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IL DIFFONDERSI DELLA MASSONERIA SUL CONTINENTE
 


LE PRIME LOGGE FRANCESI

Sembra che i primi gruppi latomistici in Francia fossero sorti già all'indomani del 1649, a Saint Germain, nell'entourage di Enrichetta di Francia, la figlia di Enrico IV e di Maria de' Medici, vedova del decapitato Carlo I, alla quale, nel 1649, Luigi XIV aveva offerto un'ufficiale ospitalità in quel castello.
Secondo alcuni storici (1), furono i seguaci del sovrano giustiziato, rifugiatisi in Francia al seguito della regina, che, nel dare inizio alla lotta contro Cromwell, si valsero della massoneria per complottare all'ombra delle logge contro il dittatore. Certo è che si ha la prova documentata della esistenza di una loggia in seno al reggimento «Royal Irlandais», che, istituito durante il 1661 nell'esilio francese a Saint Germain da Carlo II, ne seguì le sorti anche dopo la sconfitta e seguì il sovrano nel definitivo abbandono dell'Inghilterra. L'esistenza di questa loggia è documentata dal suo riconoscimento ufficiale da parte del grande oriente di Francia molti anni dopo nel 1771. Essa quindi sarebbe sorta, sotto gli auspici degli Stuart, assai prima della Grande Loggia di Londra (2).
Comunque sia, non è dubbio che a Parigi la prima loggia massonica fu fondata dagli stuardisti nel 1726, per iniziativa di un eroe del partito cattolico inglese, Charles Radclyffe, che nel 1731 assumerà il titolo di lord Derwentwater e che nel 1746, dopo un clamoroso tentativo di rientrare in patria, verrà imprigionato ed affronterà eroicamente la morte sul patibolo a Londra (3).
La loggia fondata da Radclyffe aveva il nome di «Saint Thomas», in onore del santo di Canterbury, che godeva di un culto particolare presso i seguaci degli Stuart.
Ma, come abbiamo detto, le logge da chiunque fossero fondate, erano aperte a tutti i fratelli. Ciò non toglie che in seno ad esse - rispettando almeno formalmente le regole imposte dalla fratellanza - si combattesse con sottigliezza dall'una e dall'altra parte per ottenere il controllo della società. Ed è chiaro che col passare del tempo, col rafforzarsi della dinastia hannoveriana sul trono d'Inghilterra, i massoni protestanti, potendo contare sugli aiuti del governo inglese, oltre che sulla validità dei loro principî più liberali, e valendosi delle diserzioni sempre più numerose nel campo stuardista, finissero per affermarsi nelle varie logge, anche se fondate dal partito avverso.
Difatti, nel 1729, si verificò una scissione in seno alla loggia di Saint Thomas; scissione in cui s'intravede l'esito di una manovra politica e che dette origine ad un'altra loggia, intitolata anche essa a Saint Thomas, ma che per distinguersi dalla precedente, prese il nome di «Saint Thomas au louis d'argent», dalla insegna della locanda in cui teneva le proprie riunioni. Ed è proprio questa seconda loggia che il 3 aprile del 1732 ottiene il riconoscimento ufficiale da parte della gran loggia di Londra.
