"L'abbigliamento, in senso lato, svolge un ruolo rilevante in ogni rito sacro od esoterico e i suoi significati arricchiscono il simbolismo rituale. Anche in Massoneria, come è noto, in ogni rito vengono usati particolari simboli abbigliativi che ne specificano la natura e le finalità. In questa sede vorrei prendere in esame alcuni aspetti dell'abbigliamento durante il rito di iniziazione al primo grado; non mi riferirò tanto al tipo di abbigliamento quanto alla "dinamica abbigliativa" e ai relativi significati all'interno della più ampia dinamica del rito"...

 

Il documento che segue è opera dell'ingegno del Professor Mariano Bianca dell'Università di Siena ed è estratto da Sixtrum numero unico anno 2004 Equinozio di Autunno.  Lo scritto ritrae un opera della maestria dell'Autore e non indica di necessità la visione della Loggia o del GOI. Ogni diritto gli è dichiarato.

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L'abbigliamento, in senso lato, svolge un ruolo rilevante in ogni rito sacro od esoterico e i suoi significati arricchiscono il simbolismo rituale. Anche in Massoneria, come è noto, in ogni rito vengono usati particolari simboli abbigliativi che ne specificano la natura e le finalità. In questa sede vorrei prendere in esame alcuni aspetti dell'abbigliamento durante il rito di iniziazione al primo grado; non mi riferirò tanto al tipo di abbigliamento quanto alla "dinamica abbigliativa" e ai relativi significati all'interno della più ampia dinamica del rito.

Prima di formulare qualche riflessione su questo tema è utile considerare, seppur brevemente, tre domande cruciali per la comprensione della natura della Massoneria Speculativa: perché nella Libera Muratoria è presente un rituale di iniziazione? Da dove proviene questo rituale? Che senso ha e quale è la natura di questa iniziazione?

Chiediamoci, allora, innanzitutto cosa sia un rito iniziatico esoterico. Esso è costituito da una sequenza di atti, gesti e parole, disposte in un certo ordine che si pongono un preciso obiettivo: mettere a disposizione del neofita alcuni segni e indicazioni che gli potranno permettere di intraprendere un cammino iniziatico. Si tratta di un rito di passaggio (nel significato usuale che viene assegnato a questa espressione in ambito etno-antropologico) da una condizione a un'altra che è legato a una corrente esoterica (preferisco usare l'espressione corrente esoterica piuttosto che il termine più usato di Tradizione per sottolineare che si tratta di un processo dinamico e non di una mera collezione di nozioni, riti o concetti considerati definiti una volta per tutte: è in questa corrente che "nuotano" gli iniziati); ciò significa che i suoi contenuti sono quelli che sono stati tramandati da questa corrente esoterica nella quale si possono trovare i significati del rito iniziatico massonico. Esso si volge in un ambiente sacro, che è il Tempio Massonico, ed è per questo che il rito di iniziazione massonica al primo grado è un rito sacro, dando a questo termine un significato molto ampio che supera quello strettamente religioso. L'iniziazione massonica al primo grado, quindi, possiede i due caratteri di essere esoterica e sacra.

A questo punto possiamo rispondere alle due domande: perché una istituzione come quella massonica necessita di un rito di iniziazione e non solo di qualsiasi altro rito o di una mera accettazione di un neofita? E da dove proviene questo rito?

Potrebbe apparire banale o scontato porsi queste domande, ma se la risposta è giusta allora siamo riusciti a fare qualche luce sull'iniziazione massonica.

