Prima di Cristoforo Colombo, prima ancora degli Inca, gli abitanti della regione di Nazca, a sud del Perù, tracciavano strane linee sul suolo della pampa.

In volo nella fantastica Pampa di Nazca: un grande popolo rivela i suoi segreti solo a chi è in grado di leggerli dall'alto. Le lunghe linee e le immense figure di misteriosi animali compongono quello che, probabilmente, è il più grande calendario astronomico del mondo.

 

© Erminio Papetti

 

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L’arido paesaggio peruviano che si estende lungo la costa del Pacifico, nella regione compresa tra Palpa e Nazca, a 400 chilometri a sud di Lima, conserva una delle più fantastiche testimonianze che le antiche culture andine ci abbiano lasciato. I grandi disegni di Nazca, opera di misteriose popolazioni preincaiche, dotate di una fantasia creativa semplice ma grandiosa, costituiscono uno dei più affascinanti enigmi dell'archeologia. Enormi linee tracciate sul terreno formano i contorni di un insieme estremamente vario di figure: 18 tipi di uccelli (il passero, il pappagallo, il colibri..) e una dozzina di altri animali (la scimmia, il ragno, la balena, il cane...) popolano la grande e sterile pianura, mentre alcune figure umane sembrano contemplare l'immenso scenario dai fianchi delle colline circostanti.
L'assolata Pampa è inoltre percorsa da figure e linee geometriche il cui significato appare ancor più misterioso. I disegni hanno dimensioni molto varie: sono rette lunghe dai 4 metri ai 10 chilometri, triangoli e trapezi con lati da 4 metri a 1 chilometro; una gigantesca scimmia supera gli 80 metri di altezza e un immenso uccello ha un'apertura alare di più di 140 metri. I contorni giallastri delle figure risaltano sullo sfondo grigio-marrone della pianura coperta da un sottile strato di ossido ferroso.
E proprio il contrasto tra il colore della superficie e quello dello strato immediatamente sottostante ciò che permette di distinguere i disegni.
Ma la cosa più sconcertante è che queste figure sono praticamente invisibili da terra e se ne può scorgere la forma solo da 300-400 metri di altezza.
Quale misterioso popolo-artista ha prodotto immagini così affascinanti?

Le Occulte Civiltà Preincaiche
Fino a data relativamente recente, quando ci si riferiva alle antiche culture del Perù, si pensava solamente al grande impero Inca conquistato da Pizzarro. Gli Incas però, al pari degli Aztechi in Mesoamerica, erano soltanto gli ultimi arrivati. Essi, dopo aver sottomesso le popolazioni più antiche, ne assorbirono in buona parte la cultura, già matura poiché passata attraverso varie fasi evolutive. Ma furono proprio gli Incas a cancellare la memoria di queste antiche popolazioni di cui pure erano così profondamente debitori: per affermare la loro origine divina essi omisero infatti dai loro documenti ogni tipo di riferimento alle civiltà che li avevano preceduti. Solo oggi, con le moderne tecniche di cui si serve l'archeologia, è possibile fare luce, in qualche misura, sul lontano passato del continente. La prova al carbonio 14 applicata a resti di tessuto e di piante coltivate ha dimostrato che le coste del Perù erano abitate da popolazioni dedite all'agricoltura già 3.000 anni a.C. Attorno al 1.200 inizia il cosiddetto Periodo I, con la Cultura Chavin nella cui ceramica viene ripetuto il tema del Dio-Gatto; nel Periodo II si incontra la Cultura di Paracas, caratterizzata dai suoi meravigliosi tessuti; nel Periodo III, compreso tra il 400 e il 1.000 d.C., si sviluppa un vero e proprio impero dominato dalla Cultura Mochica.
Contemporanea a questa è la Cultura di Ica-Nazca alla quale appartengono le famose linee. Nel Periodo IV, infine, i Chimù assorbirono la Cultura Mochica nel nord del Perù, mentre un altro gruppo di invasori, provenienti da Tiahuanaco sul lago Titicaca, conquistarono le popolazioni di
Ica-Nazca. Solo a metà ciel secolo XV gli Incas imposero la loro egemonia su tutto quello che è oggi il territorio peruviano.

