L'analisi che si presenta, realizzazione del  Carissimo F... della Famiglia Romana, Francesco P. è una lettura, con finalità di istruzione, degli Antichi Doveri. A lui i nostri ringraziamenti per l'autorizzazione alla diffusione via Web.

Lo scritto costituisce un opera della maestria del Fratello. Il suo contenuto non esplicita di necessità il punto di vista della Loggia o del G.O.I. Ogni diritto gli è riconosciuto.

© Francesco P.

 

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Gli Antichi Doveri

Identificare negli Antichi Doveri una delle Carte Fondamentali che regolano la Massoneria e la premessa sostanziale per poterne parlare. Essi altro non sono che un insieme di documenti collazionati nel tempo e inseriti nel Compendio dei Regolamenti delle Logge messo a punto da alcuni Maestri nel famoso albergo del Melo nel 1717 e poi nelle costituzioni della Gran Loggia Madre d'Inghilterra nel 1723 dal F.llo ... James Anderson.

Ma se è vero - come sembra - che già il manoscritto Regius (1390) e il Cooke (1425), che strutturarono una parte degli Antichi Doveri, erano già in uso nelle Logge Muratorie nel 1500 e nel 1600, cade la possibilità di sostenere, come è stato fatto, che la Massoneria alla quale apparteniamo sia nata nel 1717.

Questa data non e altro che una siglatura notarile, che denuncia un rinnovato impegno, da parte di alcune Logge londinesi, di mettere un po' d'ordine tra l'esprimersi del sentire massonico e di strutturare una nuova fase dell'antica Massoneria.

Gli Antichi Doveri, facenti parte della Tradizione Muratoria, furono inseriti da Anderson nelle Costituzioni del 1723 perché altro non si poteva fare, essendo il contenuto di essi uno dei cardini del pensiero e dell'operatività massonica.

Ma vediamo in cosa consistono.

Il fatto di essere Massone crea la condizione dell'ubbidienza alla Legge Morale: come potrebbe essere altrimenti, per un uomo che abbia scelto di percorrere la via dello Spirito?

L'impegno che si chiede - evidentemente - è quello di saper identificare questa Legge Morale e di professarne gli obblighi. Morale e ciò che riguarda l'agire umano considerato in rapporto all'idea del Bene e del Male: ma cosa, per noi Massoni, è il Bene e il suo contrario? Si potrebbe dire forse un po' superficialmente che il Bene è l'elevare i templi alla virtù e scavare profonde prigioni al vizio, al Male. Ma ne siamo sicuri? Il Bene ultimo, per noi è il conseguimento del Santo Uno - come direbbe forse un mistico - ovvero liberare il nostro spirito; ma noi preferiamo raccoglierci intorno alla concezione Unitaria della manifestazione; diremo dunque che il Male è - secondo la Legge Morale - l'intendimento e la Volontà di appartenere e di soggiacere alla visione della Molteplicità dell'Essere. La Legge Morale ci collega dunque con l'aspetto Trascendente della nostra esistenza.

Per derivato, gli Antichi Doveri ci ricordano che ognuno di noi è vincolato ad osservare le Leggi (ubi Societas ibi jus): la Pietà che siamo tenuti ad avere per chi le trasgredisca è concetto squisitamente massonico, poiché chi non riesce a capire che la prima regola di una società è vivere secondo le sue proprie leggi, formate (beninteso) dalla coscienza morale della popolazione, e oggetto della commiserazione di chi invece di operare vendetta è pronto ad offrire il suo aiuto per la sua redenzione, inevitabilmente promossa dall'elevazione del suo stato di coscienza.

Gli Antichi Doveri si occupano, come è naturale, della definizione del concetto di Loggia, e diamo per scontato che tutti siano in grado di identificare le varie interpretazioni possibili.