La Libera Muratoria si colloca in una duplice tradizione; quella delle associazioni di mestiere e quella esoterica, propria delle culture europee, mediterranee e medio-orientali. La Libera Muratoria (quella attuale di natura speculativa), allora, porta con sé la ritualità iniziatica in quanto deriva direttamente dalla Libera Muratoria Operativa e da altre analoghe istituzioni che praticavano una iniziazione al mestiere, sia nel senso stretto del termine, cioè riferito a una pratica di lavoro, sia in un senso più ampio del termine mestiere inteso come opera dell'intelletto umano. Da qui il legame stretto con le gilde e le corporazioni medievali che, a loro volta, possedevano una discendenza, anche se non diretta, da analoghe associazioni presenti nel mondo romano. Da questa tradizione la Massoneria Speculativa ha estratto molti strumenti dell'iniziazione, nonché buona parte del suo apparto verbale e gestuale.

Inoltre, si può affermare che la libera Muratoria sia, per così dire, una continuazione delle correnti esoteriche medioevali ed antiche, ed in tal modo, nel corso dei secoli, ha fatto propri alcuni concetti, nozioni, idee, simboli e pratiche rituali di queste culture. Proprio perché la Libera Muratoria è connaturata in questa corrente di pensiero esoterico si costituisce come istituzione iniziatica e come tale possiede un proprio istituto iniziatico; quest'ultimo è quello che regola l'accesso, tramite appunto l'iniziazione, indica le modalità per i passaggi di grado, guida i percorsi dei singoli iniziati e di ogni officina e pervade ogni aspetto della pratica rituale che si svolge nel tempio. Per tale motivo nella Massoneria sono presenti rituali iniziatici dei diversi gradi e rituali e lavori che ruotano intorno al processo di gradualità iniziatica, cioè l'elevazione noetica (o intellettiva) e il perfezionamento morale: due cammini paralleli per cui il "perfezionamento interiore" si muove in questa duplice dimensione: non è sufficiente perseguire la virtù né solo la conoscenza: conoscenza e virtù sono due vie unite parallele che hanno sempre caratterizzato ogni "scuola iniziatica".

La ritualità del rito iniziatico massonico al primo grado, al quale vorrei fare riferimento in questo sede, è densa e complessa ricca di significati, nelle sue diverse parti, non solo certo in quella verbale, ma in quella gestuale, comportamentale e simbolica il cui riferimento è sempre quello delle correnti esoterico-iniziatiche. Questo non vale certo solo per il rituale iniziatico al primo grado, ma anche per l'intera ritualità massonica. In tal modo, la ritualità massonica si inerisce appieno nella corrente continua iniziatica; non si tratta, però, di una forma di sincretismo, nel

senso spregiativo di questo termine, come alcuni autori affermano, bensì di una profonda confluenza che la Libera Muratoria Speculativa ha saputo attivare al suo interno al punto da poter affermare, ancora oggi, che la ritualità massonica, ed anche quella propria del rito di iniziazione al primo grado del quale ci stiamo occupando, possa essere considerata come una forma non completa ma certamente complessa e articolata di iniziazione che ha caratteri originali rispetto a quelle del passato; in essa sono confluiti alcuni (non tutti) dei significati più rilevanti della corrente iniziatico-esoterica a tal punto che oggi la si può considerare come la ritualità più complessa e significativa di questa natura, che, come è noto, è diversa da altre forme di vie spirituali o meditative.

Due motivazioni, quindi, che rendono la ritualità iniziatica una componente fondamentale della Massoneria Speculativa che mantiene un simbolismo e una liturgia operativa che hanno assunto una significazione simbolica riferita alla sfera intellettiva (o noetica), a quella etica ed anche a quella corporea. Ed anche questo è un carattere fondamentale della via iniziatica massonica.

Il rito di iniziazione massonica al primo grado, a cui mi riferisco in questa sede, è una struttura rituale complessa in cui sono presenti, parole, gesti segni e simboli che, in molti casi, si rifanno, come si è accennato, a diverse correnti esoteriche, religiose, misteriche e culturali. In questa sede tralascio molti aspetti simbolici e vorrei considerarne solo alcuni relativi a quella che possiamo chiamare la metafora esoterica abbigliativa. Tale metafora si riferisce non solo all'abbigliamento in senso stretto del rituale iniziatico, in particolare del neofita, ma anche alla sua trasformazione interiore che avviene all'interno del rito.

