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Esoterismo
domande e risposte


 

Che cos'è l'esoterismo, quando diviene progetto politico?


L'esoterismo politico riguarda il meccanismo che indica i fini, gli strumenti primari e l'idea dell'uomo che hanno i vari sociali.
Tramite l'esoterismo e la sua conoscenza sapienziale e occulta si sono, da sempre, selezionate le classi dirigenti dei vari modelli politici, che non arrivano mai ad alti livelli gerarchici solo a partire da una conoscenza visibile e essoterica dell'”ideologia” esplicita di ogni “regime” (tutti i sistemi politici qui sono detti “regimi”) ma, per esercitare l'arte sottile del comando, devono conoscere il paradigma riproduttivo del sistema politico, che è il suo criterio strettamente esoterico. Anche le ideologie più crassamente materialiste hanno avuto un codice esoterico interno.


Cosa succede nel rapporto tra esoterismo e politica, quando l'uno si proietta sull'altra?


Ogni tradizione esoterica tende a creare non necessariamente uno Stato, ma certamente una società affine ai suoi principi, una communitas di fedeli, di cui alcuni conoscono la “prisca philosophia”e gli altri si accontentano dei riti e dei miti che il loro esoterismo genera nel mondo esterno, come un sasso crea i cerchi nell'acqua di uno stagno.
Si tratta qui di discutere una prima ipotesi sul nesso tra polis e sapientia: quella di Renè Guenon che, in vari suoi scritti, ha ipotizzato l'esistenza di una sapienza originaria dalla quale tutte le tradizioni oggi visibili hanno avuto origine, in alcuni casi essendo ancora collegate al loro “nucleo originario” ancora vivo e presente, in altri casi no.
Nel primo gruppo vi sarebbe l'Islam, al quale Guènon alla fine si convertirà, vivendo al Cairo negli ultimi anni della sua vita visibile, in forma di sapienza sufi, con la sua tomba simile al cubo perfetto della Kaaba e a quello dei Templi dell'Origine, o alla Chiesa Ortodossa Greca o Slava, o addirittura alla Massoneria, in certe tradizioni più élitarie e minoritarie, delle quali lo stesso Guénon aveva fatto parte, mentre la Chiesa di Roma viene ritenuta ormai, da Abd Al Walid Yayha, il nuovo nome arabo del maestro francese, prima della comunicazione viva con l'origine sapienziale e occulta di tutte le tradizioni esoteriche, di Occidente come di Oriente, a Nord come a Sud.



Ma funziona questo “modello” di Guénon?

 

Si e no. In queste osservazioni del maestro sufi di origine francese una freddezza ancora vetero-massonica verso la Chiesa Cattolica che, proprio con l'espansione della Sua predicazione e della Sua lettura del Vangelo, incontra e si fonde le culture più lontane dall'Europa “classica”, come hanno dimostrato secoli di missioni gesuitiche in America del Nord e del Sud, in Africa, in Asia.
Per Guénon, erede della Massoneria esoterica di tradizione occultista, tra i Martinisti e la Blavatsky, che pure fu a Mentana con Garibaldi e operò nel Rito Massonico di Memphis-Misraim, che l'eroe dei Due Mondi rifondò in Italia dopo Cagliostro, il Cattolicesimo è solo politica e quindi non è più in collegamento con la sapienza originaria. Ma è una ipotesi accettabile? Lo vedremo in seguito.
L'evoluzione della sapienza mistica in figure anche recenti dell'Ortodossia slava come Pavel Florenskij, è anch'essa dimostrazione di un collegamento della Chiesa di Oriente e di Occidente con il nucleo fresco e vivo della meditazione mistica. Senza mistica, niente rinnovamento esoterico e quindi politico.
Pavel Florenskij, per esempio, fu mistico, matematico, filosofo della scienza nel senso “profano” del termine, tecnico delle trasmissioni elettriche nel Caucaso, poi prigioniero del KGB e fucilato alle Isole Solovki nel dicembre del 1937.
Il mito materialista sovietico organizzava un regime che conosceva il potere della sapienza occulta di rovesciare il visibile, come avrebbe potuto accadere anche alla Sinfonia Mistero di Skrjabin, non può tollerare la manifestazione, anche silente, della Verità Mistica, del collegarsi al nucleo originario della Sapienza che è proprio quello che, con il marxismo-leninismo, si voleva abolire nella nuova Russia dei Sovieti, dedita al “Maestro”, al maligno descritto dal medico Michail Bulgakov.


