Cap. 1: Bala Kanda

 

Il primo libro, Bāla-kānda (“Libro dell’infanzia”), narra dell’infanzia di Rāma e di quando suo padre Daśaratha, re di Ayodhiyā, onorò gli dèi compiendo l’antico rito propiziatorio dell’aśvamedha, “sacrificio del cavallo”, al fine di assicurarsi una discendenza. Gli dèi, soddisfatti dell’offerta ricevuta, accettano la richiesta del vecchio re. Visnu si incarna nel grembo delle tre mogli di Daśaratha: la prima moglie dà alla luce Rāma, la seconda Bharata e la terza moglie due figli, Laksmana e Śatrughna. I figli del re Daśaratha, in quanto concepiti con l’aiuto di una divinità, sono tutti e quattro espressioni di Visnu, ma solo in Rāma il dio si compiace, e manifestandosi nel supremo atto dell’incarnazione, attua il proprio piano salvifico: sarà, infatti, Rāma a liberare il mondo dal terribile demone Rāvana, ristabilendo l’ordine e il dharma. Il libro narra minuziosamente tutte le imprese compiute dal giovane principe, tra queste spicca la gara dell’arco nella quale Rāma vince la mano della giovane principessa Sītā, figlia del re Janaka. Il libro si chiude con il matrimonio di Rāma con la bella Sītā e con il loro viaggio verso Ayodhyā, regno di Daśaratha e loro futura casa.

Cap. 2: Ayodhya Kanda

Il secondo libro, Ayodhyākānda (“Libro di Ayodhyā”), narra della successione al trono di Ayodhiyā. Il re Daśaratha, infatti, è ormai molto vecchio e stanco e intende affidare la cura del proprio regno al valoroso primogenito Rāma, ma la madre di Bharata ricorda al re, suo marito, l’antica promessa di due doni e chiede che vengano esauditi due suoi desideri. Il primo dono consiste nella richiesta di far salire al trono il figlio Bharata a scapito di Rāma, primogenito e legittimo pretendente al trono. La seconda e più grave richiesta è quella di mandare Rāma in esilio per almeno quattordici anni. Il re costretto dall’astuta moglie alla fedeltà della promessa fatta, accetta a malincuore e manda in esilio Rāma, preferendogli il fratello Bharata come successore al trono. Rāma si allontana quindi da Ayodhiyā, allietato nell’esilio dalla compagnia della devota moglie, Sītā, e dell’amato fratello, Laksmana. Alla morte di Daśaratha, Bharata richiama il fratello dall’esilio, supplicandolo di riprendere il governo del regno ma Rāma non accetta poiché intende restare fedele alla parola data al padre e alle leggi del dharma che non ammettono alcuna disobbedienza. Allora Bharata, deposti i calzari dell’illustre fratello ai piedi del trono in segno di auspicio, governerà come reggente nell’attesa del fausto ritorno di Rāma.

Cap. 3: Aranya Kanda

Il terzo libro, Aranyakānda (“Libro della selva”), racconta dell’esilio di Rāma, Sītā e Laksmana; giunti nella selva Dandaka, incontrano i terribili demoni rāksasa che con la loro presenza infestano la foresta e disturbano gli asceti. Rāma insieme al fratello Laksmana combatte molti demoni, ma la vicenda senza dubbio più importante per il susseguirsi di conseguenze è quella in cui i due fratelli lottano contro la demone Śūrpnakhā che, mutilata in battaglia da Laksmana, chiederà aiuto e vendetta al fratello Rāvana, potente demone e re dell’isola di Lankā. Rāvana, per riparare all’offesa fatta alla sorella, ricorrendo agli inganni e alla magia, rapisce Sītā e la nasconde a Lankā, suo inespugnabile regno. Rāma, afflitto dalla perdita della propria sposa, cerca aiuto e sostegno in Sugrīva, re delle scimmie e capo di un potente esercito.

