In Archivio sul termine "Oriente" un documento dello storico Luigi Sessa

L'ORIENTE

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É praticamente soltanto negli ambienti massonici del continente europeo ed in quello Sud-Americano, che si è diffuso il termine "Oriente", per indicare il luogo dove sorge un Tempio massonico. Nei paesi Anglosassoni l'uso non è conosciuto.
Analogamente, l'espressione "Grande Oriente" dovrebbe riferirsi al paese dove ha sede una determinata Gran Loggia. Invece, per ragioni poco chiare, in alcuni Paesi il termine "Grande Oriente" ha preso il posto di quello di "Grande Loggia". Tuttavia, nell'ambiente della Massoneria regolare odierna, l'usanza è diffusa soltanto nei Paesi Bassi ed in Italia.


Il Grande Oriente di Francia.


Il 24 maggio 1773, a Parigi fu costituita la Grande Loge Nationale, [virgola = nel] Grand Orient de France. In breve tempo, però, le parole "Grand Orient" apparivano stampate in caratteri sempre più grandi e già nel 1777 (come dimostrano vari documenti dell'epoca), le parole "Grande Loge Nationale" erano eliminate, forse per evitare confusione con la rivale e risuscitata Grande Loge de France.
Dopo il virtuale "blackout" a causa della Rivoluzione Francese, nel 1799 quest'ultima obbedienza si fuse con il Grand Orient de France, ma il 22 settembre 1804 si presentò un'altro rivale, quando il francese De Grasse Tilly, tornato a Parigi dalle Indie Occidentali e dalla Louisiana, costituì un Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico ed Accettato (da allora RSAA), seguito un mese dopo da una Grande Loge Générale Ecossaise du Suprême Conseil.
In quel momento il Grand Orient era ancora in fase di riassestamento, mentre il RSAA aveva la fama di essere una formidabile potenza internazionale. Di conseguenza, il 9 dicembre 1804 le due obbedienze firmarono un "Acte d'Union" o "Concordat", col quale il Grand Orient assorbì il RSAA, con la frase piuttosto enigmatica: "II Grande Oriente di Francia, regolarmente riunitosi nel punto geometrico noto al veri Massoni; desiderando farli [i massoni] partecipare non solo ai lavori delle Officine che fanno parte dell'organizzazione della quale esso [il G.O.] è il centro, ma anche [a quelli] di tutti i Templi del mondo, ha pensato conveniente di riunire in un unico organismo tutti i Lumi massonici e con ciò di abbracciare la generalità dei Riti". Più oltre si legge: "Il Grande Oriente di Francia possiede nel [proprio] Gran Capitolo, il Gran Consiglio del 32 ° Grado ed il Supremo Consiglio del 33 ° Grado". In pratica l'accordo prevedeva che il S.C. del RSAA avesse in gestione tutti i Gradi dal 19° al 33°, mentre il Grand Orient era responsabile dei Gradi dal 1 ° al 18°. Con ciò il Grand Orient aveva salvato il proprio Rito (Rito Francese o Rito Moderno) di 7 Gradi, culminanti in quello della Rosa Croce che era appunto equivalente al 18° del RSAA.
A causa di resistenze sia in seno al Grand Orient che al RSAA (il quale avrebbe preferito assorbire invece il Grand Orient) il Concordato fu annullato il 6 settembre 1805, ma non si sviluppò una guerra aperta perché, frattanto si era intromesso il neo-nominato Imperatore di Francia, Napoleone Bonaparte.
 

La Massoneria di Napoleone Bonaparte


Non ha importanza stabilire se Napoleone fu o non fu iniziato, regolarmente o irregolarmente, in Valence, a Bastia, a Tolone o al Cairo. Certo è che egli non era minimamente interessato al pensiero massonico, ma, mentre tutti i dittatori di questo mondo hanno sempre proibito la Massoneria, Napoleone fu un'eccezione. Come scrive Luzio, in termini crudamente azzeccati (1): "Chi aveva domato le fiere della rivoluzione, poteva ben accarezzare la Massoneria, ma solo per trascinarla, umile ancella, aggiogata al carro imperiale". Secondo Clavelz (2), Napoleone avrebbe detto: " ... protetta, la Massoneria non è da temere; autorizzata essa avrebbe troppo potere e potrebbe essere pericolosa. Tale come è, essa dipende da me; io non voglio dipendere da essa".
Mentre nell'anno 1800 il Grand Orient non contava che 74 Logge, alla fine del 1804, quando Napoleone aveva preso in mano la situazione, vi erano già 300 Officine e nel 1810 addirittura 1161 (3). Fu nominato Gran Maestro il fratello germano, Giuseppe Bonaparte, mentre il fedele Cambacérès diventò il capo effettivo, non solo del Grand Orient ma anche di tutti i Riti. Tutte le Officine si trasformarono in fedeli servi dell'idolo imperiale e all'estero, nei paesi conquistati, la Massoneria servì come un corpo di fidati cani da guardia. Per le autorità era piuttosto favorito il RSAA, il quale, con la sua struttura verticale era facile da guidare; bastava infatti controllarne la composizione del Supremo Consiglio.


