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Fattore essenziale per comprendere la realtà che ci circonda è il concetto di "Evoluzione". La scienza moderna comincia a sintetizzare i risultati teorici e pratici delle varie discipline per poter meglio comprendere l'universo. Infatti la scienza studia le LEGGI della manifestazione, e l'evoluzione può ben a diritto dirsi LEGGE EVOLUTIVA, che segue cioè dei parametri precisi nel suo dispiegarsi nello spazio-tempo.

Le osservazioni tratte dall'astronomia, dalla geologia, dalla paleontologia, fino alla genetica ed all'archeologia, portano tutte all'idea comune dello sviluppo da un basso livello entropico ad un alto livello di organizzazione molecolare.

Partendo dall'astronomia e dalla cosmologia, oggi si è potuto stabilire, con una certa approssimazione, che il presente universo nacque circa 15 miliardi di anni fa. Inizialmente era una massa di luce, un "gas di fotoni", che ruppe improvvisamente il suo equilibrio e si proiettò con grande velocità nello spazio circostante, espandendosi e formando galassie. Queste galassie sono formate da milioni di sistemi solari e da miliardi di stelle. Il nostro sistema solare occupa una parte abbastanza periferica della via lattea, che è la nostra galassia.

In un'epoca remotissima, quella che oggi chiamiamo "Terra", si staccò dalla nebulosa solare e con il tempo si condensò in globo; dapprima come sfera incandescente di materiali magnetici, poi lentamente raffreddandosi. Sulla sua parte acquea, i grandi mari primordiali, attraverso vari fenomeni elettrochimici {come le scariche elettriche dei fulmini), il magnetismo terrestre, il tellurismo vulcanico, formarono le prime molecole, e successivamente i primi amminoacidi, i "mattoni" fondamentali del fenomeno vita.

- Attraverso i primi vegetali acquatici monocellulari si forma la prima molecola del DNA, il codice genetico risiedente nel nucleo della cellula, che permette la duplicazione delle informazioni in esse accumulate. La formazione della prima cellula vivente è dunque una prima grande vittoria dell'evoluzione, perché permette che il lavoro precedente non venga perso, ma cumulato come esperienza di vita nelle generazioni successive di essa cellula.

Mentre nel mondo inerte dei minerali assistiamo ad una lentissima crescita evolutiva, con la formazione dei cristalli nelle viscere della terra, a pressioni enormi e ad alte temperature, nel mondo animato delle prime cellule, l'evoluzione trova invece un meccanismo molto più rapido ed efficiente. È vero che la morte raggiunge queste prime cellule viventi, ma esse, tramite il DNA, riproducono se stesse, divenendo così di fatto immortali.

 

Ma il fenomeno evolutivo procede di pari passo con la maggiore complessità delle strutture interessate. Così dai primi moneri - esseri viventi costituiti da una sola cellula - si passa ad esseri pluricellulari, in cui le funzioni viventi si specializzano per ciascun gruppo di cellule. Nascono le alghe, i molluschi, i celenterati, e le prime rudimentali forme animali acquatiche.

I primi animali non sono altro che vegetali senza radici. Mediante il perfezionamento plurimillenario delle condizioni organiche del pianeta, mediante lo sviluppo graduale di alcuni organi rudimentali la vita si migliora, si arricchisce, si perfeziona.

Così nuove esigenze ambientali, stimolando una data funzione, creano lentamente, con le generazioni che si susseguono, l'organo specifico. Ecco che gli esseri viventi acquatici, nella loro multiforme varietà, costituiscono una sperimentazione che l'evoluzione fa nell'elemento acquatico.

E quando questa sperimentazione vuole allargare i confini del campo in cui avviene, si ha il passaggio graduale alle forme di vita terrestre. Dalle branchie si passa ai polmoni per poter respirare l'aria. Sorgono così i primi rettili, poi i mammiferi in tutte le varietà che la biosfera possa offrire. I vegetali che compaiono sulla terra sono già molto più evoluti di quelli acquatici: posseggono delle radici, un fusto, delle foglie; insomma la loro individualità si fa più precisa e anche la loro indipendenza dalle variabili ambientali è più ampia che non immersi nell'acqua del mare.

Si crea così una simbiosi tra animali e piante. Infatti gli animali vegetariani, assorbendo sostanze del regno vegetale, contribuiscono ad accelerare quello scambio di informazioni genetiche acquisite. Le piante assorbendo minerali, gli animali assorbendo dalle piante e gli animali tra di loro, fanno sì che l'evoluzione riceva una spinta acceleratrice per trovare sempre nuove forme viventi adatte ad accogliere con maggiore facilità questa sperimentazione.

 

Circa 200.000 anni fa compare sulla terra un essere nuovo, un mammifero che compendia nelle sue strutture biologiche tutto il cammino fino allora percorso dall'evoluzione. La sua scatola cranica è ancora piccola, ma il suo sistema nervoso periferico, gli permette di accumulare, durante l'arco di una vita, una grandissima massa di informazioni sensoriali. Il suo sistema nervoso centrale elabora ancora istintualmente le informazioni che provengono dalla realtà vissuta. La coscienza non esiste ancora. Vi è solo un certo numero di risposte riflesse, basate sull'esperienza, come qualsiasi altro simile.

Questo uomo primitivo, assai vicino all'animale come comportamento, ha un grande vantaggio: è onnivoro; così mangiando di animali e di piante, può sperimentare velocemente, assimilandole, altre forme viventi evolute. Il suo cervello viene nutrito così da milioni di informazioni supplementari, viene cioè preparato al funzionamento del primo atto di coscienza.

Questo fenomeno straordinario, cioè il funzionamento non automatico del pensiero, ma con un atto preciso della coscienza, avviene circa 35 mila anni fa. L'uomo che precedentemente apparteneva al regno animale, adesso fa un salto di qualità che lo pone ad un livello superiore.