Ma il male non opera anche in Occidente?


Certamente. E si diffonde attraverso modelli culturali che diremmo “dell'equivalenza” tra male e bene, di rifiuto di ogni introspezione soggettiva e valoriale, di ogni atto che possa rendere l'uomo superiore ad un “attore economico”. Era esattamente quello che voleva il regime sovietico, ma oggi senza il mito impossibile del socialismo.


Allora, Guénon ha ragione o torto?


Ogni Tradizione presente e viva è collegata alla radice unitaria del Sapere Originario, che si rivela e si nasconde proprio tramite l'essoterismo, la “politica”, l'organizzazione visibile del culto e della sua protezione, appunto, politico-militare. Ovvero: senza l'esterno, niente interno.


Quindi la Chiesa Cattolica è ancora legata all'Origine?


Certamente. Per esempio, l'affermazione del Cristo che “il mio Regno non è di questo mondo” (Giov. 18 33b-37) implica sia la correlazione della predicazione di Gesù alla tradizione ebraica, potente nesso con la prisca sapientia, sia la paradossale costruzione di un nuovo Regno, nel cuore di ogni Uomo, che è esso davvero universale.
Il potere della Parola che diviene potere universale, cattolico, in una predicazione che diviene inevitabile struttura gerarchica, non solo con San Paolo, ma prima di San Paolo, il fariseo convertito sulla Via di Damasco.



Quindi la Tradizione cattolica si fonda sul Ruolo specifico del Cristo, no?


Gesù Cristo si dichiara spesso, nei Sinottici, “Figlio dell'Uomo”.
E' un esplicito riferimento alle visioni del Profeta Daniele che, nei suoi testi, alcuni di recente scoperta tra i rotoli del Mar Morto, distingue un “Antico dei Giorni” il quale siede sul Trono, e un Figlio dell'Uomo, che viene portato davanti all'Anziano dei Giorni che gli conferisce potere, gloria, sapienza, e tutte le nazioni lo adoreranno.
Il Regno del Figlio dell'Uomo, nel testo profetico di Daniele, non sarà mai distrutto.
In altri termini, il Profeta Daniele non esclude affatto l'azione politica visibile, statuale, essoterica, ma la riconduce alla sua necessaria universalizzazione.



Ogni esoterismo politico ha la sua “copertura” inevitabile, quindi?


Assolutamente. Anche, diremmo perfino, per quelle “invertite” come il bolscevismo o certi filoni, oggi à la page, di liberalismo degli istinti o di destrutturazione del sistema tramite la ossessione della sua assoluta apertura, della sua definitiva trasparenza contro le élites vecchie e nuove dichiarate estranee alla massa liquida della cittadinanza indistinta.
Quindi, ad ogni sapienza originaria un suo “guscio” necessario ma essoterico, eminentemente politico, che la protegge dalle intemperie filosofiche e appunto politiche, e che si collega proprio per la sua funzione protettiva alla prisca sapientia, sia essa comune a tutte le tradizioni, come voleva Guénon, o meno.
Il seme è nato sempre con il suo tegumento e la sua parte riproduttiva, all'inizio dei Giorni.
Con l'arrivo di Gesù Cristo, “Figlio dell'Uomo”, l'Ebraismo tenta di divenire universale poiché il Messia, che ora è arrivato, trasforma la Storia e quindi la Politica in una realizzazione progressiva della Voluntas Dei.
Ma quando la Maddalena compre e versa gli ungenti sui piedi del Cristo, Giuda Iscariota (Mc 14, 5) la biasima dicendo che meglio sarebbe destinare quel denaro ai poveri.
La rivolta è il contrario dell'esoterismo politico, e l'Iscariota compie lo stesso errore “materialista” che compiranno molti dopo di lui, anche dentro la tradizione cattolica.


Qual'è quindi la rottura esoterica e antropologica che il Cristianesimo inserisce tra la fine del mondo antico e l'”Evo di Mezzo”?
 