Cap. 4: Kiskindha Kanda

Il quarto libro, Kiskindhākānda (“Libro della caverna della Kiskindhā”), narra della strategica alleanza di Rāma con Sugrīva, suggellata da un patto di aiuto reciproco: Rāma aiuterà Sugrīva a sconfiggere il terribile fratello Vālin, usurpatore del trono, e in cambio Sugrīva promette a Rāma di assisterlo nella disperata ricerca di Sītā. Hanūmat, valido consigliere di Sugrīva, riesce a rintracciare il luogo in cui è tenuta prigioniera la principessa.‎

Cap. 5: Sundara Kanda

Il quinto libro, Sundarakānda (“Libro bello”), racconta della missione di Hanūmat; costui, dopo varie peripezie, riesce a parlare con la principessa e dopo averla confortata, ritorna all’accampamento delle scimmie dove informa Rāma dei progressi raggiunti e del buon esito della spedizione

Cap. 6: Yuddha Kanda

Il sesto libro, Yuddhakānda, (“Libro della battaglia”) narra della guerra contro i demoni e della liberazione di Sītā. L’esercito delle scimmie tiene in scacco l’isola di Lankā, ma l’attacco finale viene rimandato per iniziativa del fratello di Rāvana che, temendo la potenza di Rāma, tenta una mediazione promettendo di restituire la principessa. La mediazione non va a buon fine e si giunge così alla battaglia conclusiva in cui Rāma, in un terribile duello, ucciderà Rāvana, ricongiungendosi finalmente all’amata Sītā. Ma la felicità, tra i due augusti sposi dura poco, infatti, Rāma ripudia la moglie perché teme che il lungo tempo trascorso da Sītā, seppure in cattività, con il demone Rāvana abbia compromesso la sua castità. L’unico modo per fugare i dubbi di Rāma sulla condotta di Sītā è la prova del fuoco. Sītā, casta e devota sposa, si sottopone per amore a tale prova e il dio Agni la proclama innocente e priva di macchia e la consegna alle cure del suo sposo, Rāma.‎

Cap. 7:Uttara Kanda

Il settimo libro, Uttarakānda (“Libro finale”) descrive le ulteriori prove a cui è sottoposta Sītā per dimostrare la sua purezza. Infatti, al ritorno ad Ayodhyā il popolo non condivide la scelta di Rāma di accettarla come consorte, la principessa è nuovamente costretta a difendersi da ingiuste accuse e a confermare ulteriormente la propria devozione all’amato marito. Sītā, dopo aver superato la prova del fuoco, è sottoposta ad un’altra ardua prova, ossia quella dell’esilio; ella è, infatti, costretta a separarsi da Rāma per mettere a tacere le illazioni e i dubbi di alcuni sudditi. Sītā allora trova rifugio nell’eremo di un rishi, Vālmīki per l’appunto, e lì dà alla luce due gemelli Kuśa e Lava. In seguito i due gemelli, ormai adulti, incontrano Rāma e gli recitano il Rāmāyana, espediente grazie al quale avviene l’agnizione e permette il lieto fine. Rāma riconosce i figli e si dichiara disposto a riprendere come sposa Sītā, a patto che ella sia disponibile ad un ulteriore giuramento sulla sua purezza. Sītā allora prega la dea Terra di accoglierla nel proprio grembo come ultima e definitiva prova della sua eroica castità e dalla sua innocenza. La dea Terra, apertasi, inghiotte la regina nelle sue viscere. A Rāma, prostrato dal dolore per la perdita dell’amata sposa, una voce celeste rivela che egli è un’incarnazione, ossia un avatāra, di Viṣṇu, mentre Sītā lo è di Laksmī. Il libro si conclude con l’ascesa al trono dei due gemelli, Kuśa e Lava, e con Rāma che, asceso al cielo, entra nella maestà e nella luce di Viṣṇu (vaisnavam tejah) con il proprio corpo (saśarīrah) e con i propri fratelli (sahānujah).

 

Indice

Bala Kanda Ayodhya Kanda Aranya Kanda Kiskindha Kanda

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