Il grido di Roma o Morte strozzato in Aspromonte aveva talmente irritata la Massoneria ché credevasi contrariata dallo stesso governo italiano creato dalla rivoluzione; e perciò non si peritava di manifestare con pubbliche dimostrazioni il pravo desiderio di una rivincita a dispetto di chi non voleva secondaria, per troppa timidezza, Tristo spettacolo di un governo fiacco ed incerto, che per essersi assoggettato alle sètte, e costretto a subirne gli effetti pur troppo dolorosi; manifestandosi, o violatore dei patti giurati, o zimbello di ogni più lurida volontà di plebe!
Garibaldi, il coadiutore della pretesa Unità d'Italia sotto la sabauda Monarchia, e i massoni tutti, coerenti a se stessi e ai principii che professano, ottenuta una cosa ne chieggono un'altra; e mentre oggi plaudono e lusingano, inneggiando ai principi creduli che gli prestarono l'appoggio negli empi fini; domani li rinnegheranno e calpesteranno poiché quelli saran loro di ostacolo a progredire nella scellerata distruzione: l'abisso invoca l'abisso! Ecco sul proposito le parole di un rivoluzionario abbastanza noto:

 

 

Li dèi se ne vanno, cantò giocondamente
il poeta; ed è vero. Ma è vero altresì che
se ne vanno anche i re. L'altare ed il
trono, che tuttavia si reggono a stento per
reciproco aiuto cadranno insieme sotto i
medesimi colpi della ragione e della libertà.
Non presumo affermare che quella oggi regnante
debba essere proprio generazione di principi,
ma è certo che questo è l'ultimo loro secolo.
Nel secolo venturo avremo li Stati, Uniti d'Europa,
come già sono in America; ed i nostri figli, più
virtuosi e più liberi, saranno per conseguenza
anche più felici di noi. Beati dunque i nostri
figli. Ma più beati coloro che possono dire
con verità di aver consacrata la vita propria
a migliorare le condizioni sociali, e così preparare
ai nepoti tanto maggiore benessere.
L'Italia ch'è la terra classica delle repubbliche,
si mostrò nella storia contemporanea tanto monarchica,
da iniziare la sua rivoluzione inneggiando ad un papa che
reputava eccezionalmente liberale, ed acclamando
un re che diceva eccezionalmente galantuomo.
Ma i giorni cui si spacciavano tali giudizi sono trascorsi
né più torneranno; e quelli inni, che spensieratamente sì
cantavano in onore del pontefice e del principe,
or si rammentano appena e non senza un certo sentimento
che è quasi di vergogna
(1).

 


I Massoni sono sempre i medesimi; un poco per volta vogliono tutto, noi ben conosciamo per pruova questo costante procedere della sètta. Spodestati i principi legittimi della penisola col pretesto e colla calunnia, inneggiarono al re galantuomo. - Cominciarono a chiedere il Veneto; e noi ben ricordiamo i meeting di Torino, Palermo e di altre città d'Italia: Ottenuto il Veneto chiesero Roma; ottenuta Roma, chiesero la riforma dello Statuto, ed apertamente si sono pronunciati per il governo repubblicano; e non è a credersi che loro accontenti la repubblica di Mazzini ... o no! poiché Mazzini è retrogrado per i petrolieri del giorno; e Garibaldi stesso, per questi intemperanti libertini, non è più nulla di buono!

Dal Capitolo II - Appello della Massoneria ai Romani -
 

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1. Mauro Macchi: “Almanacco Storico d’Italia” anno terzo 1870.