Gli dèi “falsi e bugiardi” del Pantheon imperiale hanno un ruolo ben diverso da quello di Cristo: essi si identificano con i loro popoli, ne giustificano l'identità e le tradizioni, ne proteggono la Fortuna visibile. Tutta la loro religione è essoterica.
Ma, dall'editto di Galerio (311 d.C.) e quello, più famoso, di Costantino del 313 d.C il passaggio teologico-politico è semplice: il Cristianesimo è una religione universale che, separando Dio e Cesare, permette l'universalità del comando dello stesso Cesare, a patto che si dichiari Defensor Fidei.
Il Cristiano è perfetto cittadino e perfetto alter Christus, se ve ne è la possibilità, e l'Imperator diviene il braccio visibile del potere invisibile che già opera nella storia.
Non a caso, l'esoterismo cristiano delle origini ritraduce i misteri orfici e quelli di Mitra, ampiamente diffusi tra i soldati romani, e vi si sovrappone non perché ne imita o ripete le tematiche esteriori, ma in quanto crea una sostanza salvifica nella Storia a tutti i riti e i miti che hanno preceduto l'apparizione del Cristo. La storia visibile e profana diventa, dopo Cristo, storia della Salvezza e contenuto di infiniti segnali esoterici e iniziatici, che il rito sempre uguale della Chiesa attualizza proprio nella sua ripetizione.
 

 

Quindi, che rapporto c'è tra decadenza possibile della Chiesa e esoterismo politico?


Se potessimo definire una legge storica, atto notoriamente pericoloso, potremmo dire che tanto più la Chiesa si è identificata con un Cesare determinato, tanto meno ha avuto potere esoterico di convinzione dei fedeli e di contatto reale con Dio, contatto che si rinnova, come ben sanno tutti gli storici dell'Esoterismo, se e quando il rito è completamente regolare e tradizionale.
Diverso è stato il caso dell'Ebraismo, dove la tradizione esoterica, ai tempi di Gesù Cristo ancora largamente da definire, si è poi concentrata sulla elaborazione della Parola biblica e nell'analisi delle quasi infinite combinazioni dei numeri e delle lettere della Torah.
 

 

Da questo punto di vista, qual'è la vera differenza tra Ebraismo e Cattolicesimo, a parte il Messia, per gli Ebrei, non ancora venuto?


Sta tutto dentro la Kabbalah il problema, che è una macchina matematico-simbolica e mistica che opera gli infiniti mondi e le infinite epoche di cui parlava uno che la Kabbalah la conosceva bene, Giordano Bruno.
Nella macchina cabbalistica Dio ha lasciato al Sapiente, che è anche e soprattutto un mistico, il cifrario per il passaggio al mondo perfetto, che è anche un dato politico, lo vedremo.
Il Messia è di là da venire, nell'Ebraismo, e riguarda la fine dei tempi.
Ma il testo cabbalistico crea la correlazione tra il Tempo storico, che l'Ebraismo non può comandare perché il Messia non è ancora venuto, e la volontà di Dio, che è invece conoscibile da chi detenga, come direbbe Dante, altro lettore di Cabbala tramite Brunetto Latini e i “Fedeli d'Amore” ambo le chiavi del testo, il passaggio segreto da testo visibile a testo invisibile e quindi capace di indicazione storico-politica. Il Messia, quando arriverà, sarà sia capo politico che mistico riformatore, un Figlio dell'Uomo che siede davanti all'”Antico dei Giorni”
.
 

 

Allora la stessa fondazione dello stato di Israele ha un rilievo sapienziale, a parte l'esplicito “laicismo” di Ben Gurion e dei primi dirigenti di Eretz Israel?


Certamente. Non è affatto un caso che tutti i rabbini esplicitamente sionisti, tra Otto- e Novecento, siano stati tutti esperti cabbalisti e che, d'altra parte, come ci rivela un giornalista esperto di cose iraniane, molti degli Ayatollah di Teheran siano attenti lettori e probabilmente “praticanti”, nel segreto delle loro case, delle simbologie e delle tecniche di lettura testuale della Cabbala ebraica.
In tutti e due i casi c'è da definire un Messia che arriva e definisce la fine dei tempi.
 

 

Due esoterismi politici, quello ebraico e israeliano, e quello sciita a confronto, quindi?