Come è noto, ogni iniziazione è una trasformazione, o meglio, è proprio l'inizio e quindi è il marchio che viene assegnato ed accettato per poter intraprendere un cammino iniziatico che è simbolizzato proprio ed anche dalla metafora abbigliativa: l'iniziato si spoglia e si veste continuamente, getta via alcuni vestiti e si veste con altri, indossa degli indumenti simbolici propri del suo stato ed è anche pronto ad abbandonarli una volta che abbia lavorato in modo tale da poter accedere a uno stato successivo, a una condizione di maggiore elevazione etica e noetica (etica e conoscitiva, se si vuole): si pensi, per esempio, al cambiamento del grembiule nei passaggi da un grado all'altro della via azzurra.

Nell'iniziazione, in particolare, la metafora abbigliativa ha un valore simbolico fondamentale ed essa indica proprio, come vedremo, che nell'ambito dello stesso rito, il neofita, o meglio, l'iniziando, si spoglia e si veste più volte, abbandona qualcosa e ne acquista un'altra, accetta qualcosa e in seguito viene spogliato di essa. Il rito dell'iniziazione, in essenza, è un processo che veste e riveste simbolicamente l'iniziando e questo processo si svolge concretamente con oggetti che hanno un valore simbolico che allude ai passaggi di condizione esoterica o noetica dell'iniziando.

L'iniziando si presenta nel tempio con un particolare abbigliamento, per così dire dimesso e disordinato, con una benda agli occhi e un cappio al collo, con il ginocchio scoperto e un piede scoperto o una scarpa slacciata. Che senso ha questo abbigliamento e quale significato hanno questi indumenti?

Egli si presenta al Tempio e bussa nella condizione di profano che si trova nelle tenebre e porta con sé quell'ignoranza che è il suo primo grande tormento: è proprio l'ignoranza ("agnosia ") che è indicata nella corrente esoterica (ed anche nel buddismo) come il maggiore tormento che deve essere superato e che è causa non solo della impossibilità nel proseguire, ma anche delle cadute delle "deviazioni", presenti anche in Massoneria.

Sebbene l'iniziato abbia percorso il primo viaggio nella Terra, durante la sua meditazione su se stesso all'interno del Gabinetto di Riflessione, la sua mente vacilla, è pregno del ricordo del mondo e delle illusioni ed è pervaso dall'ignoranza, dalla non conoscenza di se stesso e dalla non ammissione del suo stato, cioè dei difetti che possiede come uomo: le passioni e i desideri, il forte attaccamento ai beni terreni e a i metalli (anche nelle loro forme più nascoste o simulate). Questi ultimi gli sono stati tolti, ma ancora albergano nel suo animo. Egli, come ogni iniziando e come ogni uomo che intraprende una via, si deve spogliare e presentarsi nudo per poter proseguire il cammino: deve abbandonare ogni fardello ed ogni peso, inclusi quelli della propria coscienza e della propria ignoranza.

La benda che ha sugli occhi non è solo il segno di trovarsi nell'oscurità e nell'ignoranza, ma anche l'indicazione che egli deve essere ignudo e la benda è ciò che nasconde quello che egli è e lo allontana dalla sua corporeità. Allo stesso tempo, la benda è il segno della sua impossibilità di vedere quell'oltre di sé e del mondo che è il fine di ogni cammino iniziatico. Egli non vede, ma è meglio che non veda; egli è bendato e così è cieco; e cosa vuol dire questa cecità per l'iniziando? Essa indica che egli deve abbandonare la vista dei sensi, perché ciò a cui si rivolge non si percepisce con i sensi, ma con l'intelletto della dimensione noetica o del nous; egli non ha bisogno di vedere con gli occhi e questo varrà anche e sempre in ogni momento successivo del suo cammino. Egli si trova in uno stato di smarrimento ed anche per questo è meglio che non sia sconvolto da ciò che vede con la vista e ancora una volta deve pensare che come iniziato sarà sempre cieco, ma potrà vedere sempre l'invisibile con lo sforzo del suo intelletto.