La nascita della prima emozione cosciente in lui è il piccolo barlume che gli consente di vedere la realtà sotto un aspetto completamente differente. Non segue più passivamente le leggi della natura, ma cerca di comprenderle con la sua intelligenza autonoma che si va sviluppando. Prima pensa alle sue esigenze più materiali, a ripararsi dagli elementi atmosferici, a procurarsi il cibo per sé e per i suoi simili; poi comincia a sviluppare il senso comunitario, si ferma attorno ad un clan, e riproduce in esso, ma ad un livello comportamentale, la specializzazione delle strutture biologiche del suo corpo, che sono gli organi. Si assiste così alla formazione del gruppo dei "cacciatori", dei "pastori", e così via fino a giungere al capo-tribù che è analogo al cervello umano. Il capo-tribù è però circondato di un fascino particolare perché è in contatto diretto con le forze misteriose della natura: le conosce e le comanda.

Di qui deriva la sua autorità sacrale ed il potere del comando: egli è l'uomo più evoluto di quel gruppo umano; e ne dirige quindi l'evoluzione praticando le prime forme rudimentali di medicina, insegnando le arti, le scienze, ed i primi culti da rendere a quelle forze misteriose ed intelligenti che, invisibili, li circondano.

Momento di stupore prima e di terrore poi, era il momento della morte dell'essere umano. Nell'uomo primitivo infatti il senso del trascorrere del tempo, e quindi la legge di causa ed effetto era ancora embrionale. Ma dopo tanti secoli di scienza profana, questo iato dell'esistenza, è ancora un punto interrogativo insondato, il mistero buio della realtà individuale.

La scienza ermetica indica questo momento, come necessaria crisi di crescenza dell'anima umana. Nel postmortem l'anima entra in uno stato di latenza più o meno lungo, per poi riprendere, reincarnandosi, il lento cammino evolutivo verso la Luce.

E la morte, "principio di vita nova", si può anche vedere nell'ottica della "teoria delle strutture dissipative" dello scienziato I. Prigogine, premio Nobel per la chimica. Secondo questa teoria, confermata poi dai calcolatori elettronici, una struttura qualsiasi, ad esempio un essere vivente, evolve creando una sempre maggiore complessità nella sua struttura. Questa complessità è però potenzialmente una maggiore fragilità, soggetta a perturbazioni esterne ed interne al sistema.

Ebbene questa fragilità è voluta, in un certo senso, perché permette, quando è in atto una perturbazione, il ricambio della vecchia struttura in una nuova e più complessa, cioè più evoluta.

Questo meccanismo è valido tanto nell'infinitamente piccolo, nell'atomo, quanto nelle galassie del cosmo; fino all'uomo dove una malattia che perturba la sua salute, permette però di far acquisire al corpo l'immunità che in altro modo non avrebbe mai potuto acquistare. Caso limite per l'uomo è la morte, perturbazione assai grave, ma che permette all'anima, come sappiamo dalla scienza ermetica, di "fuggire verso un ordine superiore di esistenza" facendo tesoro dell'esperienza corporea, come tappa di passaggio nel cammino evolutivo verso l'Assoluto. I primi sacerdoti, scienziati della natura, scoprirono le leggi che presiedevano alla trasformazione dei corpi, cioè delle morti e delle rinascite. Ma rivestirono di miti meravigliosi quelle verità, cosicché le masse umane, legate alla paura di ignorare la propria sorte vera, non prevaricassero nel male e nel disordine. Di qui le prime escatologie con gli inferni e i paradisi come conseguenze di un dato comportamento su questa terra. Comunque le prime teocrazie presso tutti i popoli, non furono altro che il governo dei più evoluti sui popoli ancora primitivi nello sviluppo dell'anima. Di pari passo che le élites sacerdotali scoprivano ed applicavano le secrete leggi della Natura anche le religioni corrispondenti evolvevano passando da un iniziale animismo panico fino ad arrivare al monismo ermetico dell'antico Egitto.

 

Le concezioni intorno alla costituzione occulta dell'uomo variano con le religioni e le dottrine filosofiche dei popoli. La costituzione dell'uomo in corpo, anima e spirito, è riconosciuta dai cristiani, dai cabalisti, dagli gnostici, e dall'attuale occultismo occidentale. Le religioni dunque furono e sono potenti mezzi evolutivi per le masse umane, perché rappresentano lo sviluppo ulteriore della psiche umana. Attualmente solo il 6% dei neuroni cerebrali è utilizzato pienamente: il resto rappresenta quindi la ulteriore evoluzione possibile della Energia su questo mondo.

L'uomo che faceva parte di quell'élites sacerdotali aveva scoperto il segreto di questa ulteriore evoluzione di se stesso e ne ha tramandato simbolicamente le tecniche nei miti e nei riti delle religioni che su questo fondo comune costituiscono la "Tradizione".

Il linguaggio simbolico metallurgico usato dagli alchimisti, velava gli stessi concetti. L'uomo comune era il piombo, metallo imperfetto e corruttibile. L'evoluzione psico-fisica del miste doveva portarlo a poter trasformare il proprio piombo in oro purissimo e incorruttibile. L'Alchimia fu quindi la scienza della trasmutazione dell'anima umana, da un basso livello vibratorio corrispondente a quello dell'animalità, al più alto livello raggiungibile, cioè all'uomo-sole, che è l'uomo immortale, redento per sempre dalla ruggine dei metalli.

Tra gli ermetisti più importanti per la storia dell'evoluzione umana. Giuliano Kremmerz, fondatore della FR+TM+ MG+ di Myriam, ha realizzato un'opera di chiarificazione dei princìpi ermetico-alchemici, cioè delle tecniche di integrazione umana.

L'ermetismo kremmerziano considera l'uomo formato da 4 corpi costituiti sempre di "materia" ma di livelli via via più sottili e perfettamente compenetrati tra loro. Il più denso è il corpo fisico o saturniano (piombo), segue il corpo lunare o anima (argento), poi il corpo mercuriale o intelligenza (mercurio), e infine il corpo solare o Virtù Prima (oro). Attraverso la purificazione e le tecniche che la scuola ermetica indica, è possibile all'uomo che è contemporaneamente oggetto e soggetto, di evolvere fino alla completa reintegrazione.