 

Nella filosofia sciita, legata alla costante presenza dell'Imam Nascosto e Dodicesimo in arrivo nel mondo Visibile, magari uscendo dal pozzo della Moschea di Yamkaran, si tratta di collegare uno Stato politico alla legge dell'Attesa, alla regola dell'adattamento di tutte le leggi del Majlis, il Parlamento iraniano, alla “velayat-e-faqih” la tutela del giurisperito. Dato che i tempi sono stretti, lo ha sancito Khomeini, il Dodicesimo sta per venire, e lo Stato politico si deve adattare all'interpretazione khomeinista della “fine dei tempi” sciita, che legge l'Occidente come ormai “morto” e quindi attende da un momento all'altro l'arrivo del Dodicesimo Imam che compirà la conversione del mondo all'Islam, distruggerà il Dajjal, il diavolo, l'Anticristo, e accetterà la conversione di Cristo, ritornato sulla terra per accettare la Terza Profezia musulmana nella sua forma sciita. Il Dodicesimo Imam, nell'Iran contemporaneo, è un esoterismo dello Stato, e qtesto lo depotenzia fortemente. Lo vedremo presto.
 

 

Quindi, il Messia politico-esoterico dell'Ebraismo, in che cosa è diverso dal Dodicesimo Imam in arrivo predicato da Khomeini dal 1979 in poi?


Nel caso dello Stato di Israele, nato dalla tentazione cabbalistica di alcuni dei migliori sapienti ebrei europei, Dio non si fa comandare il Tempo dalla Legge degli uomini, né accetta che vi sia un controllo, che non sia di carattere liberale, per l'esercizio della religione ebraica nello Stato. Dio rimane libero, nel Suo Stato. E' per questo che, esotericamente, Israele vincerà.
Il misticismo ebraico-israeliano è legato al fatto che solo Dio conosce la fine dei Tempi e il modo in cui arriverà, mentre quello sciita-iraniano si compone di un essoterismo, l'Avvento certo dei Tempi della Fine politica, e di un Esoterismo, la conoscenza delle leggi che Allah ha lasciato per la regolazione degli Ultimi Tempi.
Se, nel Cristianesimo, sia nella sua versione protestante che cattolica, l'esoterismo è sempre stato un potente elemento di rinnovamento culturale e politico in senso, per così dire, “liberale”, nella tradizione sciita attuale l'esoterismo diviene puro instrumentum regni, tecnica di comando delle leggi statuali in relazione ai Tempi della Fine.

 

 

Dov'è, quindi, la “conoscenza occulta” nell'Ebraismo attuale?


Nell'Ebraismo liberale o ortodosso la sapienza occulta non è consentita se non a chi, dopo anni di studio e di esperienza sapienziale, non abbia dimostrato una capacità di lettura insieme originale e tradizionale del testo biblico; mentre nell'Islam, sia esso sciita o sunnita, la legge visibile, il tegumento del seme, fa premio sul potere riproduttivo del singolo seme nel pensiero del Mistico e del Sapiente.
Se vogliamo fare un paragone con il Cattolicesimo romano, vediamo che Roma ha messo da parte da tempo i temi più esoterici delle sue dottrine: l'interpretazione dell'Apocalisse è spesso superficiale ed “estetica”, perché nella Chiesa Cattolica il misticismo si è chiuso nel Rito, nella accettazione del miracolo, sempre uguale e straordinario, della presenza di Cristo nella Particola Consacrata.
Il misticismo della ripetizione, del cerchio del Rito, mentre il mondo ha bisogno, oggi più di ieri, di una Parola di Rivelazione non sociologica, non politica, ma sapienziale, mistica, apertamente occulta, per dirla con un evidente paradosso, che vada incontro, da Roma, alla fame di Sapienza mistica che il potere lascia sempre più scoperta nelle anime della contemporaneità.
 

 

La Chiesa Cattolica è quindi, tra il grandi monoteismi contemporanei, quello in cui il nesso tra Esoterismo e essoterismo politico è più debole.