Nel 1735 essa ebbe l'onore d'iniziare ai segreti massonici un pezzo grosso dell'aristocrazia e della politica francese, il conte di Saint Florentin, segretario di stato di Luigi XV e questo fu un avvenimento così importante per la libera muratoria francese che per la circostanza si mosse da Londra lo stesso Desaguliers, al quale fu affidata la presidenza della riunione. A questa assistettero anche Montesquieu, iniziato qualche anno prima a Londra (4), lord Waldegrave, ambasciatore di Giorgio II alla corte di Parigi, e il duca di Richmond (5).
Quest'ultimo è un esempio lampante della confusione e dell'opportunismo manifestantesi anche nelle logge sotto l'etichetta della tolleranza. Proveniente dalla file del cattolicesimo più bigotto, essendo nipote della duchessa di Portsmouth, e dati i numerosi predicati nobiliari che accompagnavano il suo nome, nel 1724 era stato eletto gran maestro della Grande Loggia di Londra. Era quindi passato alla religione anglicana, abbandonando il partito giacobita per quello hannoveriano, mantenendo contemporaneamente ottimi rapporti con l'ambiente cattolico e stuardista. Trovandolo ora al fianco di Desaguliers nella loggia parigina, si può arguire che fino da quell'anno fosse già in atto un notevole avvicinamento fra le due massonerie, a tutto profitto di quella hannoveriana.
Contemporaneamente ai fatti che andiamo raccontando erano capitati a Parigi - da Londra e dalla Svizzera - alcuni personaggi meno importanti nel campo culturale e nella vita sociale, nondimeno essenziali alla nostra vicenda: si tratta dell'intagliatore di pietre preziose, il ginevrino Jean Coustos di religione valdese, ed il pittore inglese Collins. Il primo dei due avrà una certa notorietà per un processo famoso che subirà in Portogallo dove verrà arrestato e torturato per la sua attività massonica. Ci verrà fatto di parlarne in seguito.
Entrambi fondarono a Parigi logge inglesi, ma per noi - ai quali interessa più che altro la vicenda della massoneria italiana - riveste particolare importanza quella fondata dal Coustos e che da lui - finché ne fu il «venerabile» - prese anche il nome, diventando poi famosa sotto la denominazione di «loggia del duca di Villeroy», dal nome del «venerabile» successivo.
Questa loggia infatti era composta quasi esclusivamente da stranieri, tedeschi, russi, svizzeri e alcuni italiani. Ritorneremo sull'argomento. Per ora basti constatare come. agli albori della vita massonica europea, partecipino alcuni nostri connazionali, i quali, senza dubbio, nei loro rapporti con la madrepatria o al ritorno nelle loro città, saranno con maggiore o minore consapevolezza, con maggiore o minore efficacia, veicolo di nuove idee liberali e anticonformiste.
Ma prima di abbandonare la Francia - dove a cominciare da quest'anno la massoneria è in crescente espansione, tanto da annoverare nel 1771, 154 logge nella sola Parigi e 322 nelle province, più una ventina di logge reggimentali - è necessario soffermarsi su un altro argomento. E precisamente su quel misterioso personaggio, che risponde al nome di André-Michel Ramsay, inventore dello scozzesismo e degli alti gradi massonici.


