nome di Coronati. Secondo il Leti furono chiamati Coronati perché probabilmente portavano la corona di centurione che costituiva la più alta classe dei graduati dell’esercito romano.

I Quatuor Coronati divennero uno dei miti (come quello di Hiram) delle varie gilde, corporazioni e confraternite che precedettero lo stabilirsi della Massoneria propriamente detta.

La fama dei Quatuor Coronati si diffuse rapidamente dall’Italia all’Europa. Gli Statuti dei tagliapietre pubblicati a Strasburgo nel 1459 menzionano il patronato dei Quattro Santi Coronati. Secondo Goblet d’Alviella, nel secolo XV esistevano a Bruxelles e ad Anversa delle corporazioni dei Quattro Coronati comprendenti muratori, scalpellini, scultori; i loro membri erano conosciuti sotto il nome di "compagni delle logge" (Gesellen van der Logen).

Pierre Mariel segnala che nella chiesa di Notre-Dame-du-Font a Etampes, una delle chiavi di volta delle navate laterali nord del coro porta l’effige dei Quatuor Coronati. Si trovano pure su una chiave di volta della chiesa di San Sulpicio a Chars (Seine-et-Oise).

Paul Naudon ha dimostrato che la più antica menzione dei Quattro Coronati risale al 1317 e si trova negli Statuti di maestria dei tagliapietre di Venezia. In alcune città fiamminghe, il nome dei Quatuor Coronati era dato ad alcuni mestieri dell’arte edilizia riuniti in una unica corporazione (Ambacht).

La leggenda penetrò anche in Inghilterra assai presto. Il Beda nella sua "Historia Ecclesiastica" narra che a Canterbury si manifestò un incendio che per poco non distrusse anche la chiesa dedicata ai Quattro Coronati: erat autem eo loci, flammarum impetus maxime incumbebat, martyrum beatorum Quatuor Coronatorum.

Secondo l’Ireland questa chiesa fu eretta nel 597 subito dopo l’arrivo in Inghilterra di Sant’Agostino, Ma un altro autore, C. Purdon Clarke, sostiene che se la chiesa resistette al fuoco, si deve al fatto che essa venne costruita nell’epoca romana con materiali resistenti, mentre le altre costruzioni erano sorte dopo la conversione dei Sassoni nel 597 quando tutti gli edifici erano di legno.

Il culto dei Quattro Santi Coronati scomparve con la Riforma Protestante; si preferì onorare altri santi e soprattutto i due Giovanni (il Battista e l’Evangelista) che in Massoneria vennero ad occupare un posto assai importante sia per la loro posizione nel calendario, sia dal punto di vista del simbolismo massonico.

 

Fin qui quanto riporta Caio Mario Aceti, nel periodico citato in ludio; da «Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma» di Giovanni Sicari apprendiamo invece:

 

Quattro Coronati, santi, martiri, le reliquie sono custodite in quattro arche: due di porfido rosso, una di porfido nero, una di serpentino, nella chiesa a loro intitolata. Questo gruppo di martiri, detto dei Quattro Coronati (il numero sostituisce il loro anonimato ed è completato dalla corona simbolica del martirio) è da identificarsi in quei santi già venerati all’inizio del IV secolo nel cimitero dei Ss. Pietro e Marcellino sulla via Labicana. Secondo la passio di S. Sebastiano si vogliono martirizzati poiché si erano opposti al sacrificio ad Esculapio, disubbidendo così all’ordine di Diocleziano che imponeva tale cerimonia a tutti i soldati romani. I corpi, raccolti da S. Sebastiano e da papa Milziade, furono seppelliti al III miglio della via Labicana. Il papa non conoscendo i loro nomi stabilì che fossero venerati come Claudio, Nicostrato, Simproniano e Castorio. Nomi, che unitamente a quello di Simplicio, si sono attribuiti ai cinque presunti martiri scalpellini della Pannonia. I Quattro Coronati della basilica celimontana si vollero anche identificare o aggiungere ai quattro martiri di Albano: Secondo, Severiano, Carpoforo e Vittorino, questi sepolti nel cimitero di S. Senatore al XV miglio della via Appia. Ed è con tali nomi (Secondo è detto Severo) che troviamo nel M.R. menzionati i Quattro Coronati. Nel VI secolo la chiesa, per esservi state traslate alcune reliquie di quattro martiri anonimi, fu dedicata ai santi Quattro Coronati. Nel 1112 furono ritrovati in due sarcofagi le reliquie deposte da Leone IV (847-855). Nei restauri eseguiti nel 1624 dal cardinale Giovanni Garzia Millini fu rinvenuto con le reliquie già trovate nel 1112 il capo di S. Sebastiano custodito in un reliquiario d’argento smaltato, deposto da Gregorio IV. La reliquia del capo di uno dei Quattro Coronati, secondo la lapide di consacrazione del 1123, sarebbe tumulata in S. Maria in Cosmedin.
M.R.: 8 novembre - A Roma, sulla via Labicana, il natale dei santi Quattro Coronati fratelli, cioè Severo, Severiano, Carpoforo e Vittorino, i quali, sotto l'Imperatore Diocleziano, furono percossi fino alla morte con flagelli piombati. Non essendosi allora potuto conoscere i loro nomi, che, dopo alcuni anni, si seppero per divina rivelazione, fu stabilito che si celebrasse l'anniversario di essi, insieme con quei cinque (Claudio, Nicostrato, Sinforiano, Castorio e Simplicio), sotto il nome dei santi Quattro Coronati; uso che perseverò nella Chiesa, anche dopo la rivelazione dei loro nomi, il giorno 8 novembre - A Roma, sulla via Labicana, a tre miglia dalla città, la passione dei santi Martiri Claudio, Nicostrato, Sinforiano, Castorio e Simplicio, i quali, prima messi in prigione, quindi crudelissimamente tormentati cogli scorpioni, finalmente, non potendo essere smossi dalla fede di Cristo, da Diocleziano furono fatti precipitare nel fiume.

 

 

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