Oggi il Mondo contemporaneo è costretto ad una cattiva infinità, per usare la terminologia di Hegel, e geme nelle doglie del parto di un nuovo futuro che sarà certamente sia spirituale che politico, ma che prima verificherà la Renovatio dello Spirito e successivamente darà ad essa la forma politica che le spetterà.E sarà una renovatio di tutte e tre le grandi religioni monoteiste.
Perché, in effetti, la ormai troppo famosa “morte delle ideologie” ha rivelato un paesaggio di rovine che sembra un carcere “d'invenzione” del Piranesi.
 

 

Perchè per Lei il Tempo si Avvicina, nella nuova sintesi tra Sapienza esoterica e rito essoterico?


L'ottimismo della crescita economica ha lasciato il posto, alla fine dei trenta gloriosi anni di crescita dopo la fine del secondo conflitto postbellico, ad un pessimismo che implica una sfiducia nella Ragione, nella cultura Positiva, nello Scientismo e nella tecnocrazia che caratterizzavano quegli anni cessati, non a caso, dopo la guerra dello Yom Kippur a causa dell'embargo del petrolio arabo all'Occidente e della moltiplicazione del suo costo.
Quindi, l'ottimismo di una certa tradizione razionalista, da Comte al Circolo di Vienna, dal Vecchio Positivismo al Nuovo e “Logico”, è ormai del tutto fuori dal tempo. La cultura “laica” è ormai vecchia e insipida.

 

 

Anche per Lei si tratta di una “crisi della Ragione”, quindi?


Certamente. Ma in modo diverso da come se ne è parlato finora. Karl Popper, per esempio, e il suo ingenuo experimentum crucis che, anche in politica, permette l'abbandono della ricetta ormai sbagliata e l'avvio della nuova Ratio efficace, non è più dentro la storia del pensiero occidentale contemporaneo, malgrado i suoi straordinari testi, che ancora leggiamo con profitto.
L'idea che il dispiegamento della Ragione distrugga il Misticismo e la Sapienza, e che la Politica della unicamente favorire questo passaggio “neoilluminista”, è anch'esso un reperto morto del passato recente.
C'è quindi il pericolo che molta della politica attuale non sappia più parlare all'anima e al cuore, dopo che, per secoli, le ideologie fungevano da religioni terrene con i loro riti e, addirittura, i loro mistici e sapienti.
La crisi occidentale è crisi dello Spirito, non della Materia, ma che sta passando, come sempre accade, dal Primo alla Seconda.
Disegnare uno Stato Nuovo non è impossibile, è anzi il primo dei doveri dei politici che vorranno impegnarsi nel futuro, in Occidente come in Oriente.

 

 

E allora, esiste una verifica a contrario nei Paesi che oggi stanno emergendo in Asia e in America Latina?


Certamente. Non è un caso infatti che l'arricchimento rapido e asimmetrico della società cinese contemporanea, ancora ufficialmente comunista e diretta dal Partito omonimo, si sia dotato di vari e successivi culti, da quello della persona di Deng Xiaoping, alle formule del PCC come avanzare pacificamente o della società armoniosa ma che, alla fine, si sia adattato a recuperare in pieno il Confucianesimo, la Legge della Tradizione, per legittimare ab antiquo un potere che ormai è sempre più nazionalista e che riguarda una società sempre più verticalizzata, nei redditi come nel potere politico. Quel Confucianesimo che le “Guardie Rosse”, volevano distruggere nel fondo delle menti di tutti i cinesi.
 

 

Questo vale anche per altri esempi di crescita economico-politica, ci sembra di capire.


Non è un caso che a Mosca, Vladimir Vladimirovic Putin abbia diretto recentemente un riavvicinamento strettissimo tra la Chiesa Ortodossa Russa e la sua “democrazia guidata” da Mosca con la sua verticale del potere; e certamente è stato essenziale il ruolo avuto da Putin, nipote del cuoco di Lenin prima e poi di Stalin, nel ricomporre lo scisma tra chiesa russa interna alla Russia e chiesa costituitasi per ottanta anni fuori dalla madrepatria. Senza autoritarismo putiniano, la Russia scompare e si divide, senza religione ortodossa l'unità della Russia Eterna è priva di senso.
La vittoria post-mortem di Pavel Florenskij, ucciso dal quel KGB dal quale proviene il leader panrusso.
Un segno che, anche a Mosca, la percezione che la Religione sia certamente un instrumentum regni, ma inevitabile, e tale da rovesciarsi nei momenti di crisi in un rapporto in cui il Mistico detta le regole al Politico, è forte. Ovvero, senza esoterismo niente potere politico visibile.

