Lia Faill - La Pietra del Destino -

© Prof. G. Di Nardo

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La rappresentazione materiale dell'Omphalos (ombellico o gnomone solare) consisteva generalmente in una pietra sacra, «ciò che spesso viene chiamato un Béthilo», e quest'ultima parola pare non sia altra cosa che l'ebraico Beth-El: «Casa di DIO», il nome stesso dato da Giacobbe al luogo dove il Signore gli si era manifestato in sogno, osservava René Guénon nel suo pregevole studio sul «Re del Mondo» (Edit. A. Fidi, Milano, 1927 - pagg. 68 e segg., traduzione di A. Reghini cfr. ivi note 141, 141 b, 143, 144).

«E Giacobbe si svegliò dal suo sonno e disse: Sicuramente il Signore è in questo luogo, ed IO non lo sapevo. Ed egli s'impaurì e disse: Come è terribile questo luogo! É la Casa di Dio e  la Porta dei Cieli. E Giacobbe si levò presto la mattina, e prese la pietra di cui aveva fatto il suo capezzale (per consacrarla). Ed egli dette a questo luogo il nome di Beth-El, ma il primo nome di questa città era LUZ (Genesi XXVIII, 16-19). - Leuca o Alba cioè la risplendente significa Luz! - annoteremo noi. Ed in quanto al significato di Beth-Lehem «casa del pane» la città ove nacque il Cristo (città che dalla Pietra di Bethel prese il nome) la relazione simbolica fra la pietra e il pane, che il Guénon dichiarava degna di attenzione, fu già da noi rivelata nello studio apparso su ACACIA (1. punt. Sett. 1947) intorno al culto antroposofico dell'IO nell'antico Egitto, illustrando il geroglifico dell'Arca-Sarcofago. (Cfr. in «Humana», La Pietra angolare del Tempio, Dic. 1947). Ma si stenterebbe a credere che una antica tradizione irlandese, (in contrasto con quella araba della Moschea di Omar in Gerusalemme) sia ancora in grado d'indicarci l'attuale destinazione di quel famoso Béthilo di Giacobbe il quale, trasportato a Scone, forse al tempo delle Crociate, si troverebbe... sotto il sedile del Trono d'incoronazione dei Sovrani d'Inghilterra nella Abbazia di Westminster; ben noto sotto il nome di Lia Faill o Pietra del Destino?! Tradizione esoterica, come ognuno può constatare, che ricollega l'investitura - essenzialmente rituale - di Numa Pompilio e dei Re di Israele all'odierno - almeno territorialmente - Sovrano d'Inghilterra! Londra stessa lega il suo destino ad un'altra reliquia, la Pietra di Cannon Street, probabilmente una pietra miliare o confinaria romana già sacra al Dio Termine (forse l'Omphalos dell'antico Capitolium).

 

Nel Tempio del Cielo a Pechino, sette pietre grezze o pietre-termini costituiscono le fortune della (ex) dinastia imperiale e nelle sacre zone del Messico si possono ancora riscontrare i Troni scolpiti nella solida roccia dei Sovrani Aztechi (Clodd, L'Uomo Primitivo, pag. 122). Ora, una ben nota teoria etnologica, ultimamente ripresa dal Blanc (1) vorrebbe queste coeve tradizioni generate per spontanea prassi nelle diverse plaghe del mondo anche presso popolazioni fra loro segregate: « ... la storia delle culture segue processi, e si compie con meccanismi sostanzialmente analoghi a processi e meccanismi evolutivi riconoscibili in biologia». «In altri termini; una subordinazione della storia alle leggi della natura!» La convergenza - ossia l'ordine indipendente di oggetti e di istituzioni uguali - è stata esaurientemente criticata dal Graebner, fin dal 1911 - nota Renato Boccassino in una valida confutazione della teoria dell'Etnolisi recentemente propugnata dal Blanc (2) - e l'indagine etnologica positiva ha dimostrato che molti elementi culturali uguali, che si credevano sorti indipendentemente in più culture, hanno avuto invece una sola origine in un popolo, o almeno in una cultura ben determinata, dalla quale poi si sono diffusi emigrando in altre contrade! «Noi siamo per questa ultima tesi che non solo conferma la prassi biblica del Genesi, ma ci dà ragione di questa diffusione del culto della Pietra fra popoli e continenti così diversi e lontani fra loro, per il fatto che l'epicentro va ricercato là ove tale culto assumeva un significato specifico d'ordine razionale - quale poteva essere appunto l'osservazione del corso solare a mezzo della pietra -gnomone (ACUS) - nei confronti di altre prassi puramente allegoriche o feticiste (e quindi, di riflesso,) tutt'ora in auge presso alcuni popoli regrediti della Nuova Guinea (Vedi: Seligmann, The Melanesians of British New Guiena, Univ. di Cambridge, per il superstite ritualismo dell'Ara-Tabù e dei Crommlek).