L'AVVENTUROSO RAMSAY E L'ORIGINE DEGLI ALTI GRADI

La massoneria protestante o inglese - chiamata anche «massoneria azzurra» dal colore del nastro che adorna la divisa dei fratelli - originariamente era, come abbiamo visto, divisa in due gradi; successivamente, nel 1724, venne adottato un terzo grado, quello di «maestro». Questa struttura fondata sui tre gradi basilari rimarrà tale anche nei decenni successivi.
Così infatti si organizzarono anche le prime logge francesi, sia quelle di origine stuardista che quelle di origine hannoveriana, finché non apparve nel mondo latomistico la discussa e misteriosa figura del cavaliere André Michel Ramsay (1686-1743). Di costui, nato ad Ayr in Scozia da padre calvinista e da madre anglicana, ben poco sappiamo, perché amò circondare di6mistero le sue origini. Come del resto poco si sa sugli ultimi anni della sua vita e circa la sua morte (6).

C'è chi sostiene - come Voltaire, che nutriva un rancore particolare contro il protagonista della sua Ramsaÿde - che fosse figlio di un fornaio, mentre altri lo vuole discendente da nobile famiglia. Sappiamo però che studiò ad Edimburgo e che esercitò la professione di precettore. Nel 1706 lo troviamo in Olanda, durante la guerra tra la Francia e l'Inghilterra per la successione spagnola, non si sa se in veste di soldato o di spia.
Nel 1709, a Cambrai, incontra il vecchio Fénélon e sarà questo l'avvenimento fondamentale della sua vita. Ne divenne il discepolo prediletto e poi segretario; dopo la sua morte, l'erede spirituale ed il biografo.
Da deista, quale era diventato, si convertì al cattolicesimo, ma a quel particolare cattolicesimo quietista, professato da Madame Guyon e da Fénélon, che auspicavano una totale riforma della Chiesa romana. Perché, nonostante l'animo mite e l'erasmiano rifuggire dai contrasti violenti, l'arcivescovo di Cambrai nutriva un modo di pensare anticonformista ed ardito, che sembrava precorrere quello dei philosophes. Tanto da esplodere in un giudizio profetico come questo: «Il nostro popolo non conduce una vita da uomini; l'eccesso di tribolazioni è così grande, che un bel giorno gli scapperà la pazienza» (7).
Nel 1714, poco prima della sua morte, Fénélon mandò Ramsay da Madame Guyon, di cui a sua volta divenne il segretario. Nel 1724 lo troviamo a Roma, presso il pretendente al trono d'Inghilterra, che nell'esilio continuava a portare il nome di Giacomo III, quale precettore del figlio Carlo Edoardo. Poco dopo riparte per l'Inghilterra, dove - fatto piuttosto curioso - nonostante la conversione al cattolicesimo e la dimestichezza con gli Stuart, gli viene conferito il titolo di dottore dall'Università di Oxford e viene nominato membro della «Royal Society», roccaforte dello spirito massonico-anglicano, e della quale dopo la morte di Newton, era magna pars lo stesso Desaguliers.
A Londra fu iniziato alla massoneria il 17 marzo del 1730 nello stesso anno e nella stessa loggia «The Horn» di Westminster (8), nella quale due mesi dopo verrà iniziato Montesquieu.
Da questo momento alla sua già notevole attività letteraria e pedagogica, aggiunse quella latomistica, che esercitò una influenza grandissima sulle vicende della massoneria europea e che culminò con il famoso discorso tenuto in una loggia a Parigi nel 1737. In questo discorso l'avventuriero scozzese assegna nuove finalità alla libera muratoria e ne traccia una nuova storia.
Egli comincia la sua orazione elencando le quattro doti indispensabili per diventare un buon massone: Humanité, morale pure, secret inviolable, goût des beaux arts. Quindi definisce lo scopo della confraternita:
Les hommes ne sont pas distingués essentiellement par la difference des langues qu'ils parlent, des habits qu'ils portent, des pays qu'ils occupent, ni des dignités dont ils sont revetus. Le monde entier n'est qu'une grande République, dont chaque Nation est une famille et chaque Particulier un Enfant. C'est pour fai re revivre et répandre ces essentielles maximes prises dans la nature de l'Homme, que notre Société fut d'abord établie. Nous voulons réunir tous les Hommes d'un esprit éclairé, de moeurs douces et d'une humeur agréable, non seulement par l'amour des Beaux Arts, mais encore plus par les grands principes de vertu, de science, et de religion, où l'intérêt de la Confraternité devient celui du Genre Humain tout entier, où toutes les Nations peuvent puiser des connaissances solides e9t où les Sujets de tous les Royaumes peuvent apprendre à se cherir mutuellement, sans renoncer à leur patrie.... (9)

