Appunti sulla massoneria pisana

Enrico Fermi 1046

Azione e fede: Loggia storica pisana

I primi anni di vita della rinata Massoneria italiana dopo la Seconda Guerra d’Indipendenza sono fortemente legati alle vicende patriottiche non solo per l’indipendenza stessa, ma anche per l’unificazione del nostro Paese. Dopo la fortunata guerra del 1859, numerosi esuli e vecchi Massoni giudicarono esaurito il compito delle varie società segrete allora esistenti, una volta conseguito ciò per cui si erano costituite, e intrapresero l’iniziativa di far rifiorire una Massoneria Nazionale. Prima del 1859, in Italia, a causa delle continue agitazioni politiche e delle numerose persecuzioni da parte dei governi di allora, la Massoneria post-napoleonica non aveva avuto modo di organizzarsi e rinnovarsi: le pochissime logge ancora attive nelle varie regioni lavoravano di nascosto, anche in maniera indipendente l’una dall’altra, come logge autonome o alle dipendenze di qualche Massoneria straniera.
Gli avvenimenti che maturarono dopo la guerra portarono alla divisione dei patrioti in due diversi e inconciliabili campi: l’uno mazziniano e garibaldino che auspicava una forma di governo repubblicana, l’altro cavouriano e lafariniano che intendeva dare alla futura nazione una forma monarchica. In quella fase era prevedibile che la Massoneria si sarebbe riorganizzata, almeno in Italia centrale, a opera e con la guida dei Mazziniani. Ambiguamente, il governo piemontese da un lato sollecitava l’elemento rivoluzionario alle richieste di indipendenza e dall’altro paventava che tale elemento potesse organizzare la Massoneria e quindi usarla per osteggiare la forma monarchica che il Piemonte auspicava per il futuro Stato italiano. Giuseppe La Farina e Carlo Michele Buscalioni, nell’intento di prevenire un’iniziativa dei Mazziniani, pensarono, su suggerimento del conte di Cavour, di ridare vita all’Ordine Massonico in Italia ispirandolo in modo da impedire che vi prevalesse la parte favorevole all’ideologia repubblicana.
A tale scopo i Massoni torinesi l’8 ottobre 1859 si costituirono in una Loggia completamente indipendente da Grandi Logge straniere, sotto il titolo distintivo di Ausonia (antico appellativo dell’Italia), ponendo in tal modo le basi dell’odierna Massoneria italiana. Il 20 dicembre dello stesso anno i Fratelli torinesi dichiarono solennemente costituito il Grande Oriente Italiano. Filippo Delpino, già Venerabile della stessa Loggia, fu chiamato ad assumere le funzioni di Gran Maestro provvisorio; alla sua morte, sopraggiunta il 20 maggio 1861, fu eletto Gran Maestro interinale il colonnello Livio Zambeccari. Nel frattempo fu dedicato molto impegno a rintracciare sul territorio italiano Logge già esistenti, costituendole alla dipendenza del Grande Oriente e curando che la guida ne fosse affidata a Venerabili fidati, in gran parte appartenenti alla cavouriana Società Nazionale. A questi avvenimenti sono collegate le prime notizie storiche riguardanti una Loggia pisana, dal titolo distintivo di Azione e Fede.