La benda agli occhi, inoltre, indica che non deve più vedere il mondo e da esso se ne deve allontanare: solo non vedendo il mondo sensibile potrà ricevere la guida per inoltrarsi in un'altra oscurità che è quella che lo porta verso l'oltre e l'invisibile. L'iniziando, così, con la sua benda agli occhi, che c'è e simbolicamente e concretamente gli verrà tolta quando gli saranno indicati la Via e gli Strumenti, deve capire che dovrà sempre sentire e capire senza vedere.

 

Questa è la condizione dell'iniziato in ogni momento del suo cammino.

Un catechismo del XVIII secolo così dice rivolgendosi all'iniziando: "Perché eravate bendato?" E così l'iniziando risponde: "Perché il mio cuore potesse comprendere in segreto, prima che i miei occhi fossero aperti.... Perché ...ero nell'oscurità, tutto il mondo era per me oscuro".

Gli si fa quindi indossare qualcosa, la benda, e successivamente gliela si toglie. E perché allora toglierla? Perché vestirlo prima della benda e poi spogliarlo di essa? É ancora il continuo cambiamento, il passaggio durante il rito da una condizione ad un'altra. Gli si toglie la benda perché egli possa riprendere il suo stato dopo aver superato le prove che gli hanno indicato la via: egli ora può osservare con la vista ma non dimenticare mai che dovrà sentire e udire senza di essa.

Veniamo ora a un altro segno abbigliativo che è di grande rilevanza nell'iniziazione massonica: il cappio al collo dell'iniziando.

Anche qui, ancora una volta, glielo si fa indossare e poi glielo si toglie. Il cappio, il cable tow, o capestro, è un segno molto antico che ritroviamo, pur in forme diverse, in molte tradizioni misteriche ed esoteriche. Il cappio al collo porta con sé diversi significati, tutti presenti nella ritualità iniziatica massonica al primo grado. Il primo di essi, ma forse non il più rilevante, è quello di più facile comprensione; l'iniziando ha un cappio al collo come segno di sottomissione e come indicazione dell'accettazione del patto che sta per istituire con i fratelli e con se stesso.

Il cappio, però, è anche segno di schiavitù: e di cosa è schiavo il neofita? É schiavo di se stesso, schiavo dell'ignoranza e schiavo del mondo: queste sono le tre forme di schiavitù che lo legano ancora al mondo terreno e profano ed è da esse che si deve liberare e così deve fare continuamente ogni iniziato; da queste catene e schiavitù egli potrà liberarsi con l'iniziazione, o meglio, l'iniziazione gli deve far comprendere le sue schiavitù e lo indirizza verso la liberazione da esse.

Il cappio, però, è costituito anche da un nodo e per questo ha un ulteriore significato legato alla simbologia del nodo. Quest'ultimo è sì segno di legame, come lo è il cappio in cui compare, ma è anche il segno della liberazione: la via iniziatica è proprio un modo di essere e di agire legato allo scioglimento dei nodi: nel buddismo della grande via i nodi sono i segni che legano alla illusorietà della vita e disfare i nodi dell'essere significa raggiungere la liberazione e l'illuminazione e così è il cammino iniziatico: un continuo allontanamento dalla tre schiavitù di se stessi, dell'ignoranza e del mondo: e ciò si può realizzare solo sciogliendo i nodi che legano a queste schiavitù.