La Configurazione Geografica
I disegni di Nazca risalgono dunque a un'epoca anteriore all'anno 1.000 d.C. e, se sono giunti intatti sino a noi, lo dobbiamo principalmente alle caratteristiche climatiche veramente particolari della regione.
La costa peruviana che si affaccia sul Pacifico è infatti una delle zone più aride del mondo, con piogge della durata media di mezz'ora circa ogni due o tre anni. Nessuna variazione climatica si è verificata lungo tutti i 3.000 chilometri di coste dal Cile all'Ecuador da quando il litorale è emerso dal mare durante i movimenti tellurici che hanno dato origine alla Cordigliera delle Ande.
Le rive sono formate da rocce calcaree costituite da frammenti di conchiglie che le onde dell'oceano hanno levigato nel corso di migliaia di anni. L'aridità del clima è conseguenza della fredda corrente di Humboldt, un vero e proprio mare nell'oceano che, originatosi nel sud del Cile, si snoda lungo tutte le coste dell'America Meridionale. Questa enorme massa d'acqua fredda che si insinua, per una larghezza di circa 160 chilometri, tra il continente e le acque calde equatoriali del Pacifico riduce l'evaporazione, impedendo la formazione di nuvole e di pioggia.

Un Calendario per i Sacerdoti-Tiranni
Le grandi figure di Nazca vennero avvistate per la prima volta dai piloti civili peruviani intorno al 1938. Un anno più tardi il Dott. Paul Kosok, dell'Università di Long-Island, N.Y., sorvolando la zona per effettuare studi sugli antichi sistemi di irrigazione, ebbe modo di osservarle attentamente e richiamò l'attenzione mondiale su quello che egli definì «il più grande libro di astronomia del mondo». Da allora molte, e tutte interessanti, sono state le teorie formulate da osservatori e studiosi per giustificare l'esistenza di queste linee. Due scienziati in particolare, il Maggiore Luis Mazzotti dell'Istituto Militare peruviano e la matematica tedesca Maria Reiche, hanno dedicato buona parte della loro vita a cercare di decifrarne il significato. Alla loro lunga indagine va aggiunto un breve ma interessante studio condotto dall'astroarcheologo G. Hawkins.
Mazzotti ritiene che tutta l'area costituisca una specie di grande mappa del cielo e che ogni figura rappresenti una costellazione le cui coordinate sarebbero determinate dalle linee rette. Da parte sua G. Hawkins, famoso per aver dimostrato la funzione astronomica dei celebri megaliti di Stonhenge, ha ipotizzato anche per i disegni di Nazca un significato analogo. Egli, dopo aver raccolto 186 dati che si riferiscono ai punti astronomici indicati dalle linee tracciate sul terreno, li ha codificati e sottoposti all'analisi di un calcolatore perché li comparasse con le coordinate di 47 stelle, tenendo conto della posizione che queste avevano nell'antichità. La prova diede però risultati deludenti: solo un esiguo numero di coincidenze poté essere dimostrato, troppo poche per avallare la sua tesi. Lo stesso Hawkins fece però un'altra interessante osservazione: notò infatti che esiste una stretta relazione tra le linee del terreno e i disegni ornamentali tracciati sulle ceramiche che abbondano nella zona. La Pampa di Nazca è letteralmente ricoperta da cocci e frammenti di ceramica e spesso, nella zona, si incontrano antichissimi cimiteri preinca, dove mummie e tessuti si sono potuti conservare grazie alla estrema aridità del luogo.
Esiste certamente una analogia stilistica tra le figure gigantesche e quelle che ornano le ceramiche di Nazca considerate, per la varietà dei disegni e dei colori, tra le più notevoli del mondo. La Reiche, però, respinge con l'autorevolezza che le deriva da 30 anni di studi sul posto, la spiegazione, troppo semplicistica, secondo cui i disegni della pianura sarebbero solamente una riproduzione - estremamente ingrandita - di quelli che ornano vasi e anfore.
Neppure la teoria della «mappa astronomica» formulata dal Mazzotti, sembra convincere totalmente la studiosa tedesca. Alcune figure - lo ammette - potrebbero rappresentare costellazioni (il ragno, ad esempio, potrebbe essere una raffigurazione di Orione) ma l'insieme dei disegni e delle linee costituiscono, a suo parere, non una mappa del cielo ma una specie di immenso calendario astronomico attraverso cui era possibile registrare l'avvicendarsi delle stagioni e, soprattutto, predire le eclissi di Luna e di Sole. I sacerdoti-scienziati della cultura di Nazca avrebbero usato queste conoscenze astronomiche e le previsioni che da esse derivavano per sottomettere e dominare il resto della popolazione.
Le grandi figure del deserto hanno un'altra caratteristica, molto particolare, che sembrerebbe confermare l'ipotesi di antiche pratiche religiose: esse sono costituite da linee che non si intersecano mai; partendo da un punto qualsiasi si può seguire l'intero contorno ritrovandosi poi
al punto di partenza. Probabilmente gli abitanti di Nazca, percorrendo durante cerimonie rituali le varie linee e figure, pensavano di identificarsi con lo spirito dell'animale rappresentato.