Come si vede, si tratta della visione di un'umanità unita dalle sue élites intellettuali, formata - secondo una visione modernissima - dall'armonioso accordo delle «patrie» e delle «Nazioni» in nome dei principî cari alla fraternità massonica e nello stesso tempo alla morale cristiana, quale egli voleva che fosse professata da una Chiesa cattolica rigenerata e meno rigida nelle sue affermazioni dogmatiche.
Di tale iniziativa, promossa e guidata dalla libera muratoria, Ramsay voleva che si facesse banditrice la nobiltà francese, rinnovata nei costumi, sotto la guida dello stesso Luigi XV, anche lui probabilmente massone, e comunque favorevole alla massoneria visto che permetteva l'esistenza di una loggia nella sua corte a Versailles (10).
In questo senso Ramsay parlò anche al cardinale Fleury, che - diffidando delle società segrete - quale avveduto uomo di stato e quale cardinale di santa romana chiesa, oppose un netto rifiuto circa la sanzione regale all'iniziativa del letterato scozzese.
Ma nella famosa orazione di Ramsay, oltre alla parte programmatica c'è anche una parte storica, la quale avrà una enorme influenza sulla successiva evoluzione della libera muratoria. Ramsay infatti respinge nel suo discorso l'interpretazione corporativa della massoneria; respinge le premesse borghesi ed ugualitarie della massoneria inglese per attribuirle una discendenza aristocratica e cavalleresca, onde fare appello alla giovane nobiltà francese.
Secondo Ramsay, la massoneria è sempre esistita ed ha continuato ad esistere in Oriente, quando nell'Occidente si era perduto il ricordo della dottrina segreta che in essa si perpetuava. Furono i crociati, andati al seguito di Goffredo da Buglione - non per nulla Ramsay era stato precettore in casa del duca de Bouillon! - che riscoprirono nei sotterranei del tempio di Gerusalemme le leggi dell'antica confraternita. Essi decisero di ricostruirla anche in Europa, dopo che fossero tornati nei loro rispettivi paesi. L'ordine godette della protezione del re d'Inghilterra e soprattutto dei re di Scozia. Ma, durante le guerre di religione che sconvolsero l'Europa nel secolo XVI, la massoneria subì una notevole decadenza: i fratelli dimenticarono le vere finalità dell'ordine. Solo in questi ultimi anni - diceva Ramsay - si è ricominciato in Inghilterra - e soprattutto in Scozia, dove la confraternita ha meglio conservato la purezza della dottrina segreta - un lavoro di riorganizzazione della libera muratoria, che ha cominciato a rifiorire anche in Francia. Secondo l'oratore, toccava ora ai massoni francesi assumere la direzione della fratellanza e guidarla alle sue vere finalità.
Con questo discorso che pone le premesse dell'esistenza di una dottrina segreta, e delle origini cavalleresche dell'ordine, nasce lo scozzesismo e nascono gli alti gradi massonici che tanta confusione hanno recato nella storia della libera muratoria.
Ha poca importanza stabilire se a creare gli alti gradi fosse proprio l'autore dei Travels of Cyrus, come sostengono alcuni storici (11). Certo è che con questo discorso si verifica una svolta nella vicenda massonica. Ramsay, facendo dei massoni i discendenti, gli eredi, dei crociati e facendo derivare dalla Scozia la rinascita dell'ordine, lo legava in un certo senso alla casta nobiliare ed alla causa cattolica degli Stuart, contrapponendo al mito razionalista e ugualitario della libera muratoria inglese la mistica leggenda cavalleresca e nobiliare.
Ma la istituzione degli alti gradi non aveva solo lo scopo di sostituire una tradizione, una leggenda all'altra per accontentare la vanità aristocratica dei fratelli francesi; essa offriva anche un diritto di cittadinanza massonica ai cultori delle scienze occulte e soprattutto agli alchimisti, presenti in Francia, come nel resto d'Europa.
Sembra quasi che nell'esoterismo degli alti gradi si racchiuda l'ansia del secolo proteso al conseguimento della perfezione umana, ma desideroso di bruciare le tappe del cammino troppo lungo indicato dalle faticate conquiste scientifiche. Si cercano allora scorciatoie miracolistiche. Si cerca la ricchezza nella trasmutazione dei metalli; si cerca la salute e il prolungarsi della vita nella fabbricazione di elisir. E le contemporanee scoperte nel campo della chimica e in quello dell'astronomia, nonché l'improvviso ed inaspettato rivelarsi dei primi fenomeni di magnetismo animale, davano a sperare che anche i sogni degli antichi astrologi e maghi si sarebbero realizzati. Si sperava addirittura che con l'evocazione degli spiriti o delle anime dei defunti sarebbe stato possibile non solo acquisire conoscenze del mondo ultraterreno, ma di avere anche concrete indicazioni per arricchire, per scoprire tesori nascosti e via di seguito.
Accanto al movimento illuminista che, guidato dalla ragione procede sulla via della scienza, c'è il movimento mistico che cerca la soluzione ai vari problemi nei culti esoterici, nella ricerca del miracolo, nella magia. E questi due movimenti non camminano parallelamente e distinti, ma s'intersecano ed assai spesso vivono e si manifestano in una stessa persona. Come i personaggi del goethiano Wilhelm Meister, si possono assai spesso incontrare «uomini misurati, saggi, ben radicati nella realtà sociale e contemporaneamente pervasi da grandi passioni, nostalgie esoteriche e mistiche» (12).

 