Ma v'è un altro significato che è degno di attenzione: il cappio è il segno dell'impiccato, di colui che resta appeso, che è sospeso dalla terra e che così può rivolgere lo sguardo verso l'alto. L'impiccato è l'appeso che in diverse correnti esoteriche e misteriche, come quella celtica, nordica e dei tarocchi, la XIII carta, è a testa in giù: il segno così del capovolgimento dell'iniziato; per intraprendere il viaggio iniziatico egli deve capovolgere ogni cosa, sovvertire l'ordine delle cose, della sua interiorità e del mondo: l'iniziazione è così proprio un capovolgimento ma anche un sovvertimento delle cose: se l'iniziato non è pronto a sovvertire se stesso e le sue relazioni con il mondo allora non è pronto a intraprendere il cammino. Egli è a testa in giù verso la terra e con i piedi verso l'alto: è così l'albero rovesciato, l'Yggdrasil, l'albero del mondo, proprio della cultura nordica che ha le fronde in terra e le radici in cielo. Questo è lo stato che deve avere l'iniziato: egli resta appeso a una fune, resta sospeso, è appeso solo a se stesso, ma la stessa fune è quella che lo lega ancora alle tre schiavitù. Allora, ancora una volta, egli può liberarsi dalle tre schiavitù di sé, del mondo e dell'ignoranza, scoprendo la benda e facendosi togliere il cappio: e così gli verrà tolto il capestro che lo lega e lo rende schiavo. Ma a questo punto dobbiamo avvertire l'iniziando: ciò che gli viene tolto e ciò che gli viene fatto indossare, né gli viene tolto né gli viene fatto indossare una sola volta, ma dovrà essere lui a comprendere nel suo cammino quando dovrà vestirsi di qualcosa e quando dovrà spogliarsi di qualcosa dall'altro. Il cappio, il capestro di lui come impiccato, potrà toglierselo innumerevoli volte, ma lo dovrà indossare sempre, simbolicamente, se vuole mantenere la condizione dell'appeso con le radici nel cielo.

Il cappio allora verrà tolto dal collo dell'iniziato, egli lo manterrà in se stesso, ma la prima liberazione avviene proprio con questo svestimento da parte della comunità iniziatica, che consiste nel disfare il nodo che lega l'iniziato al mondo delle parvenze e delle illusioni e alle tre schiavitù: nell'iniziazione si inizia a disfare i nodi del suo essere, della sua coscienza e del suo mondo interiore; egli apprende che dovrà agire sempre così, disfare i nodi che si costituiscono nello scorrere della sua vita e nella sua esistenza nel mondo.

L'iniziato, però, non ha solo un cappio al collo che lo fa restare sospeso, ma è un viandante misero e trasandato e così è il suo abbigliamento: trasandato e disordinato, ha poi un piede scalzo e una scarpa slacciata. L'iniziando ha un abbigliamento trasandato perché così ci si deve presentare per essere iniziati: senza orpelli e senza allacciature che legano ancora a se stessi e al mondo. Lacci e lacciuoli sono vincoli con il mondo ed anticamente e in epoca medioevale, come per esempio nelle cerimonie matrimoniali nordiche, gli sposi si recavano al matrimonio senza lacci perché essi rappresentavano un vincolo e allo stesso tempo anche un pericolo. Per l'iniziando il pericolo è quello di non riuscire a superare l'iniziazione, da qui il suo abbigliamento trasandato senza allacciature ed anche scoperto, per mostrare altresì il proprio desiderio di presentarsi all'iniziazione nudo, in senso simbolico, cioè senza legami e lacci con il mondo, con se stesso e con la sua coscienza illusiva.

Ma non solo questo: egli ha una scarpa slacciata o un piede nudo, o meglio ancora, sia l'una che l'altro. La scarpa slacciata fa ancora parte dell'atteggiamento di trasandatezza e della nudità dell'iniziando di fronte al rito. Il piede nudo, invece, ha una rilevanza ancora più profonda. Nel luogo sacro si entra sempre, tradizionalmente e mistericamente con i piedi scalzi, così dice Esiodo; Mosè, per suggerimento del divino, si toglie i calzari prima di entrare nel luogo dove v'era il roveto ardente (Esodo, III,2,3); Giasone guidando gli Argonauti verso il Velo d'oro si presenta di fronte a Pelia l'usurpatore senza il sandalo sinistro.

