Intendendo paradigma come insieme di convinzioni condivise da un gruppo di uomini, su cui essi fondano la loro ricerca individuale, senza porle in discussione, possiamo notare che in Massoneria, nei secoli, su due paradigmi si sono concentrati in maggioranza i Liberi Muratori. Definiamo il primo Etico. La sua enunciazione più semplice è espressa in modo ormai classico nel mondo anglosassone:
La Massoneria è un sistema di moralità, velato in allegorie ed illustrato da simboli.
L’insegnamento massonico, cioè, così come si trova nei riti, catechismi e segreti, sarebbe dunque un metodo che mira solo al perfezionamento morale degli iniziati...

Così il carissimo Fratello Paolo Lucarelli in questa sua tavola pubblicata su Hiram n. 4 anno 2000. La tavola opera d'ingegno dell'autore, obbliga soltanto quest'ultimo, e non rispecchia di necessità il pensiero del GOI o della Loggia. La circolazione in rete è subordinata alla citazione della fonte e dell'autore.

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© Paolo Lucarelli

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Intendendo paradigma (1) come insieme di convinzioni condivise da un gruppo di uomini, su cui essi fondano la loro ricerca individuale, senza porle in discussione, possiamo notare che in Massoneria, nei secoli, su due paradigmi si sono concentrati in maggioranza i Liberi Muratori. Definiamo il primo Etico. La sua enunciazione più semplice è espressa in modo ormai classico nel mondo anglosassone:
La Massoneria è un sistema di moralità, velato in allegorie ed illustrato da simboli (2).
L’insegnamento massonico, cioè, così come si trova nei riti, catechismi e segreti, sarebbe dunque un metodo che mira solo al perfezionamento morale degli iniziati.
Non è comunque un punto di vista soltanto anglosassone o molto recente. Un testo francese del XVIII secolo, riferito ai cosiddetti Alti Gradi, ripete in più punti delle affermazioni che non possono essere intese in altro modo. Per esempio:
Una Loggia è un’assemblea di uomini virtuosi, e, di conseguenza, rispettabili... chi dice Massone dice uomo onesto: e ogni nuovo Iniziato si deve persuadere che questo nome è generico, cioè che racchiude in sé quelli di suddito fedele, di figlio buono, di sposo buono, di buon padre e di amico perfetto...(3).
D’altra parte le stesse Costituzioni di fondazione del R.S.A.A., quelle del 1786, all’art. II, nel secondo paragrafo, spiegano:
Il particolare scopo della loro missione (cioè dei membri del 33°) è istruire ed illuminare i loro fratelli, stabilire tra loro Carità, Unità ed amore Fraterno... ed infine dedicare sé stessi dovunque ad opere di pace e Benevolenza (4).
Dunque l’obiettivo della Massoneria non avrebbe nulla di particolarmente esoterico, nel senso moderno e banale della parola, ma dovrebbe semplicemente condurre a realizzare degli uomini, per così dire, per bene.
Non voglio qui sottovalutare questo scopo che, se diffuso nel mondo e sufficientemente praticato, sarebbe senza dubbio di estremo giovamento all’umanità. Faccio però notare che questa interpretazione dell’insegnamento massonico conduce ad una serie di problemi irrisolti e di contraddizioni evidenti. Vediamoli succintamente.