Meglio che altrove ciò si riscontra nella libera muratoria dove accanto alle logge inglesi dal carattere egualitario e filantropico, si hanno ora gli alti gradi ordinati in vari sistemi dalle aspirazioni spiritualiste, talvolta anzi gli uni s'innestano alle altre, creando uno stato di confusione in cui non è facile orientarsi.
I culti esoterici, la magia, l'alchimia, la teosofia, trovano un comodo rifugio negli alti gradi e nei vari sistemi cavallereschi, che in buona o mala fede davano a intendere di conservare i segreti di queste arti misteriose. Va da sé, che in molti casi, la soddisfazione dei desideri del credulo adepto veniva via via rimandata a successive iniziazioni, che naturalmente richiedevano il pagamento di nuove quote a beneficio dei promotori ed inventori dei vari ordini massonici. Da qui, non solo il moltiplicarsi dei gradi, ma anche dei sistemi, ognuno dei quali si arrogava il privilegio di essere il più antico e il più autentico, nonché di essere l'unico in condizione di appagare l'aspirazione dell'adepto a conoscenze nuove e misteriose.
Per quanto riguarda poi la massoneria francese, si aggiunga il carattere aristocratico e mondano che la libera muratoria assume in quel paese, dove alle cariche di «venerabile» e di primo e secondo sorvegliante, delle logge inglesi, si aggiungono quelle di un «maestro delle cerimonie», di un «oratore», incaricato di porgere il saluto ai nuovi adepti o di celebrare la iniziazione di un fratello a un grado superiore; di un «fratello terribile», cui spetta il compito di far subire le prove più o meno terrificanti al neofita; e infine di un «elemosiniere», incaricato di raccogliere i denari e di amministrarli per le opere umanitarie promosse dalle logge.
Nelle logge francesi i fratelli - data la stragrande prevalenza della nobiltà - sono tutti chevaliers ed hanno diritto di portare la spada anche quei rari elementi della ricca borghesia o del mondo intellettuale che vi vengono ammessi e che così si vedono promossi ed equiparati - almeno nelle logge - al ceto superiore dell'aristocrazia.
Il mito cui s'ispirano nei rituali e nelle loro denominazioni questi alti gradi sono un miscuglio di orientalismo e di cavalleria medievale, il tutto innestato alla vicenda di Hiram, per cui ai fratelli rimane affidato il compito di ritrovare la parola perduta del maestro (e ciò si presta a coprire nella sua allegoria le ricerche degli occultisti) e di vendicare la morte del grande architetto, i cosiddetti gradi di vendetta (e questi a loro volta si prestano a simboleggiare le aspirazioni del partito stuardista, che nell'assassinio di Hiram vede il martirio di Carlo I, la cui dinastia va restaurata sul trono d'Inghilterra).
Vari saranno i sistemi di alti gradi che sorgeranno durante quegli anni in Francia inventati da avventurieri o da fanatici cultori della libera muratoria. In genere, in un primo tempo, che non oltrepassa di molto la prima metà del secolo XVIII, i gradi si limitano a cinque con le seguenti denominazioni:
 

(1) maître écossois (o excellent écossois);
(2) élu des neuf (o puissant écoissois);
(3) chevalier d'Orient;
(4) Rose-Croix (o chevalier de l'aigle noir);
(5) Kadosh-Sanctus.

Questi alti gradi si sovrappongono ai tre gradi della massoneria inglese o azzurra, che vengono considerati come gradi preparatori della vera e più nobile massoneria (13).
Allo storico è agevole comprendere i contenuti sociali, politici, religiosi della massoneria inglese e percepire, se non altro in parte, il simbolismo dei miti professati; viceversa allo storico profano riesce quasi impossibile orientarsi nel groviglio degli alti gradi, dai rituali complessi e dalle finalità oscure.
Certo è che gli alti gradi rappresentano il tentativo di creare una élite di dirigenti onde assumere la guida di tutta la libera muratoria, per realizzare scopi che in realtà esulano dalle finalità abbastanza chiare della massoneria tradizionale.
Come abbiamo già detto, confluiscono in questi alti gradi dai titoli cavallereschi le aspirazioni gerarchiche dell'aristocrazia francese; vi confluiscono le mire politiche degli Stuart, adombrate dai gradi di vendetta (cavaliere Kadosh); vi confluiscono - come nel grado Rosacroce - i culti esoterici e i sogni degli alchimisti.
Questa possibilità offerta dalla libera muratoria francese di mascherare le più disparate aspirazioni, dette origine alle più strane dicerie e polemiche. Tanto è vero che nella seconda metà del secolo alcuni massoni razionalisti sostennero che gli alti gradi scozzesi erano stati introdotti nella massoneria dai padri Gesuiti, con lo scopo d'impadronirsi dell'ordine e di ripristinare la loro autorità (14). E come emissario dei Gesuiti venne qualificato dai suoi avversari lo stesso Ramsay, che morì nel 1743, pochi anni dopo la pubblicazione del suo discorso, proprio a Saint Germain en Laye, l'antico rifugio degli Stuart. Il suo atto di morte reca, tra le altre, la firma dell'eroe giacobita Charles Radcliffe lord Derwentwater.
Ma la libera muratoria non servì solo agli occultisti e agli stuardisti; servì anche quale luogo di raccolta dei non-conformisti: come vedremo, un sistema di alti gradi servirà ad Adam Weishaupt per diffondere la sua massoneria materialista ed anarchica.


