La Croce simbolo dei Chrests

  

Molto tempo prima che la croce fosse adottata come simbolo del Cristianesimo, il suo santo segno era usato come riconoscimento fra gli Adepti e i Neofiti pagani. Quest'ultimi erano anzi chiamati Chrests - da Chrestos, l'uomo delle tribolazioni e del dolore.

 

Eliphas Levi dice:

Il segno della Croce usato dai cristiani, non può dirsi, in verità, che appartenga esclusivamente ad essi. Quello stesso segno é egualmente cabalistico e rappresenta le opposizioni e l'equilibrio quaternario degli elementi. Noi vediamo dal versetto occulto del Pater... che in origine vi erano due modi di fare il segno della croce, o, almeno, due formule nettamente distinte per caratterizzarlo: una riservata ai sacerdoti e agli iniziati; l'altra assegnata ai neofiti e profani.

Così, ad esempio l'iniziato portando la mano alla fronte diceva: A TE... poi soggiungeva: APPARTENGONO... e portando la mano al petto continuava: IL REGNO... poi alla spalla sinistra: LA GIUSTIZIA... e alla spalla destra: E LA MISERICORDIA. Dopo, riunendo le mani, completava: IN TUTTI I CICLI GENERATORI.

        

Segno di croce assolutamente e magnificamente cabalistico, che le profanazioni dello gnosticismo hanno fatto perdere completamente alla chiesa militante e ufficiale.

A questo segno di croce gli organizzatori cristiani hanno sostituito quello che dice: in nome del Padre del Figliuolo e dello Spirito Santo. Amen, spiegando che col portar la mano della fronte al petto si vuol significare che il Figliuolo di Dio è sceso dal cielo in terra, e col compiere il segno della croce, si vuol significare che su di essa Egli mori per redimerò il genere umano.

Così, anche il segno della croce, che é l'alto distintivo cristiano e che compendia nel suo sacro simbolo la Incarnazione, la Passione e la Morte del Redentore non é che lo stesso segno usato, parecchi millenni prima, dagli adepti del paganesimo.

 

Il «segno della vita» degli Egiziani (croce ansata) fu assunto come «segno del Dio Vivente» di cui parla l'Apocalisse (VII, 2) e costituì il distintivo assoluto dei cristiani, i quali vennero perciò chiamati da Tertulliano: religiosi crucis.

 

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Per i primi Gnostici, l'Universo intero, sia metafisico che materiale era contenuto nelle cifre del numero io della Decade Pitagorica, tanto che con queste cifre esso poteva essere espresso e descritto.

Questa Decade, che rappresenta l'Universo e la sua evoluzione dal seno del Silenzio e degli Abissi sconosciuti dell'«Anima del Mondo», si offerse agli studiosi sotto due aspetti.

Innanzi tutto essa si applicava al Macrocosmo; in un secondo tempo, dal Macrocosmo discendeva al Microcosmo, vale a dire fino all'uomo.

Vi era poi la «Scienza intima» puramente intellettuale e metafisica e la «Scienza superficiale» non meno puramente materiale da non potersi spiegare insieme all'altra con la Decade, che le conteneva ambedue.

In una parola tutte e due queste Scienze potevano essere studiate tanto col metodo deduttivo di Platone, quanto col metodo induttivo di Aristotele.

La prima aveva per punto di partenza una comprensione divina secondo la quale la pluralità procede dall'unità: la seconda si basava sulla percezione dei sensi, per la quale la Decade poteva essere considerata sia come l'unità che si moltiplica, sia come la materia che si differenzia.

Il suo studio era, in questo secondo caso, limitato alla superficie piana, alla croce o al sette che procede dal dieci, numero perfetto.

Questo doppio sistema fu da Pitagora apportato dalle Indie, insieme alla Decade.

 

Ora noi dobbiamo fare qualche cenno della lingua misteriosa degli antichissimi, uomini; e chiediamo al lettore un po' di maggiore attenzione.

Non si tratta, innanzi tutto, di una lingua fonetica ma di una lingua puramente simbolica. Ci esprimiamo con qualche esempio.

Sul piano superiore, il numero non è veramente un numero ma uno zero - un cerchio. Sul piano inferiore esso diviene uno - che è un numero dispari.

Ciascuna lettera degli antichi alfabeti aveva la sua significazione filosofica e la sua ragione d'essere.

É importante tener presente questa prerogativa.

 

Il numero UNO [I] significava, per gli Iniziati di Alessandria, un corpo diritto, un uomo vivente, poiché esso era il solo animale che godeva di tale privilegio.

Aggiungendo all'«I» una testa, esso si trasformava in un «P», simbolo della paternità e della potenza creatrice; mentre un «R» significava un «uomo che si muove» e che segue il suo cammino.

Di conseguenza Pater Deus non aveva alcun senso fallico o sessuale, né per il suono né per la forma delle sue lettere.

Se, invece, esaminiamo l'alfabeto ebraico, noi constatiamo che, mentre uno (o aleph) ha per simbolo un toro o un bue, dieci, il numero perfetto (ovvero l'«uno» della Cabala) é un Yud, e significa, come la prima lettera di Jéhovah, l'organo sessuale generatore.