Ora, non vi è dubbio che il culto del Pilastro Cosmico quale «Acus-Gnomone e del Crommlek non sia di origine occidentale e più precisamente, Celto - Ligure (dalla radicale Gal «circolo di pietra» abbiamo Galles, Gallura (Sardegna), Galilea, Galli). Né vale il fatto della più o meno coevità di tale prassi presso le civiltà primitive giacché lo sviluppo civile non è un fattore costante progressivo, come ci dimostrano le stagnanti civiltà dell'oriente di fronte al rapido evolversi di quelle dell'occidente. Là, ove l'evoluzione fu più rapida nel succedersi di nuove esperienze va quindi ricercata la origine dell'incivilimento umano, per opera di una stirpe eletta, cioè d'ordine biopsichico superiore (e qui possiamo concordare col Blanc), quale è la Razza Bianca (Homo sapiens o mediterraneus). Né si può dedurre dalla priorità più o meno presunta, storica, l'antichità di tutta una prassi civile! É ben noto che al di là del VI sec. a. C. non si hanno né si possono ricostruire vere e proprie cronistorie. Inoltre sono facilmente distinguibili le civiltà autoctone da quelle acquisite, proprio per il fatto che, mentre le prime tendono potenzialmente ad aggiornarsi - sia pure con periodiche e violenti palingenesi - le seconde, o sono del tutto scomparse, o hanno subito stasi tuttora in atto, per non dire addirittura degenerazioni, come per i popoli indù. Per segregazione possono invece ottenersi fenomeni di civiltà che, importate da sopraggiunti (che hanno o assoggettati o cacciati gli autoctoni) dopo un breve ciclo, esaurite le loro limitate esperienze cadono o degenerano sia per l'estinzione del clan iniziale che per violente cause esterne. Subentra a loro il vuoto (come per gli Assiri, gli Egizi, gli Aztechi ecc.) oppure il loro posto viene occupato, dopo lunghi secoli, da popolazioni etnicamente diverse. La stirpe mediterranea occidentale non è quindi soltanto la più antica per esperienze sociali ma quella che, dopo aver civilizzato il mondo, ha saputo, per interscambi, levarsi ad un progresso tecnico che, anche per evidenti ragioni psicobiologiche, non è stato dato di raggiungere ad altre razze. Il possesso di un idioma parlato e graffito deve esser stato una delle ragioni prime; l'aver saputo di buon'ora rendersi conto dei fenomeni naturali e delle possibilità di sfruttamento delle risorse del suolo deve aver contribuito di poi alla sua decisiva affermazione, nei confronti delle popolazioni di altri continenti palesemente tutt'ora restii ad ogni progresso tecnico.

Anche il vantato primato filosofico dell'oriente non è che l'esaurirsi del pensiero in un giuoco dialettico o allegorico di possibilità che hanno per meta il nulla! (3).

Ce lo prova il Giappone, la cui vernice progressista non è che un recentissimo riflesso tecnico dei suoi più immediati rapporti col modernissimo continente americano, mentre da oltre 2500 anni la sua costituzione sociale, basata su fattori psicoetnici tradizionali, ci è pervenuta quasi inalterata.

Viceversa, fra le due palingenesi del mondo romano-cristiano (e siamo forse alla terza) è compresa tutta la prassi storica della civiltà contemporanea; (indipendentemente dall'uso che... delle moderne conquiste civili ne fanno gli uomini!). Quel complesso esoterismo etico-religioso a base razionalista-cosmologica che va sotto il nome di Culto della Pietra, esportato in tempi pre-preistorici da un continente primordiale, in parte scomparso, quale la Tirrenide, ci è ritornato or sono 2000 anni dall'Eurasia, ove s'era dapprima insediato, per tramite del giudaismo riformato, ad opera di uno di quei ritorni storici, ai quali l'Europa, tramite l'Italia, deve e dovrà forse ancora, il suo perpetuo divenire.