Il piede è segno del divino, come già veniva indicato nelle pitture rupestri del neolitico, e il piede nudo ha almeno un duplice significato: da un lato, il piede scalzo permette di toccare direttamente il terreno, e in tal modo si è in contatto diretto con la terra e quindi con il fondamento e ciò può voler anche dire segno di fermezza e di lealtà, come parrebbe indicare anche il testo biblico (Rut IV,7.9); dall'altro, il piede scalzo o nudo è segno di sottomissione e soprattutto di sacrificio: è così una mutilazione simbolica sacrificale. L'iniziando con il suo piede nudo sacrifica se stesso simbolicamente e questo sacrificio di se stesso, come il sacrificio di ogni divinità, facilità il suo ingresso nella comunità iniziatica e lo dispone al percorso che sta per intraprendere. Lo stesso significato è assegnabile per la nudità del ginocchio, che viene anche praticata nella ritualità iniziatica: questa nudità piegandosi permette di toccare terra e allo stesso modo è segno del medesimo sacrificio simbolico, segno di fondamento e di lealtà.

Infine, un significato che è senza dubbio rilevante in senso simbolico; senza una scarpa l'iniziando è claudicante, zoppica, e la figura dello zoppo si trova sovente nella letteratura esoterica, misterica e sacra. L'iniziando zoppica perché questa è la sua condizione di neofita che muove i primi passi. Perché mai l'iniziando deve zoppicare? Zoppicare ha un duplice è opposto significato; da un lato, è segno sinistro, come accade per entità o demoni maligni, od ancora di debolezza dell'anima; dall'altro, invece, è il segno del divino; colui che si è avvicinato alla visione estrema del divino, o se si vuole dell'oltre e dell'invisibile, può anche aver subito un danno che lo segna: una ferita che indica il raggiungimento di una visione estrema, come è accaduto a Giacobbe dopo aver combattuto con Yahvé o a Héphaistos dopo aver lottato con Zeus. In tal senso, lo zoppicamento dell'iniziando allude alla sua possibilità di incontrare lo smarrimento della sua coscienza che lo porterà alla graduale ascesa che è la ragione per la quale ha bussato alle porte del Tempio.

Ancora una volta ciò che è stato tolto viene ridato; l'iniziato viene rivestito, si allacciano i suoi abiti e le sue scarpe, si rivestirà, ma entro di sé resterà il segno indelebile e duraturo di questi significati che dovranno perdurare sempre nel suo cammino.

Una volta che gli sono stati riconsegnati i metalli, che gli è stata tolta la benda, che sia stato rivestito, apparirà nella sua nuova condizione, ed allora il segno sarà indicato dai nuovi indumenti simbolici, i guanti e il grembiule, che saranno non solo il segno di quello che ora è, ma anche il simbolo del suo lavoro che dovrà sempre praticare in Loggia e nella sua interiorità.

Egli è stato rivestito, durante il rito ha cambiato d'abito e di sembianza diverse volte e così è stato sottoposto al processo di spogliarsi e di rivestirsi, di abbandonare qualcosa e di assumere un'altra, di riprendere ciò che aveva perso e di acquisire ciò che non aveva ancora avuto. Egli ora veste gli abiti dell'iniziato, ma dovrà aver capito che la sua via sarà quella del viandante e del guerriero che prima e dopo ogni battaglia dovrà spogliarsi e rivestirsi, e così continuamente per abbandonare qualcosa e per accettarne un'altra. Egli sarà così sempre nudo e vestito e questa sarà la sua nuova condizione di iniziato.