(I numeri dispari erano considerati divini, i numeri pari terrestri o diabolici).

La Duade, presso i primi Pitagorici era lo stato imperfetto nel quale cade il primo essere manifestato, allorché si trova distaccato dalla Monade. Era questo il punto dal quale si biforcavano i due sentieri - il buono e il cattivo.

Tutto ciò che aveva due facce era da essi chiamato «binario». Soltanto l'uno costituiva il bene e l'armonia.

Il Ternario é il primo dei numeri dispari, come il triangolo è la prima figura geometrica. (In geometria, la linea retta non può rappresentare altro che dei segmenti ma mai una figura completa). Il triangolo, invece, é la prima figura perfetta.

Il 3, era quindi, il numero misterioso per eccellenza.

Il Quaternario é il primo solido e il simbolo dell'immortalità. Esso costituisce la piramide, perché la piramide poggia su una base quadrangolare e termina alla cima con una punta in modo da rappresentare la triade e il quaternario, o il 3 e il 4.

I pitagorici insegnavano i rapporti e le relazioni che esistono tra gli Dei e i numeri, con l'aiuto d'una scienza chiamata aritmomanzia. Essi dicevano: l'anima è un numero che si muove da se stesso e contiene il numero 4, mentre l'uomo spirituale e fisico é il numero 3, poiché per essi il ternario non solo rappresentava la superficie, ma anche il principio della formazione del corpo fisico.

Il numero Cinque era composto d'un binario e da un ternario e, di essi, il binario rappresentava il disordine in tutto ciò che aveva una forma perfetta. Essi dicevano: L'uomo perfetto é un quaternario e un ternario, vale a dire é costituito da quattro elementi materiali e da tre immateriali; questi tre elementi si trovano anche nel cinque, allorché rappresentano il microcosmo.

Il numero Sei é stato considerato negli Antichi Misteri come un emblema della natura fisica. Perchè il sei é la rappresentazione delle sei dimensioni di tutti i corpi, le sei direzioni che compongono la loro forma, vale a dire: le quattro direzioni che si estendono verso i quattro punti cardinali e le due direzioni in altezza e in spessore che corrispondono allo Zenit e al Nadir.

Dopo questi brevissimi cenni noi possiamo ritornare alla Croce essendo pervenuti al Sette.

La Croce nella sua forma di T (tau), così esaltata e venerata dagli Egizi, dai Greci e dai Giudei, si riallaccia misteriosamente alla Decade.

Il T (tau) é l'Alfa e l'Omega della Saggezza divina che si simbolizzava con la lettera iniziale e con la lettera finale di THOTH (Hermes).

 

Thoth era l'inventore dell'alfabeto egiziano e la lettera T chiudeva anche gli alfabeti dei Giudei e dei Samaritani, i quali chiamavano questa caratteristica: «termine» o «perfezione», «culmine» o «sicurezza».

Ora é interessante notare come i primi cristiani, o, almeno, alcuni dei loro organizzatori, probabilmente iniziati, avessero la cognizione precisa di questa dottrina pitagorica.

Nell'abbracciare la religione del Nazareno essi recavano nel loro spirito, ancora intatto, il simbolismo ermetico del T che esprimeva l'Alfa e l'Omega della Saggezza divina.

Di conseguenza la Croce da essi promulgata e venerata, nei primi secoli del Cristianesimo, non poteva non conservare, in prevalenza, il misticismo dell'Hermes egizio.

Questo punto capitale del nostro studio che, peraltro, conferma la esistenza della Croce nelle religioni pre-cristiane, é provato dall'archeologia, e precisamente dalla scoperta della Croce gemmata (una croce senza crocefisso, ornata di gemme) trovata nel cimitero di Ponziano in Roma, e dalle piccole croci che ornavano le tuniche dei primi cristiani, come, ad esempio, quella che portava il fossore Diogene, addetto al Cimitero di Domitilla.

 

Nel Cimitero di Domitilla, nell'ingresso, si nota un affresco raffigurante il giovane fossore Diogene ivi sepolto «Diogenes fossor in pace depositus».

Ora questo pio uomo cristiano, il cui ufficio era quello di scavare le fosse e le nicchie nelle catacombe, é vestito di una semplice tunica, molto simile a quella degli schiavi, sui lembi della quale spiccano due croci, mentre una terza si nota, con evidenza, sul suo braccio destro.

Trattandosi di un cristiano, ci sarebbe da aspettarsi che le tre croci sovrapposte o intessute sulla tunica quasi per distintivo, fossero niente altro che croci cristiane.

Invece, l'affresco del fossore Diogene mostra chiaramente che le croci della sua tunica non sono che svastike.

Che cosa provano questi inaspettati segni simbolici se non la conoscenza esatta (e la venerazione) della dottrina ermetica e pitagorica, da parte dei regolatori cristiani?

 

La Croce gemmata risale al principio del V secolo del Cristianesimo.

Essa é una delle primissime croci cristiane, se non assolutamente la prima.