 

Come un giorno tutti gli Dei dell'Olimpo mediterraneo s'erano dati convegno sotto la sferica volta del Pantheon sincreticamente impersonati nel Giove Serapide quasi a riconoscere in Roma, asse del mondo, la loro culla originaria, così in Palestina, i seguaci o Apostoli della dottrina sociale di Gesù avevano intuita tutta la portata universale ed esoterica della Sua riforma religiosa, vagliando la quale s'erano resi conto che non si trattava già di risolvere una questione nazionale giudaica, ma di portare al centro della Ruota, cioè della vita politica e sociale del mondo allora conosciuto le norme di un nuovo diritto delle genti che venivano a completare per predestinazione (4) la missione universale - già in antecedenza assunta da Roma - nel dare la prima codificazione moderna del Giure ai popoli europei e mediterranei affacciantisi allora al vivere civile. Ciò che giustifica il diffondersi del Cristianesimo romano, da Roma. Ma non sarebbero bastate le predicazioni di Pietro e Paolo (personaggi questi, fino a prova contraria, storici) se la riforma non fosse già insita nei tempi!

 

Il ritualismo chiesastico iniziale che incapsulò la nuova dottria sociale del Cristo trasformandola in religione officiata fu basato notoriamente sui graduali riattamenti del preesistente simbolismo esoterico pagarlo e giudaico. Così potremo opinare per quella che fu la introduzione del ritualismo etrusco ne' primi culti naturistici dei Latini. Fu proprio questo ritualismo misteriosofico, importato con gli Etruschi in Italia dalla Lydia, che, inizialmente, gli Ebrei ebbero in comune con gli Hethei e i Caldei (Culto di Baal) giacché, come ci testimonia il Genesi, Abramo e la sua gente erano di origine hethea. Ma gli Hethei furono di origine tirreno-pelasga. Quindi la loro prassi religiosa era coeva a quella naturistica - tellurica dei Marsi paleolatini ed Osci (Vulcano, Adrano, Saturno). E dal culto di Ball (Ball-Libano), gli Ebrei non si allontanarono mai decisamente, malgrado la riforma mosaica, come ci provano i vari tentativi di restaurazione denunciatici dalla Bibbia (5) ed il perpetuarsi di esso nella misteriosofia della Pietra-alba (Baal o Laban). Cerchio chiuso, quindi, fra mediterranee diastole e sistole alle origini della civiltà, che rese fra l'altro assai perplesso il grande storico delle guerre giudaiche Giuseppe Flavio (giudeo abiurante egli stesso) nel constatare le analogie e spesso le identità del sacro ritualismo pontificale romano - e delle cerimonie tradizionali religiose in genere con quelle ebraiche sebbene le relazioni fra i due popoli non risalissero oltre l'epoca in cui regnava in Gerusalemme Giuda Maccabeo, essendo Consoli in Roma Valerio Messana e Fannio Strabone. (P. Davide Egizi: "Le origini della Storia", Firenze, 1931, pag. 25).

 

I deprecati idoli aniconici caldei di Chamos-Micha (anagramma di Chami) - Adramelech, Baal, Molok ecc. ai quali si rendevano orrendi sacrifici umani (6) sui Luoghi Alti (Bamoth) ebbero il loro corrispettivo nella Rocca Saturnia o Tarpeia in Roma, parafrasi dell'Arx del grande vulcano spento sul Monte Albano (7) dedicata al Dio del Fuoco infero (Vulcano - Summano). Basterebbe por mente al rito del giuramento feciale per i patti di alleanza stipulati da Roma; durante il quale il Padre Patrato, reggendo l'Asta Pura, doveva ferire il Porco (TROIA) con la pietra silice, o pietro silice (Silex), presso l'Ara del Fuoco (in origine, il Volcanale) votandolo alle deità infernali: La stessa sacra pietra silice ch'egli reggeva in mano nel giurare per Giove Lapide (di silice erano altresì le asce litiche dell'antichissimo collegio sacerdotale di Bel-Iona per mattare il sacro toro).