Il Grande Oriente d'Italia del 1805


Dopo le rapide mosse militari del geniale comandante Corso, in tempi successivi, conquistata gran parte della penisola italiana (Piemonte, Liguria, Toscana e Stati Pontifici) questa fu semplicemente incorporata nel territorio metropolitano francese e di conseguenza, da quel momento le città di Torino, Genova e Firenze si trovavano in Francia, mentre Roma ebbe "l'onore" di essere nominata "seconda capitale dell'Impero". Le Logge che furono costituite in quelle zone, erano all'obbedienza del "Grand Orient de France".
Diversa era la situazione in Lombardia, che fu costituita prima in Repubblica Transpadana, poi nella più vasta compagine della Repubblica Cisalpina, in seguito trasformata in Repubblica Italiana ed infine, nel 1805, in Regno d'Italia. Naturalmente, il Re, di quel Regno vassallo, si chiamava Napoleone Bonaparte, mentre il suo figliastro, Eugenio de Beauharnais, ne diventava Viceré. Negli anni successivi il territorio fu ingrandito con il Veneto, le Marche e parte della costa dalmata.
Nei primi anni del secolo, lo sviluppo della Massoneria, vista con sospetto dalle autorità locali, era stato molto lento, ma nel 1805 la situazione cambiò drasticamente, quando i francesi De Grasse Tilly e Vidal arrivarono a Milano, accreditati dal Supremo Consiglio del RSAA francese, per sviluppare la Massoneria nel Regno vassallo.
Dalla Circolare e dal Decreto in data 20 giugno 1805 (4) apprendiamo che, su iniziativa del Fr. De Grasse Tilly, a Milano era stato costituito un "Supremo Consiglio di Sovrani Grandi Ispettori Generali del 33 ° Grado", consistente di 11 membri, incluso il "Gran Commendatore ad Vitam" (appunto lo stesso Fr. De Grasse Tilly). Nel Decreto leggiamo inoltre che questo nuovo Supremo Consiglio "crea e costituisce di sua sovrana autorità una Gran Loggia Generale in Italia, sotto la denominazione di G. O. al Rito Scozzese, Antico ed Accettato, riunendovi tutti i Riti conosciuti sui due emisferi" . Inoltre fu stabilito: il "G. O. d'Italia è immutabilmente fissato in Milano" (sic).
Dagli Statuti Generali dell'anno 1806 (5) apprendiamo che la Gran Loggia Generale Simbolica era composta di 27 Ufficiali, dei quali i 5 Dignitari Principali non potevano "essere scelti che nel Rito Antico ed Accettato". Inoltre, questi Statuti ribadiscono che questo Grande Oriente assai anomalo, purché professante il RSAA, ammetteva "nel suo seno i Membri di qualunque Rito riconosciuto" . Non desterà comunque sorpresa che in pratica il RSAA era del tutto dominante e, infatti, all'epoca soltanto 3 Logge del "Regno" si avvalsero della facoltà di seguire Il Rito Moderno del Grand Orient de France (6).
Iniziò la breve parentesi di un periodo in cui: "lo spirito della Massoneria era in gran parte sfumato, per dar luogo ad una stomachevole adulazione dell'imperatore, che sorpassava ogni limite di quella lealtà al sovrano che è propria dell'associazione in tutti i paesi anglosassoni. Le Logge non erano quasi più convocate per altro scopo che per celebrare i trionfi dell'idolo. Anche gli oratori cessavano di restringersi a temi puramente massonici, per abbandonarsi a sperticate esaltazioni dell'armata francese e del suo Eroe" (7)
In alcuni articoli dedicati al tema (8) il lettore può trovare un resoconto dettagliato di alcune feste massoniche milanesi dell'epoca, e dell'incredibile fasto, talmente costoso da non poter essere sopportato dai soli Fratelli.
Un buon numero dei massoni sul piedilista era costituito da residenti francesi, ma possiamo essere sicuri che non tutti i Fratelli italiani, appartenenti a quella quasi massoneria, erano opportunisti. Molti di essi, come Franco Salfi e Giandomenico Romagnosi, senza dubbio, vedevano in Napoleone la persona che aveva liberato il Paese dalla dominazione austriaca e che poteva creare una Italia unita. Tutti furono però delusi quando videro prendere la via della Francia le risorse finanziarie ed i beni culturali della regione, provocando con ciò la vergogna persino del Viceré/Gran Maestro, Eugenio de Beauharnais. Gran Maestro al quale notoriamente la Massoneria non era mai stata simpatica e che non era mai stato visto in una Loggia.
Nel 1813, dopo la disfatta di Lipsia, il Grande Oriente d'Italia si spense bruscamente ed anche durante i successivi "Cento Giorni" in Francia, non diede più segni di vita. Di colpo Milano brulicava di filo-austriaci ed è sorprendente la disinvoltura con la quale uomini come Ferdinando Marescalchi "cambiarono giacca".
Ci sembra che non ci siano affatto dei presupposti per osannare quello stranissimo Grande Oriente, prostrato ai piedi di un dominatore straniero ed inoltre dipendente da un Rito e con ciò, secondo i criteri odierni, largamente irregolare.
 