Questa reintegrazione può essere compiuta in un numero lunghissimo di vite attraverso la reincarnazione, oppure si può accelerare in poche vite attraverso una condensazione di stadi intermedi.

Nel primo caso l'evoluzione naturale, cioè imposta dalla natura, segue un iter ben preciso. Durante la vita terrena l'uomo registra le sue esperienze, siano esse felici o dolorose, nella sua psiche, nel suo profondo sé. Quando muore la vita esce dal suo corpo fisico. Come un vestito vecchio la materia ritorna alla madre terra, ritorna sostanza inorganica. Una parte dell'anima più densa si dissolve, mentre le esperienze vengono assorbite dal corpo astrale. L'Energia Primaria si ritira ai piani astrali e mentali per un periodo di tempo.

I poteri dell'Energia Primaria rimangono limitati al corpo mentale che, terminato il proprio lavoro di assimilazione delle esperienze vissute, sente la necessità di reincarnarsi per proseguire l'evoluzione spirituale.

 

Le esperienze accumulate nei tre corpi si trasmutano in futuro in un nuovo ciclo, in un altro periodo di vita.

L'uomo all'atto della nascita perde la memoria ancestrale, anche se nella sua nuova esistenza terrena sarà naturalmente condizionato o legato dalle esperienze di vite passate.

L'Energia Primaria non perisce col perire dei corpi che la rivestono. Le esperienze accumulate porteranno l'Energia Primaria a rivestirsi degli abiti mentali e astrali adatti alle facoltà sviluppate e alla famiglia che la deve provvedere di un involucro fisico adeguato. La reincarnazione dunque è l'importante legge evolutiva degli esseri viventi.

Esistono azioni e pensieri che ci avvicinano maggiormente alla meta finale; ma, dato che l'uomo è dotato di libero arbitrio, può compiere anche delle azioni anti-evolutive, subendo però presto o tardi la fatale reazione negativa del contraccolpo.

Qui si vede come il destino di un uomo debba essere totalmente consumato, pagando debiti e crediti, non solo appartenenti a questa vita, ma di quella parte ben più vasta che è l'individuo storico. Questo lo storico che è l'anima umana che si reincarna, può essere appena nato, o essere anima vecchissima con lunga esperienza accumulata nei cicli reincarnativi.

Queste "anime antiche" sono quelle che si avvicinano di più alla via iniziatica, e che ne sentono maggiormente l'esigenza, avendo sperimentato prima di essa tutto quello che v'era da sperimentare.

 

Le anime antiche, quindi più mature, agiscono secondo una esperienza innata, secondo un buon senso che è il frutto di una gran quantità di lavoro effettuato nel passato; e nella esistenza attuale si trovano con una buona parte di esso già svolto. Sia il corpo fisico che l'attuale sua vita vengono considerati come strumenti per portare avanti il discorso iniziatico. Ma questo discorso ora deve essere ripreso in maniera sempre più cosciente, cercando di modificare la propria anima, cioè di incidere in essa solo le informazioni utili alla propria evoluzione. Questa parola - evoluzione - nell'ermetismo kremmerziano ha un senso diverso da come lo interpreta Darwin. Per quest'ultimo infatti l'evoluzione è soltanto un fenomeno fisico-biologico legato alla sopravvivenza della specie sul pianeta terra. In ermetismo invece Evoluzione significa soprattutto "Evoluzione dell'Energia": evoluzione intelligente dell'energia che si manifesta attraverso le specie animali, e a livello superiore nell'intelligenza dell'uomo. La materia bruta, minerale, caotica, si muta in spirito o vibrazione spirituale passando per le forme viventi solo come una tappa intermedia. L'uomo stesso è un ponte di transito affinché l'Intelligenza Universale possa esplicarsi pienamente attraverso il cervello umano come organo recettore.

"Materia" e "Spirito" sono i due poli che l'Energia Unica mette a confronto sotto diverse proporzioni finalizzando la loro osmosi in un dinamismo tendente senza posa verso la Legge Unica.

Per poter progredire in questa Legge Unica, che è presente in tutte le cose esistenti compreso l'uomo, vi è l'ascenso ermetico. Questo si può definire come un mezzo avente come fine la reintegrazione dell'uomo nella Legge Unica Universale. Quindi sottrazione progressiva al ciclo evolutivo naturale delle esistenze: come in una spirale che nel suo percorso man mano si avvicina al centro della circonferenza nel punto, trovandovi l'oro, che è il simbolo di libertà e di incorruttibilità.

 

Le leggi del mondo fisico sono analoghe alle leggi morali: ambedue queste sfere collaborano all'evoluzione universale nell'ambito che è loro proprio. Sciocco l'uomo che non voglia seguire l'etica della natura, sarà abbandonato al cieco destino, sbattuto come dai flutti di un mare in tempesta.

Ci si evolve solo attraverso la Legge binaria che è in tutte le cose: luce e buio, uomo e donna, spirito e materia, bene e male, ecc. Questa legge non cesserà mai di esistere, però l'uomo accorto sceglierà di porsi nel bene, in ciò che lo farà evolvere, e "bene" per lui assumerà proprio questo significato.

L'Uomo, all'inizio della sua evoluzione, ha voluto "conoscere", cioè ha mangiato dall'Albero della Scienza del Bene e del Male; ora se vuole evolvere la Causa Prima, deve cogliere anche i frutti dell'Albero della Vita. Ma sarà capace di tanto?

Egli deve purificarsi, fortificarsi. L'importante è capire alcuni principi: siamo pare di un Unico Tutto, tendiamo all'Unità; e poiché abbiamo la stessa origine, lo stesso "Padre", siamo fratelli in spirito, per cui se danneggiamo il nostro prossimo, in realtà danneggiamo noi stessi e ritardiamo la nostra evoluzione e quella dell'Umanità. Con questo non dobbiamo vivere nella contemplazione e nell'isolamento dalle tentazioni del mondo, sperando di evolverci più in fretta, ma dobbiamo vivere la nostra vita nella società, con il lavoro e le cose che abbiamo deciso di fare, cercando di agire con giustizia, con onestà e con equilibrio. Dobbiamo prendere coscienza della nostra imperfezione e lavorare attivamente per trasmutarla nella forza opposta. L'uomo ha in sé il male: l'egoismo, l'ambizione, la superbia, ecc. L'uomo debole è succube di queste imperfezioni e tende al solo benessere materiale.