Ne troveremo l'addentellato nel patto di alleanza fra YHWH ed il suo popolo tramite la rituale circoncisione dei neonati, da operarsi mediante una scheggia di silice (o di vetro siliceo) come tutt'ora viene praticata. In questo simbolico «taglio del Capo - fallico» (Kà-phallos) - e per parafrasi del Capo-Cavallo (ebraico: Cavallo = SUS) - mediante la Pietra Silice (o pietra focaia) sta tutto il significato del dramma primordiale che denuncia la stessa origine del plutonico Dio del Sinai e di Silo (Gerem. Capi VII, 12 e XXVI, 9) col Sat-An (cioè Saturno-Sileno) tirreno, prima che successive speculazioni teistiche apotropai che li convertissero in solari divinità benefiche.

 

Dai paleolatini, il Vulcano attivo, come dicemmo, venne immaginato quale Dio della distruzione (Seth o Sethland-Gorgone o Tifone) che, alla fine placato e spento (inaridito) divenne simbolo di morte... (Teschio pietrificante del Gorgone o Sum-Mano; il principe dei morti); identificandosi nel Saturno - Pietro (Sileno) - quintessenziato nella pietra focaia o silice - che serviva ad accendere il sacro fuoco sugli altari, ed esotericamente nella legge della pietra (Isosi-lex) adombrata in Iside.

Sorse allora la speculazione mitica del Saturno vinto da Giove, precipitato dal cielo e confitto nel Tartaro, le altre versioni di Urano, dello zoppo Vulcano ecc. Ma il fuoco che cova nella pietra si convertirà di poi in Silvano o Vir-Eios cioè nel potere saturante del sotterraneo fuoco (miti di Pan-Sileno-Bacco) - che ricoperse di selve e di viti il morto teschio meduseo (rinato come Sileno) - quale causa della più rigogliosa ripresa della vita là, nella biblica terra primordiale ove aveva regnato per millenni la desolazione e la morte.

Naturisticamente, questa prassi mitica del Saturno-Satan adombra la scientifica e razionale realtà - esotericamente riconosciuta dagli iniziati - della origine solare dell'igneo protonucleo terrestre, del suo potere saturante, e della sua graduale estinzione per condensazione. Motivo per il quale s'identificò nel Saturno (Piombo) la baricentrica-pietra eliopropria destinata alla morte finale per inaridimento e disintegrazione (cioè il Saturno precipitato nel Tartaro, la Pietra Filosofale degli Alchimisti!). Le tradizioni romane dell'October Equus (Vedi, in: Festo, per il rituale taglio della «Testa del Cavallo»), e, dei pesciolini (Maenia), simboleggianti il Verbo-Carne, da gettarsi vivi sull'ardente Ara di Vulcano in corrispettivo dei primordiali sacrifici umani (Vedi in: Festo; Piscatori Ludi) nonché i simboli monetari del Capo-Cavallo, della Troia alba o albana, e della Ruota, che si riscontrano nei più arcaici numi latini, ci consentono quindi di riportarci alla palingenesi biblica di Silo, ossia del grande vulcano albano, e alle distruzioni da esso operate dopo la preistorica formidabile eruzione che, scapitozzandone il cono centrale (Kà-phallos) aperse i tre grandi crateri secondari (le cerbéree gole) di poi, laghi di Albano, Ariccia, Nemi, (Ecate Triforme) seppellendo sotto funeree coltri di fuoco e di materiali eruttivi la grande pianura della Marsa tirrena (Idumea Cananea) ed in parte sprofondandola sotto le onde marine per la coeva azione degli altri tremendi vulcani già costeggianti il Tirreno, da quelli Sabazi al Vulture!

 

L'altro appellativo dato a Saturno dai Traci, oriundi Marsa-Tirreni quale Dio Sabazio ci dà ancora ragione di questa ultima etimologia, giacché Sab o Tzab (da cui Sabini) in caldaico equivale a Lupo. In etrusco Lupu significa Morto. E nella Lupa fu adombrata la pietra-matrice, la Materia (Hera) che captando il Verbo solare (Heros) l'ha precipitato nel Tartaro; cioè, la bramosa Lupa dantesca, la Pietra, che il Veltro ricaccerà nell'Inferno «là onde invidia (Aglauro) prima dipartilla» (Int. Canto I, 111).