Innanzitutto si pone il problema dei principi superiori da cui trarre la giustificazione degli insegnamenti etici, quali che essi siano. Il che, in parole povere, vuol poi dire che ci si pone immediatamente il problema di sapere su quale religione o metafisica la Massoneria fonderebbe i suoi ragionamenti.
I testi antichi non sono molto chiari, ma lasciano intravedere che, se si risale sufficientemente all’indietro nel tempo, il sistema religioso di base era in fin dei conti, vorrei quasi dire ovviamente, quello Cristiano. Un catechismo francese racconta in questo modo la nascita della Massoneria.
...i Cristiani, perseguitati sin nei loro rifugi più segreti, furono obbligati a simbolizzare tutti i punti principali della loro religione; e, per levare ogni sospetto ai tiranni che li perseguitavano, presero il nome di Massoni. Così, da uomini prudenti e virtuosi, sotto emblemi materiali, rendevano sempre omaggio al Dio supremo che li aveva creati (5).
Come è noto, però, sin dall’inizio della cosiddetta Massoneria Speculativa, le primitive affermazioni di sottomissione al Cristianesimo si appannano per dare origine ad una specie di Religione Naturale dal vago sapore teistico. In realtà questo si trasformò abbastanza presto in una forma di deismo, che è evidentemente tutt’altra cosa. Cerchiamo di chiarire meglio questo punto, perché è di importanza fondamentale per capire da una parte certe scelte di pensiero massonico, dall’altra le difficoltà di rapporto che continuano ad esistere con la Chiesa di Roma. Diceva Kant:
Chi ammette soltanto una teologia trascendentale è detto deista, chi ammette anche una teologia naturale, teista.
Il primo, cioè, ammette che si possa conoscere con la semplice ragione un Essere originario, di cui abbiamo un concetto solo trascendentale, come essere che ha ogni realtà, ma che non si può determinare meglio. Il secondo afferma che la ragione è in grado di poter determinare meglio l’oggetto in analogia con la natura, cioè di poterlo determinare come essere che per intelletto e libertà contiene in sé il principio originario di tutte le cose.
Quello rappresenta questo Essere solo come una causa del mondo (rimanendo indeciso se si tratti di una causa che agisca per la necessità della sua natura o per la libertà), questo lo rappresenta come creatore del mondo.
Quindi procedendo al di là di ciò che la pura ragione consente di credere, il teista afferma di Dio qualità e caratteri che sono testimoniati non dalla ragione, ma dalla rivelazione; e in questo senso, come Kant dice nello stesso passo, egli crede in un Dio vivente.
Come si vede la distinzione è sottile, ma basilare. Come è stato notato, mentre i teisti attribuiscono a Dio non solo il governo del mondo fisico (la garanzia dell’ordine del mondo) ma anche quello del mondo morale, i deisti negano che Dio si occupi degli uomini e gli attribuiscono la più radicale indifferenza nei riguardi del loro destino.
Ora è innegabile che la Libera Muratoria, in quel processo di decristianizzazione cui abbiamo accennato, si sia andata spostando con regolarità sempre più decisa verso quest’ultima posizione. Da affermazioni del tipo:

" ...è indubbio che la loro (dei Massoni) dottrina non era se non una Teologia naturale, fondata sul culto di una Divinità naturale..."
oppure:

" ...siccome questa Società (la Massoneria) ... segue la dottrina della Legge Naturale... (6) dove siamo ancora in una specie di transizione, un residuo dei primi tempi, come l’uso del Vangelo di Giovanni, o quello dell’espressione Loggia di S. Giovanni, il cui uso risale ai più antichi catechismi, vediamo che già con Anderson si propone una posizione decisamente deista, con la quale la religione, o quantomeno la metafisica, esce dalle logge che finiranno con l’abbracciare con entusiasmo i concetti scientisti e positivisti della nuova cultura dominante in Occidente.
Senza volermi dilungare troppo su questo punto, noto perciò che, in mancanza di principi solidi di ordine superiore, non sarebbe stato, e non fu infatti, possibile fondare un sistema etico giustificato e durevole nel tempo e nello spazio. In effetti quando si scrive:
"Un Massone è tenuto per la sua condizione di obbedire alla legge morale... e ad essere obbligato a quella Religione nella quale tutti gli uomini si riconoscono, ...ossia ad essere uomini buoni, sinceri, o uomini d’onore ed onestà, quali che siano le denominazioni o le persuasioni che li possono distinguere" (7) .
Questa frase, piena di buone intenzioni, suscita tuttavia un poco di ilarità, se non di compatimento per la superficialità di pensiero teologico, sociale e politico sottintesa. La conseguenza, per Anderson e i suoi Fratelli, fu la vaga enunciazione di un’etica benpensante, che non poteva che essere quella della classe borghese emergente e in fase di affermazione e di conquista di potere reale. Cosicché egli poté scrivere in perfetta buona fede:
"Un Massone è un pacifico suddito dei Poteri Civili, ovunque egli risieda o lavori..." ed è evidente che è ai luoghi dell’Impero Britannico che sta pensando. E ancora:
"...le persone ammesse come membri di una Loggia devono essere uomini buoni e sinceri, nati liberi e di età matura e discreta, non schiavi, non donne, non uomini immorali e scandalosi, ma di buona reputazione".
Dove da un lato sembra inutile e risibile cercare misteriose interpretazioni esoteriche, quando all’interno dell’Impero la schiavitù non solo era praticata ma anzi era una delle massime fonti di arricchimento, e dall’altra quel richiamo alla reputazione è così squallidamente borghese, che non può che aver fatto sorridere i membri dell’alta nobiltà che, se anche accettarono cariche di prestigio nelle Logge, si sentivano certo al di sopra di qualunque volgare giudizio sociale. Anderson raggiunge il massimo dell’umorismo involontario quando scrive:
"Tutti i Massoni debbono lavorare onestamente nei giorni di lavoro, onde possano vivere decorosamente nei giorni di festa..." (8).
Siamo onesti, l’uomo era un mediocre pastore protestante, con mediocre cultura e la visione del mondo di un pacifico cittadino inglese della sua epoca, con qualche desiderio di progresso sociale e molta deferenza per le classi superiori. Resta il fatto che per una Massoneria cosiffatta ci sono tutti gli ingredienti per dar ragione a Benedetto Croce quando scriveva:
"La mentalità massonica semplifica tutto. La storia che è complicata, la filosofia che è difficile, la scienza che non si presta a conclusioni recise, la morale che è ricca di contrasti e di ansie".
"Essa passa su tutte queste cose trionfalmente, in nome della ragione, della libertà, della umanità, della fratellanza, della tolleranza. E con codeste astrazioni si argomenta di distinguere a colpo d’occhio il bene dal male, e viene classificando fatti e uomini per segni esteriori e per formule".
Per concludere:
"Cultura ottima per commercianti, piccoli professionisti, maestri elementari, avvocati, mediconzoli, perché cultura a buon mercato: ma perciò stesso pessima per chi deve approfondire i problemi dello spirito, della società, della realtà..." (9).
Come commento generale a questo punto possiamo perciò dire che la genericità delle affermazioni etiche all’interno dei catechismi massonici o degli stessi rituali, non sembrano permettere di intravedere una visione morale superiore, giustificata da principi metafisici soddisfacenti. Non a caso infatti, nel tempo, le interpretazioni dei massoni su quello che avrebbe dovuto essere il giusto atteggiamento nei riguardi dei grandi problemi sociali o umani che si evolvevano nei secoli, hanno avuto le forme più disparate, senza che nessuno potesse contraddire, all’interno di un chiaro insegnamento, certi comportamenti che ancora oggi appaiono quantomeno discutibili.