La reputazione non è niente; solo vale la testimonianza della coscienza. A che serve passare per santo se non si ha la pace ermetica nel proprio cuore? Certo se si è uomo d'argilla, si resterà argilla. Se si ha posto il proprio ideale nel fango non si può pensare alla sublimazione ed alla trasmutazione da bestia a Spirito fisso. L'uomo volgare non diverrà mai sapiente, ma l'uomo medio ricordi:

 

1) l'Amore è la leva che risolve tutte le cose;

2) la Pazienza è la virtù dei forti;

3) l'Umiltà è la ricchezza dei saggi.

 

Bisogna però assumere e vivere queste disposizioni d'animo in senso non mistico, ma intensamente introspettivo, cioè attraverso la Luce dell'Ermete che è in noi, vera sorgente della Scienza Integralizzante nell'Assoluto.

Per un motivo d'ordine pratico il cervello umano è costruito solo per poter percepire la realtà manifesta nel quaternario. Ciò che esiste come evoluzione su di un ulteriore piano oltre l'Assoluto, non è neanche concepibile dal nostro pensiero.

Infatti non sappiamo quando e come il processo evolutivo si arresterà verso la sua meta finale, ma dall'osservazione che nuove stelle e galassie cosmiche nascono e muoiono continuamente, possiamo arguire che la creazione è un fenomeno continuo nel nostro Universo, cosicché in esso non vi sarà mai una fine totale, perché l'Evoluzione è essa stessa infinita.

La fondamentale unità dell'universo non è soltanto la caratteristica principale dell'esperienza iniziatica, ma anche una delle più importanti rivelazioni della fisica moderna. Essa diviene evidente al livello atomico e si manifesta tanto più chiaramente quanto più si penetra in profondità nella materia, fino al mondo delle particelle sub atomiche.

I costituenti della materia ed i fenomeni fondamentali ai quali essi prendono parte sono tutti in rapporto reciproco, interconnessi ed interdipendenti, non possono essere compresi come entità isolate, ma solo come parti integrate del tutto.

Dalla stessa fisica apprendiamo che tali elementi possono essere trasformati in altri elementi, possono essere creati dall'energia e possono scomparire in energia.

Quindi uno è l'universo, una la materia che lo compone. Anche la vita, questo mistero ancora insondato, comincia a rivelarsi come una oscura energia di sensibilità imprigionate nella formula materiale: e quando la ignoranza separatrice, che ci fa sentire la profondità di un abisso tra la vita e la materia, sarà guarita, sarà difficile continuare a supporre che l'energia, la vita e la materia non si rivelino come un'unica energia, esprimentesi attraverso tre diverse forme o stati.

 

L'energia che crea il mondo non può essere altro che una volontà come è volontà la coscienza che si applica ad un'opera e ad un risultato. Cosa potrebbero essere quest'opera e questo risultato, se non l'evoluzione di un principio cosciente, racchiuso in una forma che cerca di realizzare un suo progetto nell'universo? L'intero universo appare così come una rete dinamica di configurazioni di energia. Basta con l'immobilità, la solidità, gli oggetti isolati, tutto è movimento e vita, ogni cosa si trasforma, ogni oggetto è parte del tutto.

Così in ogni creazione noi siamo portati a riconoscere una sintesi di tre elementi essenziali: materia, energia e vita.

Questi tre elementi allacciati in un'incessante danza cosmica creano il meraviglioso spettacolo-forma della natura. Questo spettacolo-forma non è altro che il risultato di tanti altri principi, tutti discesi nella materia per creare l'universo fisico ed ogni particella di ciò che chiamiamo materia li contiene implicitamente tutti. Dato che la materia è l'ultimo termine della discesa, sarà anche il primo verso l'ascesa. Poiché i poteri di questi piani, stadi e gradi sono tutti involuti nell'esistenza materiale, sono anche capaci di evolvere fuori di questa esistenza. L'evoluzione è prodotta dalla pressione incessante che i piani situati al di sopra della materia esercitano sul piano materiale, sforzandolo a liberare dalla sua stretta i loro principi ed i loro poteri che, senza questa pressione, avrebbero continuato a dormire racchiusi nella rigidità della forma materiale.

Infatti, se il corpo e la vita si limitassero alla possibilità del corpo grossolano - ed è tutto ciò che ammettono i nostri sensi fisici - questa evoluzione sarebbe fortemente limitata e l'essere umano non potrebbe sperare a nessuna realizzazione essenziale più grande di quella che ha già ottenuto.