 

 

Ci sembra di capire che il modello della “rinascita politica dell'esoterismo” vada bene anche per altri contesti.


In India, per esempio, il forte sostegno governativo ai partiti induisti e alle tradizioni iniziatiche indù sta ricostruendo il legame tra l'identità nazionale e quella religiosa, in un contesto di affermazione geopolitica (e esoterica, in correlazione contraria all'Islam “puro”pakistano) dell'India contemporanea nel quadro dei BRICs (Brasile, Russia, India, Cina).
L'equazione strategica attuale deve vedere sempre anche l'affermazione di un progetto religioso e esoterico di espansione del proprio credo nei contesti globali.
La Russia si legge come potenza dell'Ortodossia e, come tale, si ricollega al mondo islamico e a quello cattolico in modo ben diverso, ma parallelo, da quello utilizzato ai tempi del “cattolicesimo di sinistra” o delle politiche di espansione di Mosca in Medio Oriente.
L'induismo si riscopre ideologia nazionale radicalmente antislamica, in correlazione con la pressione di Nuova Delhi verso Islamabad per i confini del Kashmir e la contesa pakistana per l'utilizzo dell'Afghanistan come necessaria area sunnita di riequilibrio dopo un eventuale attacco nucleare agli “infedeli” del Sud.
 

 

Tornando a Teheran, qual'è quindi il nesso tra esoterismo del Dodicesimo Imam in rapido arrivo e geopolitica sciita?


Lo sciismo iraniano diviene oggi ideologia (e mistica, e quanto potente mistica) di una espansione regionale nei territori non sunniti, o a maggioranza sunnita ma con rilevanti minoranze sunnite, dall'Iraq all'Azerbaigian, dal Bahrain al Libano, dallo Yemen al Kuwait. Perfino all'Albania, dove è presente una vivace comunità sciita, in diretta comunicazione con Teheran.
Un progetto esoterico che è anche politico: una “internazionale sciita” con al centro Teheran, che tende alla distruzione della “Entità Sionista”, ovvero Israele, per eliminare ogni egemonia occidentale, europea e USA, nell'area del Grande Medio Oriente e arrivare allo scontro definitivo con i wahabiti sunniti al potere in Arabia Saudita, al centro del sistema OPEC e della relazione tra USA e Medio Oriente.
 

 

Lo scontro tra Teheran e Gerusalemme è quindi radicale e assoluto, allora.


Certamente. La Sh'ia globale come centro sapienziale di una lotta contro l'Occidente e lo Stato Ebraico che per Teheran è parte inevitabile dell'Occidente, per una egemonia regionale iraniana che vorrebbe divenire egemonia nell'OPEC e asse di collegamento con la Russia.
Un progetto geopolitico che si fa sostanza di una ipotesi esoterica e spirituale, quella del velayat-e-faqih di Khomeini che deve fare presto, molto presto, prima della finis mundi predetta dall'esoterismo sciita.
 

 

Come risponde lo Stato Ebraico a questa lotta georeligiosa della sh'ia radicale khomeinista?


In Israele, il ritorno attuale della tradizione biblica e degli studi cabbalistici fa ben sperare in una chiara direzione, a lungo termine, della corretta politica estera e interna di quel Paese.
E' bene ricordare che è a Tel Aviv che sono custoditi, oggi, i manoscritti newtoniani sulla cabbala cristiana e l'interpretazione biblica della fine dei Tempi, mentre lo studio moderno della Cabbalah ebraica è fortemente sostenuto all'università di Herzliya e in alcuni centri privati. E pure la moda pop della cabbala non è estranea al progetto di dominance geoculturale e politico-religiosa dello Stato Ebraico. Israele come centro dell'esoterismo dell'Occidente, che lo ha dimenticato e che potrebbe essere distrutto proprio per questo motivo.
 

 

Ma c'è il pericolo di creare un semplice instrumentum regni, come accade alla Cina contemporanea ormai implicitamente post-comunista?