Tuttavia la critica più importante a questo paradigma, è la sua totale incommensurabilità con tutto l’apparato rituale e simbolico della Massoneria. Pare assurdo che nei secoli si sia realizzato un sistema tanto complesso soltanto per trasmettere un insegnamento che, con tutti i suoi apprezzabili obiettivi, appare abbastanza banale e tutto considerato comune a quasi tutti i borghesi benpensanti. Per di più, come si può vedere da qualunque Costituzione massonica, l’essere un uomo di buoni costumi dovrebbe essere prerequisito per la stessa ammissione nell’Ordine. Non si capisce dunque perché creare un sistema cosiddetto iniziatico, per insegnare a uomini dabbene a diventarlo. Con questo non si vuol dire qui che non si debba richiedere un comportamento moralmente corretto a chi voglia partecipare ad una possibile via iniziatica. Questo sembra anzi un fondamento imprescindibile di qualunque trasmissione tradizionale, ma pare un po’ riduttivo riportare tutto il sistema massonico a quest’unico obiettivo, per quanto lodevole.
Il secondo paradigma accettato dai Liberi Muratori può essere definito Sacerdotale. Questo nasce probabilmente dal tentativo di risolvere le antinomie del precedente, ed infatti è decisamente più recente. Ha avuto varie forme di teorizzazione, che cercherò di riassumere, al di là delle singole raffinatezze intellettuali, in uno schema semplice.
Secondo questo paradigma, si sostiene che, nell’ambito del rituale iniziatico massonico, viene trasmesso un quid, non meglio specificato, denominato spesso iniziazione virtuale. Questa cosa dovrebbe essere una specie di fertilizzante, o di seme, a seconda dei punti di vista, che può permettere a chi lo riceve di accedere a stati diversi di essere. Il fatto che ciò avvenga o meno dipende da altri fattori, e quando, e se avviene, questo viene definito passaggio dall’iniziazione virtuale all’iniziazione reale.
Non sto qui a sottolineare come questa interpretazione di ciò che avviene durante l’iniziazione massonica sollevi una serie di problemi estremamente complessi, come quello della grazia efficiente, o quello della qualificazione di chi trasmette e di chi riceve, così come il delicato tema del valore in sé della cerimonia rituale, prescindendo da entrambe queste qualificazioni. Tutti argomenti peraltro trattati con approfondita analisi nei secoli da tutte le tradizioni sacerdotali, cominciando da quella della Chiesa Cattolica che se è li posti sin dai primi secoli e ne ha dibattuto a lungo e con molta attenzione.
Non mi risulta che questi temi siano mai stati approfonditi o discussi. L’obiettivo primario in realtà è raggiunto nella quieta soddisfazione di non dover più spiegare nulla, perché comunque l’iniziazione virtuale non permette di accedere a delle conoscenze, e quella reale diventa un segreto personale che non va violato. È evidente come questo paradigma riesca a salvare, come si suol dire, capra e cavoli.
Da un lato infatti giustifica un insieme di ritualità e simbolismi assolutamente incomprensibili per la quasi totalità dei massoni, trasformandoli in una specie di tecnica inventata non si sa da chi o come, ma che comunque funziona. Dall’altra elimina qualunque possibilità di verifica di questo cosiddetto funzionamento, col che, per usare un’espressione della moderna epistemologia, ci troviamo di fronte ad un esperimento che per definizione non è falsificabile, e quindi diventa oggetto di fede, o se si preferisce usare altra parola meno ostica al pensiero massonico, di convincimento profondo, senza altro particolare risultato.
Resta il fatto che, letto così, il rituale massonico diventa a tutti gli effetti una specie di ordinazione più che un’iniziazione, ed il massone a sua volta una specie di sacerdote, per il quale si è arrivati a coniare espressioni che assomigliano molto a quelle della Chiesa Cristiana, del tipo: la qualità iniziatica è indelebile, e simili.
Questa situazione tuttavia non poteva non risultare assurda agli occhi dei Massoni più avvertiti, per cui ad un certo punto la si è sostituita con un’altra forma di ordinazione, un po’ più laica e meno soggetta alle difficoltà cui ho accennato. Nasce la cosiddetta visione cavalleresca, così ben descritta da questo articolo delle Costituzioni di Napoli del 1820:
L’Ordine dei Liberi Muratori appartiene alla classe degli ordini cavallereschi.
Non pare il caso di proseguire nell’esame delle possibili critiche a questo paradigma, tanto poco sembra fondato su basi stabili. Mi sembra importante tuttavia far notare che, a differenza del precedente che era coperto almeno parzialmente da antichi catechismi e ritualismi, questo non trova riscontro in nessuna particolare affermazione tradizionale della Massoneria più antica, e appare, agli occhi di un osservatore neutrale, soltanto un mezzo per risolvere le antinomie di un sistema che vuole a tutti i costi giustificare le proprie strutture diventate incomprensibili agli stessi membri che le praticano.
Il suo più grande difetto, oltre ad essere un paradigma massonico solo per modo di dire (infatti è applicabile a qualunque altro sistema) consiste nell’estrema fragilità con cui è stato elaborato. D’altra parte è abbastanza ovvio che i suoi partigiani vivano uno stato di autogratificazione molto intenso e si possano permettere tutta una serie di affermazioni parzialmente incomprensibili, sempre giocando sul fatto che chi non è passato dal virtuale al reale non può che attendere una possibile, ma non certa, maggiore apertura mentale. In conclusione, abbiamo visto due paradigmi che possiamo così sintetizzare:


1. Il primo, che ho definito Etico, vede come contenuti dell’iniziazione massonica, nei suoi simboli e rituali, un insegnamento esclusivamente morale. Come si è notato, questo paradigma non dà spiegazioni esaurienti sulla struttura massonica, porta a conclusioni etiche variabili e non giustificate, non prevede nessun particolare esoterismo.
2. Il secondo, Sacerdotale, intende la Massoneria come una vera e propria ordinazione, nella quale si trasmetterebbe un impulso per una possibile evoluzione dell’uomo. Non è mai specificato in cosa consisterebbe questa evoluzione. In questo paradigma non esiste alcun riferimento particolare al rituale massonico in quanto tale, si sottovaluta completamente il problema della qualificazione dei partecipanti al rito e dell’origine dell’impulso. Anche in questo caso non si prevede alcuna particolare riflessione esoterica, in quanto il problema è più che altro tecnico e, in un certo senso, prescinde totalmente dalla maggiore o minore comprensione dei partecipanti.
 

Da questo punto di vista entrambi questi paradigmi, proprio perché sono per lo più disarmati, se non addirittura disinteressati, di fronte ad una più profonda comprensione del simbolismo massonico, conducono ad alcuni fenomeni che meritano un cenno.
Innanzitutto sono completamente indifferenti, se non addirittura ostili, ad un’ipotesi di evoluzione nel tempo del sistema simbolico massonico, giungendo sino ad ipotizzare, specie nel secondo caso, una certa misteriosa Tradizione, non meglio precisata, garante del valore del sistema in modo apodittico.
In secondo luogo sono estremamente rigidi nella pratica formale della struttura, che custodiscono molto gelosamente.
In terzo luogo sostengono entrambi una diretta derivazione della Massoneria moderna da quella operativa, e ne fanno un dogma indiscutibile.
Concludo notando che, non solo a questi due paradigmi, con tutte le sfumature possibili, partecipa una gran parte degli iscritti alla Massoneria, ma che, fatto piuttosto curioso, molti massoni riescono a condividerli entrambi in uno strano sincretismo, per lo più inconsapevole, che permette di saltare da una parte all’altra senza un brivido di coerenza, a seconda del momento, dell’interlocutore o dell’emozione che si sta vivendo.
A questo punto mi pare che, se dovessimo accettare questi come gli unici possibili accessi alla comprensione del fenomeno Massoneria, la reazione non potrebbe che essere di forte perplessità.
Tuttavia, a mio parere, una terza via è possibile, che non si propone però come un paradigma, ma piuttosto come un’ipotesi di lavoro, o, se si preferisce, come un programma di ricerca, fondato su alcuni indizi molto precisi che presenterebbero la struttura della Massoneria come un sistema rituale e simbolico costruito appositamente in un arco di tempo ben definito, per trasmettere un insegnamento sapienziale occulto.
Su questo credo che una discussione potrebbe essere molto feconda, specie se accompagnata da un approfondimento delle origini stesse del fenomeno, e cioè della cosiddetta Massoneria moderna o, come si usa definirla, Speculativa. La mia speranza è che queste brevi note ne possano essere l’inizio.


1. Deriviamo il termine evidentemente dall’opera ormai classica di Kuhn (La struttura delle Rivoluzioni Scientifiche). È vero che in realtà Kuhn non dà una chiara definizione, per cui la nostra è quella ormai in uso.

2. Ripreso dal commento di Gould ai Landmarks di Mackey. Ricordiamo le due definizioni. Secondo Mackey:

3. Freemasonry consists of a speculative science founded on an operative art; mentre per Gould There is neither science nor art in Freemasonry, its true definition is that it is a svstem of morality, veiled in allegorv and illustrated by simbols.

4. Recueil prècieux de la Maçonnerie Adhoniramite... dédié aux Maçons instruits... À Philadelphie, chez Philarete, rue de l’Equerre à l’A-plomb, MDCCLXXXVI.

5. Rose-Croix, The History of the Ancient and Accepted Rite for England and Wales, by A.C.F. Jackson, Lewis Masonic,1993.

6. Recueil, op.cit.

7. Ibid.

8 . J. Anderson. Costituzioni del 1723.

9. Croce, Cultura e vita morale, Bari 1955

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