Questa realtà, che i nostri sensi fisici negano, è stata anche evidenziata dalla fisica moderna con l'introduzione del concetto degli "Universi paralleli", il quale presuppone l'esistenza di mondi formati da elementi di cui ignoriamo la natura, che pur tuttavia eserciterebbero un'influenza considerevole sul nostro universo e sul nosto comportamento umano. È possibile che la maggior parte dei fenomeni psichici e gli stessi livelli spirituali della coscienza siano originati da questa appartenenza contemporanea a numerosi universi? Se però questo è il punto d'arrivo della fisica sperimentale, non sorprende la straordinaria somiglianza con la tesi del Kremmerz, quando afferma che l'essere è costituito da quattro corpi o stati, di cui, egli dice, generalmente l'uomo vive la sola modalità saturnina, cioè trae coscienza dal solo corpo grave? Non potrebbero le altre modalità dell'essere corrispondere alla presa di coscienza nell'unità dell'uomo, di universi paralleli ignorati dalle sensazioni troppo grossolane del suo corpo? Il corpo, però, per nostra fortuna, non rappresenta la totalità del nostro essere fisico; questa densità non corrisponde a tutta la nostra sostanza. Dietro a questa espressione fisica, di cui tutti noi abbiamo piena coscienza, esiste un mondo di stati affettivi, di rappresentazioni, di tendenze che dirigono potentemente le nostre attrazioni o le nostre repulsioni ed in definitiva giocano un ruolo immenso nella nostra vita. Il loro insieme costituisce il mondo dell'incosciente. La nostra condotta di veglia è retta prevalentemente da queste entità inconsce che sono la somma di tendenze istintive accumulate per vibrazioni nelle cellule, nel corso di millenni. Così assume un significato preciso il termine di "uomo storico" di Kremmerz, per riferirsi all'incosciente di ognuno, il quale è la somma delle esperienze ancestrali di ogni essere che viene al mondo e manifesta un'intelligenza che è in rapporto alla densità della materia di cui è costituito il suo involucro di carne; talché nel nostro incosciente vi è un elemento irrazionale che presiede alle varie funzioni vitali ed un'anima vecchia che con esso si è identificata, divenendone prigioniera. Fintanto che l'uomo ignora i processi che si svolgono in questo nucleo vitale che gli viene dalle umanazioni anteriori, ha ben poco potere per guidare e contenere tali meccanismi. Ma quando diventa cosciente dei processi che sono in attività nel suo organismo ed apprende a guidarli ed a signoreggiarli, allora, egli può provocare e favorire la sua evoluzione. Egli diventerà così libero di scegliere le influenze psichiche che giungono nella sua sfera, diventerà padrone e maestro di se stesso. Quando in quell'abisso tu potrai guardare, aggiunge il Kremmerz, tutto conoscerai: ciò che fosti e fu, ciò che sei ed è, ciò che sarai e sarà e distruggerai la tua personalità umana che è un fuoco che si alimenta di oscurità e di ignoranza, cioè di non sapere. L'uomo cosciente inibisce, tramite la sua educazione ed il suo ambiente sociale, qualsiasi manifestazione di questa personalità storica, in quanto spesso la sua volontà è in contrasto con quella conscia. Squarciare il velo che separa questi due mondi è compiere un'opera fondamentale di purificazione, in cui la volontà dell'uomo nuovo, fondendosi con quella dell'antico, inizia il cammino verso la reintegrazione del suo essere. L'idea fondamentale è che l'uomo quale noi lo conosciamo, non è un essere compiuto, la natura lo sviluppa fino ad un certo punto, quindi lo abbandona a se stesso e lascia che egli continui a svilupparsi con i suoi sforzi e la sua iniziativa, oppure che viva e muoia così come è nato o che degeneri e perda la sua capacità di sviluppo. Spetta all'uomo dotato di libero arbitrio decidere del suo fine, a tal proposito "Non t'ho fatto né celeste, né terreno, né mortale, né immortale, affinché tu, arbitro e sovrano, artefice di te stesso ti formassi e ti plasmassi in quella forma che avresti preferita" soggiunge l'insigne Pico della Mirandola.

In questo contesto si può comprendere la funzione della morte, che non è la negazione della vita come comunemente è intesa, ma una fase necessaria all'evoluzione della vita stessa. Morte e vita, due facce della maschera, aspetti alternativi dell'essenza unica eternamente dinamizzata e potenzializzata. "È il sonno, dice il Kremmerz, che prepara una novella fase della ininterrotta esistenza eterna".

 

Per millenni la gente ha discusso se l'uomo sia immortale o se la morte fisica sia la fine di tutto. Qui si è trascurato a nostro avviso, di considerare un punto importante e cioè che l'immortalità ed i suoi opposti non sono fatti naturali, ma dipendono da noi. L'immortalità non significa mantenere lo "status quo" nei riguardi del corpo, né la mortalità significa l'annullamento di tutto ciò che ha fatto sì che il corpo esistesse. L'uomo è mortale finché cerca di aderire al presente stato corporeo, finché non si sforza di elevarsi al di sopra della sua condizione presente, cioè lo stato della sua presente ignoranza. La vita è universale ed è ovunque, l'uomo ne riceve una certa quantità al momento della sua nascita; questa quantità gli è fornita in prestito dalla natura, ed alla natura egli dovrà restituirla quando morirà. Ora soltanto colui che riuscirà a fissare nel suo essere interiore permanente una certa quantità di questa energia vitale, potrà conservarla anche dopo che la forma è morta. L'immortalità non è un dono della natura, deve essere conquistata.

Se l'uomo vuole evolvere deve partire dall'idea che senza sforzi l'evoluzione non è possibile. Quindi dovrà comprendere che lungo la via dello sviluppo deve divenire un essere differente; per far ciò un desiderio passeggero non è sufficiente. Occorre buttare una bomba; occorre suscitare uno scandalo; il senso comune deve essere abbattuto a colpi di lancia; solo allora il suo desiderio sarà adatto allo scopo. La strada per l'evoluzione che ci indica Kremmerz nella sua opera, non è quella del dilettantismo e richiede un impegno totale, lo scopo finale essendo quello di un cambiamento radicale. Ma come potrà verificarsi un simile cambiamento se tutte le nostre energie sono continuamente impegnate nel mondo esteriore? Possiamo sperare di essere in grado di spendere tutta la nostra potenza e di conservarla ad un tempo? Una risposta affermativa sarebbe irrazionale non meno che antiscientifica. Se si vuole che una potenza divenga forte, bisogna farla convergere esclusivamente verso una sola meta, perché soltanto attraverso la resistenza essa può accumularsi e diventar forte. Il primo segreto dell'opera di reintegrazione dell'essere viene descritto dal Kremmerz appunto in questa unificazione totale, quando dice: "Fissa bene lo scopo e non cambiarlo mai".

