Tutto il processo di sviluppo dell'umanità è un continuo progredire al risvegliarsi della coscienza. Al fine di ottenere ciò viene adottato quanto di più svariato torni utile come tecnica, metodo, etc    
Il silenzio come tecnica consiste inizialmente nella limitazione dei movimenti corporei, nel tentativo di ottenere uno stato psicofisico di quiete, di passività attiva, ottenendo che una parte della mente resti sospesa, in attesa; in modo che quando si cessa di essere occupati dai suoni esterni si può prendere in considerazione quelli interni.[...]

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Il Silenzio

 

Tutto il processo di sviluppo dell'umanità è un continuo progredire al risvegliarsi della coscienza. Al fine di ottenere ciò viene adottato quanto di più svariato torni utile come tecnica, metodo, etc    

Il silenzio come tecnica consiste inizialmente nella limitazione dei movimenti corporei, nel tentativo di ottenere uno stato psicofisico di quiete, di passività attiva, ottenendo che una parte della mente resti sospesa, in attesa; in modo che quando si cessa di essere occupati dai suoni esterni si può prendere in considerazione quelli interni.

Partendo dal presupposto che esistono vari silenzi: uno interiore - uno esteriore - un silenzio del corpo dell' assenza delle parole - dell'assenza dei pensieri – etc e dando per scontato che questo atteggiamento stimola l'emergere di associazioni (di quanto cioè viene prodotto come sensazioni ed altro autonomamente), nella pratica è logico che il silenzio non può essere raggiunto solo in virtù dello stare in un luogo ove vi sia l'assenza del suono.

L'abbandonarsi alla calma ad esempio porta facilmente al sonno, di contro il voler restare svegli mantiene aperta la soglia della coscienza ostacolando l'abbandonarsi.

Il segreto, sta nel riuscire a raggiungere un grado di introversione tale da avvicinarsi allo stato di sonno, ma non cadervi.

Ricordiamo che è peculiare dell'Iniziato venir chiamato: "svegliato".

Nell'iniziato però c'è un vivere contemporaneamente a due livelli.

La necessità di raggiungere l'equilibrio fra i due livelli opposti in Massoneria è espressa con il simbolo della squadra.

I due opposti sono rappresentati graficamente dalle due braccia:

a) una orizzontale - la passività - le acque;

b) una verticale - l'attività - il raggio fecondatore.

Dal punto di vista che ci interessa è logico immaginare che se il braccio orizzontale non è "acqua agitata" il raggio della coscienza può penetrarlo in profondità.

In sostanza quanto più si riesce a produrre il silenzio, tanto più si è in grado di guardare con chiarezza dentro e riconoscere le reazioni determinate da stimoli esterni.

La differenza tra l'uso del silenzio e l'uso del linguaggio è che il capire per mezzo della verbalizzazione è basato sulla comprensione cognitiva; mentre l'esperienza del silenzio è basata sui propri vissuti e va quindi al di là delle parole.

Ciò niente toglie all'importanza che assume la comprensione verbale come mezzo per raggiungere quella struttura percettiva detta: "INSIGHT".

L'insight, letteralmente: penetrazione - potere psicologico - è la forma più elevata di apprendimento intelligente; ossia la risposta non viene raggiunta gradualmente, ma giunge improvvisa.

Sotto alcuni aspetti la verbalizzazione e conseguentemente la razionalizzazione assumono una dimensione intellettuale e bidimensionale; mentre l'insight si presenta come reale, tridimensionale, pertanto preverbale.

Per cui l'insight pur essendo sperimentato a livello preverbale non esclude l'importanza del livello verbale, in effetti si tratta di un processo che richiede un continuo passaggio di livello di coscienza.

In ciò che ci riguarda possiamo riconoscere 3 livelli che si susseguono ed alternano:

1° - un livello di attaccamento, l'apprendista si lega ai Fratelli più esperti, riversando su loro i propri problemi. È prerogativa di questo livello il linguaggio verbale.

2° - un livello in cui iniziano a sorgere problemi di adattamento con l'ambiente, con la sensazione ben netta che qualcosa nell'insieme manchi.