Così anche nel discorso di Ramsay non tutto ciò che afferma porta solo acqua al mulino della nobiltà francese e della religione cattolica. A un certo punto del suo celebre discorso, afferma:

 
L'ordre exige de chacun de vous de contribuer par sa protection, par sa liberalité ou par son travail à un vaste
ouvrage, auquel nulle Académie ne peut suffire, parce que toutes ces Sociétés étant composées d'un très petit nombre d'Hommes, leur travail ne peut embrasser un objet aussi étendu. Tous les Grands Maîtres en Allemagne, en Angleterre, en Italie, et ailleurs exhortent tous les Savants et tous les Artisans de la Confraternité de s'unir pour fournir les matériaux d'un Dictionnaire Universel des Arts libéraux et des Sciences utiles, la Théologie et la politique seules exceptées. On a déjà commencé l'ouvrage à Londres et par la réunion de nos Confrères, on pourra le porter à sa perfection dans peu d'années. On y explique non seulement les mots techniques et leur éthimologie mais on y donne encore l'histoire de chaque Science et de chaque Art, leurs principes et la manière d'y travailler. Par là on réunira les lumières de toutes les Nations dans un seul Ouvrage, qui sera comme una Bibliothèque universelle de ce qu'il y a de beau, de grand, de lumineux, de solide et d'utile dans toutes les Sciences et dans tous
les Arts nobles...
(15).

 
Come si vede è in queste parole che per la prima volta balena l'idea dell'opera più rivoluzionaria del secolo: l'Encyclopedie!
Ed è piuttosto strano che l'opera nella quale più completamente si manifesta la volontà razionalista dell'illuminismo abbia avuto il suo primo ideatore nel chevalier Ramsay, ondeggiante fra deismo e cattolicesimo, padrino - se non padre - di quella massoneria scozzese che imbarcò nei suoi riti misteriosi tanta parte dell'irrazionalismo e dello spiritualismo preromantico caratterizzante un aspetto della vita culturale nella seconda metà del secolo XVIII.