Il Grande Oriente post-risorgimentale


Dobbiamo ammettere però che, mentre spesso le Massonerie di tutto il mondo hanno sofferto di una carente amministrazione, il "Grande Oriente" napoleonico di cui sopra era organizzato alla perfezione. La Costituzione milanese, chiara e ben concepita, del 1806 (ristampata nel 1809), fu ristampata ancora a Napoli nel 1820 e nel 1874 in edizioni quasi identiche.
Dopo il Risorgimento, l'unico ricordo che alcuni Fratelli anziani potevano ancora avere della Massoneria era quello dell'epoca napoleonica e, di conseguenza, furono riprese la denominazione "Grande Oriente" e la mescolanza con i Riti. A Palermo, nel 1860, fu costituito il "Supremo Consiglio Grande Oriente" e l'ignoranza in materia é dimostrata, ad esempio, nel libro del Fratello palermitano, Carmelo Monti di Marco (9), nel quale si può leggere che "... in Inghilterra, Francia, Scozia, America ecc. esistono tanti GGr. OOr. quanti sono i Riti, così altrettanti se ne voleano stabiliti in Italia".

Anche nell'Italia settentrionale fu creata una situazione anomala, nella quale le Logge del neo-costituito Grande Oriente erano costrette a scegliere uno dei due Riti: il Rito Scozzese Antico ed Accettato, oppure il Rito Simbolico (una denominazione questa che all'inizio fu interpretata in vari modi).
In pratica, l'Ordine non fu completamente separato dai Riti finché, nel 1922, le Grandi Logge americane non ritirarono, o minacciarono di ritirare, il loro Riconoscimento. In quel momento l'Ordine ed i Riti firmarono un Concordato e di conseguenza, nella seduta della Giunta del Grande Oriente del 7-8 dicembre dello stesso anno il Gran Maestro poté annunciare che ".... il Grande Oriente è tutto separato dalle autorità Rituali ed esercita con assoluta indipendenza e sovranità il governo e la rappresentanza di tutte le Logge".
 

La Gran Loggia dei Liberi Muratori d'Italia


Nel febbraio 1923 il Gran Consiglio del Partito Nazionale Fascista deliberò l'incompatibilità tra l'appartenenza a quel partito e alla Massoneria. In seguito, sette (delle nove) Logge romane della Famiglia di Piazza del Gesù, preoccupate del comportamento filo-fascista del loro Gran Maestro, Raoul Palermi, crearono il "Movimento di Redenzione" al quale aderirono poi molte altre Logge di quella Obbedienza. Questo gruppo di Logge costituì poi la Serenissima Gran Loggia Nazionale Italiana, che pubblicò un Bollettino settimanale denominato "La Fenice"; il primo numero vide la luce il 7 aprile 1923.

Furono iniziate delle trattative con il Gran Maestro Domizio Torrigiani del Gran Oriente d'Italia, il quale, con la sua Circolare n. 36 del 26 dicembre 1923 poteva dare la lieta notizia che le 55 Logge della Serenissima Gran Loggia Nazionale si erano aggregate al Grande Oriente d'Italia, il quale da quel momento assunse la denominazione: Gran Loggia dei Liberi Muratori d'Italia (10)
 

Gran Loggia Nazionale post-bellica

Dopo la seconda guerra mondiale la Massoneria risorta fu denominata: Gran Loggia Nazionale dei Liberi Muratori d'Italia, con queste ultime parole in grassetto.
Ufficialmente i Riti non avevano più alcuna influenza sull'Ordine, ma le vecchie abitudini sono spesso difficili a morire, per cui molte Logge continuavano a rivendicare la loro appartenenza "al Rito Scozzese" o "al Rito Simbolico" e molti Fratelli continuavano a portare i Collari del loro Rito in Loggia, mentre spesso i Fratelli col Grado 33 ° erano collocati all'Oriente, col tacito assenso di tutti. In pratica la denominazione "Grande Oriente" continuava a dominare.
Come Sigillo fu ripreso quello ormai tradizionale del post-risorgimento, con il simpatico e significativo simbolo delle due mani intrecciate.
 