I rapporti tra i Maestri, Compagni e Apprendisti sono rigorosamente fissati dalle regole del Rispetto e dell'Obbedienza non dimenticando di alludere però all'Autorevolezza piuttosto che al concetto di autorità degli uni sugli altri. Questo potrebbe essere un grande spunto di riflessioni concernenti il proprio modo di essere Massone, e va precisato che nessun diploma conferisce lo stato reale di Massone; le regole per esserlo Realmente ciascuno le deve saper trovare all'interno della propria coscienza, con quell'opera di Rettificazione che è lo scopo del lavoro muratorio. Non sembra lecito, quindi, accettarsi per quello che si scopre di essere, ma occorre, anche ma non solo con il lavoro a specchio che ci compete di fare, impegnarsi a renderci migliori di quello che siamo, ricordando che solo attraverso buoni pensieri e buone parole si potranno mettere in atto buone opere.

Veniamo ora ai Comportamenti che gli Antichi Doveri indicano come vincolanti per chi voglia appartenere all'Istituzione Muratoria. La prudenza e la gravità suscitano la giusta ponderazione: ogni nostro atto, all'interno della Loggia durante le tornate rituali e informali, dovrebbe essere ispirato dall'equilibrio e dalla giustezza di ogni valutazione: ciò era richiesto nelle antiche carte operative e ciò si richiede a noi nei nostri incontri e durante lo svolgersi dei nostri Riti: un uomo che abbia fatto la scelta iniziatica non è - per definizione - un uomo comune; egli mira a superare se stesso nell'impegno verso l'abbattimento dei propri Vizi, il primo dei quali è rappresentato dal culto del proprio io. In realtà l'elevazione del proprio stato di coscienza (che non dimentichiamocelo, è lo scopo del nostro lavoro), non può che produrre benefici per tutti: la collettività, nella quale siamo immessi, potrà giovarsi del nostro esempio solo se avremo rinunciato innanzitutto a voler manifestare il culto della nostra personalità e se avremo elevato le ragioni degli altri alle nostre. Dunque, l'esercizio della tolleranza ci svelerà poco a poco quanto le nostre idee possano essere paragonabili e valide quanto quelle degli altri. L'osservanza dei principi fondanti il comportamento del Massone dentro e soprattutto fuori dai nostri templi ci inoltrerà inevitabilmente ad esprimere quella Rettitudine che sarà il prodotto derivato della Rettificazione di ciò che avremo rinvenuto nelle nostre terre interiori, seguendo il dettato ermetico di Basilio Valentino.

Questo breve excursus sul tema ci porterebbe lontano, nelle ulteriori considerazioni circa l'attualità di quelli che solo formalmente possono essere definiti appunto Antichi Doveri. Chi ci ha preceduto ha inteso fissare delle regole rivolte specificamente alle Corporazioni del nostro Mestiere: si dice che tali regole abbiano formato - fissandolo - il pensiero muratorio alcune centinaia di anni fa; ma se andiamo molto indietro nel tempo potremo accorgerci che già nell'antico Jus Civile Romanorum erano indicati dei principi che riflettono la formazione del Massone: Recte Vivere, cioè vivere secondo la rettitudine; non è questo dunque il fondamentale comportamento etico richiesto al Massone? Alterum Non Laedere, che noi traduciamo: non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te e a cui aggiungiamo il reciproco "fai agli altri ciò che vorresti fatto a te". Suum Cuique Tribuere: non è dunque riconoscere a ciascuno i propri diritti?

Potremo dunque dire che gli Antichi Doveri ricordano, nella loro esemplificazione contingente, principi ancora più antichi - e che sono poi attuali - connessi alla natura di una certa specie di uomini, alcuni dei quali, col tempo, finirono per chiamarsi "Massoni" ma che - grazie al cielo - sono sempre esistiti ed esisteranno sempre: dipenderà quindi anche da noi, con l'osservanza degli Antichi Doveri, passare il testimone della Rettitudine, che sarà gran parte di quello che noi Massoni definiamo il Bene dell'Umanità.

 

 

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