 

Il primo e più importante passo che deve fare l'uomo se desidera ottenere la vera conoscenza di se stesso sarà quello di sbarazzarsi del suo innato orgoglio da homo sapiens e con profonda umiltà rendersi conto di non possedere quelle qualità di cui si crede padrone. In genere supponiamo di essere coscienti di noi stessi, od in ogni caso di poter essere coscienti di noi stessi nell'istante in cui lo desideriamo: ma in realtà "la coscienza di sé" è uno stato che ci attribuiamo senza averne il minimo diritto. "La coscienza di sé" è uno stato nel quale l'uomo diviene oggettivo verso se stesso e la coscienza oggettiva è uno stato nel quale l'uomo entra in contatto con il mondo reale, dal quale ora i sensi, i sogni e gli stati soggettivi di coscienza, lo tengono lontano. Lo stesso Kremmerz chiarisce come la chiave maestra per l'educazione della propria personalità è racchiusa nella purificazione della coscienza dalle nebbie della convenzione umana. Strumento essenziale per la purificazione della propria coscienza sarà quello di crearsi una volontà libera dà qualsiasi influenza. Questa realizzazione, continua il Kremmerz, implica uno stato di integrità di coscienza spoglia da ogni servitù, da ogni influenza di ambiente, di superstizione e di passione. Quando, dunque, la volontà nella sua nuda essenza poggerà su se stessa, quando la nostra azione non sarà tratta né da sollecitazioni esterne, né da sollecitazioni interne, quando la mente avrà il pieno dominio sui sensi, quando cioè il dualismo non esisterà più, allora avremo conquistato la purezza necessaria e con essa la libera volontà.

Per acquistare la forza, prosegue il Kremmerz, occorre "volere senza desiderare, volere senza paura, volere senza pentimento". Occorre realizzare ogni istante come un inizio assoluto, sentire possibili tutte le possibilità, creare dicendo: divengo ciò che voglio, e certamente ciò si verificherà perché la forza più potente è la volontà dell'uomo che sa quello che vuole.

Questo è uno dei punti cardine che si prefigge di raggiungere l'ermetista; ma non si creda che ciò possa essere fatto di colpo, occorre in primo luogo spezzare la schiavitù imposta all'uomo dai convenzionalismi sociali.

 

Vi sono migliaia di persone le quali non hanno il coraggio morale di romperla con le abitudini ridicole e con le sciocche usanze che intimamente detestano, ma che tuttavia si adattano a seguire: sacrificando così la loro immortalità alla stupida dea "convenzione".

Bisogna scrollarsi dal torpore, occorre vincere quel timore che ci impedisce di compiere il primo passo, il primo gesto, il primo movimento. L'uomo abitudinario è un uomo morto. Soltanto con la conoscenza di sé e con la sua evoluzione l'uomo scoprirà la vita piena di sapore e di serietà, il mondo pieno di senso e di bellezza. Sono le idee fatte, lo stato morale in cui ci troviamo ad alterare la visione reale delle cose. Se a questa visione l'uomo contrappone una percezione sensitiva senza desideri e senza turbamenti, allora otterrà l'equilibrio ermetico, capace di donargli la visione reale delle cose.

L'integrazione dei poteri dell'uomo comincia a progredire man mano che progredisce in lui questo stato armonico ed equilibrato tra mente e corpo. Questo stato di lucido equilibrio ermetico è di origine divina e terrestre e l'ermete è là sorgente della scienza pura integralizzante ed infallibile, perché vede nel finito relativo e nell'infinito assoluto. Questa, che Kremmerz definisce la Scienza delle scienze, è contenuta in tutte le tradizioni iniziatiche di tutti i tempi. Le verità che questa scienza contiene, proprio come le cose viventi, non possono essere fissate: dove si interrompe la crescita rimane solo la forma morta. Possiamo conservare, come curiosità storiche, forme mummificate, non la vita. Le verità non possono essere trasportate nel tempo, devono essere continuamente riscoperte, se si vuole che conservino il loro significato essenziale, il loro valore di vita e di nutrimento spirituale.

Da ciò la necessità della scuola odierna kremmerziana di sperimentare le stesse verità in contesti sociali differenti. Se questo processo di sviluppo si ripete e viene sperimentato, ciò significa che esso diverrà il collegamento tra il passato ed il presente, ma anche che il passato sarà rivitalizzato nell'esperienza presente, trasformandosi nel germe creativo per il futuro.

 

Libero dalle convenzioni umane, purificata la coscienza dalle passioni e dai desideri, avendo suscitato in sé la capacità di volere senza impedimento alcuno, l'essere integrato nella sua realtà svilupperà in sé la capacità di amare: è l'angelo dell'amore puro, 'l'Anael, colui che trasformerà questo essere condizionato e relativo in un essere libero ed assoluto.

Il trasformatore di ogni essere è questo amore. Noi siamo trasformati da ciò che amiamo, trasformiamo ciò che abbiamo accolto amando. Siamo trasformati nell'atto di dare e contribuiamo alla trasformazione degli altri mediante ciò che siamo capaci di dare.

Dice il Kremmerz: "Chi dice di amare senza donare il suo io all'amante, non ama". "Amore senza sacrificio di se stesso o di parte di sé, è un non senso". Ardere di questo amore purissimo significa aver superato ed abbattuto per sempre la barriera dell'egoismo. La creatura si identifica allora nel suo creatore, che è luce eterna, cioè materia ad altissima vibrazione atomica.

Questo è il compito fra tutti i compiti, il sacrificio accettabile, la sola vera missione dell'uomo nel mondo e la giustificazione della sua esistenza: senza di essa non sarebbe che un insetto che, strisciando tra altri insetti nella superficie di una pozza d'acqua e fango è riuscito a darsi forma nella immensità terrificante dell'universo fisico.

Nell'uomo che si risveglia, nel ricercatore, dopo un generale riequilibrio fisico-animico-mentale che rispecchi l'armonia dell'Universo, deve operarsi la creazione di uno stato interiore nuovo. In altre parole, dopo aver purificato e coordinato le forze animiche ereditate dagli avi e dal proprio essere interiore (ammesso che si sia già formato un bagaglio per ripetute esperienze anteriori), deve nascere, per connubio con il Potenziale più alto della sua Materia purificata, un corpo sottile nuovo ed eterno. La conquista di questo stato, il Cristo del simbolismo religioso, che è prodotto di sintesi, porta tra l'altro ad un metodo di ragionamento e percezione dell'esistente sintetico, iniziatico che, in opposizione al metodo analitico profano, ne è il superamento ed indica l'inequivocabile direzione verso la Sintesi Intelligenza e nuove modalità di pensiero per l'Umanità futura. Il pensiero che crea.