 

La Cina si ritrova oggi confuciana perché ha compreso che, nella lotta dei Mondi che oggi si combatte, la Religione è un potentissimo e inevitabile strumento, sia per disegnare la geopolitica all'interno delle classi dirigenti, sia per operare come instrumentum regni presso le masse stressate dal nuovo, e spesso feroce, capitalismo a direzione comunista di Pechino. Il “fine egualitario e cinese” che già John Stuart Mill vedeva nello sviluppo del capitalismo equalizzatore manchesteriano. Ma Confucio è un legislatore, non un Grande Iniziato nel senso occidentale del termine.
Quello che appare come tegumento, come retorica della pacificazione tra le classi e dentro le anime degli uomini comuni, è anche lo stesso set di idee che fornisce alle élites le grandi linee dello sviluppo nazionale e geopolitico, il nucleo del seme sapienziale che la Tradizione comporta.
 

 

Cosa accadrà quindi all'Occidente in questa “guerra dei mondi” in cui l'esoterismo politico riprende il suo spazio naturale e centrale?


Non lo sappiamo, ma la nostra civiltà sembra dimenticarsi di sé. Dopo la fine delle narrazioni ottimiste e tecnocratiche, che vedevano ogni mistica come una pericolosa deviazione dal retto cammino della “ragione”, che è lotta contro il mito e ogni residuo religioso, esoterico, sapienziale, siamo al paradosso: le classi dirigenti vivono ancora rinchiuse nel mito antireligioso della téchne, in un continuo remake del film Metropolis di Fritz Lang, dove la tecnologia dovrebbe risolvere i danni che essa stessa crea in un contesto in cui le masse, apertamente, non credono più ai miti razionalisti e positivisti degli “anni della crescita indefinita”.
Anzi, le ideologie ufficiali dell'UE e degli USA si limitano oggi a sostenere una sempre più sbiadita libertà religiosa che viene letta, spesso, come libertà delle masse di praticare i miti nei quali le classi dirigenti non credono ormai più.
Invece, per comandare bisogna credere. Non solo perché solo chi crede nel mito di fondazione di uno Stato può comandare le masse, che hanno bisogno di credere e non solo di essere trattate come minorati che non sono ancora arrivati al razionalismo illuminista che pure ha dimostrato la sua inanità effettuale, ma perchè l'esoterismo delle classi dirigenti è il seme che viene protetto dal tegumento delle credenze popolari, dai riti della religione “dei poveri”.
 

 

Se allora la Massoneria è all'origine del Mondo Moderno, che cosa deve accadere dentro la Libera Muratoria?


La Massoneria è, anch'essa, ancora persa nella riedizione del nesso tra esoterismo positivista, che è collegato con il razionalismo ormai inefficace al dominio politico, e liberalismo sette-ottocentesco, che è ormai privo di fascino quale instrumentum regni sia nell'Oriente in crescita, sia addirittura in Occidente.
Ripetere come un mantra la teoria della libertà e dell'eguaglianza, certamente irrinunciabili, o la tradizionale polemica anticattolica o perfino antiprotestante e antislamica significa attardarsi contro il tegumento del seme, senza capire che esso sta germogliando un nuovo, magari pericoloso ma nuovo, futuro.
Anche in Occidente la Massoneria è ormai “fuori moda”: le libertà del Trinomio del 1789 sono ormai patrimonio comune, tutte le forze politiche le accettano, perfino quelle uscite dalla gabbia del marxismo-leninismo sovietico.
E, quindi, si tratta di ripensare alla Massoneria in correlazione al rinnovamento cattolico, che Papa Francesco accelererà al massimo possibile, alla unità delle Obbedienze massoniche, che è ormai una necessità imprescindibile dei tempi attuali, alla creazione di una nuova spiritualità, fuori dal razionalismo freddo e ormai ucciso dal suo stesso, inevitabile, ottimismo delle magnifiche sorti e progressive, frase di Terenzio Mamiani presa in giro nella “Ginestra” di suo cugino Giacomo Leopardi.

 

 

Un sapere iniziatico capace di leggere la crisi e la perdita di senso dell'Occidente, invece di ripetere i suoi vecchi miti, quindi.