Prerogativa di questo livello è che le parole assumono significato differente dal loro senso comune; inizia ad assumere importanza la struttura analogica.

3°- un livello creativo, ormai l'apprendista è soggetto occupato a produrre qualcosa dal suo IO. A questo livello appartiene l'insight.

Pertanto le parole non riescono più a rendere l'esperienza che si poggia sui simboli.

Come aspetti negativi il silenzio contiene attimi angosciosi procurati dall'interruzione della continuità del pensiero.

In una tale continuità i pensieri affluiscono senza sosta - prima impercettibili poi più nitidi sempre in un disordine che tentiamo di incanalare con la selezione logica.

Secondo il sistema del Vedanta necessita, per porre fine a questo stato di cose, inserirsi nello spazio tra un pensiero ed un altro cominciando a sperimentare il silenzio.

Sino poi ad allargare sempre più questo spazio, occupandolo con la visualizzazione di un simbolo.

Chiunque vi riesca alfine saprà che il focalizzare un simbolo è un'operazione evocatoria, ossia che suscita risonanze in senso iniziatico.

Per la disciplina Zen, questo tipo di identificazione con un simbolo (definita pensare con l'addome) consiste nel penetrare l'oggetto; nel guardarlo dall'interno.

Riferendoci al nostro lavoro muratorio: nel principio dello scavare prigioni ai vizi e innalzare templi alle virtù è inteso il non evitare una "forza" pericolosa quale può essere un istinto e nemmeno di opporvisi direttamente, ma di inserirsi osservando se stessi e ciò che accade come da una platea o da una finestra.

In questo ci è di aiuto un'altra tecnica del sistema tantrico.

Essa consiste nel ritenere il proprio corpo non come fonte di dolore o di ostacolo alle pratiche spirituali, ma come lo strumento più efficace a nostra disposizione senza il quale non potremmo raggiungere la maestria.

Il corpo è la pietra da levigare.

Intesa nel modo giusto questa sospensione di attività che ci trasporta al di là del tempo e dello spazio meccanici, nei nostri lavori si può percepire nella fisicità del Tempio.

La nostra mente possiede quindi una "curiosità mercuriale", ossia passa continuamente da un dialogo ad un altro con un’intensa produzione di immagini che non diminuisce l'intensità verbale.

La maggior parte della nostra attività mentale è pertanto di natura verbale e ciò vien posto in chiaro quando appunto si intraprende la pratica del silenzio.

Come detto vengono alla superficie immagini mentali e dialoghi interni.

Immagini mentali: ossia contenuti non verbali che appaiono evocati dai sensi (sensazioni, impressioni, ricordi – visivi - uditivi – olfattivi – gustativi - tattili e cinestetici).

Dialogo interiore: ossia la costante attività verbale della coscienza (il parlare a se stessi, il ricordare conversazioni, il farsi esortazioni, il darsi istruzioni, il fare commenti, etc…).

Il dialogo interiore ha inoltre l'incombenza di riordinare il mondo esterno conformandolo all'immagine che ce ne siamo fatti.

Ora l'intoppo esiste nel ritenere il silenzio come meta da raggiungere ossia come oggetto separato dalla mente.

Bisogna pertanto essere coscienti che non esiste una consapevolezza del silenzio, che non se ne possono inventariare i contenuti costruendo così categorie.

A questo punto possiamo vedere il silenzio come una metafora che, alla base di una esperienza diretta, è solo una distorsione che ci rende coscienti che non vi è alcunché da raggiungere, né ostacolo da superare; ossia non vi è un tempo prescritto o un apprendistato da superare per poter essere iniziati.

Il "silenzio" dovrebbe consistere nel raggiungere una perfetta sintonia col rituale; non vi è più l'apprendista che ascolta ed il e i Dignitari che officiano, esiste solo l'officiare.

A questo punto, utile ai fini della comprensione delle possibilità insite nella tecnica del silenzio è il restare "senza parlare" per 24 ore (o più) una volta alla settimana o ogni 15 giorni (come i nostri impegni profani consentono) compiendo con estrema naturalezza tutti gli atti che avremmo normalmente compiuto nel corso della giornata.-

 

 

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