Questo è quello che dobbiamo intendere nel vestire e spogliare l'iniziato; il rito non inizia e non ha fine nello spazio della ritualità, ma è segno e simbolo della mutazione continua dell'iniziato che dovrà ripetere questo rito continuamente nella sua interiorità ed ogni volta che non lo compie e lo compie in malo modo la sua corsa si arresterà; potrà anche tornare indietro perché nulla è acquisito una sola volta e per sempre e lo stesso viatico iniziatico può perdersi e trasformarsi in qualsiasi altra cosa, così come in ciò che gli è opposto, nel vizio e nella decadenza e nelle deviazioni, come accade non di rado per i singoli e per le istituzioni esoteriche e massoniche. Allora sarà ancora più difficile risalire di quanto sia stato superare le prove del rito iniziatico. Egli dovrà mantenere salde in se stesso le indicazioni che gli sono state date nel rito di iniziazione e questo lo manterrà fermo, forte e sicuro del suo cammino.

In base a queste indicazioni che non sono certo le sole relative al rito di iniziazione massonica, che possiamo affermare per concludere e rispondere alla terza domanda; quale tipo di iniziazione è quella massonica?

É una iniziazione che, come si è detto, è sacra ed esoterica al contempo. Sacra non tanto perché fa riferimento immediato e duraturo a un mondo trascendente, ma per il fatto che fa parte di quello che alcuni indicano come il numinoso: ciò che sconvolge, stupisce, fa smarrire e perdere, rende terrorizzati dalla visione estrema. Ma il sacro profondo che si annida nella mente dell'uomo, e in particolare, dell'iniziato è anche follia, cioè sconvolgimento e sovvertimento dell'ordine delle cose e di se stessi: senza smarrirsi e sconvolgersi non si intraprende alcuna via e al massimo si possono solo seguire i rituali in modo fariseico e restare ancorati all'illusione senza accorgersi della propria falsa coscienza.

L'iniziazione massonica è poi per sua natura esoterica, cioè fluttua in quella che ho chiamato la corrente iniziatica continua. Che vuol dire esoterica? Poche ma importanti caratteri indicano la via esoterica. Essa pone l'uomo-iniziato di fronte all'oltre e all'invisibile, gli indica le modalità e le possibilità di rivolgere lo sguardo verso questa dimensione, gli sussurra che è solo con se stesso in questa via ma sorretto dalla comunità ed è in essa che può intraprendere e proseguire il cammino; gli sottopone gli strumenti simbolici che può adoperare nella sua interiorità; gli indica che il suo percorso è graduale e la meta è sempre lontana; lo mette in guardia di fronte alla illusorietà di se stesso, del mondo e della propria coscienza e così lo sprona a fuggire continuamente dalle tre schiavitù di se stesso, dell'ignoranza e del mondo. Questa via non lo pone necessariamente al di fuori del mondo (anche se questa può essere una scelta legittima), ma entro di esso e allo stesso tempo distante e distaccato: pronto sempre alla battaglia con se stesso e il mondo, ma anche pronto sempre a rientrare serenamente nella sua profondità per rivolgere lo sguardo altrove; quell'altrove che è oltre ed invisibile, di se e del mondo, ed è proprio a questo a cui si rivolge il massone come iniziato: sciogliere i nodi con le tre schiavitù e riannodare nodi con gli iniziati e con le vie della conoscenza e della virtù.

Il massone è così un pellegrino dell'essere che viaggia entro se stesso e nel mondo per cogliere ciò che è al di là delle apparenze e delle cose, ma non si estranea in un deserto isolato bensì sempre nel suo deserto interiore in cui può ritrovare il senso d'ogni cosa che è lontana e rivolgersi a ciò che sta sotto ed è oscuro.

Per lui non v'è limite al suo continuo sorgere da se stesso, senza la paura di perdersi, senza certi e saldi rimandi a qualcosa che lo tratterebbe nell'al di qua, ma sempre in un conflitto interiore: egli è così cavaliere e guerriero con se stesso prima di tutto con il solo anelito, che a volte terrorizza, di muovere sempre i primi passi, di essere sempre alla soglia di una dimora invisibile nella quale anela di entrare e di viverla profondamente nel suo mondo interiore, certo che quello che cerca non lo ha ancora trovato.

 

 

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