Le magnifiche, progressive sorti non ci sono più, l'Occidente è in grave crisi, e deve ripensare la sua spiritualità tutta insieme per contrastare il progetto sciita di esoterismo della Finis Mundi, l'Islam wahabita all'origine dei Fratelli Musulmani e della loro mainmise in Nordafrica, gli esoterismi indiani ancora presenti in molte tradizioni della New Age, esperimento di rimbambimento delle masse giovanili occidentali portato avanti da Mosca, ai suoi tempi, l'irrigidimento nazionalista e confuciano della Cina, che chiuderà le sue porte presto ai “diavoli occidentali” come ai tempi della rivolta dei Boxer. Un nuovo assetto georeligioso che non può vedere l'Occidente privo di freschezza esoterica e politica.
 

 

Allora, che fare, come avrebbe detto Lenin ripetendo Cernisevskij?


Se si pensa rettamente il nesso tra tegumento e interno del seme, molto è ancora possibile fare. La tradizione cattolica è in fase di ripensamento e di revisione, nel nesso tra Papa Ratzinger e Papa Francesco. L'unione delle Chiese Protestanti prosegue un suo progetto di espansione antiromana in America Latina, in relazione agli interessi di Washington.
L'Ebraismo, tra ortodossi e riformati, può essere un progetto interessante di esoterismo politico, se e solo se non diverrà un semplice rispecchiamento degli interessi di Gerusalemme.
Ma, anche qui, occorre unificare riti, tradizioni, culture religiose, meccanismi esoterici.
Come potrebbe essere il nuovo spiritualismo dell'Occidente prossimo venturo, in una fase in cui potrà giocare le sue carte contro le geoculture religiose che abbiamo descritto?
In primo luogo, una cultura della unità dello Spirito, ma senza sincretismo, una tradizione che, in Occidente, ha portato più danni che altro. Basti pensare alle culture dello spiritualismo positivista o alle religioni pop per mistici di bocca buona.
 

 

E qual'è il nuovo nesso tra questo esoterismo nuovo e masse, che sono tutte “perse” dietro miti vecchi o seguono l'impossibile e satanica assenza del Mito?


Si tratta proprio di costituire una nuova tradizione della Sapienza che veda unite classi dirigenti e mondo popolare.
Senza questo nesso, l'Islam sciita o sunnita contemporaneo sarebbe in crisi da tempo, come quando, ai tempi dell'impero ottomano, subiva il fascino del razionalismo euroamericano e voleva farlo proprio bruciando le tappe, come avvenne con la rivolta massonica dei “Giovani Turchi” e la successiva instaurazione del regime “laico” del fratello massone Atatùrk.
Ancora, una nuova Sapienza Occidentale che rielabori le tradizioni minoritarie che essa stessa ha verificato nella sua storia: dalla cabbala cristiana di Pico della Mirandola all'esoterismo cattolico di Padre Atnanasius Kircher, il gesuita della Misurgia Universalis, alla sapienza occulta di certa massoneria scozzese del “Real Segreto”.
Il tutto ricreato e rifuso in nuovo orizzonte politico e quindi esoterico, in cui l'Europa rilegge meglio i suoi legami con la Russia ortodossa, non si chiude polemicamente all'Islam, ma anzi cerca di dominarlo culturalmente per non esserne dominato, ritorna alla radice ebraica del cristianesimo sia protestante che cattolico, che potrebbe essere una buona base di partenza sia per ricostruire queste chiese che per unirle.
 

 

Chi porterà avanti questo nuovo progetto, allora?
 

Una nuova classe dirigente che ha bisogno di Sapienti, oltre che di tecnici, presenti oggi sia nelle classi politiche che nelle nuove classi medie che aspirano ad una nuova rappresentanza.
Un progetto che è importante come e, per certi aspetti di più, delle lunghe, estenuanti discussioni sui rapporti tra Euro e Dollaro o tra i Paesi europei tra di loro, almeno dal punto di vista economico.
E' la Sapienza che fonda l'economia, come già avvenne nel Rinascimento italiano, nella lunga stagione del pietismo tedesco, dal quale non a caso si originò Kant, nella stessa crisi produttiva manchesteriana delle fabbriche, che produsse il complesso liberalismo di Adam Smith e i progetti di Ricardo.

 

GIANCARLO ELIA VALORI

       Honorable de  l’Academie des Sciences de l’Institut de France

 

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