Antica Perizia Tecnica
I 30 anni di studio appassionato e la particolare mentalità matematica di Maria Reiche l'hanno indubbiamente resa sensibile a molti aspetti, anche tecnici, che sarebbero sfuggiti ad altri osservatori. L'attenzione della studiosa si è concentrata soprattutto sulle numerose linee curve che contornano i disegni e che mostrano una sicurezza di tratto ancora più strabiliante della fantastica precisione delle linee rette.
La «matematica» Reiche ha misurato scrupolosamente i disegni composti da una successione di curve di diversa grandezza e ha scoperto che queste potrebbero essere state tracciate per mezzo di corde, attaccate per un estremo a una stecca di legno conficcata nel terreno e fatte poi ruotare come un gigantesco compasso. A una di queste stecche è stato possibile attribuire, con la prova del carbonio 14, un'età di circa 1.500 anni. Le curve, inoltre, hanno tutte un'unità di misura comune e tale unità appare «logica»: corrisponde infatti alla lunghezza del piede umano,
circa 26-27 centimetri. Le altre misure ricorrenti, 1,30 metri e 26 metri, sono multiple dell'unità di base. Gli antichi abitanti di Nazca rivelano quindi una notevole perizia e conoscenze tecniche perfettamente idonee a risolvere i loro problemi. D'altra parte anche l'estrema precisione e la complicatissima sequenza dei disegni dei loro tessuti lascia supporre una esatta comprensione di tutto un complesso di equazioni grafiche, espresse in ascisse e ordinate (l'ordito e la trama del tessuto), perfettamente adatte, una volta trasferite su scala più grande, a formare la struttura dei disegni sul terreno.
Solo la mentalità europea, viziata troppo spesso di eurocentrismo, sembra non voler riconoscere alle antiche culture sud americane l'ingegno necessario a risolvere i propri problemi tecnici. Tale mentalità continua perciò a definire «misterioso» ciò che è invece, più semplicemente, frutto di una civiltà già matura. Questo punto di vista, viziato in partenza, può precludere la comprensione, oltre che dei disegni di Nazca, di tutta una serie di altre opere che presentano sorprendenti analogie: ad esempio le imponenti costruzioni, risalenti al primo millennio a.C.. della valle del Mississippi, o il «Grande Serpente» di pietra. lungo 200 metri, scoperto nello stato dell'Ohio (che, al pari delle figure di Nazca, può essere visto solo dal cielo), o ancora il grande «Albero della Vita» intagliato nella roccia della baia di Paracas. in Perù. Manifestazioni così simili in culture diverse e senza rapporti tra loro hanno messo in difficoltà gli studiosi che vogliono per forza trovare un nesso unificatore.
D'altra parte la presunta «mancanza di intelligenza» delle popolazioni indigene ha spesso fornito agli Europei il pretesto per dominarle e distruggerle.
Un esempio di questa arbitraria e ingiustificata sottovalutazione è rappresentato dalla pretesa di attribuire il genio dei Maya e degli Olmechi a supposte incursioni transatlantiche di Fenici o Egiziani e, per quanto riguarda le linee di Nazca. c'è stato addirittura chi ha parlato di un'invasione di extraterrestri.
Maria Reiche, mentre rigetta sdegnosamente l'assurda teoria dei visitatori spaziali, richiama invece l'attenzione sui danni irreparabili che gli abitanti delle «civilissime» e «progredite» nazioni moderne rischiano di arrecare alle testimonianze della scienza e della sensibilità di popoli cosiddetti «primitivi».
Il facile accesso alla zona, consentito oggi dalla Carretera Panamericana, ha infatti riversato sulla piana di Nazca un numero incalcolabile di turisti. Questi spesso non si accontentano di ammirare i disegni da lontano o da osservatori fatti costruire appositamente, ma scorazzano liberamente per la pianura in automobile, e a causa loro, alcune delle linee sono ormai irreparabilmente rovinate.