LA MASSONERIA NEGLI STATI IMPERIALI

Mentre in Francia la massoneria celava all'interno delle logge il dissidio fra hannoveriani e giacobiti, contemporaneamente essa stendeva le sue ramificazioni in tutto il continente europeo e - inserendosi nella espansione coloniale della Inghilterra e della Francia - si propagava anche nelle altre parti del mondo. Dalla Russia al Portogallo, dall'India alla America settentrionale, si registra nel ventennio successivo al 1717 un fiorire di logge, promosse per lo più in questo periodo dalla Grande Loggia di Londra.
Ma agli effetti dell'argomento che stiamo svolgendo, ci preme sottolineare quegli aspetti della massoneria europea, che, direttamente o indirettamente, eserciteranno un certo influsso sul sorgere e sulla evoluzione della libera muratoria in Italia.
Meno di dieci anni dopo la fondazione della Grande Loggia di Londra, la massoneria si era dunque stabilita in vari paesi europei, probabilmente introdotta da mercanti inglesi o da ufficiali irlandesi e scozzesi, assai numerosi negli eserciti delle potenze continentali.
Si registra così, nel 1726, la fondazione di una loggia a Praga intitolata «Zu den drei Sternen».
Né la cosa ci meraviglia poiché la Boemia era da secoli una terra dove allignavano sette segrete, di carattere religioso, politico, e sociale, dai discepoli di Comenius (16) ai «fratelli Moravi», fondati da poco (1722) dal conte von Zinzendorf. Il fondatore della loggia e suo primo «venerabile» fu il filantropo conte Franz Anton Sporck, odiato e perseguitato dai Gesuiti, anche perché aveva installato a Praga una tipografia clandestina, dalla quale uscivano scritti di propaganda giansenista. I Gesuiti nel 1729 riuscirono a farlo arrestare ed a farlo sottoporre ad un processo, dal quale uscì assolto qualche anno dopo, solo nel 1736, per l'intervento del duca Francesco Stefano di Lorena, che nel frattempo era divenuto il marito di Maria Teresa e si era fatto massone (17).
L'arresto del ricchissimo aristocratico boemo e la conseguente chiusura della loggia di Praga segna così la prima persecuzione antimassonica d'Europa, avvenuta per iniziativa dell'imperatore Carlo VI. Ma non durò a lungo, dato che meno di due anni dopo veniva iniziato alla massoneria Francesco Stefano di Lorena, prescelto dallo stesso imperatore come marito dell'unica figlia Maria Teresa, che infatti sposerà nel 1736 e insieme alla quale col titolo di correggente salirà sul trono imperiale nel 1740.
Egli fu iniziato in una loggia istituita appositamente da Londra all'Aja in Olanda, dove la massoneria era penetrata alcuni anni prima sulla scia delle relazioni commerciali.
Francesco Stefano era uno spirito sinceramente religioso, cresciuto nel culto cattolico alla corte di Vienna, ma sensibile alle istanze di un cristianesimo più aperto nel campo intellettuale e più interiorizzato rispetto ai valori fideistici. Muovendo dalle premesse quietiste di Fénélon e dalle idee liberali di Ludovico Antonio Muratori, i suoi autori preferiti, approdò nel suo intimo a conclusioni non lontane da quelle gianseniste (18).
Ma Francesco Stefano era anche un appassionato cultore dell'alchimia, al cui studio dedicava molto tempo, frequentando alchimisti, tra i quali non mancheranno i volgari truffatori.
Fu dunque l'anelito religioso a spingerlo nelle braccia della libera muratoria con la speranza di trovare nelle logge il completamento del culto tradizionale? O fu - come sostengono alcuni (19) - la sua nota avarizia, dalla quale sarebbe stato mosso (e non sarebbe stato il solo) a sperare che il segreto massonico consistesse nella «grande opera» degli alchimisti: la trasformazione del metallo vile in oro?
Non lo sappiamo. Certo è che con la iniziazione del duca di Lorena si ebbe il primo principe regnante del continente che aderisse alla massoneria e questo era un fatto essenziale per la confraternita, tanto che per la cerimonia si mosse - come per un analogo avvenimento francese - il solito Desaguliers. Ma si trattava anche di un fatto politico. L'adesione alla massoneria inglese del futuro imperatore rientrava nelle prospettive politiche del Regno Unito, mirante ad una alleanza sempre più fattiva con l'Austria. Pare infatti che uno dei principali artefici di questa operazione fosse l'ambasciatore lord Chesterfield, massone, ma anche uno dei più esperti diplomatici inglesi.
Lord Chesterfield presenziò la cerimonia assieme al Desaguliers (20).
Così Francesco Stefano ottenne all'Aja il grado di apprendista e di compagno. Ma poche settimane dopo, durante un suo viaggio in Inghilterra, fu iniziato al terzo ed ultimo grado di maestro con una cerimonia che si svolse nella tenuta di Houghton Hall, la residenza privata di Roberto Walpole, primo ministro di S. M. britannica.
Successivamente la massoneria penetrò anche in Germania, dove gli Stati protestanti offrirono la possibilità di un facile proselitismo. La prima loggia tedesca fu fondata ad Amburgo, il grande emporio anseatico del Mare del Nord nel 1737.
Ma nel 1739, venne inviata dalla loggia di Amburgo una delegazione a Brunswick, dove nella notte dal 14 al 15 agosto venne iniziato il principe ereditario di Prussia, che di lì a poco salirà sul trono avito col nome di Federico II. Egli installerà subito una loggia nella reggia di Postdam e diventerà quindi un protettore ufficiale, nonché un dirigente della massoneria europea (21).
In Austria, in Olanda ed in Prussia - a differenza di quanto avviene in Francia e anche in Italia, dove la Santa Sede favorisce il persistere di un partito giacobita - la libera muratoria cade sotto la direzione della Grande Loggia di Londra.
È la massoneria anglicana, con i suoi principî di tolleranza religiosa, che si afferma e fino dall'inizio raccoglie nelle sue file gli elementi più progressisti della classe dirigente.





1. J. Berteloot, Les francs-maçons devant l'histoire, Paris 1949, pp. 43-44.

2. G. Bord, La franc-maçonnerie en France, Paris 1909, vol. I, pp. 489-491.
3. A. Mellor, La charte inconnue de la Franc-Maçonnerie chrétienne, Tours 1965, p. 94.