Il Grande Oriente Italiano, a prevalenza torinese e influenzato da Cavour, non raccolse consensi su tutto il territorio italiano, e fu osteggiato da un neonato Grande Oriente di Napoli e dalla Massoneria siciliana. Pertanto nel Grande Oriente Italiano si ritenne opportuno procedere in breve tempo all’elezione di un Gran Maestro, scegliendo una persona di ingegno e di statura umana e politica tali da apparire il più degno a ricoprire una così alta e difficile carica nel contesto italiano. A questo scopo fu spedita a tutte le Logge dipendenti dal Grande Oriente torinese una circolare con la proposta di conferire la Grande Maestranza a Costantino Nigra, allora ambasciatore d’Italia a Parigi. In seguito alla circolare ricevuta, i vari Venerabili, votando per posta, fecero convergere i voti sul candidato gradito al Grande Oriente torinese.
Si astennero le Logge Il Progresso di Torino e Pompeia di Alessandria d’Egitto. La Loggia Azione e Fede (Venerabile: Isacco Lunel) diede addirittura voto contrario come espressione di protesta, in quanto l’elezione doveva scaturire dai voti di rappresentanti di tutte le Logge riuniti in assemblea, e non seguendo una procedura non conforme alle regole e alle consuetudini massoniche. Anzi la Loggia pisana andò oltre, rifiutandosi di riconoscere sempre per gli stessi motivi la nomina del Nigra a Gran Maestro.
L’incidente sollevato indusse il neo-eletto a rinunciare all’incarico. Fu allora finalmente convocata per il 26 dicembre 1861 la Prima Assemblea Costituente Massonica Italiana. La Loggia pisana era rappresentata dal Fratello piemontese Mario Consigli all’uopo delegato. Fu rieletto alla suprema carica Costantino Nigra, che comunque rifiutò nuovamente per motivi personali e politici.
Pertanto fu convocata la Seconda Assemblea Costituente, che si riunì a Torino il 1° marzo 1862; il rappresentante della Loggia Azione e Fede era un altro Fratello piemontese, Alberto Monastier. Anche in questa occasione fu eletto il candidato gradito al governo italiano nonostante la candidatura di Garibaldi oppostagli dai mazziniani; venne eletto Filippo Cordova con 15 voti, contro i 13 riportati da Garibaldi.
Nel frattempo lo stretto controllo di polizia (soprattutto nel Meridione) nei riguardi delle associazioni democratiche e repubblicane coinvolge anche le Logge massoniche. Il decreto del Ministro degli Interni Rattazzi del 20 agosto 1862 dava incarico a prefetti e sottoprefetti di tenere sotto stretto controllo organizzazioni e giornali di ispirazione repubblicana.
In quel contesto va ricordato un ulteriore episodio che riguarda la Loggia di Pisa. Le Logge toscane che avevano aderito al Grande Oriente Italiano, anche se non dimostravano grande simpatia per l’istituzione torinese, non avevano mai suscitato preoccupazione per la loro condotta. Ma la Loggia pisana aveva un nome che richiamava il motto “Pensiero e Azione” tanto caro ai Mazziniani e a essa appartenevano vari membri attivi della corrente democratica e repubblicana.
Pertanto, la sera del 3 settembre 1862 la polizia, informata che vi era riunione, irrompeva nei locali di Loggia sequestrando carte e registri, arrestando gli intervenuti e intimando lo scioglimento dell’associazione massonica. L’indomani la polizia si accorse del grave equivoco e mise in libertà gli arrestati, che riacquistarono anche il loro diritto di riunirsi massonicamente.
I Fratelli pisani inviarono a tutte le Logge una circolare di protesta sia per raccogliere manifestazioni di solidarietà, sia per far capire a tutti i Massoni italiani la situazione triste e pericolosa in cui stava trovandosi la Massoneria e spedirono urgentemente a Torino una commissione, guidata dal Fratello Cesare Boccara, con l’intento di interessare sollecitamente dell’accaduto il Grande Oriente.
Il 9 settembre, nella riunione tenutasi presso il Grande Oriente Italiano in onore dei rappresentanti pisani, un Fratello di Torino, Angelo Piazza, pronunciò le seguenti famose e fatidiche parole: “Ritengano i Fratelli che in ogni parapiglia politico i Massoni saranno sempre fatti segno alle ire dei Sanfedisti. Dunque all’insulto tenga dietro la riparazione. Se no si crederà che il nostro silenzio sia confessione di colpa e a questo si oppone il nostro decoro e l’onore nostro”.

Alla data 3-9-1862 i membri di Azione e Fede erano:

Dignitari
Venerabile: Cuturi dott. Carlo, Commissario dei R.R. Spedizionieri di Pisa;
1º Sorvegliante: Perroux Claudio, negoziante;
2º Sorvegliante: Pinto Emanuele, studente brasiliano;
Oratore: De Wirthe barone Giovanni, maggiore della Guardia Nazionale;
Segretario: Perodi dott. Federico;
Tesoriere: Bianchi Pietro, negoziante;
Ospedaliere: Feroci dott. Antonio, medico;
Guardasigilli: Boccara Cesare, negoziante;
Ex Venerabile – Esperto: Pirani Moise, commerciante;
Maestro delle Cerimonie: Pace Cremisi, commerciante
Segretario Aggiunto: Salvatori Carlo, studente;
Tesoriere Aggiunto: Vannucchi Nicola, studente;
Fratello Terribile: Pagni Alamanno, commesso;

Membri Effettivi
Lumel Isac, proprietario di fabbrica; Pinto dott. Angelo; Fumero dott. Guglielmo, medico; Falpalà Abramo, commerciante; Modigliani Giacomo, proprietario di fabbrica; Potestà Giovanni, direttore di fabbrica; Sbarbaro Pietro, studente; Magnelli Luigi, tintore; Mazzoni dott. Ilario; Levi Bensasson, impiegato ferrovie; Sraffa Angelo, negoziante; Uccelli Plinio, studente; Capocchi Pasquale, armatore; Mordenti Francesco, professore di liceo; Bianchi Bianco, studente; Gera Ottorino, studente; Castelnuovo dott. Achille; Bensasson Alberto, studente; Pratz dott. Francesco, medico; Errera dott. Vittorio; Gaba prof. Franco; Trinco Antonio, studente; Moglini Vincenzo, possidente; Ciacchi Orazio, professore di liceo; Balducci Gustavo, impresario; Piperno David, studente; Della Santa Tito, perito ingegnere; Frediani Frediano, dottore in medicina; Abudarham Emanuele, possidente; Partini Scipione, computista; Ricci Leonardo, negoziante; Cecconi Carlo, studente; Salama dott. Cesare; Sraffa Giuseppe, negoziante; Acconci Augusto, computista; Muzzetti Giovanni, possidente; Barroccio Enrico, negoziante; Kegnault Francesco; Levi Maimonide, studente; Keller Giorgio, agente; Boschetti Andrea, studente

Membri Onorari
Neri Fortini; Franchi Ausonio; B. Sadun; Roncioni Francesco, antico massone; Montanelli Giuseppe, deputato.

Da: www.grandeoriente.it