 

Il Grande Oriente odierno


Con la Costituzione che entrò in vigore il 20 novembre 1986, furono introdotte alcune precisazioni chiare e significative. Fu stabilito (art. 4) che "la Massoneria Italiana ha il nome storico di GRANDE ORIENTE D'ITALIA" e che la Gran Loggia Nazionale dei Liberi Muratori d'Italia (cioè "l'assemblea di tutti i rappresentanti delle Logge della Comunione") ne era un organo. Quello che sbalordisce è però soprattutto che, a partire di quella Costituzione, fu abolito il Sigillo qui sopra menzionato, e che fu riesumato il sigillo del 1805 nel quale figura la corona di Napoleone, Re d'Italia. A chi scrive non è affatto chiaro perché oggi si debba glorificare un epoca di dominazione straniera, che era meglio dimenticare.
Se nella mente dei legislatori massonici dell'anno 1968 vi è stata l'idea di stabilire l'anno 1805 quale "data di nascita" della Massoneria italiana, dobbiamo precisare che quel Grande Oriente era di natura strettamente regionale. A questo proposito precisiamo inoltre che già in precedenza erano esistite delle Obbedienze massoniche italiane, anche esse regionali ma almeno del tutto "nostrane". Accenniamo alla Gran Loggia costituita nel 1750 a Napoli sotto il Gran Maestro Raimondo di Sandro, Principe di Sansevero, oppure alla Gran Loggia Nazionale Lo Zelo costituita nel 1774 sotto il Gran Maestro Francesco d'Aquino, Principe di Caramanico. Quest'ultima Obbedienza, che acquistò fama internazionale, è stata attiva per quasi 20 anni, in confronto alla vita di appena 8 anni del Grande Oriente Napoleonico (11).

 


 


1) Alessandro Luzio, La Massoneria e il Risorgimento Italiano, Vol. I, Ed. Zanichelli, Bologna, 1925.

2) T.B. Clavel, Histoire, pittoresque de la Franc-maçonnerie et des Sociétés Ségrétes anciennes et modernes, Paris 1843.

3) René Le Forestier, La Franc-Maçonnerie Templiere et Occulte, Ed. Aubier-Montaigne, Paris, 1970.

4) G. O. d'Italia Estratto dÉ primi Travagli della Gran Loggia Generale dell'Ordine Reale della Franca Massoneria Scozzese al Rito Antico ed Accettato, sotto la denominazione di G. O. in Italia, Milano, 1805.

5) G. O. d'Italia Statuti Generali della Franca-Massoneria in Italia, Milano, 1806.

6) Nel regno di Napoli, all'epoca, quel Rito fu chiamato Rito Riformato, mentre nell'Italia settentrionale post-risorgimentale fu usato anche (ma erroneamente) il termine Rito Rettificato. Una delle tre Logge nel Regno d'Italia napoleonico che adottarono il Rito Moderno era la R. L. "Gli Amici dell'Aurora" di Cremona (Cost. 16-5-1805). I rituali ecc. sono stati discussi dal Fr. Fernando Tosonotti in occasione del Convegno di Studio sui Rituali Massonici (Milano, 5-8 dicembre 1986). É interessante notare che ancora oggi il Rito non è del tutto estinto.

7) Robert Freke Gould, The History of Freemasons, London 1882-1887, Vol. VI.

8) Ed. E. Stolper Contributo allo studio della massoneria italiana nell'era napoleonica, in "Rivista Massonica", 1977, n. 3, n. 4.

9) Carmelo Monti di M., La Massoneria, Palermo, 1869.

10) "L'Acacia Massonica", Anno III, nn. 9-10, 1949.

11) Bisogna sottolineare che la strana credenza di alcuni malinformati, secondo cui il RSAA, o qualsiasi Rito, ha il potere di costituire o demolire Grandi Logge, o può in altro modo influire sulla Massoneria Simbolica, è del tutto priva di fondamento. Ciò poteva accettarsi soltanto nella logica della Massoneria napoleonica, ma certamente non in quella odierna.
 

 


 

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