 

Il metodo analitico infatti, porta ad una conoscenza della natura limitata e distorta proprio perché non considera lo Spirito, l'Intelligenza Fattore primo di ogni creazione. Di contro il metodo intuitivo-sintetico che è quello degli iniziati considera anzitutto l'Unità dell'Universo, intendendo con ciò sia la sua parte materiale sia quella spirituale. Esso si basa sull'analogia, affermando che il visibile è simbolo dell'invasione e ci conduce dalla limitata coscienza della vita sublunare alla coscienza cosmica.

Il complesso processo evolutivo che si attua a livello biologico e storico e vede una modificazione esponenziale della qualità di energia, attuandosi fra i due poli: Volontà Assoluta e Necessità, porterà all'Uomo creatore come EA. Cioè all'UOMO-Intelligenza libero creatore dell'Universo in cui compirà la sua esperienza.

 

Conclusione

L'evoluzione è un processo dinamico che conduce un sistema da uno stato ad un altro, generalmente più complesso, attraverso una trasformazione lenta o rapida delle parti componenti il sistema stesso. In generale, la struttura del sistema derivato, o risultato dell'evoluzione, non è la sola possibilità che il gioco delle variabili dinamiche avrebbe potuto attuare ma, tra le tante contenute in potenza nel sistema evolvente, è quella più efficiente in rapporto alla funzione che esso deve svolgere nell'ambiente ove si colloca. Accade anche che l'attuazione del nuovo complesso tiene conto delle possibilità di trasformazioni future, predisponendo per così dire delle "chances" al fine di assicurare quella continuità necessaria per:

 

- accumulare esperienza (coscienza storica del sistema);

- utilizzare l'esperienza (coscienza delle relazioni tra sistema e ambiente);

- finalizzare l'esperienza (coscienza del fine associato al sistema oppure il fine che prende coscienza nel sistema).

 

Pertanto appare evidente che l'evoluzione presupponga:

- un oggetto (sistema) in evoluzione;

- una finalizzazione del processo evolutivo;

- i mezzi per l'attuazione del processo;

- un agente o causa o forza o spinta che dia senso e consistenza ai primi tre presupposti (Causa Prima, Dio, Ente Creatore).

 

Su questo quarto presupposto si delinea nettamente la differenza tra scienza "ufficiale" e scienza "ermetica"; tale differenza è però solo apparente e svanisce, o almeno dovrebbe svanire, se ci si intende sul significato che l'Ermetismo attribuisce alle parole "Causa Prima", "Dio", "Ente Creatore". È pur vero però che simili argomenti, ci si passi il termine, non rientrano nel campo di investigazione della scienza ufficiale, pertanto ogni accostamento tra questa e l'Ermetismo apparirebbe arbitrario. Ma è proprio così? Vediamo.

 

Afferma Kremmerz:

"L'unica concezione del dio, scientificamente parlando, è questa: la legge che regge l'universo nell'equilibrio più perfetto".

E più oltre così chiarisce:

"L'universo è l'unità della sintesi del visibile e invisibile creato".

È il concetto del dio unico. In sintesi dio è vero perché l'unità universale è vera. Concepire l'unità dell'esistente è concepire il dio. Concepire la immutabilità della legge universale unica, intelligente e meccanica, è penetrare il mistero di Dio.

 

Pertanto occorre considerare che:

- l'Universo o Ente o Sintesi Una è, in rapporto alla sua creazione-nascita, l'esplicazione visibile della legge che l'ha determinato;

- questa legge è unica ed immutabile, inseparata e inseparabile in eterno dalla sua creatura, necessità inesorabile per la sua attuazione;

- qualsiasi trasformazione o evento o sintesi ennesima che si produca qui o lì nell'universo è ancora e sempre manifestazione della Legge Unitaria.

 

Conseguentemente materia, forza e intelligenza particolari vanno concepite come sintesi, realizzate nel finito, della Forza Unica cosmica. Così, come Kremmerz afferma, la cellula sta all'uomo come l'uomo sta all'universo.

Così ancora, per estensione del rapporto analogico, si può dire che l'intelligenza dell'atomo e della cellula, sintesi infinitesime, sta all'intelligenza dell'uomo o sintesi umana, come questa sta all'intelligenza universale, sintesi cosmica o Dio.

Ciò premesso, possiamo tentare di gettare uno sguardo sul processo evolutivo per vedere se ci è dato di penetrarne qualche aspetto. In particolare, ci interessa un punto del fenomeno evolutivo che discende dalla considerazione seguente: se ogni fase, diciamo così, stabile dell'evoluzione è il risultato di un mutamento degli equilibri precedenti, in una lunghissima alternanza di trasformazioni e stasi periodiche, è allora ragionevole pensare che anche la fase attuale dell'evoluzione biologica sia la premessa per quella successiva. Se consideriamo l'uomo come l'espressione di punta dell'evoluzione biologica allora siamo indotti a domandarci; cosa attende l'uomo al successivo passo evolutivo? Ecco, per rispondere a questo interrogativo conviene forse cercare di scoprire se esiste una direttrice, un orientamento o, almeno, un denominatore comune che caratterizzi inequivocabilmente lo sviluppo della linea evolutiva ed i suoi meccanismi fondamentali.