4. Secondo quanto afferma «The British Journal» del sabato 16 maggio 1730 Montesquieu insieme al conte de Sade fu iniziato alla massoneria nella loggia «The Horn» di cui era maestro il duca di Richmond. Cfr. P. Chevallier, Les ducs sous l'acacia ou les premiers pas de la Franc-Maçonnerie en France, Paris 1964, p. 52.
L'opera dello Chevallier è fino ad oggi la più seria e filologicamente la più documentata sulle origini della massoneria in Francia. Un modello in questo campo di ricerche.
5. B. Faÿ, op. cit., pp. 183-184; P. Naudon, op. cit., p. 37.
6. Per l'aspetto massonico della vita di Ramsay cfr. il profilo biografico, brillante, ma tracciato col solito spirito antimassonico da B. Faÿ (op. cit., pp. 191-200). Ecco l'inizio: «Il cavalier Ramsay fu un nobile scozzese, che non visse mai in Scozia e non era nobile: soltanto nell'industria il suo titolo poteva valere. Fu un giacobita che il re Giorgio II protesse, un cattolico il cui cuore rimase protestante e l'intelligenza pagana, un massone che non pensò se non al cristianesimo, un apostolo di verità che continuò a mentire fin sul letto di morte...». Tale profilo va integrato con quello tendenzialmente apologetico di J. Palou (op. cit., pp. 85-105). L'opera e l'influenza che il Ramsay esercitò nella vita culturale del suo tempo è magistralmente tratteggiata da F. Venturi (Le origini dell'Enciclopedia, Torino 19642, pp. 16- 26).
7. Citato in E. Lennhoff, op. cit., p. 63.
8. A. Mellor, La charte inconnue cit., p. 80 ss.
9. Il testo del discorso è integralmente riportato da J. Palou, op. cit., pp. 317-324. Una illustrazione nuova e intelligente del discorso, integrata da una vasta documentazione inedita si può leggere in P. Chevallier, op. cit., p. 133 ss. [I testi dei due discorsi dono presenti in questo stesso sito nella sezione "I documenti delle Origini"]

10. L'appartenenza di Luigi XV alla massoneria è stata accuratamente discussa da P. Chevallier (op. cit., p. 172 ss.) che in base ad una documentazione inedita propende per il sì.
11. C. Moreau, Précis de la Franc-Maçonnerie: son origine, son histoire, ses doctrines, Paris 1856, p. 17; F. Boubée, Souvenirs maçonniques, Paris 1866, p. 31.

12. M. Freschi, L'utopia massonica e Goethe, in Storia e scienza della letteratura, Cremona 1970, p. 121.
Sull'argomento sopra esposto cfr. soprattutto il già citato lavoro.

13. Les plus secrets mystères des hautes grades dévoilés, s.l., 1774 (ristampa), con una introduzione d R. Le
Forestier, Dijon 1915.
14. I sostenitori di questa tesi furono particolarmente sulla fine del secolo due massoni razionalisti, il tedesco
Christoph Bode e il francese Nicolas de Bonneville. Questo ultimo scrisse in merito un libro di un certo successo: Les Jésui5tes chassés de la Maçonnerie et leur poignard brisé par les maçons, pubblicato anonimo a Londra nel 1788.
15. Cfr. F. Venturi, Le origini dell'Enciclopedia, Torino 1963, pp. 16-26.

16. Comenius, che era in contatto con il fondatore dei rosacroce Johann Valentin Andreae, esercitò tramite le sue opere una notevole influenza anche sul redattore del Libro delle Costituzioni, James Anderson. Cosicché si può a buon diritto parlare di una influenza diretta del pedagogista boemo sulla massoneria moderna (cfr. L. Abafi, Geschichte der Freimaurerei in Oesterreich-Ungarn, Budapest 1893-1899, vol. I, p. 18, nonché il libro di F. A. Yates: The Rosicrucian Enlightenment cit.
17. Lo Sporck, fra le altre cose, aveva fondato a sue spese un convento di «Fratelli della Misericordia»; aveva versato 100.000 fiorini per il riscatto dei prigionieri di guerra; aveva fondato un asilo per orfani, nonché scuole, teatri e ospedali (cfr.18H. Benedikt, Franz Anton Graf von Sporck [1662-1738], in Zur Kultur der Barockzeit in Böhmen, Wien 1923).
18. Sulla religiosità di Francesco Stefano, cfr. il bel saggio di A. Wandruszka, Die Religiosität Franz Stephans von Lothringen, in «Mitteilungen des Oesterreichischen Staatsarchiv», vol. XII, Wien 1959.
19. A. Mellor, Nos frères séparés les francs-maçons, Paris 1960; ivi alle pp. 125-134 c'è una minuta descrizione della iniziazione di Francesco Stefano, delle cause e del modo con cui vi si giunse.

20. L. Abafi, op. cit., vol. I, p. 56 ss.

21. E. Lennhoff, op. cit., pp. 83-84.