Quali complessi significati in questa allegorica metafora della «bramosa Lupa»; dalla Gran Meretrice apocalittica (Apoc. Capo XVII) adombrante Roma - come Dante stesso interpretò nella profezia del D-X-V cioè del DUX che «anciderà la FUIA» (Purg. Canto XXXIII), confermando la missione del Veltro - al simbolo etrusco della Lupa romana che ne fu l'incentivo, per il significato latino di Lupa-Meretrice! Così, nel mito di Aglauro - che per invidia di sua sorella Erse amata da Mercurio, venne da questi mutata in sasso (Purg. Canto XIV, 139), come lo riporta Dante interpretando Ovidio (Metam. II, 708) - si asconde ancora la Pietra-Lupa in un più complesso simbolismo magico-cabalistico del quale daremo ragione in altra sede (8).

 

Ma per concludere, richiamandoci al punto di partenza della presente dissertazione, cioè alla Pietra del Destino o Lia Fail! (alla quale sarebbe collegata la sorte del Trono d'Inghilterra) nel suo nome s'adombra il vero significato esoterico biblico, giacché Lia, la cisposa, fu la prima e disprezzata moglie di Giacobbe, figlia primogenita di Laban. Questi la sostituì a Rachele, da Giacobbe amata, la prima notte di nozze. (Genesi, Capi XXIX e XXX). Dove si completa il senso esoterico, è nel fatto che Rachele, successivamente da Giacobbe sposata, non potendo, a differenza di Lia (che nel frattempo ne aveva avuti quattro: Ruben. Simeon, Levi e Giuda), avere ancora figli, fa possedere dal marito la propria serva Balam o Ba‑la (9).

 

Ritorniamo quindi alla classica etimologia cabalistica di Alba o Alban, in codesta presunta serva, che adombra il cratere-matrice albano (come riferimento al maschile Bethilo) mentre che Lia, non è che il termine ebraico invertito, di Cervo. LIA-AIL the significa anche il Forte (uno degli attributi di YHWH). Nel cristianesimo primitivo si vide nel Cervo una delle ipostasi del Cristo, giacché Cervo suona esotericamente come Kà-Er-Vox (La voce dello spirito della pietra) richiamandosi al platonico mito di ER (che significa: il pilastro dritto), mentre in greco il termine Cervo-Elaphos, scomposto ci dà EI-DIO; PHOS-LUCE; quindi: Luce di Dio!

Si dirà: Giuochi di parole, fantasie, aberrazione! Eppure, in queste scomposizioni omofoniche consisté tutto il segreto dalla Cabala figliata dalla scissione del P-Pi-Scis (o P''' o Ru-pescissa). Nel giorno in cui il Signore firmò il patto di alleanza con Abramo, predicendogli che, nella quarta generazione i suoi discendenti ritorneranno dalla Caldea in questa terra d'Idumea (leggi Tirrenia) abitata dagli Amorrel (leggi Roma-ei) «tramontato poi che fu il sole, si fece una caligine tenebrosa e apparve una fornace fumante, e una lampana ardente, che passava per mezzo agli animali divisi» (Genesi: Capo XV, 16, 17).

Come già avvertimmo in questa allegoria è compresa la chiave del sacro gergo o magica animalia lingue (su cui si basò fra l'altro la pseudo-zoolatria degli Egizi) che consisteva appunto nello scomporre i termini nominativi degli animali a mezzo delle Chiavi del PI-RO e del PI-SCIS (Pietra scissa) già da noi illustrata: PYRO: Il Fuoco puro (Verbo), la lampana ardente che, levandosi dalla Fornace (leggi: Cratere) passa e divide a mezzo gli animali! Oh... suprema incredibile follia, fra le umane aberrazioni: Preso alla lettera, di tale simbolismo ideografico, da millenni ne fecero le spese ...realisticamente (gli innocenti animali, sacrificati, sezionati e squartati, dal ...mite Agnello (Agne-Igna spirito del Fuoco o fuoco dello Spirito) al ...pio Bove (Tau-Ur il fuoco della Terra) a gloria dell'implacato e feroce démone tellurico cioè del Saturno-Molok, ed in corresponsione degli orrendi sacrifici umani.