 

Se osserviamo la storia dell'universo e le leggi fisiche che presiedono alle sue trasformazioni, notiamo costantemente un processo di degrado dell'energia associata ai sistemi materiali, semplici o complessi che siano. Questa caratteristica è vera e generale per qualunque regione dell'universo, sulla terra, sul sole, come nelle galassie ai confini del visibile. Ma questo stesso degrado energetico è indispensabile per l'attuazione di molteplici interazioni dinamiche, così come è risultato necessario alla formazione dei primi meccanismi di metabolismo e quindi all'apparizione e sviluppo della vita. In sintesi osserviamo quanto segue: l'energia indifferenziata ed uniforme dei primordi si condensa in materia, prima semplice, poi più complessa. La materia si organizza, consuma e sviluppa energia; grazie alla sua diversificazione può interagire tra le sue forme diverse, determinando così nell'ambiente la disponibilità di livelli energetici variabili di intensità e utilizzabili quindi per la produzione di eventi estesi su un vastissimo ventaglio di possibilità. Sono così producibili i fenomeni su grande scala, ma anche quelli su piccolissima scala, come è il caso degli eventi vitali. Appare dunque la Vita biologica. Un avvenimento eccezionale, tanto più straordinario in quanto altamente improbabile. Ma dal momento in cui essa sboccia, l'universo intero sembra vivere e palpitare per la sua nuova creatura; le forze cosmiche convergono su di lei in un equilibrio delicato quanto armonioso. Effimera parte di un organismo immenso, la vita diventa tenace e, inesorabile conservatrice di se stessa, si afferma con forza, si sviluppa, si differenzia, si moltiplica, si espande per il pianeta, tutto penetrando e rivestendo un insignificante globo dell'universo di un manto pulsante, laborioso, paziente. I processi vitali inanellano biosistemi via via più sofisticati, più strutturati. Si delineano i primi progetti, originati dai precedenti abbozzi per sintesi di esperienza. Riflettiamo: esperienza è accumulo di informazioni ma anche e soprattutto capacità di elaborazione delle stesse. La quantità e varietà delle informazioni acquisite sono due fattori di importanza fondamentale perché il biosistema possa:

 

- regolare il proprio equilibrio con l'ambiente;

- "inventare" combinazioni nuove delle variabili determinate dalle modificazioni strutturali e dagli elementi acquisiti dall'esterno per tentare nuove possibilità, nuovi approcci, nuove relazioni. In definitiva per dar luogo a un nuovo modo di essere.

 

Assistiamo così alla Natura che gioca con se stessa, come se fosse alla ricerca di se stessa. Essa vaglia costantemente i risultati delle sue produzioni, seleziona, perfeziona. Ogni tentativo fallito è una esperienza consumata, ma certamente non perduta perché si trasferirà nella sua essenza agli altri organismi vitali, presumibilmente per processi di alimentazione e metabolizzazione. Ogni tentativo riuscito genera un'apertura su esperienze diverse, da riutilizzare nella riproposizione del gioco che diventa di volta in volta più fantasioso, perché più ricco. Assistiamo così alla selezione naturale ed alla crescita delle specie.

Dice Kremmerz: "In natura tutto è evoluzione e tutto procede a gradi". Ed ha ragione. I salti non sono ammessi. La produzione di qualcosa di nuovo richiede che qualcosa sia nuovo. Ma perché il nuovo sia utile è necessario che sia anche stabile, durevole. Pertanto arricchimento nell'ordine, non sconvolgimento. Ecco allora che il parametro "ordine" diventa una necessità, diventa equilibrio delle funzioni, diventa coscienza delle funzioni, diventa... psichismo. Finalmente! L'intelligenza, latente fino ad allora nell'oscurità dell'azione di forze apparentemente brute e irrazionali, viene alla luce, si rende manifesta, prende possesso della materia da cui era avvolta, apprende ed impone l'esercizio della sua signoria. Ecco, abbiamo trovato ciò che cercavamo: la direttrice dell'evoluzione, il suo orientamento, il suo asse portante è l'apparizione dell'intelligenza ed il suo strumento lo sviluppo delle specie. Queste intanto, per effetto dello stesso gioco e per continuità di azione della identica unica legge, si moltiplicano, estendendo il patrimonio di sapienza della Natura naturante. Lo spirito dell'universo si svolge, si cerca, si riconosce: appare l'uomo.

Comincia una nuova avventura: l'avventura della coscienza.

 

L'uomo, l'ultimo venuto, il seme di Eà, con in sé dunque tutte le esperienze dei regni minerale, vegetale, animale, egli stesso diretto, come ogni creatura, dall'unica forza tendente meccanicamente ed inesorabilmente al proprio fine, è il ricettacolo, la creatura, la materia in cui la forza vitale diventa intelligenza sempre più sottile, eterea, fino a diventare coscienza in cui si riflette l'universo intero, vero specchio di un'Arte incommensurabile. L'uomo, massima espressione dell'energia intelligente individualizzata, misura le cose, misura se stesso ed indirizza la propria evoluzione. Quale sarà la sua meta finale? Chi è veramente? Dove va?

Scrive Kremmerz: "L'uomo è il riflesso della vita universale". Allora, diciamo noi, ciò che è nell'universo è anche nell'uomo e pertanto è vero anche il contrario. Né basta, perché se questa legge di indissolubile connessione tra Macrocosmo e Microcosmo è vera, allora si può dire, per trasposizione analogica, che l'universo va dove va l'uomo, perché l'uomo va dove l'universo sta andando. Gioco di parole? No, gioco della coscienza, che ancora non conosce pienamente se stessa né la possibilità dell'intelligenza di cui è il frutto. Il problema vero è qui; è nella perfetta acquisizione della consapevolezza della funzione ultima dell'uomo, della sua esatta collocazione nell'universo, del contributo che egli può dare all'espansione dell'intelligenza nel cosmo. Da qui procede la necessità dell'evoluzione ulteriore. L'uomo non ha esaurito la sua spinta. Egli, come l'ermetismo afferma e insegna, può e deve ricreare se stesso in un nuovo essere. Più separato, dice Kremmerz, con potestà eonica, quindi immortale, compartecipe dei destini del suo creatore.

Uno degli ultimi continuatori della Scuola kremmerziana soleva ripetere:

"Il destino dell'uomo è partecipare coscientemente all'evoluzione dell'universo".

 

Strane parole. Attestavano forse soltanto un'aspirazione? Una illusione? Oppure erano davvero l'espressione di una certezza profonda e consapevole? Non sappiamo. Certo sintetizzavano una sfida, la sfida dell'uomo verso l'uomo, il finito che si volge verso l'infinito, sfidando i propri limiti per trascenderli in un attimo di luciferina ribellione. È possibile tanto ardimento? È tutto ciò veramente alla portata dell'umana potestà? Ancora una volta, non lo sappiamo. Ma vale la pena tentare.