La devota diligenza degli archeologi antichi e moderni non ha rinvenuta alcuna croce che si riferisca ai primi cinque secoli.

É questo un fatto veramente inaspettato, nella Storia della Cristianità.

Parecchi hanno discusso, anche dottamente, sulla X, sul monogramma di Gesù, o sulla forma decussata, o sulla forma di àncora e anche sulla forma di tridente rinvenute spesso nelle catacombe.

Ma, in realtà, malgrado tutti gli sforzi, nessuna Croce, vera e propria, è stata trovata nei monumenti cristiani che risalga ad epoca anteriore alla Croce gemmata, trovata nel Cimitero di Ponziano.

Il Cristianesimo, che s'impernia sul Mistero della Passione di Cristo, non ha avuta alcuna croce cristiana nei primi cinquecento anni di vita e di sviluppo!

É un fatto inaspettato e significativo che lascia quasi perplessi, malgrado le spiegazioni più o meno acute dell'archeologia di buona volontà.

La Croce gemmata, la più antica forse che si conosca, é però, come abbiamo detto, senza la figura del Cristo crocefisso.

I più antichi monumenti sui quali si vede Gesù Cristo attaccato alla Croce (se si eccettua quello che si conserva nel Museo kircheriano in Roma, dove la figura del Redentore é graffita per dileggio da un soldato pagano) sono un Crocefisso di legno sulla porta di S. Sabina e un avorio conservato al British Museum di Londra, che si fanno risalire alla fine del V secolo; nonché il Crocefisso offerto da Papa Gregorio il Grande alla Regina Teodolinda di Lombardia, che si conserva ancora oggi nella Chiesa di S. Giovanni a Monza.

 

A cominciare dalle Catacombe di S. Giulio, che risalgono al VII o all'VIII secolo, la Croce si trova, invece, in tutte le sue varie forme, con o senza Crocefisso, in quasi tutti i monumenti cristiani.

La Croce gemmata del Cimitero di Ponziano resta, quindi, la più antica o una delle più antiche costruite dai Cristiani.

Ora se noi dimostreremo che questa croce rappresenta il tratto d'unione tra il simbolismo pitagorico e il simbolismo cristiano, tra il culto di Toth e il culto del Nazareno, avremo anche provato che il segno di croce venerato, in epoche anteriori alla nostra era, non rappresenta un facile disegno geometrico e ornamentale, ma costituisce un simbolo altamente significativo e profondamente sacro, promosso e accettato dai filosofi dell'antichità.

 

Abbiamo detto che il Tau (che si simbolizzava con la lettera iniziale e finale di Thoth) significava per gli Gnostici l'Alfa e l'Omega della Saggezza divina.

Ebbene la Croce gemmata del Cimitero di Ponziano in Roma, esprime questo concetto pagano nella maniera più esplicita e netta. Sembra, anzi, che voglia volgarizzare il pensiero originario degli Egizi.

Essa reca sui due bracci trasversali due catenelle pendenti, a una delle quali é attaccata la lettera A, all'altra la lettera Ω

Non é questa una completa rivelazione?

Ciò che i Pitagorici conoscevano attraverso le iniziazioni segrete; ciò che faceva parte del loro sapere; ciò che costituiva il concetto essenziale simbolico del T, il costruttore della Croce del Cimitero di Ponziano ha reso manifesto con l'applicazione materiale delle due lettere significative: Alfa e Omega.

I teologi e gli archeologi moderni sono pienamente liberi di proclamare che l'Alfa e l'Omega abbiano una significazione tutta indipendente dal simbolismo pagano e che coincidano perfettamente col pensiero religioso cristiano, il quale vuole esprimere semplicemente che «Dio è il primo principio e l'ultimo fine dell'uomo». E, infatti, é verissimo che con questa precisa significazione le due lettere greche sono giunte e vengono usate tra noi.

Ma noi presentiamo, il loro silenzio se ad essi venga domandata spiegazione della strana identità di questo pensiero cristiano - che é posteriore - con la dottrina ermetica - che è anteriore.

Che il pensiero cristiano sia coerente e giusto, nessuno porrà in dubbio; ma non é possibile non ritenere, per tutto quello che abbiamo accennato, che esso costituisca la copia e la tradizione del pensiero filosofico degli antichi, precisamente come la Croce (nella sua significazione mistico-simbolica) é la copia e la riproduzione del T venerato dalla filosofia teologica degli antichi.

Filosofia che nei primi cinque secoli del Cristianesimo non appare ancora cancellata dalla coscienza dei neofiti, come proverebbe la mancanza inesplicabile del segno di Croce nei primi monumenti della Cristianità e la presenza di croci sacre egizie o ermetiche, come abbiamo visto. Sicché si è propensi a ritenere che i primi cinque secoli del Cristianesimo segnino un periodo di sospensione nella venerazione della Croce, la quale certamente viveva nei cuori dei fedeli ancora tutta impregnata del misticismo arcaico.

Fu soltanto dopo cinque secoli che la veneranda Croce del Golgota, santificata e sublimata dal Redentore, venne offerta al culto del mondo cristiano, mentre la dottrina del, paganesimo, già affievolita, veniva dimenticata.