Ce lo testimonia il mito del sacrificio di Abramo (Genesi) e dell'immolazione dell'Arie‑capra (KA-PYR) di tre anni, e un ariete (ARI-ES) di tre anni (il triconsonantismo dei termini ebraici) e una tortora ed una colomba» .

«Egli (Abramo) prese tutte queste cose (V-AC, KA-PYR, ARI-ES) le divise per mezzo, e le parti pose l'una di rimpetto alatra (cioè, ne scompose le terminologie): ma non divise i volatili» (perché la Colomba risponde etimologicamente al simbolo unitario dello spirito J-Une e la Tortora (latino turtur) richiama la caduta del fuoco cosmico (mito di Giove Elicio)! (Genesi: Capi XXII, 13; XV, 9, 10 e 17, 18).

Per qual motivo il Signore aveva richiesto questo sacrificio ad Abramo? Per dargli la prova che egli possederebbe la madre-terra ove alla quarta generazione le sue genti si stabiliranno cioè l'Idumea tirrena ove fu il primordiale altare (ARA del fuoco uranico (PIKO) che fecondò la materia (V-AC); ove la sacra lingua adamitica da Adamo costruita (Dante Parad. Canto XXVI) fu dapprima parlata! Profezia, inoltre, del trapianto del giudaesimo riformato o Cristianesimo universale nella terra tirrena che fu culla dell'umanità, dopo l'avvento del Verbo incarnato! (Genesi: Cap. XV, 5, 8).

Il serio studioso è invitato pertanto ad indagare e meditare sul significato gnostico-cristiano del simbolo del Cervo (p. e. Visione di S. Uberto qual «Luce di Dio»: œlafoz e sulle allegorie dantesche di Lia e Rachele nel Canto XXVII del Purgatorio (vv. 91, 108). «Ciò fìa suggel...»  con quel che segue!

 

 

 

 

 

 

1 - A. C. Blanc. - "Etnolisti; sui fenomeni di segregazione in biologia ed in etnologia" - Riv. di Antropologia - Vol. XXXIII - Roma 1940-42.

2 - Boccassino - "L'Etnolisli di A.C. Blanc ed i risultati moderni dell'etnologia in "Preistoria" Bollettino di Paletnologia Italiana - Anno VIII Vol. VIII Parte II 1946 pag. 23.

3 - Astrazione fatta dalla filosofia Yoga, che riteniamo più attinente alla antroposofia per i presunti fenomeni metapsichici che ne conseguono per i praticanti; sui quali la scienza non osa ancora pronunziarsi.

4 - Dante - "Il Convivio" - Tratt. IV-3.10 ne "le opere di Dante" - Testo Critico (Bemporad - Firenze 1921) pag. 253. Cfr. il trattato "De Monarchia".

5 - «IV dei Re» - Capi XVI-XVIII e seguenti.

6 - IV dei Re - Cap. XXVII e XXVII, 4, per il mosaico Serpente di Bronzo, divenuto oggetto d'idolatria (e fatto a pezzi da Ezechia). Cfr, Geremia - Capi XVIII, 5, 6; XXXII, 35.

7 - Vedi in «Umanesimo» di Roma, Luglio 1947, V. Il Mistero della Pietra e la «Virgo Cælestis» (dalla Monografia «Le origini della Lingua Sacra in Dante» Cfr. «Prassi italica del Culto di Vulcano» nel III fasc. della Rivista di Metapsichica. Ed. Bocca, Milano, Dicembre 1947

8 - Monografia: «Alchimia e Cabala», nella Rivista «La chimica» di Roma; Gennaio 1948.

9 - Vedi: Bahala in Giosué (Cap. XV, 9); nome di città che significa anche: Signora e Profetessa (I dei Paral. XIII, 6 I Sam. XXVIII, 7) o Pitonessa. BAL genericamente significa in caldaico il Dominatore ed anche il Marito! Ricordiamo inoltre l'esoterismo che si adombra nelle prozie di Balaam al Re Balac (= Cabal!) (Numeri Cap, XXII) del quale daremo spiegazione a suo tempo.